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Autore: Hoshimi    07/08/2009    6 recensioni
Aizen è stato sconfitto. Orihime Inoue scompare improvvisamente. Ichigo arriva troppo tardi. La stessa sera in cui Orihime vede la fine della sua vita, un altro legame si spezza. "Ora non erano più Toshiro e Momo. Ora lui era Hitsugaya e lei Hinamori.Due persone divise, due vite perpendicolari : si erano incontrate in un punto ma ciò non sarebbe successo, mai più." Il primo capitolo parla di qualche anno prima che la vicenda si evolva (manca infatti il secondo protagonista che è un personaggio inventato da me, la figlia di Orihime). Spero di avervi incuriositi, almeno un po'. (Non so se i personaggi sono OOC ma lo metto per evitare brutte sorprese)
Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hitsugaya Toushirou, Un pò tutti
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
1.Corazònes heridos en la noche del perdòn

Non stava ascoltando in quel momento, si limitava a sentire. E non vedeva quella scena, si limitava a guardarla. Per quanto potesse sembrare irreale o incomprensibile ai suoi occhi, ciò che stava accadendo era vero.
Sarebbe stato meno doloroso essere trucidato. Perché a venire ucciso, ora, era la fiducia per la persona che lui aveva amato, forse l'unica che avesse realmente amato.
Si accorse di usare un tempo passato, del resto coniugare al presente il verbo amare sarebbe suonato innaturale, decisamente troppo forte per definire l'attuale legame affettivo che c'era fra loro due.
Lei lo notò e lo guardò come se fosse un fantasma, senza muoversi, senza avere la decenza di fermare la persona con cui consumava il tradimento. Finché questa non se ne accorse e le diede una leggera scossa, facendola rinvenire.

- To... Toshiro kun - sussurrò la ragazza guardandolo smarrita, sembrava quasi sul punto di piangere. Incredibilmente, questo non gli fece alcun male. Non si sforzo neppure di fingere.  - i... io... mi... -
Volse il suo sguardo freddo verso di lei, come un avvertimento sottinteso: "Che non ti venga in mente di dire mi dispiace". Lei sembrò capire, lasciando che le scuse morissero in gola.

Hitsugaya prese il fusuma* e lo chiuse, soffocando dietro di essa i ripetuti richiami supplicanti di Hinamori.
Si avviò con passo calmo e quasi ritmico per il corridoio, finché non raggiunse la porta; fuori c'era una pioggia incessante, non c'era niente di strano in essa, il cielo non stava piangendo, semplicemente erano nella stagione delle piogge. Non c'era proprio niente che lo spingesse a tornare da Momo?
Non prese l'ombrello, sperando, forse, che l'acqua fredda lo facesse riflettere, in quel momento la sua mente era chiusa.
Ma i suoi sforzi non ebbero risultati, forse non s'impegnava abbastanza.
Si guardò di nuovo attorno.
Era incredibile come quel giorno persino l'atmosfera intorno a lui si fosse impegnata a sembrare ordinaria: la pioggia non era che pioggia e l'oscurità non era altro se non buio. Niente di malinconico, niente di romantico o spaventoso: solo lui e la solita strada vicino a casa.
Sentì dei passi sull'acqua.

- Shiro chan -

Si girò guardandola disorientato: l'unico sentimento rimasto era l'indifferenza, che malvagiamente aveva cancellato ogni ricordo felice, finché la donna che un tempo credeva di conoscere non era altro che una sconosciuta che per un motivo altrettanto ignoto lo chiamava.Ora non erano più Toshiro e Momo. Ora lui era Hitsugaya e lei Hinamori. Due persone divise, due vite perpendicolari: si erano incontrate in un punto ma ciò non sarebbe successo, mai più.

- Shiro chan - chiamò di nuovo come per avere la conferma che lui si fosse fermato, che lui era, lì, davanti a lei a fissarla con quella espressione da calcolatrice. Espressione che amava e che aveva imparato a decifrare.
Un altro minuto a fissarsi, cercando di leggere ognuno nella mente dell'altra per trovare le parole giuste da dire, inconsapevoli che di parole giuste non ce ne fossero.

- Io non so cosa mi sia... - iniziò stringendo i pugni, cercando di reggere lo sguardo di Hitsugaya, che non sembrava disposto a rendere l'impresa più semplice, finché fu lui stesso a fermarla.

- Dammi una spiegazione, una qualsiasi motivazione e io ti giuro che non me ne vado - disse improvvisamente, come in preda alla più profonda depressione, senza tuttavia fare un passo per avvicinarsi a Momo.
Il respiro di Hinamori si fece corto e i battiti del suo cuore iniziarono a scandire i secondi. Si chiedeva quanti gliene avrebbe concesso Toshiro.
Una spiegazione per quel tradimento. Voleva solo quello: niente scuse, niente di niente, solo una motivazione. L'unica cosa che lei non aveva da dargli.
Toshiro era stato perfetto. Un fidanzato fedele e premuroso, protettivo e pronto ad ascoltarla quando lei ne aveva bisogno.
Pronto a perdonarla.
E lei come aveva ripagato tanto amore? Era ovvio che lui chiedesse una motivazione, perché era altrettanto scontato che c'è ne fosse sempre una dietro tutto ciò che si faceva.
Ci pensò bene. Sì, era sempre stata circondata da molto affetto nella casa di Toshiro, eppure sentiva che c'era qualcosa che mancava. Ma sarebbe stato maleducato incriminarlo a lui. Allora doveva lasciarlo andare? Era meglio lasciare le cose in quel modo?
Lo guardò cercando di analizzare la espressione del capitano.
Sì, era proprio così. Era arrivata l'ora di lasciarlo libero. In un certo senso, lo sapeva che prima o poi sarebbe accaduto, nonostante ciò non se la sentiva: non tanto perché avrebbe spezzato il cuore di Hitsugaya ma perché si sarebbe sentita morire dentro.

- Anche... anche se ce ne fosse una.... tu non mi perdoneresti - disse finalmente cercando di trattenere i singhiozzi. Non riuscì a vedere la espressione del giovane perché le lacrime le offuscavano la vista.

- Anche se ce ne fosse una - ripeté lui a bassa voce - allora non c'è - aggiunse annuendo sovrappensiero.
Momo scosse la testa con forza,  chiudendo gli occhi e mordendosi a sangue le labbra per non urlare.

- La casa è tua, Hinamori - disse poco prima di voltarsi.
Lei lo vide sparire sotto il velo di pioggia. Sì, stava proprio morendo dentro.

Aveva fatto di tutto per Momo e per quanto sembrasse ingiusto che la loro storia finisse, non ci poteva fare niente. Non riusciva a perdonarla, non questa volta. Non dimenticava le immagini che aveva visto. Ma c'era qualcuno che avrebbe potuto farlo?
Non era arrabbiato, non con lei. Lei aveva pianto, lui no. Per quanto ci avesse provato, per quando si fosse sforzato, non ci era riuscito. Era rimasto  in piedi come una statua di ghiaccio a fissarla mentre singhiozzava incapace di dargli una motivazione. Anzi, no. Lei non aveva voluto dargli una motivazione. C'era una bella differenza. Ma ormai che importava?
Molti anni fa, lei aveva cercato di ucciderlo per un comando di Aizen. Si era sentito tradito, per la poca fiducia che l'amica aveva nei suoi confronti. Che cosa aveva sbagliato, si era chiesto.  Se a lui fosse arrivata voce che Hinamori stava per tradire la Soul Society, lui non ci avrebbe mai creduto: se qualcuno gli avesse detto che lei lo tradiva, lui non ci avrebbe creduto. Ora, però, non era più disposto a mettere le mani al fuoco per lei. Ma perché? Che cosa era successo?
C'era una domanda che lo tormentava dall'inizio della vicenda: Dov'era finito il suo amore per Momo? Eppure lui era sicuro di averla amata, e anche tanto.

***

Chiederei scusa per quello che sto per fare, ma probabilmente non servirebbe a niente, perciò risparmierò queste mie inutili parole confidando che il perdono arrivi di nuovo. Sperando che tu venga a salvarmi, come sempre. Ma ora che mi guardo in torno un piccolo dubbio mi assale: e se tu oggi non venissi? Ho sempre desiderato non esserti di peso, e questa è una buona occasione. Ti regalerò l'ultimo frammento di vita che mi rimane, anche se di per sé, essa ti è sempre appartenuta. Stai correndo da me, vero? riesco quasi a sentire il tuo respiro.
Ho guarito tutte le tue ferite con cura e dedizione, vedi, quindi, di stare attento: non ci sarò nei prossimi scontri.
Vorrei che il mio pensiero potessi raggiungerti. Mi piacerebbe essere la pioggia che unisce il tuo mondo con il mio, ma so perfettamente che non è possibile, ed è terribilmente triste. Spero solo che il mio ricordo non sbiadisca nella tua memoria.
Sono contenta che la mia morte ti sia utile, certo non avrei voluto arrivare a questo estremo, ma non possiamo cambiare il corso degli eventi: possiamo cercare di modificarlo, di rallentarlo, ma questo si ribellerà mostrandoci tutta la sua potenza.

Grazie di tutto, Kurosaki.

La corridoio era lungo: più si andava avanti, più sembrava si tornasse indietro; non si riusciva a vedere la fine.
Sentiva il suo corpo stanco per la fatica, eppure sapeva di non potersi fermare, lei lo stava aspettando e non l'avrebbe delusa. Dietro di lui con la mano pronta a sfilare la zampakuto vi era Rukia, che aveva voluto a tutti i costi venire con lui: il motivo non lo aveva ancora capito. Sapeva solo che lei si sentiva in colpa per la sfortunata vita che era capitata ad Orihime; credeva di averle sottratto qualcosa. Ma non era così. Se doveva addossare la colpa a qualcuno, la prendeva lui stesso: non era mai riuscito a proteggere Inoue, e non era riuscito neppure ad amarla come lei si meritava. Non aveva ripagato all'amore ricevuto.
Ma sapeva perfettamente che Orihime era troppo gentile per lamentarsi; quando aveva saputo di lui e Rukia aveva sorriso e aveva detto: - Complimenti! Sono contentissima per voi due! Mi raccomando quando vi sposate ditemelo che voglio esserci anch'io! -

Finalmente trovarono la fine del tunnel. Dinanzi a loro si apriva un'ampia stanza spoglia. Non c'era niente, assolutamente niente.
- Orihime!!! - urlò Rukia guardandosi intorno. Improvvisamente la sua attenzione fu richiamata da un luccichio in mezzo alla stanza. Si avvicinò seguita da Ichigo.
Sul suolo giacevano, spezzate, due mollettine celesti a forma di fiori.
Le due mollettine di Inoue.
Rukia iniziò a piangere senza trovare il coraggio di prenderle: le fissava e piangeva. Del resto che altro poteva fare?
- Le sue mollette sono distrutte... ciò non vuol dire che lei non sia viva!! - esclamò Kurosaki.
- No. La sua forza spirituale non c'è... Ichigo, Orihime Inoue è morta - replicò cercando di trattenere i singhiozzi.
Lui sembrò non capire. Tacque, non poteva fare altro, non gli rimaneva nient'altro da fare. Per quanto provasse a raggirare quelle parole, il risultato era sempre lo stesso: Inoue era morta.
Rimasero per lungo tempo a osservare le mollettine celesti; nel loro silenzio cantavano, entrambi, il requiem alla persona, che più fra tutte, li aveva aiutati.

*porta scorrevole tipica delle case giapponesi. 

Angolino di Hoshimi
Salve! ebbene eccomi approdata sullo spazio dedicato a Bleach... sono emozionata. E da poco che seguo Bleach (anche se non si direbbe dato che sono molto avanti con le puntate XD) e quando ho iniziato mi sono detta: Non posso non farci una fan fiction! Ed eccomi qui! Allora passo a delle spiegazioni più sensate: i personaggi principali sono Toshiro e un personaggi nuovo che verrà presentato nel prossimo capitolo, non vi anticipo nulla. Vi prego di lasciare qualche recensione!! vorrei sapere cosa ne pensate, per favore. Dopo questo vi lascio tranquilli e grazie mille per aver letto.
Ps: il nome del capitolo in italiano sarebbe : Cuori feriti nella notte del perdono.
Secondo PS: se qualcuno che segue le mie altre ff stesse passando di qui.. lo prego di no uccidermi con il pensiero cerchrò di aggiornare il prima possibile. 

  
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