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Autore: MissObrechlin    07/04/2020    2 recensioni
Dove Stiles viene derubato durante il suo viaggio estivo in Fracia, e Derek è il gendarme che accoglie la sua denuncia.
traduzione di fairydustedtheory
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Non so parlare francese!

 

"Putain mais c'est quoi ce gosse?" Mormorò l'ufficiale di mezza età sottovoce, mentre premeva il pulsante per aprire il cancello e far entrare un ragazzino stanco nell'edificio. "Hale!" Chiamò nel corridoio.

 

Stiles corse rapidamente alla reception e tamburellò con le dita sul bancone mentre l'ufficiale, invece di salutarlo, chiamò di nuovo "Hale! Viens t'occuper de ca. T'es le seul qui parle anglais et je suis vraiment pas d'humeur. "

 

"Oui, lieutenant" disse un uomo più giovane, mentre andava alla reception. "Bonsoir," disse a Stiles.

 

"Bonsoir," Stiles provò, con il suo migliore accento.

 

"Seguimi," disse Hale, aprendo la porticina del bancone per far entrare Stiles nel corridoio e condurlo in una stanza. Stiles si tranquillizzò un po’ perché sembrava che l’uomo parlasse inglese e con un accento che avrebbe scommesso essere addirittura americano. Ma era difficile dirlo da solo due parole.

 

Hale si sedette ad una scrivania con un computer e fece segno a Stiles di sedersi sulla sedia di fronte a lui.

 

"Ok, sono Derek Hale e sono stato assegnato al tuo caso, ti ascolto." Disse Derek, in tono molto professionale. Sì, Stiles confermava, americano. "Puoi iniziare dicendomi il tuo nome?"

 

"Stiles Stilinski."

 

"Mi servirebbe un vero nome." Derek socchiuse gli occhi.

 

"Degli idioti mi hanno solo rubato il cellulare!" Sbottò Stiles, lasciandosi andare alla fantastica sensazione di essere finalmente in presenza di qualcuno con cui potesse parlare e farsi capire. "Dio, cosa dovrebbe fare un ragazzo in questo paese? Non parlo francese! Ho avuto la brillante idea di mettere zaino in spalla e andare in giro per l'Europa quest’estate perché mentre lo pianificavo sembrava fantastico, cazzo. Ma ora sono qui, in questo dannato paese e nessuno parla inglese? "

 

"Già, questa città non è abbastanza grande per quello. C’è solo qualche donna britannica che si è innamorata del paese e ha comprato una casa estiva... sono tutte in pensione, quindi non sono sorpreso non le abbia incontrate." Hale lo informò e sì, Stiles non era propenso a provarci con una nonna durante le vacanze estive.

 

"Ancora peggio di quello, alcune persone non vogliono nemmeno provare a capirmi? Cioè, sul serio, mi sono perso, il mio telefono è morto e devo caricarlo per trovare il mio hotel su maps, ok? Entro in questo negozio, un panificio, che è ancora aperto, perché tutto chiuse così presto qui? E provo a spiegare al proprietario che devo solo caricare il telefono, capisci? Gli faccio vedere il mio telefono morto e il mio carica-batterie e gli chiedo se posso prendere in prestito la presa per qualche minuto. Mi fissa come se fossi un alieno appena sceso da un'astronave. Mah, magari ci somiglio. " Alzò le braccia mentre sospirava drammaticamente.

 

Derek si sforzò di restare serio, tirò le labbra per trattenere un sorriso. Il giovane balbettava velocemente e rendeva ogni frase una domanda e Derek era tanto irritato quanto divertito.

 

"Ci sto provando, cazzo, sto proprio mimando l’atto di inserire il carica-batterie in una fottuta presa al muro." Stiles continuò e in realtà lo fece anche. "Ancora niente! Avevano la presa proprio dietro il bancone, quindi ho l’ho indicata come a dire ‘quello, ho bisogno di quello per favore? Il ragazzo mi fissa con lo sguardo vuoto?" Stiles a questo punto continuava a fare gesti frenetici e confusionali, tutta l’ansia e lo stress fuoriuscivano da lui attraverso le sue dita proiettanti. "Ero tipo, ‘ho bisogno di elettricità? Electricidad? Electricité?’ Cazzo, sono abbastanza sicuro che électricité la parola giusta ma quello non si muove e non fa niente."

 

"Electricité è corretta, sì." Derek disse, ma Stiles non stava ascoltando.

 

"Qualcuno è disposto ad aiutare un ragazzo in questo paese? Che schifo. E sto per arrendermi, già, pianifico di lasciarmi andare all’atmosfera serale e girare per strada. Ma poi vedo una cazzo di presa nascosta sotto un tavolo e sinceramente potevo quasi sentire gli angeli cantare perché porca halleluja! " Stiles chiuse gli occhi, le sue mani lodavano il Signore. "Certo, avrei dovuto ordinare qualcosa e non avevo davvero voglia perché quel ragazzo era stato così antipatico, ma avevo bisogno della sua presa, quindi ho lasciato stare e mi sono seduto. Collego il telefono e in due secondi si riaccende e finalmente sbloccarlo, sono così vicino a maps che riesco quasi a sentire le lenzuola pulite del letto della mia camera d'albergo. Sinceramente, è stata la prima volta che ho fittato una camera in un piccolo hotel carino perché non ce la facevo più con gli auberges de jeunesse. Avevo bisogno di dormire almeno una notte come si deve! Questo viaggio non è eccezionale come avevo immaginato ma beh, immagino sia il prezzo da pagare per ... scoprire nuovi luoghi e viaggiare, vale comunque qualcosa, giusto? Sono lì e il ragazzo esce dal retro e sono solo nella panetteria, quando entrano due ragazzini. "

 

Derek si rivolse al computer per digitare qualcosa.

 

"Un ragazzo e una ragazza." Precisò Stiles, magari quel dettaglio era rilevante per il caso. "Sembravano così innocui, ma poi si avvicinano e mi parlano? In francese? E sì vabbè! Non capisco il francese!!! Poi, mentre la ragazza mi parla e cerca di attirare la mia attenzione, vedo il ragazzo allungarsi verso il mio zaino, che sì, errore da principiante da parte mia, è spalancato sulla sedia accanto a me. Me ne accorgo e riprendo il mio portafoglio e gli dico ‘Non ti permettere!’ con lo sguardo più aggressivo che potessi fare. La ragazza sta ancora parlando tutta agitata e cazzo, ho urlato di andarsene a fanculo e speravo che il proprietario del forno tornasse perché almeno lui avrebbe saputo come mandare via quei ragazzini, no? Non arriva, il coglione. Continua a farsi i cazzi suoi nel retro del negozio. " Stiles sospirò forte. "I ragazzini finalmente se ne vanno e penso di essere al sicuro, ma quando cerco il telefono... sparito. Il cazzo di caricatore è collegato, oh sì, ho l'electricitè e tutto ciò che mi serviva ma niente più cazzo di telefono. Quindi, ovviamente, appena me ne rendo conto, provo a correre fuori dal negozio per seguirli. Non sono stupidi, non sono nei paragi, quindi non riesco a vederli e non c'è nessun posto in cui possa provare a cercarli. Torno dentro per chiamare il ragazzo e beh, immagino che sia abbastanza educato da tornare nella stanza. Faccio del mio meglio per spiegargli cosa è appena successo e immagino che "telefon volé" suoni abbastanza verosimile perché mi dice di andare alla gendarmeria e più o meno mi dà delle indicazioni per arrivare qui. L’unico aspetto positivo in tutta la storia ad essere sincero è che la gendarmeria è a due isolati da quel panificio, quindi sono riuscito a non perdermi di nuovo mentre venivo qui. Questo è quanto. Quindi, ora, se potessi semplicemente rintracciare il mio telefono, magari? Accedi al mio account e troverai il cellulare e anche il ladro, lo recuperiamo e tornerò alla mia orribile giornata. "

 

"Non succederà." Derek disse atono, digitando ancora sulla tastiera, gli occhi concentrati sullo schermo del computer.

 

"Scusa, cosa-?"

 

"Non sprecheremo risorse per rintracciare un telefono rubato. Questa non è una grande città, ma non è nemmeno un piccolo villaggio in campagna dove non accade nulla. Abbiamo problemi più urgenti e senza offesa, ma vorrei essere onesto e dirti che nessuno ti darà retta. L’unica cosa che posso fare è farti firmare questa dichiarazione per oggetto smarrito / rubato e puoi consegnarlo alla tua assicurazione e vedere se ne pagheranno uno nuovo. " Spiegò Derek, recuperando il foglio appena stampato e facendolo scorrere sul tavolo di fronte a Stiles.

 

"Cosa? Ma il telefono è proprio lì!"

 

"Mi dispiace." Derek non sembrava affatto dispiaciuto.

 

"Che cazzata!" Disse Stiles, alzando gli occhi al cielo e lanciandosi scappare un gemito, prima di raggiungere il foglio e firmare il punto in cui Derek stava indicando con l’indice.

 

Derek prese di nuovo il foglio e ne fece una copia, poi lo consegnò a Stiles, prima di recarsi vicino alla porta, chiaramente per far capire a Stiles che se ne doveva andare.

 

"Fantastico." Mormorò Stiles, gli occhi fissi sul pavimento. Il foglio non aveva nemmeno con il suo vero nome, ma Stiles pensò che non avesse importanza se nessuno avesse intenzione di fare qualcosa per il suo telefono e non aveva nemmeno un'assicurazione, quindi il foglio era solo un pezzo di carta da gettare nella pattumiera. Aveva solo perso tempo.

 

Lasciò la gendarmeria senza un'altra parola. Era veramente afflitto. Il sole stava tramontando e non c’era nulla che potesse fare. Non ricordava nemmeno il nome dell'hotel in cui soggiornava. Era tutto sul suo telefono. Quando era diventato così dipendente da quel coso? Fanculo.

 

Si fece un giro e pochi isolati più in là vide un McDonald's. Almeno quello gli era familiare. Il cartello sulla porta di vetro sembra indicare che era aperto fino alle 23:00, il che gli concesse un paio di ore e almeno aveva ancora il portafoglio. Aveva bisogno di qualcosa da mettere sotto i denti.

 

Circa un'ora, un cheeseburger e due porzioni di patatine dopo, la testa di Stiles scattò diritta quando sentì la porta accanto al suo tavolo aprirsi e la cassiera chiamare qualcuno.

 

"Derek! Ca y est, tu as fini ta journée ?" Chiese la donna, come se fosse qualcosa che faceva ogni giorno.

 

"Oui, ca y est je suis de repos, Je travaille pas cette nuit." Disse Derek, ma si fermò quando i suoi occhi si posarono su Stiles. Si voltò e andò su uno dei touchscreen per ordinare.

 

Stiles lo spiò un po’ e, naturalmente, l’uomo ordinò un'insalata Caesar di pollo, se lo sarebbe aspettato. Nessuno può essere muscoloso come quel gendarme e mangiare cibo spazzatura regolarmente. Stiles lasciò ricadere la testa sulle mani appoggiandosi sul tavolo e gemette.

 

La testa di Stiles si rialzò di nuovo quando qualcuno scivolò di fronte a lui nella sua cabina.

 

"Che cazz-?" Stiles sussultò e Derek si accigliò.

 

"Me ne sto già pentendo." Derek disse, il suo viso si increspò in evidente imbarazzo per la situazione. "Ma... sei riuscito a trovare il tuo hotel?"

 

"No" Stiles socchiuse gli occhi, un sorriso forzato sulle labbra che era pieno di frustrazione.

 

"Potrei, forse, darti un passaggio?" Derek Offrì.

 

E va bene, era stato bello, ma Stiles aveva avuto una giornataccia e voleva davvero dormire. "Non preoccuparti, non so dove sia e non so nemmeno il nome, o sarei riuscito a chiedere a qualcuno le indicazioni ormai."

 

"Potrei darti un passaggio in qualche hotel e vedere se hanno una stanza?"

 

"Ascolti, agente," Stiles scosse la testa. "sta cercando di essere gentile. E lo apprezzo - non sembra, lo so, perché mi sono rotto il cazzo oggi e probabilmente anche domani - ma non c'è niente che possa permettermi. Ho un budget molto basso questo viaggio, e avevo i soldi necessari giuro per questa notte in albergo e ora i soldi sono andati e se voglio poter mangiare per la settimana prossima non posso pagare per un altro hotel." Stiles finì di massaggiarsi distrattamente la nuca.

 

Derek sospirò forte. "D’accordo."

 

"Grazie comunque." Stiles disse, come un addio. Derek non si mosse però.

 

Allora l'impiegata del McDonald gli portò la sua insalata. Derek le fece un piccolo cenno di ringraziamento.

 

"Tutto a posto." Derek ripeté una volta che se ne fu andata. "Va bene ... Ho lavorato senza sosta per troppo tempo o mi sarei offerto di accompagnarti in città a controllare tutti gli hotel, ma, uh ..."

 

"Va bene, non preoccuparti." Stiles tagliando corto.

 

Derek sembrava avere una crisi interna. Le sue sopracciglia erano assorte in una profonda conversazione con la sua fronte. "Ho un divano niente male." Concluse.

 

"Cosa?" Chiese Stiles, mentre Derek si alzava con un sorriso.

 

"Dai," Derek afferrò la scatola di plastica della sua insalata e fece segno a Stiles di seguirlo.

 

"Che cosa!" Esclamò Stiles quando saltò fuori dalla cabina, i suoi piedi si aggrovigliarono con il tavolo e quasi cadde faccia a terra sul pavimento piastrellato del McDonald.

 

"Dai." Derek si accigliò. "Mi sto già pentendo." Aggiunse, sfregandosi la mano libera sul viso.

 

"Tu pars déjà, Derek?" La cassiera del McDonald lo chiamò.

 

"Oui, bonne soirée." Rispose Derek, guardandola di sfuggita, mentre Stiles recuperava l'equilibrio in modo da raggiungerlo.

 

"Ha chiaramente una cotta per te." Stiles disse, in tono sommesso.

 

"Buon per lei. Ma io sono gay." Derek non sembrò meravigliato dall'affermazione.

 

"Oh, woah" Stiles spalancò gli occhi. Derek iniziò a camminare verso la porta e Stiles si girò, agitando le braccia prima di seguirlo. "Potresti porre fine alle sue sofferenze... Non è carino lasciare che ti ronzi intorno."

 

"Non ci ha provato esplicitamente, quindi non vedo perché dovrei aprirmi con un completo sconosciuto."

 

"Uh, amico. Senza offesa, ma" Stiles fece un gesto verso se stesso. "Sconosciuto, ciao!"

 

Derek alzò gli occhi al cielo prima di estrarre le chiavi della macchina e aprire una Toyota. Le luci lampeggiarono accecanti nell’oscurità della sera. "Vuoi il mio divano o no?"

 

"Sì! Sì, lo voglio eccome il divano." Stiles scattò, aprendo la portiera della macchina e facendo cadere sgraziato il proprio corpo sul sedile del passeggero.

 

 

Derek si sedette al volante e si prese un secondo per guardare Stiles.

 

Stiles si schiarì la gola, le mani che correvano su e giù per le cosce nervosamente. "Non stai per uccidermi, vero?"

 

Derek si limitò a scrollare le spalle innocentemente.

 

"Oh mio Dio, sei una persona orribile!" Stiles finse di essere oltraggiato ma il suo sorriso lo tradiva. "Avrei dovuto indovinarlo dall'insalata! Non fidarti mai di qualcuno che ordina un'insalata da McDonald's!"

 

"Se vuoi dormire su una panchina del parco stasera, sei il benvenuto, ma non sai cosa può succedere a un ragazzo carino la notte." Derek si appoggiò allo schienale del sedile, con l’espressione piatta.

 

Stiles si strinse in sé stesso. "Aspetta. Pensi che io sia carino?"

 

Le sopracciglia di Derek si sollevarono ma lui non rispose. Distolse lo sguardo da Stiles, girò la chiave dell’auto e portò la macchina sulla strada.

 

"Non vivo lontano."

 

"Ufficiale Derek Hale... Mi sta nascondendo qualcosa?" Stiles lo prese in giro. "Perché se questo è l'inizio di un porno mi piacerebbe essere informato immediatamente dei miei diritti".

 

Derek soffocò letteralmente e iniziò a tossire. Stiles scoppiò a ridere.

 

"Amico..." Stiles disse ancora ridendo. "Hai reso la mia giornata molto migliore."

 

 Derek parcheggiò la macchina di fronte a un edificio a tre piani. Stiles guardò fuori e fissò per un secondo il negozio di fiori di fronte a lui.

 

"Prima di dire qualsiasi cosa, non ti sto comprando dei fiori. Vivo qui. Secondo piano." Disse Derek, prima di scendere dall'auto e condurre Stiles nell'edificio.

 

Stiles rimase stranamente silenzioso su per le scale.

 

"Amico... non credo di avertelo già detto, ma grazie per tutto questo." Disse piano.

 

"Allora come ti chiami?" Chiese Derek quando chiuse la porta del suo appartamento.

 

"Uh, sono Stiles. Come ti ho detto già alla stazione." Disse Stiles accigliato.

 

"Non può essere il tuo vero nome. Come posso cercarti nella lista dell'Interpol?" Derek incrociò le braccia al petto, ma non sembrava per niente accusatorio.

 

"Hai ragione, non lo è. Dovrai controllare la mia carta d'identità perché non dirò mai quel nome ad alta voce." Stiles sorrise. "Perché mi stai aiutando?"

 

"Non ne ho idea." Ammise Derek. "Mi sembrava la cosa giusta da fare."

 

Stiles si leccò le labbra e vide gli occhi di Derek che seguivano quel movimento. "Forse dovresti baciarmi." Sospirò. "Perché sei follemente attraente."

 

"Non è una buona idea." Derek scosse la testa e andò a sedersi al tavolino della cucina del suo appartamento. Aprì la scatola dell’insalata e concentrò tutta la sua attenzione sul versarvi uniformemente il condimento sopra.

 

"Perché sei qui, Derek… in Francia, intendo? Non parli francese." Disse Stiles, sedendosi dalla parte opposta da Derek, sull'unica altra sedia disponibile nell'appartamento.

 

"Mio padre era francese. Ho entrambe le nazionalità e la scelta è stata abbastanza facile, non potevo più dell'America." Disse Derek prima di infilzare con la forchetta un pezzo di pollo fritto.

 

"Oh, posso capirti ... Non sono sicuro di come io la sopporti." Stiles sbuffò. "Non mi sta andando alla grande da quando ho mollato tutto e ho preso solo il mio zaino e i miei pochi risparmi per andare in Europa il più a lungo possibile".

 

Derek mangiò la sua insalata in silenzio e annuì in accordo. Stiles attese e si adagiò di nuovo sulla sedia.

 

"Da cosa stavi scappando?" Chiese Stiles, le parole appena percepibile.

 

Derek emise un forte sospiro. "E’ una storia troppo lunga per stasera. Voglio solo dormire ed è abbastanza ovvio che anche tu lo voglia." Derek si alzò e fece segno a Stiles di seguirlo. "Vado a prenderti una coperta e un cuscino, poi mi faccio una doccia."

 

"Ehi, non è il caso di fidarti di un completo sconosciuto solo nel tuo appartamento." La testa di Stiles era inclinata, sorpresa e divertita.

 

"Non c'è assolutamente nulla da rubare qui. E se vuoi uccidermi, sono abbastanza sicuro di poterti anche portare bagnato e nudo sotto la doccia." Disse Derek in maniera concreta.

 

Stiles emise un suono incomprensibile e Derek ebbe l'audacia di sorridere malizioso, mentre si allungava per prendere una coperta e un cuscino puliti dalla parte superiore del suo armadio, lasciandoli cadere tra le braccia di Stiles.

 

"Stiles, puoi uscire dalla mia stanza adesso?"

 

"Uh ... sì, sì, vado." Stiles balbettò, camminando verso la porta e sbattendo contro il muro, imprecando sottovoce.

 

Mise rapidamente la coperta e il cuscino sul divano e andò a recuperare lo zaino dove l'aveva lasciato, all’entrata. Poi andò a lavarsi i denti nel lavandino della cucina, e si chiese se avrebbe dovuto dormire con i vestiti che indossava o fosse stato meglio cambiarsi.

Si passò nervosamente le dita tra i capelli. Quello non era un porno ma cazzo, avrebbe voluto che lo fosse. Quel Derek lo faceva rabbrividire, nel modo giusto.

 

L'appartamento era privo di oggetti personali, nessuna foto di amici o familiari. L'unica decorazione era un grande poster di una foresta sopra il divano, ricordava a Stiles casa.

 

L'acqua si spense e Stiles sentì Derek che si dirigeva verso il suo armadio e spostava le grucce. Fu sorpreso di sentire lo scatto della porta aprirsi un po’ dopo.

 

"Non stai dormendo." Derek mormorò, senza un motivo apparente.

 

"Sembra di no." Stiles disse, goffamente. Era dritto in piedi, ma non sapeva davvero come comportarsi. I suoi occhi furono distratti dai capelli di Derek, che continuavano a gocciolare lentamente sul lato del collo.

 

"Hai bisogno del bagno?" Derek offrì. "Puoi farti una doccia se vuoi, potrebbe aiutarti a rilassarti."

 

Stiles sospirò, sì, in quel momento una doccia sembrava l’ideale. Tirò fuori dal suo zaino un cambio pulito di vestiti. Era l’ultimo, avrebbe dovuto trovare una lavanderia automatica al mattino. Era quasi sicuro che quella cosa grigio-bianca che aveva visto accanto al negozio di giardinaggio fosse una qualche lavatrice. Doveva tornare lì e darci un'occhiata.

 

"Se metti i vestiti nella lavatrice ora, saranno pronti quando esci dalla doccia e potrebbero essere asciutti domattina." Derek lo informò, indicando la cucina, dove c’era una lavatrice tra il muro e il tavolo.

 

"Sono così facile da leggere?" Stiles sbuffò. Derek non rispose e rientrò nella sua stanza.

 

Stiles andò e fece ciò che gli era stato detto. Mise tutti i suoi vestiti nella lavatrice.

Quando varcò la soglia della camera da letto di Derek per raggiungere il bagno, l'uomo dormiva già nel suo letto. Stiles è stato invidioso per un secondo, non si è mai addormentato così facilmente.

 

L'unico prodotto disponibile nella doccia di Derek era una bottiglia rosa di gel doccia Petit Marseillais profumato alla pesca. Stiles scosse la testa con un sorriso beffardo sulle labbra, immaginando l'agente Derek Hale arrestare la gente mentre odorava di pesca.

 

 

 

* - * - *

 

 

All'alba, la debole luce del mattino cominciò a filtrare oltre i bordi delle tende e Derek si svegliò lentamente, qualcosa sembrò alquanto strano e non si rese conto di cosa fosse finché non vide la porta della sua camera da letto semi-aperta. Di notte non aveva mai lasciato aprire la porta della sua camera da letto aperta. Si ricordò di Stiles allora.

 

Il giovane era disteso su tutto il divano, una gamba appoggiata allo schienale, la testa appesa sul lato, la bocca aperta.

Il bucato era messo ad asciugare casualmente sul retro delle sedie e sulle manopole dei mobili della cucina.

 

Derek emise un forte respiro.

 

* - * - *

 

"Allora dove stai andando?" Derek iniziò quando erano seduti a tavola a fare colazione.

 

"Oh, ho pensato di andare a Nantes, non lo so, è un posto da vedere?" Stiles si strinse nelle spalle. "E poi magari in Belgio o in Lussemburgo? Non mi va di andare a Parigi. Parigi è dove vanno tutti e io non voglio. Volevo vedere l’altra parte della Francia, è così che mi sono perso qui. Non l'ho pianificato, sono solo saltato giù dal treno. Ed è sostanzialmente quello che ho intenzione di continuare a fare. "

 

"Quindi... non hai prenotato i biglietti del treno e l'hotel?" Chiese Derek, corrugando la fronte.

 

"No, e non ho nemmeno più il mio telefono, quindi mi butto e basta."

 

"O potresti semplicemente rest -"

 

Le sopracciglia di Stiles si sollevarono, incredule. "Cosa... Restare?"

 

Gli occhi di Derek erano spalancati come se fosse sorpreso di se stesso, anche solo per aver detto le parole che in realtà non aveva pronunciato ad alta voce, ma le aveva solo pensate. Wow.

 

"Pochi giorni." Derek alla fine disse. "Riposati e decidi cosa fare e magari trovi un nuovo telefono?"

 

"Pochi giorni ..." ripeté Stiles, la sua lingua uscì per leccarsi le labbra socchiuse. Derek non stava nemmeno più cercando di distogliere lo sguardo. "Immagino di poter... restare."

 

L'intero corpo di Derek si mosse da solo e le sue mani si posizionarono sul dorso del collo di Stiles, lo avvicinò e la sua bocca si posò sull’altra, aprendosi. Stiles quasi piagnucolò.

 

"Finalmente" Soffiò Stiles.

 

 

 

* - * - *

 

 

 

Rimase più di qualche giorno. In realtà fino alla fine del suo visto Schengen.

 

Stiles usò i suoi soldi destinati al viaggio per cucinare pasti migliori delle insalate del McDonald per Derek. I suoni che uscirono dalla bocca di Derek la prima volta che assaggiò la lasagna fatta in casa di Stiles furono così peccaminosi che Stiles quasi cadde dalla sedia.

 

Stiles imparò un po' di francese, chi l’avrebbe pensato. Era in grado di capire la maggior parte di ciò che veniva detto nello show televisivo che guardava la sera, quando Derek lavorava a turni notturni. Poteva persino andare al forno e comprare baguette e cornetti da solo senza usare una parola d’inglese.

 

Alla fine non vide gran parte dell'Europa. Derek insistette per portarlo in giro per le campagne e vedere cosa c’era da vedere quando non lavorava per non privare Stiles delle sue esperienze estive. Stiles riuscì ad avere molte esperienze estive anche senza lasciare l'appartamento di Derek, ma non poteva lamentarsi perché la pomiciata che avevano fatto contro un muro del castello di Carcassonne poteva essere la migliore esperienza che Stiles avesse vissuto in tutta la sua vita.

 

Avevano persino passato un fine settimana al mare. L'immagine del corpo dorato di Derek in una giornata d’estate sulla spiaggia avrebbe perseguitato i sogni di Stiles per tutti gli anni a venire. Non avrebbe dimenticato nemmeno la risata di Derek, quella quando aveva chiamato Stiles "une écrevisse" e aveva riso così tanto da avere le lacrime. Apparentemente la pelle di Stiles non era adatta al sole francese e fu ridicolmente rossa per un'intera settimana.

 

Derek nascondeva i suoi sorrisi beffardi ogni volta che guardava Stiles, ma non c'era nulla che potesse fare contro il luccichio dei suoi occhi.

 

"Fallo, dai", disse Stiles agitando ripetutamente entrambe le mani verso se stesso. "La tua faccia da poker fa schifo, amico. E’ chiaro che stai morendo dalla voglia di sfottermi."

 

Derek semplicemente lo baciò, Stiles era contento.

 

 

 

* - * - *

 

 

 

Poi, un giorno, arrivò il momento di pianificare il viaggio di ritorno. L'università di Stiles sarebbe iniziata nel giro di pochi giorni e la data di scadenza del visto si sarebbe presto avvicinata.

 

Il comportamento di Derek iniziò a cambiare, divenne un po' più distante. Si allontanava da Stiles mentre dormivano nel letto, per dormire da solo. Stiles lo lasciava fare. Avrebbe preferito di gran lunga passare ogni singolo secondo incollato a Derek, ma aveva bisogno di imparare di nuovo a dormire da solo. Il suo cuore non era d'accordo.

 

Derek lo accompagnò all'aeroporto in silenzio, a malapena guardandolo.

 

Chiuse gli occhi quando sentì la mano di Stiles premere sulla sua coscia, le dita che graffiavano i suoi jeans.

 

"Ti mancherò." Stiles disse, con un lieve sorriso.

 

"Sta' zitto." Derek contrattaccò, ma non c'era vigore nelle sue parole.

 

"Non vuoi che me ne vada." Stiles continuò. "Non hai mai voluto che me ne andassi. Dal giorno in cui ci siamo incontrati, non hai mai voluto che io andassi via."

 

"Stiles." La fronte di Derek si contrasse maggiormente, non voleva davvero avere questa conversazione.

 

"Ritornerò." Stiles promise, fissando il profilo del viso di Derek.

 

Alla fine aprì gli occhi e guardò di nuovo Stiles. "Non dirlo."

 

"Ma lo farò. Non so come o quando, ma lo farò. Se lo dico, accadrà. Di solito ottengo ciò che voglio, lo sai."

 

"Oh lo so." Derek disse con un sorriso affettuoso. "Ma la California ... è dall'altra parte del mondo, Stiles."

 

"No, non è vero ... La Nuova Zelanda lo è."

 

Derek sbuffò solamente.

 

"Ho trascorso un'estate meravigliosa." Ammise Stiles. Distolse lo sguardo, osservando le altre macchine che arrivavano nel parcheggio, per passare a prendere o lasciare qualcuno. Desiderava segretamente di restare lì, nel parcheggio, per molto tempo, o semplicemente si lasciare la macchina lì e portare Derek con sé sull'aereo. Era un pensiero stupido però. "Questo è un addio?"

 

"Credo di sì." Disse Derek a denti stretti.

 

 

Stiles annuì silenziosamente.

 

 

Scese dall'auto con lo zaino, la carta d'imbarco e il passaporto in mano. Aveva appena fatto un passo in direzione dell'edificio quando la porta di Derek si spalancò ed egli balzò fuori con un movimento netto.

 

Stiles inclinò la testa. "Non potevi nemmeno aspettare che fossi già nell'edificio per seguirmi?"

 

 

Derek sospirò forte e si fece rapidamente strada verso di lui, aggirando la macchina, e lo baciò, un bacio dolce e lento.

 

"Non deve essere la fine" mormorò Stiles contro le labbra di Derek.

 

Derek si tirò indietro abbastanza da guardare negli occhi ambra di Stiles la luce del sole che si rifletteva. "Non può essere la fine, Mieczyslaw."

 

Stiles lo schiaffeggiò sul braccio per aver usato il suo nome. Derek sorrise, orgoglioso di sé stesso.

 

 

 

* - * - *

 

L'anno scolastico era ormai iniziato e la prima cosa che Stiles fece fu correre all'ufficio di ammissione e chiedere informazioni sul programma di scambio con la Francia. Implorò, letteralmente implorò in ginocchio, il suo consigliere di scrivergli una lettera di raccomandazione.

 

Era troppo tardi, dissero, tutti i posti disponibili per i junior erano stati occupati e il suo consigliere non lo avrebbe raccomandato di andarsene durante il suo ultimo anno, quando avrebbe avuto la tesi su cui lavorare. L’anno dei senior non sarebbe stato comunque adatto a Stiles, perchè era troppo lungo.

 

Stiles trascorse più tempo a rintracciare i futuri studenti di scambio che a frequentare le lezioni quel semestre autunnale. Alla fine di ottobre, era finalmente riuscito a trovare una ragazza che non era così sicura di voler andare via in primavera.

Non si stava laureando in francese, quindi Stiles non si sentì troppo in colpa quando la convinse che sarebbe dovuta rimanere lì e cedergli il suo posto. Neanche lui si stava specializzando in francese, ma lei non poteva saperlo.

 

Il suo consulente disse di nuovo che era troppo tardi, che le domande erano state fatte mesi fa. Stiles lo implorò di nuovo, stava migliorando, supplicò anche l'ufficio di ammissione. Supplicò persino il Decano.

 

Alla fine, dopo un paio di settimane, qualcuno lo ascoltò e gli disse che avrebbero dato un'occhiata. Stiles non si stava specializzando nello stesso campo della ragazza che sarebbe dovuta andare, quindi non sarebbe stata la stessa identica università. Le scartoffie dovevano essere esaminate. Dovevano cambiare i registri, ma tutto era stato pagato in termini di tasse e alloggi. Sarebbe stato uno spreco di denaro non inviare uno studente. E, soprattutto, il college accogliendo uno studente di scambio dalla Francia con una borsa di studio e avrebbero dovuto spedire qualcuno per bilanciare lo scambio tra le facoltà.

 

Dio, era così vicino. Stiles poteva quasi assaggiare il disgustosamente burroso Paris Brest che aveva insistito per acquistare dal panificio di fronte all'appartamento di Derek. Derek lo aveva avvertito che il fornaio non era un grande pasticcere, ma Stiles ci credette solo quando passò il pomeriggio piegato a metà a causa dell'inimmaginabile mal di stomaco che gli causò.

 

 

 

* - * - *

 

 

 

"Ehi amore," disse dolcemente la voce al telefono. Stiles non riusciva a ricordare quando era diventato ‘amore’, ma non aveva intenzione di tornare ai tempi in cui non lo era.

 

"Ehi lupetto!" Stiles sorrise. Derek sarebbe sempre stato lupetto. "Woah, è tardi per te... Stavi facendo il turno di notte? Stai tornando a casa?» Stiles aveva appena finito la sua ultima lezione del giorno e stava girando per la sala cercando di decidere se voleva aspettare il suo amico Scott o tornare nel suo dormitorio.

 

"Sì. Sei ancora nel campus?"

 

"Sì..." Stiles sospirò forte. "Questo semestre sarà la mia morte. I miei professori stanno già parlando degli esami finali e sembra solo ieri che abbiamo ricevuto tutti gli incarichi…"

 

"Oh, quindi sei occupato?"

 

"Non in questo momento." Stiles rispose. Per te mai, voleva aggiungere. Era ancora così elettrizzato per Derek, sperava di sentirsi sempre in quel modo. Anche se era occupato, avrebbe stoppato qualsiasi cosa per parlargli un po'. Erano spesso occupati a causa della differenza di fuso orario.

 

"Potresti uscire nel parcheggio allora?"

 

"Nel... cosa?" Stiles si accigliò.

 

"Nel parcheggio." Ripeté Derek, la sua voce completamente neutra.

 

"Io-asp-Cosa?!" Esclamò Stiles, improvvisamente colpito da un pensiero. "Non prendermi in giro, Derek, giuro su Dio..." Derek non disse altro e l'agitazione di Stiles cresceva ogni secondo che passava. "Derek, non scherzare con me." Disse a bassa voce accentuando ogni parola, come avvertimento. Non sapeva cosa stava tramando, ma stava tramando qualcosa.

 

Derek non rispose di nuovo e Stiles dovette controllare lo schermo del suo telefono per assicurarsi che la chiamata non fosse stata disconnessa. Non lo era. Derek emise una piccola risata dall'altra parte della linea. E cazzo, Stiles stava correndo a quel punto.

 

"TOGLIETEVI!" Gridò agli studenti nel corridoio. "LEVATEVI DALLE PALLE !!"

 

 

 

Arrivò nel parcheggio ansimando e si guardò attorno freneticamente perché Derek doveva essere lì, doveva esserlo. Ma non lo era.

 

Stiles si portò il telefono all'orecchio. Oh, adesso si stava quasi arrabbiando. "Dove sei?"

 

"Sono qui." Disse Derek.

 

Stiles lo sentì dietro. Il suo cuore sussultò. Si voltò e fu accolto da un braccio di Derek che lo schiacciava in un abbraccio.

 

"Sei qui." Stiles disse, più per calmare il respiro che per affermare l'ovvio.

 

Derek lo accolse, Stiles tirò le gambe attorno alla vita di Derek. Stiles lo fissò per alcuni secondi, come se lo stesse avvolgendo tutto, e poi lo baciò.

 

"Finalmente" Derek mormorò contro le labbra di Stiles. Entrambi sorrisero.

 

 

 

Stiles si lasciò cadere a terra. "Cosa stai facendo qui?" Chiese, prima di scuotere la testa, cambiando idea. Non era il momento delle domande, era ancora il momento del bacio. Stiles aveva intenzione di fare proprio questo per molto tempo. 

 

Sentirono qualcuno fischiare da qualche parte. "Woooh, prenditelo, Stiles!"

 

 

Stiles ridacchiò e abbassò la testa nell'incavo del collo di Derek. "Quello è il mio amico Scott."

 

 

"Sembra un buon amico." Derek sorrise, i suoi occhi non lasciarono mai Stiles. Si leccò le labbra nel tentativo di assaggiarlo di nuovo.

 

 

"Come mai sei qui?" Stiles chiese di nuovo. In quei giorni hanno avuto difficoltà a trovare i momenti giusti per parlare. Si erano affidati agli SMS e ore di attesa perché l’altro rispondesse. Stiles sentiva sempre quella fretta quando si svegliava e vedeva sullo schermo alcuni messaggi di Derek. Ma non era il massimo. Quello era sicuramente migliore. Derek, lì, toccabile.

 

 

"Ho nuotato."

 

"Ah ah ah, ma ascoltati, che divertente." Stiles socchiuse gli occhi ma il suo sorriso lo tradì.

 

"Avevo l’opportunità di ottenere parecchi giorni di ferie. E mi sono reso conto che sono stato senza di te per quanti giorni sono stato con te...e questo è..." Derek si interruppe.

 

"Non è accettabile." Stiles annuì freneticamente mordendosi il labbro inferiore. Aveva contato anche i giorni.

 

 

 

* - * - *

 

 

 

Derek rimase fino a dopo il Ringraziamento.

 

Il padre di Stiles fu un po’ sorpreso dell'ospite a sorpresa. Pensava che il ragazzo francese di Stiles fosse immaginario e che le foto sul telefono di Stiles fossero foto trovate online. Tuttavia, si era chiesto perché Stiles avesse a malapena qualche foto da mostrare di tutti i suoi viaggi estivi. I ragazzi che viaggiano con lo zaino in giro per l'Europa dovrebbero fare delle foto, eppure suo figlio era tornato a casa con un nuovo telefono e una manciata di foto da mostrare.

 

 

"Questo è ciò che hai fatto quest'estate, figliolo?" Noah disse a Stiles con la sua migliore voce da sceriffo, poiché avevano appena varcato la soglia di casa Stilinski.

 

Derek mantenne la sua compostezza ma le sue orecchie erano di un rosso vivo. La voce autorevole di un superiore aveva funzionato bene su di lui.

 

Stiles batté le mani a suo padre. "Buona questa, papà! Anche tu mi sei mancato."

 

 

 

Derek divorò la cena del Ringraziamento come un lupo che muore di fame dopo l'inverno. Spiegò che negli ultimi due mesi aveva mangiato a malapena, solo della pasta economica per risparmiare abbastanza denaro per il suo volo. Noè poteva che apprezzare un uomo con le sue priorità fissate.

 

Stiles lo prese da parte dopo cena. Fece un sorrisetto mentre passava le mani sui fianchi di Derek.

 

"È così che queste piccole maniglie dell’amore sono arrivate lì." Stiles sussurrò a bassa voce, cercando di contenere il rossore che minacciava di coprirgli le guance. "Le sfrutterò al massimo."

 

Derek non poteva nemmeno sentirsi in imbarazzo, voleva così tanto Stiles.

 

 

 

* - * - *

 

 

 

Stiles ricevette l'e-mail sullo scambio di studenti il lunedì successivo a fine settimana del Ringraziamento. Ci era riuscito! Saltò e urlò così forte che gli studenti nella sala comune in cui era seduto erano tutti sorpresi e alcuni si afferrarono il petto in un finto attacco di cuore.

 

 

Stiles corse nel suo dormitorio. Derek stava smistando la sua borsa per prepararsi al suo volo di ritorno in Francia. Il suo passaporto sulla scrivania e tutto il resto era in ordine.

 

"Quella è la mia camicia", disse Stiles, come saluto. Ansimava, appoggiandosi allo stipite della porta come sostegno.

 

"Sto deliberatamente scegliendo di commettere un errore e mettere una delle tue camicie nella mia borsa. Arrestami." Derek rispose, senza guardarsi indietro. Continuò a piegare ordinatamente la camicia di Stiles e a infilarla nella sua borsa prima di alzare lo sguardo con quel sorriso sulle labbra, quello che lasciava sempre Stiles senza fiato.

 

"Sono entrato. Nel programma di scambio. Sono entrato." Stiles non riuscì a tenerselo dentro.

 

"Tu cosa..."

 

"Non sarà nella tua città ma ci sono riuscito. Sono riuscito, cazzo." Il sorriso di Stiles era accecante. "Sarò a un'ora di distanza."

 

Gli occhi di Derek erano enormi. "Un'ora di distanza?"

 

"Tolosa, sto arrivando!"

 

Derek lasciò cadere la borsa per terra. "Fanculo." Espirò, lasciando la bocca a bocca aperta mentre le parole gli sfuggivano.

 

"Questo non è un addio."

 

* - * - *

 

 

 

Stiles sarebbe stato dannato se avesse perso il treno dopo l'ultima lezione del giorno.

 

Aveva tutti i suoi bisogni abitativi per il semestre preparati dal suo college. Andava tutto bene. Aveva persino messo lì alcune delle sue cose, alcuni poster e persino alcuni videogiochi. Gli piaceva molto la sua piccola camera da letto di 9 metri quadrati, ma davvero, come poteva rimanere a Tolosa quando aveva Derek proprio lì, a solo un treno di distanza.

 

C'era solo un treno RER alle 7 di sera che si fermava nella città giusta. Stiles non avrebbe perso quel treno per il mondo.

 

 

 

"Non esci mai con noi", gli disse una ragazza della sua classe mentre stava afferrando la sua borsa ed era in procinto di chiudere la porta. "Tu devrais vivre à la française un peu."

 

Stiles si accigliò, aveva già avuto molte esperienze francesi, non aveva bisogno del suo consiglio. E non si preoccupava di stabilire connessioni con le persone delle sue classi o con i suoi professori. Stava imparando alcune lezioni di francese che si rivelarono così facili da aver fatto la maggior parte di quel lavoro durante il suo anno di matricola o addirittura al liceo, per alcune parti. Non era lì per quello. Questo era uno dei motivi per cui il suo consigliere non era stato entusiasta dell'idea. Sapeva che l'esperienza di studio all'estero nel caso di Stiles non avrebbe richiesto molto studio. Forse era stata una perdita di tempo, forse no.

 

Era lì perché, sebbene amasse suo padre e il suo amico Scott, nel suo cuore mancava qualcosa fino a quando non vi era giunto.

A Stiles non importava molto di incontrarsi con un gruppo di francesi e di bere vino e mangiare formaggio di diverse categorie e discutere le diverse trame e la forza dell'aroma. Beh, in realtà sapeva abbastanza per essere sicuro che non era quello che i giovani studenti francesi facevano la sera. Ma ubriacarsi di alcol economico mentre Gims esplode nelle loro casse Bluetooth, quella era la situazione.

 

Stiles strinse nelle spalle verso la ragazza e se ne andò.

 

 

 

* - * - *

 

 

"Cazzo di treni francesi." Stiles imprecò nella hall della stazione ferroviaria.

 

I lavoratori avevano deciso che oggi era una buona giornata per scioperare. Tutti i treni furono cancellati tranne i TGV che si fermavano solo nelle grandi città. Stasera non sarebbe andato da Derek.

 

Stiles sospirò, cercando di cancellare la sua delusione. Non era un gran problema, poteva dormire senza quel corpo caldo accanto al suo. Poteva dormire senza i capelli profumati di pesca di Derek che gli sfioravano il collo mentre Derek gli baciava le scapole.

 

Estrasse il telefono dalla tasca. "Nessun treno stasera: /"scrisse.

 

 

 

* - * - *

 

Stiles stava cercando disperatamente di guardare un film in streaming sul suo laptop quella sera. Il wifi nei pressi dell'università era una schifezza. Non riusciva nemmeno a caricare un video su YouTube, quindi non aveva davvero senso provare Netflix, ma Stiles non aveva nient'altro da fare ed era un tipo testardo.

 

Bussarono alla sua porta. Stiles lanciò un'occhiataccia in direzione del corridoio.

 

"Lo giuro su Dio, Kévin, se sei fatto e hai perso di nuovo le chiavi, ti prenderò a pugni in -" Stiles si fermò mentre apriva la porta e notò che non era Kévin.

 

"Salve, sono stato chiamato per un reclamo a causa del rumore." Disse Derek, con l'uniforme da gendarme.

 

"Qualcuno mi ha inviato uno spogliarellista a sorpresa?" Stiles lo guardò con le sopracciglia sollevate.

 

"Questa volta è gratuito" sbuffò Derek appena entrò in camera di Stiles, e chiuse la porta dietro di sé.

 

Stiles fece oscillare le sopracciglia. "Il mio tipo preferito di spogliarellista."

 

Derek lo baciò per zittirlo. Stiles lo spinse di nuovo contro la porta, approfondendo il bacio e aprendo la cerniera della giacca blu di Derek.

 

"Attento o penserò che non puoi vivere senza di me." Stiles mormorò contro l'orecchio di Derek.

 

 

 

* - * - *

 

 

 

Derek aprì la porta del suo appartamento, senza preoccuparsi del rumore che stava facendo a quell'ora della notte. Era stato in servizio fin dalle prime ore del mattino a causa di uno stupido gruppo di turisti ubriachi che stava causando il caos nel centro della città. Entrò e si lasciò cadere prontamente sul divano del soggiorno.

Stiles uscì dalla camera da letto pochi minuti dopo. Rimase in silenzio e afferrò solo una sottile coperta di cotone che giaceva sullo schienale di una sedia e si arrampicò sul divano accanto a lui. Afferrò la spalla di Derek e lo strattonò con insistenza finché non si lasciò cadere contro il petto di Stiles.

 

"L'estate fa schifo." Derek gemette, e chiaramente il suo stato d'animo non era solo causato dalle perturbazioni in città.

 

"Sì ... ascolta" sussurrò il giovane contro i capelli di Derek. “So che dovremmo avere una conversazione. E potresti non essere ancora pronto. Sarò qui, proprio qui per te, quando lo sarai. ”

 

"Va bene." Derek respirò piano.

 

 

 

Rimasero in silenzio per un lungo momento, respirando a vicenda.

 

"Vieni a vivere con me!" Stiles sbottò. "Oh Dio, l'ho detto..." Respirò a fondo. "Ascolta, ci ho pensato, ancora e ancora. Mi resta ancora un anno di scuola e anche allora ... ho mio padre e i miei amici. Una cosa è lasciarli per qualche mese o anche un anno, ma…non potrei lasciarli per sempre ... Ma non posso lasciare nemmeno te". Stiles sospirò, massaggiandosi una mano sul viso. "Dio. Mi sento così egoista a chiederlo. Non posso chiederti questo, lasciare tutto ciò che hai costruito qui?"

 

Derek si accigliò. "Che cosa ho costruito qui?"

 

"Non lo so... Una vita? Una carriera?" Stiles si strinse nelle spalle.

 

"Pensi che un paio di anni in cui ho lavorato come gendarme significhino qualcosa per me?" Derek tirò su le sopracciglia.

 

"Cazzo, non lo so. Che cosa stai dicendo?"

 

"Sto dicendo che non potrei chiederti di restare. Sapevo che non avresti - non potevi - restare. Non potevo chiederti di sposarmi per questo."

 

"Che cosa -"

 

"Quello da cui scappavo, tutto il dolore e la solitudine, nulla di tutto ciò esiste quando sono con te." Derek confessò.

 

"Che dici?" Stiles ripeté, la sua voce tremò, gli occhi si riempirono di lacrime.

 

"Sono innamorato di te, voglio stare con te." Derek disse, poi guardò in basso un secondo. "Se mi vuoi?"

 

"Come osi sembrare così insicuro quando lo dici? Sono io quello che te l’ha chiesto!" L'intero corpo di Stiles si irrigidì. Era un po' indignato in questo momento. "Cosa? Mi avresti lasciato andare?"

 

Derek non rispose a nulla.

 

"Bastardo, volevi sacrificarti!" Stiles scosse la testa.

 

 

 

* - * - *

 

 

 

Stiles era completamente sbalordito dal fatto che Derek fosse davvero serio su tutto ciò. Lo fissò con la bocca spalancata quando Derek entrò nella gendarmeria e disse al suo luogotenente della sua intenzione di licenziarsi. Stiles non era davvero sicuro dell'intero processo di abbandono di un simile lavoro, ma la mente di Derek era pronta e poteva benissimo essere testardo come Stiles, quindi alla fine tutto si risolse.

 

Derek andò da McDonald un giorno a mise un volantino sul bancone dove c'erano tutte le pubblicità. La cassiera lo prese immediatamente dalle sue mani.

 

"Derek, ça fait un bail!» Disse sorridendo. Erano passati secoli da quando Derek era entrato l’ultima volta. Era sorpreso non si fosse ancora dimenticata di lui. "Tu déménages?" Chiese, accigliandosi per il foglio nelle sue mani.

 

"Oui, je repars aux US avec mon copain." Disse Derek innocentemente. Stiles lo aveva sfidati ad andare da lei prima di andarsene. Non poteva lasciar stare e conoscendo Stiles, Derek non avrebbe mai sentito la fine della storia riguardo quella ragazza-francese-che-hai-lasciato-ti-sbavasse-attorno-per-secoli, quindi fu stato costretto a farlo. Distolse deliberatamente lo sguardo per evitare di vedere la faccia incredula di fronte a lui.

 

Non parlò della rivelazione. Ma lei sorrise e disse che conosceva qualcuno che sarebbe stato disposto ad affittare il suo appartamento e comprare tutti i suoi mobili. Derek ricambiò il sorriso. Questo era perfetto

 

Avevano dovuto vendere anche la macchina.

 

Stiles si pentì di aver detto addio al divano, il suo meraviglioso divano. E dire addio alla macchina. Aveva accumulato dei dolci ricordi in quella macchina, durante i loro viaggi in strada. Tenere la mano di Derek mentre cantava canzoni che non capiva. Parcheggiare in qualche luogo nascosto dalla strada principale e fare cose sul sedile posteriore che nessun gendarme dovrebbe essere disposto a fare, ma Derek fece.

 

A Stiles potrebbe mancare un po’ la Francia.

 

Ma stava portando con sé la parte più importante.

 

 

* - * - *

 

Noah accettò di assumere Derek come vice-sceriffo. Stiles non lo doveva nemmeno pregare. Noah aveva davvero pensato che non avrebbe riavuto suo figlio questa volta. Conosceva troppo bene il suo cuore e come Stiles non potesse fare le cose a metà. Stiles non sarebbe stato in grado di spezzare il proprio cuore. Noah era certo che sarebbe rimasto in Francia se Derek avesse rifiutato di andarsene, poteva solo essere grato al ragazzo.

 

Per lo più, Noah ha davvero apprezzato l'intero processo di verifica e le indagini di fondo che ora era legittimato a fare sul fidanzato di suo figlio. La sua intervista professionale consisteva principalmente in "Quali sono le tue intenzioni nei confronti del mio unico figlio?"

 

Derek si agitò perché, più che uno sceriffo di fronte a lui, c’era colui che era sicuro sarebbe diventato il suo futuro suocero. 

L'intero distretto stava guardando dietro la finestra di vetro e si sentivano risate echeggiare da tutti i lati dell'edificio. Derek voleva che il terreno lo inghiottisse per intero.

 

"Bravo ragazzo." Concluse Noah, mettendo una mano sulla spalla di Derek.

 

 

 

* - * - *

 

"Voglio solo dire..." Stiles ruppe il silenzio della loro camera da letto una sera. "Dio, benedici quei ragazzini."

 

"Quali ragazzini?" Derek borbottò, già mezzo addormentato, il corpo di Stiles incollato alla sua schiena.

 

"Quelli che mi hanno rubato il telefono." Stiles sorrise contro l'angolo della mascella di Derek.

 

"Oh... a proposito." Derek si avvicinò al tocco di Stile. "Non te l'ho mai detto, ma alla fine esaminai il caso, dopo che ricevemmo un paio di lamentele in più. Alla fine uscì fuori che i bambini sono in realtà i figli del fornaio. Ecco tutto."

 

"Scherzi, me lo stai dicendo solo ora?!" Stiles sobbalzò, le braccia che si agitavano, prima di lasciarle ricadere sul letto accanto a Derek con un gemito. "Avrei dovuto saperlo, quel ragazzo era davvero uno stronzo."

 

"Sono contento." Mormorò Derek, girandosi a guardare Stiles con un sorriso.

 

FINE.

   
 
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