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Autore: hart    07/04/2020    4 recensioni
Nemmeno la Salvatrice può sfuggire al suo destino e, quando le spade si incontrano, la sua vita si spezza.
SwanQueen What if? ambientata durante e dopo la 6x22.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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abyss


È in questi momenti che mi chiedo: ero solo la Salvatrice? Ero solo il destino di un popolo maledetto? Una figlia e una madre, persa e ritrovata? Una ladra, o uno sceriffo?

Cos’ero?

Ma no, non è veramente questa la domanda. È incompleta, rozza. Ottusa. In fondo, non è davvero importante. Qualunque cosa fossi, non lo sono più. No.

Quello che conta, la vera domanda che mi tormenta è: cos’ero per lei?

Questo non lo so. Non l’ho mai capito. Gliel’ho chiesto? Forse. Un paio di volte, non a parole, probabilmente. Non sono brava a farlo. A parlare, intendo. Non che sia importante, ora che non posso farlo.

Forse mi considerava un’amica. Forse. Forse ho sbagliato troppe volte, l’ho incasinata troppe volte, e… Dio. Volevo solo renderla felice. Vederla sorridere grazie a me. Renderla persino fiera di me. Ma non lo so se ci sono riuscita. Forse mi ha voluto bene, almeno un po’, negli ultimi anni. Forse si era solo abituata a me. Devo essere stata una gran rottura di palle per lei. Era bello anche quello; quell’espressione insofferente, quel roteare gli occhi, sbuffare, trattarmi come un’idiota. Era divertente, in fondo. Lei è divertente. Cosa darei per sentire solo un’altra delle sue battute sarcastiche.

Stupida. Che stupida che sono. Fa ancora più male se ci penso. Non dovrei. Dovrei smettere di pensare, no? Non dovrei provare assolutamente niente. Il nulla. O almeno, se proprio dovessi provare qualcosa, non dovrebbe essere un senso di pace? In fondo, mi sono sacrificata per tutti loro. Per salvarli. Perché… Cazzate. Per questo sto di merda, continuo a mentire a me stessa. Mi sembra di non aver fatto altro negli ultimi anni. Non ero abbastanza forte, ecco la verità. Ho perso. Mi ha sconfitto. Mi ha uccisa, e loro sono arrivati troppo tardi.

 

 

Capitolo 1

 

 

 

 

I colpi si susseguivano rapidi, troppo. Emma non riusciva a stare al passo. Gideon era rapido, ogni fendente calcolato, preciso, devastante, ed era implacabile. Dispiaciuto, ma inarrestabile. Vedeva il proprio destino nel suo sguardo carico di rammarico. Lo vide ancora più chiaramente quando la sua spada si spezzò sotto un colpo dato con più forza, e lei per poco non perse l’equilibrio. Alzò la mano, ma la sua magia la tradì, come era destino accadesse. Successe in un attimo, e molto lentamente. Gideon affondò la lama, trapassandola parte a parte. Non sentì subito il dolore. All’inizio fu come ricevere un calcio nello stomaco. Poi venne l’orrenda consapevolezza di avere un pezzo di metallo conficcato nella carne. Il freddo della lama, il peso sugli organi. E poi, solo alla fine, il dolore. Lancinante, sordo, diffuso. Insopportabile. Eppure.

Emma urlò, Gideon piangeva. Non le importò quando affondò il moncone della sua spada nel suo cuore. Il ragazzo boccheggiò. Lei sentì le lacrime scorrerle sul viso. Caddero insieme, e nel farlo tirarono via le lame, uccidendosi a vicenda.

Le stelle le ferirono gli occhi nel cielo vorticante. Sangue. Ne percepiva l’odore, lo sentiva bagnarle il ventre in fiotti bollenti. Udì anche delle voci, agitate, disperate, forse. Mani, magia. I suoi occhi, lentamente, si stavano chiudendo. Respirava a malapena. I suoni erano ovattati, distanti. Il dolore stava svanendo, finalmente. Qualsiasi dolore. Non provava più niente.

 

 

 

«Emma! Emma apri gli occhi! Emma ti prego!»

Regina continuava a lanciare incantesimi sulla ferita, ma il sangue usciva a fiotti e quella non accennava a rimarginarsi. Qualcosa lo impediva, forse la ferita stessa. Sentiva la sua forza vitale diventare sempre più debole, sempre più velocemente. La stava perdendo. L’avrebbe persa.

«Emma ti prego…» singhiozzò.

Mary Margaret premeva sullo squarcio che si apriva nel corpo della figlia, inutilmente. Il sangue non accennava a fermarsi. Rallentava insieme ai battiti della Salvatrice.

Killian bestemmiava e urlava contro il cielo. Lanciò la sua inutile spada a terra, lontano da lì. Poi crollò in ginocchio accanto alla sua testa e le accarezzò il viso con le mani tremanti.
«Salvala Regina, ti prego, salvala!» la implorò, le lacrime che scendevano sul suo viso.

Regina urlò mettendo tutto ciò che aveva in quell’incantesimo. Le sue mani brillarono come stelle esplose, ma la ferita rimase aperta. Crollò carponi accanto al suo corpo esanime, nella pozza di sangue, singhiozzando. Emma aveva smesso di respirare, lo sentiva nelle ossa. Posò la mano sul suo petto, provò a raggiungere il suo cuore con la magia per farlo continuare a battere, ma era già fermo.

«No… no…» singhiozzò.

Non seppe mai quanto rimase così, né cosa stessero facendo in quel momento le persone accanto a lei. Ad un certo punto, però, qualcosa cambiò. Sentì un fremito, un’energia bassa, potente ma quieta. Alzò lo sguardo, cercandone la fonte. Sbagliò nel guardare il cielo, gli alberi, Gideon. Alla fine capì. Abbassò lo sguardo su di lei. Su quel corpo, che non… non riuscì a pensare altro. Non poteva accettarlo.

L’energia crebbe, sempre di più, finché non si palesò. All’inizio, non era altro che un filamento bianco, quasi trasparente. Si innalzava, come una piccola voluta di fumo, dal cuore di Emma. Si colorò lentamente, assumendo una sfumatura dorata. Poi si ingrandì, si sollevò, si formò.

«Emma» mormorò Regina, le lacrime che scendevano sul viso sporco del suo sangue. La Salvatrice volse gli occhi opachi su di lei. Galleggiava nell’aria come fumo, impalpabile. Le sue lacrime luccicavano sul viso. Il suo sguardo esprimeva una tristezza insostenibile. Regina sentì il suo cuore andare definitivamente in pezzi.
Il fantasma guardò alle sue spalle, poi abbassò lo sguardo, singhiozzando silenziosamente, e divenne mano a mano meno visibile. Se ne stava andando.
«No! Non andartene!» urlò con tuto il fiato che le era rimasto.

Emma esitò. Rialzò gli occhi su di lei. Tremava. Regina si sentì morire.
 

«Ti prego, resta. Ti prego…» singhiozzò. La figura di fumo sembrò sul punto di infrangersi. Svanì, inesorabilmente, nonostante Regina continuasse ad urlarle di non farlo.

   
 
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