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Autore: sallythecountess    06/04/2020    1 recensioni
Mina è una donna bellissima, con un enorme passato oscuro alle spalle e molte cicatrici sul corpo e nell'anima. Non è mai stata amata, ma sempre e solo posseduta come un bell'oggetto di valore da sfoggiare in giro. Mille amanti, centinaia di regali preziosi, eppure nessuno si è mai preoccupato di fare la cosa più semplice, ossia regalarle un vero amore. Riuscirà a trovare la persona che sanerà le sue ferite?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mìmi'
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Capitolo 7: Rapimenti
 
“No signore, in nessun modo può entrare a disturbare la signorina Mina. Mi dispiace, ma non mi ha detto nulla, non aspetta nessuno così presto e non posso lasciarla entrare nella sua camera da letto. Dovrà passare sul mio cadavere per disturbarla.”
Gli ripeteva da mezz'ora una corpulenta donna di colore, senza sapere che Juan stava immaginando almeno due o tre modi per farla fuori senza sporcarsi le mani e passare realmente sul suo cadavere.
Era incredibilmente seccato da quella situazione, voleva soltanto andarsene e mandarla al diavolo e tornare alla sua vita, ma non poteva. La posta in palio erano davvero troppi soldi, la fama e...la verità era che Beth l'avrebbe ucciso se avesse rinunciato, e non poteva permetterselo. E mentre lui tornava con la mente alle parole della donna che diceva costantemente di amarlo, ma gli aveva detto che poteva fare ciò che voleva con Mina, l'anziana domestica ripeteva senza sosta la litania che propinava ad amanti respinti, giornalisti troppo invadenti e aspiranti attori in cerca di fortuna.
Quando si riprese dal suo strano torpore emotivo, ricominciò a spiegare alla domestica che aveva un appuntamento con la padrona di casa, che dovevano partire insieme, ma lei ripeteva quella cantilena come un disco rotto. Fu allora che decise di smettere di essere civile e utilizzare le maniere forti: gli ci volle un secondo per sollevare la donna, scostarla dalle scale, sfuggire alla sua presa, intrufolarsi nella stanza della bella addormentata e chiudersi dentro. Entrando in quello strano posto, immediatamente lo colpì la luce fioca che illuminava tutto, sembrava la stanza di una bambina che ha paura del buio. Questo pensiero lo colpì, e ancora una volta si ritrovò a formulare qualche riflessione sulla fragilità della giovane donna, ma poi la vide, e la sua mente smise di pensare.
Rimase di stucco: Mina giaceva a pancia in giù nel letto e solo un piccolissimo lembo di stoffa copriva la sua schiena, il resto era tutto completamente esposto e lei indossava solo un minuscolo perizoma celeste. Quel dettagliò lo turbò profondamente, perché non aveva mai notato quella parte del corpo della giovane attrice, ma oggettivamente pareva scolpita nel marmo anche quella, esattamente come la gamba che gli aveva mostrato durante la festa. Mina addormentata, però era di una dolcezza senza pari. Non sembrava stronza o antipatica, ma solo una fragile creatura che ha paura del buio. Juan si sforzò di non fare il minimo rumore, il che- pensò- era totalmente ridicolo, dato che doveva svegliarla, ma non era esattamente lucido in quel momento. Qualcosa in quella ragazzina gli suggeriva che fosse necessario svegliarla con dolcezza per non spaventarla.
Il letto completamente disfatto dimostrava che non era stata sola tutto il tempo, ma qualcuno l'aveva usata e poi abbandonata, o più probabilmente si erano usati a vicenda e poi separati. Per un secondo dovette ripetersi tutte le cose peggiori che pensava di lei, perché la sua mente non riusciva a trovare un difetto a quella donna magnifica. Sembrava così piccola e indifesa, e persino dolce. Fu quasi tentato di farle qualche scatto, ma poi ci ripensò, si era intrufolato senza permesso nella sua privacy, non era carino abusarne. Finalmente raggiunse il letto, e provò quasi un brivido nell'esserle così vicino e letteralmente morì dal desiderio di averla e sapeva che lei non si sarebbe rifiutata, ma che cosa sarebbe successo poi? Scacciò quel pensiero con forza e sospirando decise di provare a svegliarla. Il gesto che fece gli venne spontaneo: con la punta di due dita le sfiorò la pelle della schiena, in un modo così delicato che sembrava avesse paura di farla rompere. Mina, in quel momento aprì gli occhi, ma non reagì male come lui si aspettava. Nel vederlo sorrise dolcemente, e disse con un filo di voce “ ciao…ma tu non sei quello che c'era ieri sera...sei migliorato.”
Juan non poté evitare di ridere, ma non disse nulla, era paralizzato. Si aspettava un finto imbarazzo da parte di Mina, quanto meno credeva che gli avrebbe chiesto di chiudere gli occhi mentre lei si copriva, ma non fu così, anzi. Stiracchiandosi sussurrò “che ore sono?”
“E’ molto presto” le disse, con un sorriso e poi aggiunse “…ma dovremmo andare…”
Mina si girò dall’altro lato del letto e lui pensò che sembrava proprio una bambina che non vuole alzarsi, ma poi bisbigliò “…quindi non possono venire i miei assistenti? Vuoi stare solo con me?”
Juan non aveva minimamente pensato a questo e rimase per un attimo perplesso. Non sapeva come funzionassero le modelle, non aveva pensato di dover portare altre persone, ma lei girandosi di colpo e fissandolo negli occhi aggiunse “va bene, mi fa piacere. Ma non ho i vestiti pronti…”
 Poi, come se avessero appena finito di fare l'amore, scese dal letto e  si diresse verso il bagno sbadigliando e, cosa che mandò letteralmente ai matti Juan, si avvicinò a lui e appoggiandogli una mano sulla spalla gli diede un bacio sulla guancia e bisbigliò “torno in un secondo”.
Tutta quella intimità era eccessiva e non richiesta e Juan si era letteralmente sciolto per quel gesto, ma aveva un problema più grande: Mina continuava a girare per la stanza indossando solo un paio di mutandine estremamente succinto. Era come se volesse mostrargli il suo corpo, e Juan si rese conto che si muoveva in modo volutamente lento, ma dannatamente sinuoso.
“Se il diavolo è una donna- si disse- deve essere lei.”
Non poteva fare a meno di sentirsi bruciare guardando quella perfezione in movimento, era completamente fuori di sé e non riusciva a smettere di guardare quel corpo nudo, così tondo e perfetto. Era un uomo, e lei era una splendida donna, quindi la sua reazione a quello spettacolo fu totalmente normale, ed esattamente quello che Mina si auspicava.
Era sveglia da un po', la discussione tra Juan e Henrietta l'aveva disturbata, e continuava ad ascoltarla con curiosità. Si era accorta di aver dimenticato di avvertire la sua domestica, e immediatamente aveva pensato di scendere a spiegarle l'equivoco, ma la disputa tra quei due era troppo divertente, così era rimasta ad ascoltare per un po', fin quando qualcuno non l'aveva sorpresa. Le era preso un colpo quando quello sfrontato si era presentato nella sua stanza, ma allo stesso tempo aveva sperato che le cose potessero cambiare tra loro. Il modo in cui l'aveva svegliata era stato così sensuale da farle venire i brividi. Ed ora se ne stava lì a guardarla sfilare seminuda facendo finta di niente, nascondendo ogni traccia di eccitazione. Eppure- pensò- il modo famelico in cui continuava a guardarla dimostrava che non gli era indifferente.
Guardandosi allo specchio si sorrise, era stata davvero brava a farlo eccitare, e mentre pensava a rendersi ancora più sexy, quello strano uomo bussò alla porta e disse “Ascolta...ti metto i vestiti dietro la porta ok? Sbrigati! Io ti infilo qualcosa in valigia.”
Non disse nulla, si cotonò i capelli ed esultò realizzando che sarebbe stato suo prima e più facilmente del previsto, ma un'amara sorpresa l'aspettava.
“Hai bisogno di qualcosa in particolare? C’è qualcosa che vuoi portare? Medicine, creme, profumi…” le disse, perché doveva distrarsi e fare la valigia gli parve una cosa normale, e poi quella matta disse “sì, c’è un body di pizzo rosso nel terzo cassetto. Vorrei quello e anche un altro paio di cose…”.
Juan ci provò davvero ad aprire quel terzo cassetto, ma la sola idea di avere a che fare con la sua biancheria lo mandò talmente in tilt da spingerlo a richiuderlo immediatamente con le guance vagamente arrossate.
 Quando Mina rientrò in camera con il suo splendido sorriso fiero e malizioso, pronta a farsi sottomettere da quello splendido uomo, quello che vide la lasciò a bocca aperta: Juan non solo non la stava aspettando a letto come lei credeva, ma si era ripreso dall'eccitazione in fretta e le aveva appoggiato dei vestiti dietro la porta, e aveva persino preparato una borsa. La guardò negli occhi con distacco, dicendole solo “sono lì, sbrigati a metterti qualcosa, se ti ammali è un casino.”
Vedete, se c'era una cosa in cui Juan Jimenez era imbattibile, senza ombra di dubbio era l'autocontrollo. Se lei non avesse lasciato la stanza forse, anzi probabilmente , avrebbe perso il controllo e l'avrebbe sbattuta al muro, ma quegli attimi da solo gli avevano permesso di calmarsi,di tornare razionale, e di conseguenza avevano spento il suo ardore.
Umiliata e respinta, Mina si girò per prendere i vestiti, ma si rifiutò di indossarli perché  “erano assolutamente inadatti e neanche si abbinavano tra loro”.
Vedete, Mina era convinta di dover fare il servizio fotografico con quei vestiti, non aveva capito che dovevano raggiungere la location. Juan invece pensò che stesse facendo tante storie perché non voleva mettere quei vestiti e si spazientì da morire. Non disse nulla, aprì con fare indifferente il cassetto e continuando a guardarla negli occhi, le lanciò cose a caso e disse “o questo o quello,non hai altre scelte, io non sono Versace e tu non devi sfilare, quindi puoi anche indossare due colori che non stanno bene insieme per una volta. E sbrigati anche”
Mina si offese a morte per quelle parole, ma soprattutto per il tono seccatissimo di lui. Sembrava quasi che stesse parlando con qualcuno troppo stupido per meritare di essere ascoltato e Mina pensò che fosse eccessivo e per niente corretto. E così, per la seconda volta, smise di essere fredda e calcolatrice e fece una scenata, letteralmente. Cominciò a gridare e a lamentarsi, dicendo che lei “era sempre perfetta” e che “non indossava abiti a caso, ma li sceglieva con cura” e concludendo poi con “non posso essere fotografata con certe cose addosso!” ma lui non si smosse. Neanche allora Juan capì che lei aveva frainteso. Si accese un'altra sigaretta e ringraziò il suo autocontrollo che gli aveva impedito di cedere al barbaro istinto di sbatterla contro il muro, ma allo stesso tempo sperava che lo stesso autocontrollo gli impedisse di fare l'unica cosa che voleva fare: schiaffeggiarla e gridarle che non poteva fare quei capricci stupidi alla sua età. Si era sbagliato su di lei, davvero troppo e si sentì un idiota per quel momento di tenerezza che le aveva regalato.
Così, spegnendo la sigaretta disse “ Cinque minuti e me ne vado. Non sto scherzando, letteralmente. E Jennifer ha detto che se me ne vado il tuo libro va a puttane e dovrai vedertela con 'lui' da sola.”
Mina si congelò a quelle parole, erano la sua sequenza di stop. S'infuriò perché la sua manager aveva confidato a quello sconosciuto un suo segreto tanto intimo, così senza parlare indossò la gonna corta e la maglietta che gli aveva scelto Juan e si preparò a fare quello che lui voleva.
Il fotografo, invece, sorrise; si era finalmente sentito potente, esattamente come lei qualche attimo prima. Aveva sbilanciato gli equilibri del potere e le aveva dimostrato che comandava lui, quindi non poteva fare quelle scene, eppure una parte di lui non si sentiva soddisfatta, perché lei ci era rimasta male ed era evidente. Una volta vestita, prese la sua borsa e il suo passaporto e disse solo “Andiamo”.
Mina rimase stravolta, ma lui senza smuoversi aggiunse “partiamo per la California, faremo lì tutto il servizio fotografico.”
Solo allora la regina capì il perché di quella scelta d’abiti così strana e  esplose letteralmente di rabbia. Pensava di doversi allontanare per un giorno o due, per questo aveva accettato passivamente, ma così era un disastro. Non poteva partire per tre mesi senza il suo entourage e le sue cose, e poi non aveva avvertito nessuno, neanche Marcy la parrucchiera, e lei non si faceva toccare da nessun altro.
Mentre vomitava queste parole addosso a Juan, lui continuava ad innervosirsi sempre di più. Iniziava quasi a detestarla, era incredibile quanto fosse sciocca e superficiale, altro che dolce e fragile. Come aveva potuto pensare cose positive di una così? Questo pensiero, l’idea di averla idealizzata, lo mandò in bestia. Così l’uomo di ghiaccio fece un errore, piuttosto grosso: era in piedi dietro di lei, e di scatto l’afferrò e le mise una mano sulla bocca. Mina non fece nulla, rimase completamente paralizzata e lui con freddezza le sibilò letteralmente all’orecchio “basta. Veramente basta. Risolveremo i problemi man mano che si presenteranno, ma ora io vado via, con o senza di te. Per me è uguale, sei tu quella che ha da perdere.”
Mina rimase attonita, ma anche mortalmente eccitata. Una parte di lei moriva dal desiderio. Detestava quell'uomo che era riuscito con uno sguardo ad insinuarsi tra i suoi sogni e tra i suoi desideri; detestava quei suoi modi rudi e maleducati, detestava il fatto che gli era indifferente e odiava il modo in cui la guardava; ma ciò che più detestava era il fatto che Juan aveva fatto colpo su di lei, senza neanche minimamente provarci. Lo disprezzava, eppure cercava disperatamente le sue attenzioni e i suoi sguardi, e quando se li sentiva addosso si sentiva sempre come fulminata da una scarica elettrica. La liberò e le fece solo un cenno con la testa che stava per “allora?” e Mina offesa e muta si decise a seguirlo, pensando soltanto che avrebbe trovato il modo di fargliela pagare prima o poi. E poi fuori casa di Mìmi si consumò un’altra scena madre: non voleva salire in taxi, così l’aveva guardato malissimo, ma lui l'aveva presa per un braccio e caricata come un pacco, senza un minimo di gentilezza o rispetto. Semplicemente l'aveva gettata sul sedile posteriore senza neanche scusarsi per averle fatto male al braccio.
Juan dal canto suo era estremamente perplesso: non aveva mai in vita sua fatto una cosa del genere ad una donna, mai, neanche quando era uno degli uomini di Calavera. Lui era quello che difendeva le prostitute dai suoi compagni sadici, quello che si rifiutava di fare del male alle mogli degli stronzi che rapivano, non certo quel mostro che aveva mostrato a Mina. Certo erano di fretta e rischiavano di perdere il volo, ma poteva anche provare a parlarle, a spiegarsi. Eppure c’era qualcosa di estremamente pericoloso in quella donna, che lo spingeva ad alzare i suoi muri come non aveva mai fatto. Quella brunetta scatenava i suoi istinti peggiori, ma anche i migliori. Non aveva mai voluto tanto il bacio di una donna, ma allo stesso tempo non aveva mai voluto prendere a schiaffi qualcuno così tanto. Non sapeva dire se fosse positivo o negativo, ma lei era la prima che riusciva a smuovergli qualcosa dentro e ad ispirargli tutti i possibili sentimenti, spesso tutti insieme. Così iniziò a sentirsi estremamente a disagio per averla trattata così male. Sapeva di aver sbagliato, eppure non sapeva come fare a rimediare, così sussurrò piano“Ti ho fatto male?” e lei senza guardarlo fece cenno di sì con la testa.
Si sentì un verme, e voleva quasi prendersi a pugni, ma disse solo “Scusa, davvero. E’ che siamo molto in ritardo per il volo e non c’erano altri biglietti per oggi, quindi perdere questo volo significherebbe perdere un altro giorno di lavoro. Stiamo andando a casa mia, a Chino, vicino Los Angeles. E' l'unico posto in cui posso farti le foto per strada o in posti frequentati dalla gente comune, avevo proposto il tuo quartiere, ma il tuo capo ha detto di no perché  a quanto pare sei cresciuta nel peggior quartiere di New York. Dovrai arrangiarti per un po', perché casa mia non è una villa al tuo livello, ma starai a casa dei miei e ti tratteranno degnamente.”
Mina non disse nulla, neanche lo guardò. Continuò a fissare fuori dal finestrino, toccandosi il braccio nell’area in cui Juan l’aveva afferrata e lasciando lui a macerare nel senso di colpa. Immaginò che le facesse molto male, ed era esattamente quello che Mina voleva che lui pensasse.
Arrivarono in aeroporto immersi nel silenzio, Mina non lo guardò mai, e finse di non accorgersi dei suoi sguardi mortificati, perché pensò fosse  il caso di fargliela pagare. In aereo finse di riposare, mentre lui continuò a disegnare e a fissarla incessantemente. Ora non era più odiosa, ma una bambina ferita e questo lo stava francamente ammazzando. Mina aveva ottenuto i suoi occhi addosso per tutto il tempo e dovette nascondere un sorriso compiaciuto. Entrambi, però, continuarono a chiedersi per tutto il tempo se il loro fosse odio, repulsione o una folle e scatenata attrazione.
Nota:
Ciao a tutti, insomma vi piacciono questi modi da terrorista di Juan? E questo atteggiamento da bambina di Mina? Che ne pensate? Fatemi sapere, io vi aspetto e come sempre vi ringrazio per aver letto.
   
 
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