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Autore: shana8998    08/04/2020    2 recensioni
Hannah è una studentessa modello. Una di quelle ragazze super intelligenti che non gode di alcuna popolarità nella sua scuola.
E' terribilmente infatuata di Justin Kohl uno dei ragazzi più ambiti della scuola che però la ignora totalmente.
Ma Justin non è l'unico ad essere popolare ed ambito alla Briar. Garret Graham un altro sportivo della Briar , è quel tipo di ragazzo senza nessun ritegno morale , uno sciupa donne viziato ed arrogante capitano della squadra di Hockey.
Dopo l'ultimo esame andato pessimamente per lui, Garret si troverà costretto a chiedere aiuto alla "secchiona" non che sconosciuta Hannah. Così stabiliscono una sorta di patto. Lei sarà la sua tutor per tutto l'anno mentre lui fingerà di essere il suo ragazzo , così da attirare l'attenzione di Justin. Ma qualcosa va storto e quella finzione fra i due non sembra più così falsa.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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                                  Hannah
Poche volte mi ero sentita in quel modo.
-Hannah...-.
Anche se nella mia vita il mondo mi era crollato addosso più di una volta, nessuna, era stata come la sera dell'omicidio di Phil...
-Dean...-.  
L'intera squadra di Hockey era piombata al porto solo un'ora dopo.
Il corpo di Phil era stato già portato via dal coroner e Garret era stato trasferito in centrale , anzi, forse  a quest'ora, era già in manette dentro una cella nella prigione della città.
-Che diavolo è successo?-.
Le braccia forti dell'amico di Garret mi avvolgono in un abbraccio.
-L'hanno arrestato...-. Dico in un singhiozzo sordo. -Hanno arrestato Garret-.
Dire di essere sconvolta è un eufemismo. Avevo pianto ad intermittenza per tutto il tempo. Ogni qual volta il mio cervello mi convinceva che potevo farlo.
-Dicono che ha ucciso suo padre.-.
Inutile sottolineare lo shock della squadra ,che non solo, non avrebbe mai pensato a Garret sotto quell'aspetto , ma amava anche profondamente la figura di Phil.
-Cristo...-.
La poliziotta che mi aveva interrogata solo un'ora prima , si era riavvicinata a me, quando mi aveva vista raggiunta da tutta la squadra.
-Signorina Welss, le consiglio di riposarsi.-. Dice e poi alza lo sguardo ai ragazzi. -E' meglio se la riaccompagnate a casa...-.
Nulla però mi avrebbe fatto riposare.

Una volta rientrati al dormitorio, Dean e gli altri, mi avevano accompagnata fino in camera di Garret.
Erano stati tutti estremamente dolci e comprensivi. Ma quando ero entrata in camera sua, ero crollata di nuovo pensando che quel posto era suo ed ora lui non c'era. Garret non c'era ed io mi sentivo persa.
 Loro, sono rimasti li a consolarmi con ogni frase , ogni parola, ogni gesto, possibile.
Erano scossi come me , eppure, tutti si stavano prodigando per farmi stare meglio.
D'un tratto ,quei ragazzi tanto stronzi e pieni di se , si erano trasformati in agnellini o meglio, in fratelli.
Fu l'unica sfaccettatura di quella storia, che riuscì a tirarmi su il morale.
Tucker, Logan,Cooper e Dean non si erano scollati da me , fino a che non ero crollata sul materasso di Garret.

L'indomani mattina , la sveglia sul comodino di Garret mi aveva fatta ripiombare nella realtà, ma con una consapevolezza ben diversa: dovevo tirare fuori Garret.
E sapevo anche come.
Mi sollevo dal materasso. Il the che mi aveva preparato Tuck la sera prima, ancora sul comodino ed io ancora vestita.
Scivolo sul materasso afferrando il mio cellulare fra le coperte.
Nessuna chiamata.
Nessun messaggio.
Mi alzo in fretta spogliandomi dei panni della sera prima , e mi infilo velocemente sotto la doccia.
In un moto di furia mi preparo con pochi abiti puliti e sfilo la chiave dell'auto di Dean dalla mia giacca.
Avevo i brividi anche solo  a guardare, quei panni buttati sul piumone di Garret. Quelli della sera prima. Gli stessi panni che avevano assistito al frantumarsi della mia storia con Garret e delle nostre vite...
Quella storia mi stava spaccando il cuore , le ossa , tutto.

Raggiungo il piano di sotto. I ragazzi sono tutti agli allenamenti, perché la vita per loro in qualche modo deve andare avanti per forza.
Loro , come Garret , hanno fatto una promessa alle loro famiglie e la devono mantenere.
La mia unica promessa era quella di restare con Garret. 
Ed anche io dovevo fare del tutto per mantenerla.
Mi avviai verso il cortile.
L'auto parcheggiata attendeva solo che la guidassi e la direzione mi era chiara.
Ma prima ancora, avevo bisogno di recapiti, numeri. E solo una persona era in grado di fornirmi ciò di cui avevo bisogno.
Il mio pollice scivola sul display del mio cellulare, mentre apro la portiera dell'auto.
Compongo il suo numero attendendo quei maledetti e snervanti "bip".
-Pronto.-.
-Jason.-.
Anche la sua voce  alle mie orecchie , risultava colpevole. Tutti lo erano in quel momento, per qualche motivo. Anche il più banale.
-Ho bisogno del numero di Brittany e dell'indirizzo di Tessa.-.
-Per quale motivo?-. Risponde stizzito.
Stringo i denti. Poi provo a calmarmi, senza ottenere risultato. E per la prima volta l'Hannah incazzata viene fuori, a morsi: -Senti, prima che venga a New York e ti cavi dalla gola quanto ti ho chiesto, sei pregato di assecondarmi.-.
Lo sento sbuffare una risatina amara. -Non solo mi hai scaricato, ma hai anche la faccia tosta di minacciarmi?-. Fa una pausa. -E poi, perché non ti fai dare i loro numeri dal tuo amato Garret?-.
Ovviamente non avrei mai detto a Jason che era stato arrestato. Lo avrebbe sicuramente saputo in seguito, ma non da me. 
Da come mi rivolgeva parola però, probabilmente aveva pensato a delle corna da parte di Graham, ecco perché aveva parlato in tono beffeggiatorio domandandomi perché, non mi rivolgessi al mio ragazzo.
Un film si piazzò nella mia testa e potevo vedere Jason ridersela mentre sospettava che Garret fosse con una delle due. Magari che lo cercassi perché non era tornato a casa, proprio come faceva con la sorella.
Quando frequentavo Jason, gli avevo impedito di parlarmi di Garret, ma mi capitava spesso di origliare le sue chiamate con Tessa e quasi tutte le volte , lei, si era lamentata delle assenze di Garret.
Quindi si, Jason adesso , molto probabilmente se la stava godendo.
-Non posso.-. Rispondo secca , mentre mi calo in auto. - Jason, tagliamo corto.Dammi quel numero. Non si tratta di uno scherzo è una cosa seria.-. 
Poi, per qualche strano motivo Jason , mentre sentivo che si aggirava per casa,  aveva acceso la tv. Potevo sentire in sottofondo il telegiornale parlare di Phil, del suo omicidio.
-E' per questo che mi hai chiamato?-. Gli tremò la voce.
Presi tempo. Poi risposi. -...si.-.

Mi diede i numeri di entrambe pochi attimi dopo , ancora scioccato per quanto appreso dalla tv. Perché insomma, non si vedono tutti i giorni giocatori di Hockey che fanno fuori il proprio padre , che hanno una bambina e tre donne.

Che amarezza...
Amare Garret non era stato facile per me , per ben più di un motivo. E non lo era accettare la sua vita. Ma capivo che si era ritrovato appeso a testa in giù, da un giorno all'altro e che forse in parte la colpa era stata anche mia.
Come avevo fatto a non pensare che fosse lui il padre di Camila ? Come avevo fatto a non guardare Tessa in viso, mentre ispezionava i volti ti tutta la squadra di Graham? Ho sbagliato veramente a far si che lui sapesse di avere una bambina? 

Forse sono io la causa di tutto questo?


Accendo il motore e dopo un bel po' di strada , piombo davanti casa di Tessa, o meglio di sua madre.
Non scendo subito dall'auto, perché devo prendermi del tempo per riflettere su quali eventualità si sarebbero potute venire a creare.
Ma la testa troppo confusa ed i nervi a palla , non mi permisero di formulare pensieri logici.
Alla fine mi decido.
Attraverso la piccola linea di mattoncini che separa l'ingresso dall'erba del cortile e pigio il campanello.
La porta si era aperta dopo cinque minuti e la figura di Brittany ci è apparsa dietro , materializzandosi in un fascio di nervi dai capelli biondo platino.
Era la prima volta che avevo davanti ai miei occhi, la mia "rivale".
-Tu sarai sicuramente, Hannah...-. Mormora appena, poi fa un passo indietro , lasciando che la sagoma di Tessa appaia dietro di lei,con la bimba in braccio.
La figlia di Garret...
Sarei esplosa in un'altra circostanza . Per il dispiacere, la frustrazione, per Garret, che aveva fatto proprio un bel macello...
-Che diavolo ci fai qui?-. Esplode Tess ,facendo un passo avanti, guardandomi con un cipiglio minaccioso.
Non mi intimidì. Ma intimidì Brittany.
 Aveva sussultato, come se realmente stesse morendo di paura.
Ecco, io non sono una psicologa ne tanto meno una criminologa, ma dall'atteggiamento di quella ragazza, molto probabilmente tutta quella storia le aveva letteralmente scosso il sistema nervoso.

Attraverso la porta fissando Tessa negli occhi mentre la bionda, chiude l'anta alle mie spalle.
-Anche quando pianificavi di far picchiare Garret da suo padre, avevi in braccio sua figlia?-. La sfido.
-Di che diavolo parli?-. Si drizzò sulle spalle.
Aveva l'espressione di un cane rabbioso. Ma l'essersi messa sulla difensiva non l'avrebbe aiutata ugualmente.
-Garret mi ha raccontato tutto. E voi due passerete un mucchio di guai.-. La indico ed ora, sono io ad avere un tono minaccioso.
Tessa fa un passo verso me , facendo cenno a Britt di prendere la bimba.
La bionda si muove velocemente , mentre la neonata scoppia in lacrime.
-Ascoltami bene...-. Dice poi arrivandomi ad una spanna dal naso. -Io ho una figlia. La figlia del tuo amato Garret. Perciò non mi farai assolutamente niente.-. Sollevò il mento guardandomi dall'alto del finto trespolo dove si era sistemata.
Le punto un dito sul petto. -Ascoltami tu..-. Dico marcando le parole. -Ed anche tu...-. Guardo poi la bionda che in silenzio, era già scoppiata in lacrime. -...Io non so come siano andate le cose. Però state certe che ne pagherete le conseguenze. Forse Garret sarà quello che la pagherà più cara. Ma a te toglieranno la bambina...-. La guardo dritta in faccia -Mentre Britt, forse si farà qualche anno per concorso in omicidio...-.
Ero sicura di me.
Sicura , di voler fare giustizia per Garret.
-E non ci sono scorciatoie questa volta. Ne patti. Ne aiuti di nessun tipo. Sono pronta a rovinarvi la vita e forse, a rovinare anche la mia, se necessario. Purché la verità venga fuori.-.
I muscoli sul viso di Tessa si irrigidiscono, ma il suo sguardo...Quello, mi aveva fatto capire molto di più. Anche se si ostinava a fissarmi , il suo sguardo era atterrito. Si sentiva messa alle strette.

Si paga nella vita. Anche se lei credeva di aver già pagato abbastanza , avendo avuto una figlia da un ragazzo che nemmeno l'amava.

Rilassai le spalle un attimo prima di allontanarmi da lei, separando lentamente lo sguardo dal suo. Perché se non le fosse stato ben chiaro, io ero disposta a tutto.
-Ci vediamo in tribunale...O all'inferno -.
Aveva un significato quella frase. Perché Tessa era fuori di se e Britt la temeva , perché sapeva di cosa era capace. Perciò l'avrebbe sempre aiutata , anche se lei le avesse chiesto di fare altro male , e di farlo a me.
Perciò ci avevo tenuto a farle sapere, che mi sarei aspettata di tutto e che ero pronta.

Riemergo dal suo appartamento e ho voglia di vomitare. Corro verso l'auto e mi ci infilo dentro gonfiando il petto prepotentemente, perchè mi manca l'aria e mi sembra di annegare.
Tutta quella storia forse aveva fatto uscire di senno anche me, perché piansi e risi allo stesso tempo. E poi dovetti ritrovare la calma , appoggiando la testa allo sterzo prima di implodere.
Avrei dovuto chiamare un avvocato? Forse l'avvocato di mia madre...
Quando però avvertii il peso del cellulare nella tasca del mio jeans e lo tirai fuori, l'unica persona con cui volevo parlare era mia madre stessa.
Non la sentivo da molto più di un giorno o un mese. 
Avevo preferito estrometterla dalla mia vita , quando avevo scoperto che nascondermi di Justin e di suo padre , per lei , era stato molto più facile del dirmi la verità.
Ma ora, da figlia, avevo bisogno di lei. Di mia madre.
Perché ragazzina lo ero stata anche io e poi, mi ero ritrovata ad essere donna, per quanto la mia età dicesse il contrario, troppo in fretta.
Senza nessuno, a parte Garret ovviamente.
Attesi che lei rispondesse alla chiamata e quando la sua voce trillò nel microfono del cellulare , be'...Non so dire bene cosa provai. Ma mi rasserenò il fatto che lei avesse già appreso tutto dal telegiornale.
-Hannah...Oh Dio Hannah, ho saputo...-.
Ne ciao. Ne come stai. Lei aveva risposto alla chiamata , già con l'idea che io gliene volessi parlare.
-Mamma...-. Scoppio a piangere come una fontana.
-Piccola...Mi dispiace così tanto...-.
Le dispiaceva? Non ne ero certa. Ma Garret le piaceva in qualche modo. Non me lo aveva mai detto, ma mia mamma protettiva com'era , mi aveva lasciata a lui. Perciò dubitavo che non si fidasse.
-...Tu lo sai che non è colpa sua. Che suo padre era violento e che la sua ex compagna è colpevole....Vero?-. Mi accerto , come una disperata, di averla dalla mia parte.
Fa un lungo respiro.
-Non so come siano andate le cose...-. Dice titubante. -Ma so per certo che c'è una motivazione al gesto di Garret.-.
E poi non abbiamo detto più nulla.
Lei mi ha ascoltato piangere , forse per un buon quarto d'ora in silenzio.
Ma averla chiamata pensando che mi avrebbe fatto bene, fece di me solo poltiglia.
Più sentivo i suoi respiri nella cornetta, più mi rendevo conto di cosa fosse successo fra noi.
Ricordavo che mi aveva mentito, che nonostante fossero passati mesi, non aveva ancora avuto il coraggio di parlare di quell'uomo.
Dio, era grave!
Ero stata stuprata due volte , o per lo meno , la seconda ci ero andata vicino.
Lei sapeva tutto e non mi aveva mai detto nulla.
-Adesso devo andare...-. Le dico quindi all'improvviso.
So che può sembrare estremamente egoistico, chiamare dopo mesi la propria madre, solo per piangere 20 minuti. Ma avevo del rancore verso lei e forse, avevo anche deciso che una volta finito questo incubo , l'avrei lasciata andare. Via dal mio cuore o dalla mia vita. Per quanto , come si fa a dimenticare una madre?
Non credo che si possa.

-Hannah, aspetta. Cosa vuoi fare? Cosa farai?-.
Mi mordo una pellicina sull'indice della mia mano destra. 
-Non lo so mamma. Non lo so proprio...-.
-Cerca di non metterti nei guai...-.

E poi mi era salito il nervoso.

-Perché secondo te, la volta che mi hanno stuprato mi ero messa nei guai?-. Tuono sguaiata.
-No...Non volevo dire questo...-.

Capisco di aver sbagliato subito.

 -Devo andare. Scusami.-.

Quando tutto mi sembrava aver preso la peggior piega possibile, l'unica ancora di salvezza mi era sembrata , Garret.

Resto a guardare lo schermo del cellulare.

Non avevo nemmeno una sua foto. Si era cancellato da MySpace molto prima, e a me sembrava di averlo perso un pezzetto alla volta, sempre di più.

Affondando nel sedile, era stato inevitabile, che la testa viaggiasse per fatti suoi.

E allora eccoci li, a quella festa. La prima festa con Garret Graham. Mi aveva baciato. Io avevo pensato "cavolo che volpe" ha fatto si che Justin si accorgesse di me...
Ma poi ancora i miei ricordi si fermano in camera sua, quando con la sua solita faccia da sberle e l'espressione da bambino dispettoso mi aveva sfidato ad "allenarmi a baciare". 
Sapevo che era geloso di Dean. Sapevo che tutte le volte , alle rimpatriate del Mercoledì o a quelle del Giovedì , lo stomaco gli si era tirato su dai nervi , mentre io ballavo o bevevo come una stupida.
Mi era costato caro tentare di mordere la loro vita, così caro che poi mi ero ritrovata in una stanza con Justin e lui aveva provato a toccarmi.
Ma Garret, ancora una volta , si era preoccupato.
Adesso però , ripenso a lui, e l'unica cosa che ho sono le mie mani umide di lacrime mentre sotterro il viso fra esse.
   
 
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