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Erano passati pochi minuti da quando Keroro, in bagno, aveva iniziato a produrre gargarismi con la bocca.
Erano passati pochi minuti da quando il suo desiderio irrefrenabile di scherzare e giocare aveva vinto sui suoi doveri militari.
Bevve un altro sorso d'acqua da un bicchiere che aveva riempito fino all'orlo; fece lentamente gloglottare il liquido terso trattenuto a ridosso della gola, generando un rumore bizzarro, un vortice buffo e frizzante.

Ad Angol Mois - a pochi passi di distanza da lui - sfuggì una risata, leggera come un soffio di vento in Primavera, un delicato intarsio di note acute e divertite; lasciò ondeggiare appena i capelli lisci del colore dei raggi del sole e catalizzò i suoi occhi di fata sul ranocchio verde.
Trovava irrimediabilmente simpatiche le espressioni che si dipingevano sul suo volto e le sfumature dei suoni che provenivano da quel continuo stirare di nervi.

Era un rapporto insolito il loro, un'amicizia particolare, che affondava le radici nella condivisione della semplicità, nella purezza dei sentimenti.
Era un rapporto speciale il loro, un'euritmia limpida e sincera, che odorava di brio.
Era un rapporto unico il loro - un riconoscersi in ogni gesto, un ritrovarsi in ogni sguardo -, impastato di complicità e tepore, che urlava in direzione della felicità.