Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: RaidenCold    08/04/2020    1 recensioni
Fin dai tempi del mito, i cavalieri di Atena proteggono l'umanità dalle minacce più oscure.
Gettato nel loro mondo, sotto l'egida di una severa insegnante in pochi anni Ramiel si trasforma da fragile bambino a cavaliere d'oro; all'arrivo di una nuova minaccia sconosciuta, sembrerebbe che stia per iniziare una nuova guerra, ma lui scoprirà che la posta in gioco è molto più alta di quanto il Grande Sacerdote Saga ed i suoi cavalieri possano immaginare.
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gold Saints, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Oggi è il giorno in cui morirò.”

 

Natalia si svegliò di soprassalto: un altro brutto sogno?

Eppure era certa di essere davanti al Black Bear fino al momento prima, e riusciva persino a sentire ancora il calore dell’abbraccio di Ramiel: era stato tutto fin troppo lucido.

Guardò la sveglia, e non avendo più voglia più rimanere a letto si alzò ed andò, sollevò le persiane per illuminare la cameretta e spalancò le finestre, dopodiché scese fino in cucina in cerca di qualcosa con cui fare colazione; Kaila non si era ancora svegliata, ma avendo entrambe avuto dei problemi a dormire negli ultimi tempi preferì lasciar riposare la madre.

 

Riempì una scodella di latte appena scaldato, e si sedette al tavolo della cucina per gustarlo con calma.

D’un tratto udì un paio di colpi secchi provenire dalla porta d’ingresso, e quando questi si ripetettero decise infine di andare a controllare: dallo spioncino vide una giovane dai capelli scarlatti, vestita con un’armatura d’oro simile a quella di Ramiel.

 

Quando la porta si aprì, Zenovia rimase sbalordita dall’incredibile somiglianza della giovane col fratello, malgrado la differenza di sesso.

“T-tu sei… sei la sorella di Ramiel?”

Natalia osservò la ragazza: aveva un’aria affaticata, quasi emaciata, e la sua armatura era coperta da diverse crepe a livello superficiale.

“Sì, e tu invece sei un cavaliere d’oro, come lui, ho ragione?”

“Esattamente, il mio nome è Zenovia.”
“Immagino tu voglia parlare con mia madre…”

“No, a dire il vero la persona che stavo cercando sei tu.”

“Io?”

A quel punto Zenovia le posò le mani sulle spalle e la guardò con estrema serietà:
“Da te dipendono le sorti di tuo fratello, e del mondo intero.”

 

17711

Ancora una volta mi trovo a dover percorrere questa strada buia.

 

Le dodici case erano ormai divenute praticamente deserte: quasi tutti i cavalieri d’oro non c’erano più, ed anche il Grande Sacerdote era scomparso da alcuni giorni senza lasciare traccia.

 

Ramiel se ne stava sdraiato sul suo divanetto a fissare il soffitto, senza nessun pensiero in particolare per la testa.

Si sentiva svuotato delle proprie emozioni, e in quel momento non riusciva a provare niente: tutto gli appariva lontano, distaccato.

La sua atarassica contemplazione del vuoto venne infine interrotta dall’arrivo di una figura vestita di bianco, che lo fece alzare in piedi e composto, ma comunque senza troppo disturbo:
“Alex… Volevo dire, Atena…”

“Chiamami pure con quel nome tanto bello, Ramiel.”

“Che cosa ti porta nella casa del Leone?”

“Da quando il Grane Sacerdote è scomparso le mie stanze mi sembrano deserte senza la sua compagnia, e inoltre avevo voglia di vedere un volto amico.”

“Capisco, ma sarei dovuto venire io, non il contrario…”

“Non importa, ormai sono qui.”

La dea prese a passeggiare su e giù tra i saloni del palazzo:
“Tu non ti senti mai solo in un edificio così grande?”

“Sì, per questo prima che questa situazione avesse inizio preferivo starmene altrove.”

“Oh, e dove?” - chiese Alexis sbucando da una colonna.

“A casa mia, con la mia famiglia.”

“Devi volere loro molto bene.”

“Sì, e vorrei vederle un’ultima volta.”
“Un’ultima volta dici?”

“Sì, prima di sparire intendo; ormai siamo rimasti in pochi, e non credo faremo una bella fine.”

“Già, immagino che ti sia molto difficile rimanere ottimista in questo momento.” - disse Alexis per poi avviarsi verso l’uscita - “In ogni caso mi ha fatto piacere chiacchierare con te dopo tanto tempo.”

 

Dopo aver parlato con Alexis, Ramiel decise di andare a fare due passi per cercare di distrarsi un po’ dai suoi pensieri ombrosi, e camminando giunse nei pressi di un vecchio tempio abbandonato: il tetto era stato ormai scoperchiato, e rimanevano solo colonne consumate dal tempo, coperte di muschi ed edera.

Là vi trovò, seduto su un vecchio capitello crollato dal proprio pilastro, perso in silenzio nei suoi pensieri, un cavaliere a lui sconosciuto vestito con un’armatura dai colori spenti e piena di crepe.

“Salve…” - lo salutò timidamente.

“Salve a te, cavaliere d’oro.” - rispose sollevando lo sguardo verso di lui, per poi assumere un’espressione sorpresa - “Tu devi essere Ramiel, dico bene?”

“Sì, è così; quanto a voi, non credo di avervi mai visto prima…”

“Come puoi vedere, non sono una persona molto socievole.”

“Io credo di non aver mai visto neppure la vostra armatura.”

“Sono le sacre vestigia di bronzo della Fenice.”

“Non ne ho mai sentito parlare…”

“Oh, è una delle armature più prodigiose: come l’araba fenice ha il potere di rinascere dalle proprie ceneri, anche se temo che per un po’ non potrò più utilizzare quel potere, a causa dei vortici neri…”

“Li avete visti?”

“Ero con il cavaliere dei Gemelli al momento della sua scomparsa.”

“Quindi la conoscevate…” - commentò Ramiel rammaricato.

“Per quasi due anni ho addestrato Zenovia.”- rispose sorridendo senza allegria - “So che poco dopo ha preso con sé un allievo, e che quell’allievo eri proprio tu…”

“Sì, è stata la mia insegnante.”

“Non dev’essere stato facile, conoscendo il suo carattere.” - ridacchiò il cavaliere.

“No infatti… mi dispiace solo non essere mai riuscito a parlarci apertamente.”

“Sono sicuro che anche lei provi la stessa cosa; anche se può non sembrare è una persona di buon cuore.”

“In ogni caso ormai non avrò più occasione per chiarirmi con lei.”
“Chi può dirlo.” - rispose alzandosi dal capitello - “Ad ogni modo, mi ha fatto piacere parlare con te e spero di poterti rivedere un giorno, Ramiel del Leone.”

“Aspettate Phoenix, non so il vostro nome.”
“Blake.” - rispose arridente, per poi incamminarsi e sparire tra le ombre di una foresta situata di fianco al tempio.

“Blake…” - ripeté Ramiel bisbigliando tra sé e sé.

Era certo di non aver mai incontrato quell’uomo, eppure il suo nome e la sua figura gli erano in qualche modo familiari; tuttavia non ebbe il tempo di poterci riflettere sopra a lungo, in quanto poco dopo quell’incontro avvertì un cosmo immenso ed ostile espandersi in direzione delle dodici case.

 

Celermente si precipitò ai piedi della lunga scalinata ed iniziò a percorrerla col cuore in gola: non era tipo da sconvolgersi tanto facilmente, dunque perché quel cosmo gli stava facendo tremare tanto l’animo?

Giunto dinnanzi al proprio palazzo si rese conto di due fatti: per prima cosa, salendo non aveva avvertito minimamente la presenza dei custodi della seconda e della quarta casa, e in secondo luogo si rese conto che la fonte di energia non proveniva dalla dimora di Atena, ma da un luogo non molto distante ad essa.

Man mano che si avvicinava a quel cosmo crescente riuscì a delinearlo in maniera più chiara: aveva un’aura opprimente eppure non ostile, e per qualche motivo gli trasmetteva la stessa sensazione di malessere che aveva provato trovandosi dinnanzi al gorgo oscuro.

 

Quando giunse infine alla nona casa, quel nemico che fino a poco prima non aveva né una consistenza né un volto, ora si mostrava a lui con fattezze umane:
“Finalmente sei arrivato.” - lo salutò arridente il cavaliere del Sagittario.

“Che cosa significa tutto questo…?” - domandò Ramiel entrando trafelato nella casa del Sagittario.

“Era una spirale.”

“Come?”

“Lo schema che il Grande Sacerdote cercava di comprendere; a dire il vero c’era arrivato molto vicino, ma purtroppo è scomparso prima di poter giungere alla soluzione dell’enigma.”

“Io non capisco… che cosa succede, e dove sono Deathmask, Aphrodite, e Ikaros?”

“Ormai siamo vicini al collasso, non ti sei neppure reso conto del vortice apparso ieri all’interno del Santuario…”

“No… me ne sarei accorto…”
“Ciò che dici sarebbe in effetti corretto, se non fossi tu a dirlo: solo tu non potevi percepire un evento così imponente pur trovandotici estremamente vicino.”

“Smettila di prenderti gioco di me, Calipso!” - gridò Ramiel iniziando d’istinto ad avvampare il proprio cosmo.

“Non ti sto prendendo in giro” - disse il giovane dai capelli biondi guardandolo dritto negli occhi foschi con aria dispiaciuta - “anzi provo una smisurata compassione nei tuoi confronti, cavaliere.”

“E allora ti scongiuro, spiegami cosa sta accadendo…” - aggiunse Ramiel avanzando tremulo verso di lui.

“Esattamente vent’anni fa Atena ed alcuni suoi fidati cavalieri compirono un’impresa senza uguali: sconfissero Ade, il re degli inferi. Lo capisci? Di fatto sconfissero la morte stessa, e in tal modo cancellarono tutte le sue opere atte a castigare gli esseri umani dopo il trapasso.”

“Ma che cos’ha a che vedere ciò con tutto questo?”

“Quando nacque l’universo, forze incontrollabili si agitavano dentro di esso: intere galassie si scontravano per poi svanire nel nulla, mentre fiumi di stelle solcavano lo spazio sconfinato.

E tra tutti questi fenomeni, ve ne era uno che fin da subito, temettero più di ogni altra cosa prima i titani e poi gli dei: la Notte. Nata dal Caos, Notte divorava qualunque cosa su cui si posasse, senza lasciarne traccia: l’unico fine della sua esistenza era inghiottire l’universo intero rendendolo di fatto una versione illimitata di sé stessa.”

A quel punto Calipso spiegò le ali dell’armatura del Sagittario, ed una scia d’energia oscura iniziò a turbinare attorno a lui:
“Ma Notte aveva anche un fratello, Erebo, plasmato con la sua stessa sostanza, col preciso compito di aprirle la via gettando l’oscurità nel mondo, pertanto creò uno potere da offrire ai numi immortali, che il futuro signore degli inferi adoperò per plasmare il suo regno; tuttavia Ade scoprì il sotterfugio, e con l’aiuto del re dei cieli Zeus sigillò nella sua nuova creazione Erebo stesso.

A quel punto Notte, privata del suo agente, sprofondò in un sonno profondo da cui si ridestò soltanto con la caduta del re degli inferi, ovvero quando riuscii finalmente a liberarmi dalla mia prigionia mitologica.”

Ramiel sgranò gli occhi sconcertato, ed osservò incredulo il giovane dinnanzi a sé:
“Tu sei Erebo…”

“Sono la sua incarnazione, e la sua volontà.”

“Eri tu a causare i vortici!”

“No, su questo t’inganni: io stesso fungo da araldo della Notte, ma non sono io a crearli, essi nascono spontaneamente man mano che il potere di Notte si accresce.”

“Una spirale…” - mormorò Ramiel intuendo infine le parole che Calipso gli aveva rivolto poco prima - “Una spirale che si stringe sempre più vicina al proprio punto d’origine… ma se non sei tu, che cos’è che attira i vortici oscuri?”

“Quando i Campi Elisi collassarono, al loro interno vi erano ancora le spoglie di Atena, e mentre la sua anima le lasciava io colsi al volo l’occasione per gettarvici dentro parte della mia sostanza, contaminando la sua successiva reincarnazione.”

“Alexis…” - commentò Ramiel incredulo.

“Lei non sa di essere il ricettacolo di Notte, ma in cuor suo ha sempre sentito qualcosa di anomalo dentro di sé.”

“Sei stato tu a provocare quel costante senso di malinconia nell’animo di Alexis… non ti perdonerò mai!” - ringhiò il cavaliere del leone innalzando la propria energia - “Io mi fidavo di te, e invece hai solo tramato alle mie spalle, portando via le persone a me care!”

“Rispondi solo a una domanda, se vuoi: cosa saresti disposto a fare, per il bene di tua sorella?”

Spiazzato da quella domanda Ramiel non rispose, e a quel punto sul volto di Calipso apparve un sorriso malinconico privo di allegria:
“Eccoci dunque, un’altra volta a questo punto, Ramiel…”

“Che intendi dire con un’altra volta?”

“Ora io ti farò una proposta, e tu ancora una volta la declinerai sdegnato, accettando una sofferenza senza eguali.”

“Di che cosa stai parlando?”

“Quando ebbe inizio questa cosa per me eri soltanto un semplice mortale… eppure la prima volta che ci trovammo in questa situazione la tua tenacia suscitò il mio interesse, e decisi di volerti mettere alla prova. Accettasti di ricominciare da capo, dicendomi che avresti trovato il modo di sconfiggere me e Notte prima o poi, ed il primo te stesso venne dilaniato in dodici punti attraverso lo spazio ed il tempo. Vuoi sapere che cos’è la spirale? Sei tu stesso la spirale che dispone gli eventi di questa storia, incastonandoli al loro posto poiché non potevi permettere che una porzione di realtà venisse asportata lasciando spazio al niente, al vuoto; la spirale è sia il tuo passato che il tuo futuro.”

“Ciò che dici non ha alcun senso per me!” - gridò confuso Ramiel - “Sentiamo dunque, quale sarebbe questa proposta che io dovrei rifiutare con sdegno?”

Calipso a quel punto sollevò un braccio e lo allungò solenne verso di lui:
“Diventa parte di me, non soffrirai, non vivrai, non morirai, sarai eterno ed imperturbabile.”

“Altrimenti?”

Il biondo abbassò il braccio e scoprì il petto:
“Uccidimi, prendi il mio posto nel vortice, e fa ripartire il corso degli eventi, se sei convinto di potere trovare un modo per fermarmi.”

Ramiel sollevò il proprio pugno, ammantandolo con un’energia fiammante di colore diafano:

“Dimenticherò tutto, non è così?”

“Dopo che la tua anima sarà fatta a pezzi, sì.”

 

Il cavaliere d’oro rimase a lungo col proprio braccio pronto a sferrare il colpo, in silenzio e con il capo chino.

 

“Fa ciò che devi.”- rispose il biondo sorridendo candidamente.

“Sarà doloroso?”

“Per me un po’, per te in modo inimmaginabile.”

“Capisco…”

 

Infine, con uno scatto rapido Ramiel si portò su Calipso, conficcando il proprio pugno in mezzo al suo petto.

 

“Spero un giorno tu accetterai la mia offerta, così potremo essere felici… assieme…” - mormorò Calipso chiudendo gli occhi, mentre un paio di lacrime rigarono il viso di Ramiel scivolandogli lentamente sulle guance.

 

28657

Puoi sentirmi? Riesci a vedermi?

Da questo dipende tutto quanto.

 

«Ancora una volta?»

«Già, pare che non siano ancora pronti.»

«Spero presto arrivi il momento in cui tutto questo avrà fine.»

«Lo spero anch’io.»

«Fino a quel giorno, addio Erebo, mio amato fratello.»

«Addio Notte… o come tanto ami essere chiamata dal leone bianco, Alexis. »

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: RaidenCold