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Autore: Lady of Light    07/04/2020    3 recensioni
Scosse la testa, come se volesse riprendersi.
Chiuse gli occhi e appena li riaprì, vide il viso di Nairobi.
Sorrideva, i suoi occhi marroni brillavano e alle orecchie dell’uomo giunse la sua melodia preferita: la risata della donna che amava.
Aveva lo stelo di una margherita tra i denti, i capelli raccolti in una treccia nella parte laterale della testa e il suo corpo era coperto da un abito rosso. Rosso come la divisa della banda, rosso come il sangue che sporcava la sua pelle quando esalò l’ultimo respiro.
[Bogotà x Nairobi] SPOILER 4 PARTE!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nairobi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rinasco nei tuoi occhi
 
“E fu così che io e i ragazzi riuscimmo a scappare dalla Banca di Spagna con tutto il loro oro” Bogotà strinse tra le labbra l’ultimo sigaro toscano che gli rimaneva. Aspirò e si lasciò cullare da quel sapore forte. Ogni volta che lo inalava non poteva non pensare al matrimonio di uno dei suoi amici più cari: Andrés. Lasciò che il fumo abbandonasse la sua bocca, mentre guardava un punto indefinito. In quel momento si sentì come in apnea, solo la voce di suo figlio lo fece trasalire. “Papà, sei stato tu a prendere l’oro? Sei stato importantissimo!”
Quel bambino era così emozionato nel rivedere il suo genitore dopo così tanti anni. Bogotà non poteva dire lo stesso. Si limitò a sorridere debolmente, poi si passò la grande mano sul viso, e successivamente la guardò.
Scosse la testa, come se volesse riprendersi.
Chiuse gli occhi e appena li riaprì, vide il viso di Nairobi.
Sorrideva, i suoi occhi marroni brillavano e alle orecchie dell’uomo giunse la sua melodia preferita: la risata della donna che amava.
Aveva lo stelo di una margherita tra i denti, i capelli raccolti in una treccia nella parte laterale della testa e il suo corpo era coperto da un abito rosso. Rosso come la divisa della banda, rosso come il sangue che sporcava la sua pelle quando esalò l’ultimo respiro.
“Papà! Papà! Raccontami ancora un’altra storia!”
Bogotà fu riportato alla realtà da uno dei suoi sette figli, batté le palpebre diverse volte, quasi incredulo. Provò a parlare, ma la voce venne meno. Il suo respiro irregolare e il battito del cuore accelerato si calmarono solo quando l’uomo assaporò ancora una volta quell’ottimo sigaro.
Provò ancora, e disse: “Niño, torna a casa. Ci vedremo presto, te lo prometto”
Forzò un sorriso, mise una mano in tasca e porse al figlio un sacchetto di pelle rossa. “Consegnalo a tua madre da parte mia”. Lo abbracciò forte, lo baciò in fronte e poi si diresse verso il tramonto.

Il vento gli scompigliava lievemente la capigliatura, e accarezzava dolcemente la barba.
Gettò il sigaro ormai consumato sul prato, il quale si depositò nei pressi di una margherita.
Il prato ne era ricco, e quando Bogotà si distese, si inebriò di quel profumo che le ricordava tanto la donna che amava.
Chiuse gli occhi, cercandola nella sua memoria.
All’improvviso si trovò nella biblioteca della Banca di Spagna, al centro vi era la sua Nairobi distesa su un lettino di fortuna. Era stordita dall’anestesia, ma era sempre bellissima. L’uomo si avvicinò senza smettere di tenere i suoi occhi fissi su di lei. Le sfiorò la mano, come se avesse paura di danneggiarla, di rovinarla. Provò quasi un brivido quando approfondì il contatto con la sua pelle ambrata. La giovane donna aprì gli occhi, e non appena lo riconobbe sorrise. “Sei un bravo infermiere” lo prese in giro. Bogotà cercò una garza, la imbevve di disinfettante e poi si avvicinò al petto di Nairobi. Quando cominciò a pulirle la ferita, si perse nei suoi occhi nocciola. Il suo sguardo però gridava qualcosa. La criminale non tardò a parlare, anche se lo fece con fatica. “Ricordi quando ti ho detto che non ti avrei toccato nemmeno con un palo?” Bogotà era molto concentrato per poter fare il suo lavoro al meglio, rispose quindi con un mugugno. “Ci sto ripensando” concluse la mora.
L’uomo si fermò di colpo, riuscì solo a guardarla negli occhi emozionato. Con la mano libera le accarezzò il viso, posò un dito sulle sue labbra. Voleva baciarla.
Sentì poi la mano della donna sulla sua guancia.
Continuarono a guardarsi con tenerezza, amore, ma anche con passione e desiderio.


I ricordi di Bogotà si fermarono all’istante, serrò gli occhi con forza come se volesse ritornare a viverli. Strinse con la mano una margherita che aveva accanto a sé, poi passò il pollice tra i petali.
Decise di controllare il suo respiro, ma quando gli sembrava di essersi calmato, si ritrovò dentro l’ascensore che portava al caveau della Banca di Spagna.
Nairobi era accanto a lui, la sua voce risuonava tra le quattro mura di quel luogo che era così stretto, ma che a lui non dispiaceva per niente. “Devo tornare a dirti che non ti toccherei nemmeno con un palo? Perché almeno quando te lo dicevo…” la donna prese una pausa. Bogotà non riusciva a capire dove volesse andare a parare, non disse nulla e la lasciò finire. “almeno ci provavi. Ora sembra che io abbia il tifo” L’uomo sollevò un sopracciglio, mosse gli angoli della bocca cercando una risposta. “Non mi vorrei approfittare, stai male”. La mora però non si accontentò e decise di mettersi d’impegno per provocarlo. “Ah, beh. Allora niente, ne riparliamo di quando starò meglio, quando potremo uscire di qui. Oh, poi cerchiamo anche mio padre, gli chiederai la mia mano” il tono di voce di Nairobi, le sue sopracciglia inarcate e gli angoli della bocca sollevati in un sorriso malizioso fecero intendere a Bogotà cosa volesse davvero quella donna da lui in quel momento.
Non perse tempo, si avvicinò a lei lentamente mentre posò le sue labbra su quelle sottili della compagna. Era un bacio veloce, dolce e quasi pudico. Nairobi, infatti, non tardò nel correggerlo. “Ma questo che bacio è?” Si alzò e con l’aiuto dell’uomo si ritrovò tra le sue braccia.
I loro visi erano incredibilmente vicini e Bogotà poté osservare al meglio i piccoli dettagli che fino a quel momento poteva solo immaginare. Avevano il respiro irregolare. Nairobi si avvicinò pericolosamente alle labbra di Bogotà, il quale prese coraggio e azzerò tutte le distanze che vi erano tra loro, baciandola. Questo bacio era molto diverso da quello di prima, era colmo di passione. Le passo le mani tra i capelli per poi passare sulla schiena. La donna gemette e gli portò la mano sulle natiche. L’uomo non poté che ridacchiare, tornando a dare piacere all’amata.
Bogotà riaprì gli occhi particolarmente umidi. Passò le dita sulle guance, stava piangendo ancora una volta. Da quando Nairobi perse la vita alla rapina alla Banca di Spagna, anche lui perse una parte di vita. Il suo sonno era continuamente tormentato dalla stessa scena: Gandìa, capo della sicurezza della Banca. L’uomo più spietato che avesse mai conosciuto, dopo aver torturato la donna che amava, l’aveva anche uccisa davanti a lui. Un colpo di pistola secco che aveva centrato il suo obiettivo: la testa di Nairobi.
Rimembrando quelle immagini Bogotà pianse più intensamente, non emettendo un fiato. Pensava a tutti i progetti che avevano insieme, a come l’avrebbe amata. Ma gli avevano tolto questa possibilità.
Era abituato ai sacrifici che la vita criminale gli imponeva, ma non riusciva ad accettare questa conseguenza. Aveva rinunciato ai suoi figli, ad una vita onesta eppure la cosa più difficile alla quale si era dovuto abituare era proprio questa vita con tante restrizioni, ma senza Nairobi, la sua amata Agata.
Si alzò in piedi per scacciare quei ricordi che lo inseguivano da quando li aveva vissuti.

Camminò per molto, ormai il sole era svanito e si avvicinò alla sua abitazione isolata.
Appena entrò nell’edificio inospitale, trascurato e sporco accese un sigaro e fumò in silenzio.
Si coricò e sperò di riuscire a dormire serenamente. Quella notte, invece di sognare sparatorie, esplosioni, urla e morte, sognò Agata che ballava il flamenco. La donna o guardò e lo invitò a ballare. Bogotà si avvicinò, non credendo a quello che stava vivendo, le prese i fianchi e la baciò ancora. La sollevò da terra e la strinse a sé. Questa volta non si curò di essere delicato per non farle del male, non voleva lasciarla più andare. La mora gli passò la piccola mano sulla sua corta capigliatura. “Amore mio, mi manchi così tanto” annaspò lui tra un bacio e le lacrime. Agata sorrise, accarezzò il volto del compagno per guardalo negli occhi. “Non ti ho mai lasciato, amore” poi indicò il petto dell’uomo. “Io sono sempre qui. Io respiro tramite il tuo naso, sento attraverso le tue orecchie e rinasco nei tuoi occhi”
Bogotà tornò a respirare regolarmente, sorrise alla sua donna e riprese a baciarla. Agata però si separò presto da lui, cominciò ad allontanarsi. La sua immagine si fece sempre più eterea fino a quando intorno al criminale comparse una luce bianca accecante.
Bogotà si risvegliò di soprassalto, il respiro affaticato e coperto di sudore. Si passò una mano tra i capelli e poi sul petto, nel punto dove Agata l’aveva toccato durante la notte.
Quella carezza, però, fu ostacolata da un fiore. Bogotà guardo meglio, era una margherita. L’uomo sorrise, anche se più lacrime avevano rigato il suo viso. Agata alias Nairobi non avrebbe mai lasciato il suo scontroso Bogotà solo.      
   
 
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