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Autore: elfin emrys    06/04/2020    5 recensioni
{post5x13, sorta di postApocalisse, Merthur, 121/121 + epilogo}
Dal capitolo 85:
Gli sarebbe piaciuto come l’aveva pensato secoli prima, quando era morto fra le braccia del suo amico, non ancora consapevole che sarebbe tornato, con Merlin, sempre, sempre con lui.
In fondo, non aveva mai desiderato null’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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I Niall – Capitolo 7

 
La camera che gli era stata affidata era un po’ meno grande dell’ultima volta in cui Arthur aveva soggiornato in quel palazzo, ma altrettanto bella. Il biondo si lasciò andare sul letto, sbuffando sonoramente e strofinandosi le mani in faccia. Theodora, Diane e Nicholas si erano comportati come se non si aspettassero la sua visita, eppure Arthur aveva inviato il messaggero più rapido che aveva a disposizione un paio di giorni prima proprio per avvisare. Era impossibile, tuttavia, fare una colpa ai sovrani Niall per la mancanza. Le figure delle numerose salme in piazza sfiorò la mente di Arthur, il quale strinse le labbra e si mise seduto. Si guardò intorno, cercando qualcosa con cui distrarsi, e, quando notò dei libri in un mobile, li andò a prendere. Ne aprì uno, iniziando a sfogliarlo, e arrossì vivacemente quando si rese conto di cosa rappresentavano le immagini con cui le pagine erano riempite.
Incredulo, iniziò a girare rapidamente i fogli, finché non capì che non avrebbe trovato altro che figure erotiche. Si soffermò su una di esse e registrò, finalmente, il fatto che i partecipanti rappresentati fossero tutti di sesso maschile. Suppose che, nell’ala femminile della reggia, ci sarebbero stati dei volumi analoghi per le fanciulle e Arthur si chiese, non per la prima volta, quanto esattamente il lato sessuale delle relazioni fosse per i Niall questione di dominio pubblico.
I suoi occhi sfiorarono sovrappensiero l’immagine e il biondo inclinò il capo, tentando di capire cosa fosse rappresentato. Uno dei due uomini era in ginocchio e piegato con il viso verso terra, mentre l’altro sembrava avere il volto premuto fra… Oh…
Arthur aggrottò le sopracciglia – Merlin che lo baciava sulle labbra, tenendolo premuto contro le lenzuola – e si chiese se fosse una pratica comune – si mordeva piano le labbra e si grattava con un dito vicino all’orecchio, come faceva spesso quando gli stava per proporre di fare un passo in più – se fosse qualcosa di davvero così piacevole come sembrava fosse indicato – lui che annuiva un po’ e il moro che sorrideva, le candele che gettavano un’ombra sulle sue fossette – e perché Merlin non gliel’avesse già suggerito – si girava, allora, e il re rimaneva a guardare i movimenti delle sue gambe bianche finché non se le trovava ai lati del petto e – o forse perché lui stesso non l’avesse già pensato – e la sua schiena candida si arcuava e le sue labbra si lasciavano sfuggire un gemito spezzato quando Arthur lo lambiva con la lingua verso la sua…
Il biondo chiuse le pagine con un tonfo e rimise il libro sul mobile, prendendo respiri profondi e lisciandosi la maglia. Si umettò le labbra e a quel gesto gli parve di poterlo sentire, di poter immaginare il sapore della pelle del compagno lontano, e Arthur si schiarì la gola, imbarazzato come se fosse stato in pubblico.
Scosse la testa, borbottando, e aprì la porta, cercando con lo sguardo un servitore per chiedere dell’acqua.
 
Ci furono i funerali, la mattina seguente, e Arthur si era sentito un disturbo in più. A quanto pareva, la lettera che aveva inviato al re Niall per avvertire che sarebbe arrivato con un dono, era stata accolta dal sovrano precedente che in quel momento giaceva, morto, insieme ad altri uomini e donne. Avevano combattuto con coraggio o almeno questo dicevano le parole di Theodora e Nicholas. Gli oracoli erano giunti per benedire i corpi, prima che venissero sepolti. Loro si erano salvati solo perché non risiedevano in città, ma in un edificio in rovina a un paio d’ore da lì. Il Tempio, veniva chiamato.
Quando la dolorosa cerimonia fu completata, ad Arthur venne offerto cibo delizioso; Theodora e Diane gli tennero compagnia, ma per poco, poi le due donne sfinite si erano ritirate per i loro compiti. Nicholas, a quel punto, giunse nella stanza insieme al suo animale, il quale pareva ancor più magro e tremante della sera prima.
Arthur si alzò per accogliere il padrone di casa e il rosso gli sorrise, prima di chinarsi di fronte a uno dei mobili della stanza per aprirlo e tirare fuori una bottiglia di qualcosa. Nicholas la mosse un poco, attirando l’attenzione su di essa.
-Posso offrirle del Gin? Oppure preferisce qualcos’altro?
-Va benissimo.
L’uomo annuì e versò due bicchieri, ne porse uno all’ospite; mise nuovamente a posto la bottiglia e tentò di scherzare.
-Non vorremo certamente ubriacarci a metà giornata.
Arthur sorrise e fece per brindare, Nicholas lo seguì. I due tirarono un sorso.
-Sono mortificato dall’accoglienza frettolosa.
Il biondo scosse la testa alle parole dell’altro.
-No, sono io a essere dispiaciuto. Se solo avessi saputo, avrei mandato un secondo messaggero e avrei posticipato il viaggio.
Nicholas si sedette, accennò un  triste sorriso e ruotò piano il bicchiere fra le dita, muovendo lentamente l’indice. Sospirò, prima di parlare.
-Tutti si comportano come se dovessi essere felice della mia nuova posizione.
-Non lo siete?
-Lo sono. Ma non lo sono altrettanto di come l’ho ottenuta.
Il re Niall schioccò la lingua e diede un altro sorso. Si spiegò.
-Titus era un grande sovrano e, come avrà capito, non ero stato scelto io come successore.
Lasciò vagare lo sguardo sulle cartine appese alle pareti, senza vederle davvero. Era chiaro pensasse all'uomo che era stato scelto al suo posto e di cui aveva celebrato il funerale solo poche ore prima.
-Lui sarebbe stato un buon re, un buon re davvero. Era forte e sicuro e, più di tutto, era giusto.
-Voi non pensate di esserlo?
Nicholas alzò le spalle.
-Ho delle qualità che si addicono al ruolo che mi è stato affidato, certo, ma è forse proibito lodare un proprio rivale?
Arthur trattenne un sorriso, senza rispondere. Lui non avrebbe mai avuto modo di conoscere l’individuo che aveva visto essere stato proclamato re tramite l’incantesimo di Merlin, ma gli faceva piacere che Nicholas non ne parlasse bene solo di fronte al popolo. Gli faceva onore, se non come sovrano, per lo meno come uomo.
Il biondo tentò di sembrare il più rilassato e calmo possibile quando chiese cosa fosse successo. Durante il funerale aveva colto alcune cose – una battaglia, un incidente che aveva portato via non solo il nuovo re, ma anche gli altri dodici Niall defunti con lui – e aveva notato che Nicholas veniva trattato molto diversamente, veniva addirittura guardato con un’ammirazione diversa e Arthur faticava a pensare che l’unica ragione fosse la sua nuova posizione.
Il rosso tese la mano ad accarezzare la propria iena alla domanda.
-Una notte sono arrivati fino in città, i cani. Hanno attaccato e molti sono usciti per difendere il resto del popolo. Le bestie erano due o tre, forse addirittura quattro; era difficile vederle nel buio, non si distinguevano bene le loro forme se non per i denti e gli occhi brillanti, ma quest’ultimi si riflettevano sui vetri e sui metalli, quindi parevano moltiplicarsi.
Arthur si mosse sulla sedia, continuando ad ascoltare.
-I cani del crepuscolo, o neri segugi, o come li chiama la vostra gente, sono creature pericolose, come lei ben sa. Se ti feriscono o mordono, sei morto. Se stai loro troppo vicino e il loro respiro ti colpisce, sei morto. Se li vedi, è cattivo auspicio e, probabilmente, sarai morto a breve. Molti di coloro che hanno combattuto contro quegli esseri sono stati messi oggi nelle loro tombe. Qualcuno…
Nicholas carezzò ancora la iena e, per un attimo, ad Arthur parve che i suoi occhi si inumidissero.
-Qualcuno è ancora vivo, ma destinato a lasciarci. Uscii anche io per dare il mio contributo, ma era impossibile avvicinarsi abbastanza per attaccare quelle bestie senza inalare i loro respiri velenosi ed era difficile riuscire a colpirle con le frecce poiché si muovevano senza sosta e, se qualcuno avesse sbagliato mira, avrebbe preso uno dei nostri. Ho pensato che con un’arma più lunga avrei potuto sopravvivere anche se si fossero avvicinate, quindi ho preso una lancia.
Nicholas si umettò le labbra, come se fosse in difficoltà.
-Non ricordo bene perché. C’erano urla e ringhi e confusione e credo che, vedendo che le ferite degli altri non sortivano effetto, ho pensato di provare. In ogni caso, ho preso una lancia, dicevo, e l’ho avvolta subito sotto la punta con del panno e l’ho bruciato. È stato allora che è intervenuto Janus.
L’uomo sorrise e diede una pacca alla iena, la quale alzò il muso al sentire quello che doveva essere il suo nome. Arthur non era certo di capirne il linguaggio, ma pareva contenta.
Il rosso continuò.
-Da quando siamo riusciti a divenire amici (e ho rischiato mano e braccio diverse volte prima di riuscirci), io e lui abbiamo cacciato spesso insieme. Il suo branco l’ha lasciato indietro mentre proseguiva verso sud e ho pensato che valesse la pena provare. Un tempo si usavano i cani per cacciare, ma sono rari ormai da trovare in queste zone e solo in pochi possono vantarsi di possederne uno. All’inizio era molto aggressivo ed è stato difficile, ma sa com’è: un animale non dimentica mai chi gli ha teso la mano. Ne è valsa la pena, però: Janus è un ottimo cacciatore e compagno.
Gli accarezzò nuovamente il capo, poi aggiunse, con amarezza.
-Durante la lotta, Janus è riuscito a uscire di casa e mi ha raggiunto. Quando ha visto che una di quelle bestie stava venendo addosso a me, gli si è lanciato contro e hanno lottato finché non l’ha azzannata, tenendola ferma. Allora ho potuto colpirla con la lancia. L’ho conficcata dritta sul collo del cane, il quale ha preso fuoco e ha iniziato a guaire, ululare e non so cos’altro. Il suono non sembrava neanche quello di un semplice animale, in realtà. Era profondo e strano, come se fossero stati mille segugi in coro. Ha iniziato a correre e, sbattendo contro uno dei suoi simili, anche quello ha iniziato a incendiarsi. Hanno iniziato a fuggire e abbiamo sperato morissero, tuttavia non abbiamo trovato corpi.
Nicholas bevve un altro sorso prima di terminare il racconto.
-Quando se ne sono andati, abbiamo potuto contare i morti e i feriti. Così abbiamo scoperto anche che il nostro nuovo re era…
Sospirò.
-Era sul trono solo da due giorni. Ha fatto appena in tempo a mettersi la corona sul capo. Qualcuno dice che gli oracoli hanno tentennato prima di benedirlo, che probabilmente sapevano che non sarebbe durato. Ma è stato un duro colpo. Il suo consorte è ancora in vita e gli ho chiesto se vuole tenersi la corona, poiché io non ho un compagno per ora, ma ha rifiutato. È molto sconvolto. E Janus… Janus ha dovuto lottare con quella bestia per tenerla giù ed è rimasto profondamente colpito.
La voce di Nicholas tentennò.
-Sapevo che questo non era il posto per lui. Non appena ha iniziato a fare freddo, Janus ha cominciato a non stare bene e, anche se ho tentato il possibile, avevo ormai capito che non avrei potuto tenerlo con me. Ora, la sua vita è segnata.
Il re Niall gonfiò il petto.
-Tuttavia, né il re né i soldati morti al suo fianco, né i feriti che potrebbero lasciarci da un momento all’altro, né Janus, nessuno di loro verrà dimenticato. Il loro sacrificio non sarà invano. Ho deciso che sconfiggerò quei cani maledetti, costi quel che costi. Qualcuno dice che, quando ritornerà la bella stagione, se ne andranno e torneranno dalla loro oscura padrona, ma resistere fino ad allora sarà impossibile. E, anche se ci riuscissimo, potrebbero ripresentarsi il prossimo anno non appena rifarà freddo per ricominciare la caccia. Non permetterò che la paura oscuri le nostre Feste d’Inverno. L’unica cosa che consola i padri e le madri dei defunti è che i loro figli e le loro figlie sono morti combattendo e difendendo il popolo. Glorioso, ma inutile se non riusciremo a difenderci.
Arthur annuì. Comprendeva a pieno le emozioni di Nicholas e quelle della sua gente. Dei Niall sapeva poco, ma il re aveva già compreso che avevano un animo guerriero, un cuore audace e pronto. Forse il popolo si stava disgregando e le difficoltà che il tempo stava loro imponendo lo stava piegando, ma era visibile negli occhi del loro nuovo sovrano che il sangue ribolliva ancora nelle loro vene e che avevano ancora la forza di andare avanti.
Il biondo sapeva che il pensiero di perire per proteggere la propria gente era una magra consolazione. Aveva sempre pensato che anche lui sarebbe caduto in battaglia o in un duello, circondato da cavalieri e consiglieri. Invece era morto come aveva sempre desiderato: fra le braccia di qualcuno che amava.
E proprio per questo sapeva quanto fosse impossibile lasciar andare il ricordo e il rimpianto di qualcuno che non sarebbe tornato e che, pure, avrebbe dovuto avere più tempo.
Arthur finì il bicchiere e respirò a fondo.
-Il mio popolo è pronto a tendervi la mano, se lo desiderate. I cani del crepuscolo hanno danneggiato anche noi e il mio sciamano sta già ricercando un modo per ricacciarli nell’abisso dal quale provengono. Unire le forze potrebbe portarci alla vittoria.
Gli occhi di Nicholas si illuminarono. Rispose, grave.
-Mi trova assolutamente d’accordo.
I due si strinsero la mano. La presa del Niall era decisa, ferma senza essere invadente.
Gli occhi di Arthur brillarono e il re trattenne un sorriso fiducioso.
 
Quando il basso muro che circondava il villaggio apparve, Arthur rallentò e smontò da Call. L’uomo si avvicinò piano, udendo una qualche guardia gridare e vedendone un’altra andargli incontro per riportare il destriero alla stalla.
Il capo rientrò nel villaggio, salutato dai pochi che ancora non erano rintanati a casa per cena che lo riaccoglievano.
Arthur non vedeva l’ora di raccontare al Consiglio quello che era accaduto dai Niall, le nuove possibilità di cui aveva discusso con Nicholas e Theodora, e allungò il passo pensando a Merlin, che di sicuro lo stava attendendo nella loro tenda.
Quando giunse in piazza, lo vide già fuori dal palazzo e, non appena i loro sguardi si incrociarono, il mago gli andò incontro. Il suo sorriso era tanto largo che doveva quasi fargli male e Arthur allargò automaticamente le braccia, vedendolo arrivare. Il moro affondò il viso nel suo collo e il re lo avvolse, dandogli una pacca ferma sulla schiena. Gli posò un bacio sul capo e inspirò il suo odore. Sorrise. Merlin sapeva di muschio e di fiori e c’era qualcosa di dolce nel suo profumo; i suoi capelli erano morbidi, la sua veste troppo leggera per la stagione e, quando i due si separarono, Arthur gli passò le mani sulle braccia per riscaldarlo, anche se era fermamente convinto che Merlin lo stesse prendendo come un gesto fraterno.
Il mago mormorò un “Bentornato”, facendogli strada finché non rientrarono nella tenda deserta per dirigersi nella loro camera. Quando Arthur entrò, ignorò tutto il resto e la prima cosa che guardò fu vicino al mobile della vasca: vi erano posati un paio di vasetti contenenti uno un unguento e l’altro una mistura floreale che il moro aveva iniziato a usare quando era particolarmente di buon umore; il re, allora, guardò velocemente accanto al loro giaciglio, notando che il basso mobile che usavano come comodino e che conteneva un olio che utilizzavano spesso nei rapporti era stato avvicinato.
Il biondo sorrise e si voltò proprio mentre Merlin finiva di chiudere la stanza, allacciando i nastri che fissavano la stoffa che fungeva da porta. Quando anch’egli si girò, Arthur posò le mani intorno al suo viso e si accostò. Gli morse piano il labbro inferiore, mentre il moro gli avvolgeva i fianchi, aderendo al suo corpo.
Lo baciò lentamente e le sue mani scivolarono ai lati del collo; con il pollice sfiorò il pomo d’Adamo, scendendo fino all’incavo delle clavicole. Non stringeva, né poggiava del tutto per non gravare in un punto tanto delicato, e, quando la sua bocca si separò da quella di Merlin, scese con le labbra per fare lo stesso percorso. Sentì l’altro ridere e mugolare prima di parlare.
-Ho preparato la cena, visto che so che non avresti mangiato in viaggio…
-Mh… Non l’ho vista.
-Sta al centro della stanza…?
-Mangerò dopo.
Il mago sorrise, accettando di buon grado la decisione. Se fosse stato meno egoista, pensò che probabilmente si sarebbe opposto, ma amava il modo in cui Arthur gli stava baciando la pelle e le labbra, in cui non aveva atteso che fosse Merlin a prendere l’iniziativa, in cui stava imparando a essere più a suo agio nella loro intimità e nei suoi desideri – amava Arthur e basta – e non si sarebbe negato la felicità che tutto ciò gli provocava.
Il biondo si separò da lui e, per un solo istante, le sue palpebre tremarono come se stesse cercando di continuare a guardare l’altro negli occhi.
Il mago assottigliò le labbra e attese che gli venisse spiegato se c’era qualcosa che non andava.
-Stasera, se me lo permetti, voglio… Voglio provare una cosa.
Gli occhi di Merlin si ingrandirono e l’uomo sorrise, annuendo. Non gli venne neanche in mente di chiedere di cosa stesse parlando il suo compagno, si limitò a sfilargli la giacca pesante che aveva usato in viaggio e la maglia mentre si avvicinavano al loro giaciglio.
Arthur sentì un brivido quando gli occhi di Merlin si illuminarono e udì quella che doveva essere la cena spostarsi da sola per la stanza – stavano per calpestarla – e iniziò a spogliare il compagno rapidamente. Era assurdo che fossero passati solo pochi giorni dall’ultima volta in cui si erano visti; se Arthur aveva pensato che Merlin gli mancasse, tutto sommato, meno di quanto avrebbe dovuto, si era trovato costretto a ricredersi. Semplicemente, non se n’era reso conto finché non l’aveva rivisto nella piazza centrale, finché non l’aveva stretto a sé, finché non l’aveva coperto col proprio corpo, premendolo sulle lenzuola e i cuscini.
Merlin si sfilò l’intimo, lanciandolo su un mobile qualunque, e osservò sorridendo Arthur che faceva altrettanto. Il suo cuore iniziò a battere più forte quando il suo sguardo accarezzò il corpo nudo e solido dell’altro, la sua pelle che, nonostante la stagione, ancora non accennava a perdere colore. Sebbene l’avesse vestito, svestito e lavato diverse volte nella propria esistenza, Merlin si stupiva sempre di come fosse diverso in quei momenti, come la peluria bionda sul suo petto sembrasse dorata e il taglio dei suoi occhi fosse più affilato e intenso, troppo stretto per riuscire a contenere la morbidezza dei suoi tratti.
Arthur si avvicinò, osservando non senza orgoglio e desiderio i muscoli rilassati dell’altro, il quale gli sorrideva con uno sguardo diverso dal solito, più arrendevole e dolce.
Il biondo gli fece cenno di girarsi e, una volta fatto, Merlin lasciò andare un respiro pesante quando la mano di Arthur sulla sua schiena lo costrinse a mettersi giù e alzare il bacino.
Il moro sentiva la pelle andare a fuoco; il cuore gli batteva in gola e in mezzo alle gambe, come se ne avesse avuti due, e Merlin strofinò piano lo zigomo sulle lenzuola ascoltando la voce calda dell’altro ordinargli “Apriti”. Allungò le braccia dietro, aggrappandosi con le mani ai propri glutei e spostandoli verso l’esterno. Arthur si mosse dietro di lui e quei pochi secondi parvero tanto più lunghi a causa del fatto che Merlin non sapeva cosa l’altro avesse in mente. Molte erano le immagini che passavano nella mente del mago, una più indecente dell’altra, e si accorse che non gli sarebbe importato nulla anche se fosse stato qualcosa di totalmente innocente e banale: la cosa che lo rendeva così accaldato, così tremante, così terribilmente cosciente di tutto ciò che la sua pelle toccava, era il fatto che Arthur aveva voluto far quella cosa con lui. Non gli era stata proposta, era stato lui stesso che si era fatto avanti e aveva preso quell’iniziativa. Quella consapevolezza faceva sentire Merlin desiderato – Dei, Arthur aveva poggiato le mani sulle sue e lo aveva allargato di più – e il moro poteva giurare che sarebbe potuto venire anche in quel modo, prima ancora che avvenisse qualunque cosa.
Il respiro del biondo accarezzò piacevolmente la sua entrata e il mago capì cosa sarebbe successo di lì a poco e–
-Ah!
Merlin aprì le labbra contro la stoffa sotto di lui, chiudendo gli occhi e respirando affannosamente. Voleva spingersi contro la lingua di Arthur. Voleva baciarlo, voleva schiudersi, voleva le sue mani addosso, voleva strofinarsi contro le lenzuola, voleva-
-Arthur
Il re affondò il volto e si impegnò con una dedizione quasi disperata e, mentre ascoltava i gemiti bassi di Merlin, se lo chiese, come sarebbe stato fare l’amore con lui a Camelot, non sui giacigli piccoli e scomodi e così maledettamente vicini al pavimento che condividevano in quel momento, ma nel letto grande e morbido delle sue stanze.
Certamente ne avrebbero approfittato piuttosto spesso e avrebbero dovuto fare attenzione a non alzare la voce, in modo da non farsi sentire. Senza dubbio durante la notte si sarebbero separati dai cavalieri, quando andavano a caccia per qualche giorno, si sarebbero appartati abbastanza lontano da avere un po’ di intimità, e allora sarebbe stato un po’ come nel presente, con le foglie che pizzicavano la pelle. Di sicuro Arthur non sarebbe stato cauto come con Gwen, si sarebbe tolto lo sfizio di baciarlo quando sapeva che qualcuno sarebbe entrato da un momento all’altro, magari addirittura suo padre, e avrebbe sentito un sottile senso di vittoria a spostarsi giusto in tempo, una sorta di soddisfazione profonda all’idea di quel segreto.
Gwaine sarebbe stato il primo a scoprirli, col suo continuo ficcanasare. Leon avrebbe creduto ancor meno alla storia della poesia. Percival si sarebbe limitato ai suoi sorrisetti maliziosi. Elyan avrebbe solo gettato sguardi molto eloquenti. Lancelot –sarebbe stato con Gwen, come forse doveva essere– avrebbe fatto finta di nulla.
Mordred… Mordred non avrebbe capito niente.
Arthur si accorse di avere lo stomaco sottosopra, a quei pensieri, il cuore si era fatto piccolo piccolo, stretto e dolorante. Alzò lo sguardo verso Merlin, verso la sua schiena arcuata, e si sentì male a non poterlo vedere in viso. Tastò la morbidezza della sua apertura e si morse il labbro all’udire il gemito disperato del mago. Capì che l’altro sarebbe stato pronto ad accoglierlo anche in quel momento e gli baciò la schiena, chiedendogli di voltarsi.
Merlin si girò, lasciandosi andare sulle coperte e aprendo le gambe per fargli posto; aveva una lieve felicità sulle labbra. La luce delle candele morenti accarezzavano il suo profilo. Il re sorrise quasi con sofferenza e gli spostò i capelli nerissimi da davanti gli occhi. Gli diede un bacio leggero all’angolo della bocca e chiuse le palpebre, mentre si guidava dentro di lui. Affondò il viso contro il suo petto e Merlin gli avvolse il capo con le braccia, tenendolo stretto a sé.
Erano bastati così pochi giorni, pensò.
Gemeva a labbra aperte contro la sua pelle e si rendeva conto di essere ben più rumoroso del solito, ma non riusciva a contenersi e non ce la fece più quando sentì la voce di Merlin che gli sussurrava che lo amava. Lo faceva spesso e Arthur non era neanche tanto sicuro che l’altro se ne rendesse conto.
Ed erano bastati così pochi giorni per essere certo che non era tanto falso che anche per lui fosse lo stesso.
 
Note di Elfin
Buongiorno, scusate tutti per il ritardo :( Questo capitolo ha subito una riscrittura pazzesca IERI e volevo avvertirvi via instagram, ma non mi caricava le storie e non so perché. Originariamente il pezzo con Nicholas era ben più lungo, ma ho deciso di tagliarlo. Conteneva un bel po’ di cosine interessanti: raccontava del rapporto di Titus e Nicholas e di un viaggio diplomatico che avevano fatto qualche anno prima per Asgol Ewchradd, dando, quindi, un po’ più di senso all’approvazione che Delilah e Donald hanno per lui. Inoltre c’era anche il racconto di un viaggio che Nicholas aveva fatto da piccolo col padre fino alla costa, dove aveva incontrato persone di altri paesi e, quindi, si sapevano due cose su cosa è successo dopo la famosa Guerra nel resto del mondo, ahah. Non so ancora se lo sposterò più avanti o ne farò un extra, lo scopriremo :) Anche il pezzo Merthur finale era diverso. Era molto più sessualmente esplicito perché avevo deciso di sperimentare la mia famosissima censura in modo diverso, cioè scrivere come se avessi dovuto fare una rossa e poi, casomai, tagliare. Ma quel pezzo era venuto bene e non mi andava di tagliarlo e quindi adesso fa parte dell’Omegaverse che sto scrivendo da centocinquant’anni e ho incorporato qui tutto il discorso di Arthur, che doveva avvenire fra due o tre capitoli. Comunque sto sbattendo molto la testa anche con i prossimi capitoli, perché già è quasi sicuro che supero i 100 con questa storia, ma sicuramente voglio mantenermi massimo sui 115, mica sui 170 capitoli, quindi mi sto rendendo conto che sto allungando troppo il brodo e devo tagliuzzare. Vedremo cosa sopravvivrà ;)
Ringrazio vivamente dreamlikeview e lilyy che hanno recensito lo scorso capitolo <3
Per ultimo, AVVISO: il prossimo capitolo lo metterò a Pasquetta, quindi non di domenica, ma lunedì. Dopo, ovviamente, tutto proseguirà come al solito ;)
Kiss

   
 
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