Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    08/04/2020    3 recensioni
Sansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re e il Mastino la aiuta a fuggire...
STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV.
TUTTAVIA NEI PRIMI DUE CAPITOLI, CITO DEI PERIODI TRATTI DAI LIBRI.
VI SEGNALO CHE USERO' UN LINGUAGGIO MOLTO COLORITO E CI SARÀ QUALCHE DESCRIZIONE CHE POTREBBE DAR FASTIDIO.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Cure e turbamenti


 
Quando Sansa si svegliò, la testa le doleva e le girava. Non ricordava come ci fosse arrivata lì.
L’ultima cosa che ricordava bene era che stava osservando le stelle, poi più nulla.
Cosa ci facesse in quella caverna e perché fosse sporca in quel modo non lo sapeva.
Si guardò intorno e solo in quel momento notò qualcosa che stonava con l’immagine che aveva sempre avuto del Mastino, di quell’uomo tanto forte eppure così umano che lei aveva imparato a conoscere: Sandor era scompostamente steso a terra, perdeva sangue. Tanto sangue. Le braccia distese lungo il corpo. Il capo piegato di lato verso il terreno. Le labbra schiuse.
“Sandor?” lo chiamò lei.
Lei osò sfiorargli il viso, ma non si mosse “Sandor?” pensò immediatamente a cosa fare, si strappò un lembo del vestito già rovinato, strappò parte del pantalone dell’uomo scoprendo l’enorme ferita e fece un nodo poco sopra la ferita e poi coprì con il lembo del suo vestito la ferita, premette con tutta la forza che aveva. Tremò per tutto il tempo, poco dopo il sangue smise di inondare il terreno.
Sansa sciolse il nodo che gli aveva fatto e poi aspettò e sperò di vederlo aprire subito gli occhi, ma non fu così. Era molto, molto pallido. Gli bagnò il viso, le mani, i polsi e la ferita.
Sandor non si svegliava, cominciò a temere il peggio. Spaventata e infreddolita, si stese accanto all’uomo, posando il capo sulla sua spalla. Aveva paura. Tanta paura.
 
Cosa avrebbe fatto se lui non fosse sopravvissuto?
 
Sansa cadde in un sonno profondo fatto di scontri fra lupi e leoni, leoni che azzannavano e lupi che azzannavano ancora più forte. Sangue che sgorgava copioso dalle ferite degli animali. Ciuffi di peli che volavano via. Carne che si spezzava sotto i denti degli altri animali. Ossa che si rompevano.
Sansa prese ad agitarsi e quando aprì gli occhi vide gli occhi grigi di lui osservarla, “Sansa?”
“Sandor?” lei si mise a sedere di scatto “Sei vivo!”
“Sì…” disse con tono fiacco “Aspetteremo la fine di questo diluvio prima di ripartire e poi… non credo di farcela a stare in sella” aggiunse poco dopo massaggiandosi la coscia e assumendo un’espressione carica di dolore.
“Tranquillo.” disse lei posando la mano sulla sua “Staremo qui anche domani, poi se te la senti proseguiamo. Non ti preoccupare.”
La guardò a lungo, forse cercava le parole con cui schernirla, ma non vi riuscì. Solo dopo qualche istante aggiunse un semplice “Vedremo.” per poi riposare nuovamente il capo contro il terreno della caverna.
Rimasero per alcuni minuti in silenzio, a occupare quel silenzio c’era solo lo scroscio violento dell’acqua che picchiava la terra. Sansa sospirò pesantemente poi osservò il Mastino mentre cercava di rattoppare alla meno peggio la sua veste “Mi spiace, ma ho dovuto.” si scusò lei, l’uomo alzò lo sguardo su di lei e disse semplicemente “E’ solo un indumento. Niente che valga spreco di parole o denaro.”
 
Le stava dicendo di tacere? O solo di non preoccuparsi?
 
Sansa abbassò la testa e lo sguardo, poi si alzò e andò verso l’ingresso di quel loro ennesimo rifugio. Posò una mano sulla parete rocciosa della caverna e osservò il cielo plumbeo, il vento era tagliente, la notte prese rapidamente a scendere sulla foresta e su tutti i suoi abitanti.
Lentamente iniziarono a udirsi gufi e altri versi di animali di cui Sansa ignorava l’esistenza. Per via del freddo, o forse per la paura, o forse per entrambe ragioni si allontanò dall’ingresso della caverna e si sedette accanto al suo compagno di viaggio. Si strinse nelle spalle rabbrividendo.
“Hai freddo?” gli chiese.
Sansa tirò su col naso e una nuvola di vapore si levò dalle sue labbra, era buio, ma la Stark era certa che Sandor lo avesse ugualmente notato perché gli pose sulle spalle ciò che rimaneva del suo mantello.
“Grazie.” disse lei.
“Mhm, mhm.” disse lui quasi a volerle dire prego.
“Cosa farai quando tutto questo sarà finito?” chiese Sansa dopo alcuni istanti di silenzio.
La risposta non arrivò, non subito almeno, tanto che la ragazza pensò che non l’avesse sentita, ma la sua risposta le confermò il contrario “Me ne andrò.”
Quelle tre parole, me ne andrò, le provocarono un dolore indicibile, il labbro inferiore prese a tremarle forte e alcune piccole lacrime ad appannarle la vista, lei aveva immaginato un epilogo diverso per loro. Non si sarebbe mai aspettata che le avrebbe risposto con quel distacco e quella disinvoltura.
Credeva che quel loro stare insieme li avesse in un certo senso uniti, ma evidentemente Sansa si era sbagliata ancora. Forse per davvero lui l’aveva sempre vista come una ragazzina da portare a casa e basta, come un oggetto che lo si porta da un posto all’altro, come qualcosa privo di volontà e sentimenti. Forse era questa l’idea che gli aveva dato.
Probabilmente lui l’aveva vista solo per il suo bell’aspetto e la desiderava solo fisicamente. Desiderava possederla e poi lasciarla.
Sì, forse era quello ciò che lui voleva da lei.
Niente di più e niente di meno.
Sebbene il dolore che provava sembrava averle risucchiato via l’aria, si sforzò di rispondere “E dove pensi di andare?”
Il Mastino sbuffò “Ovunque si trovi mio fratello. Deve morire.” Sansa lo sapeva, sapeva che quella di Sandor era una vera e propria ossessione, suo fratello, l’unico con il quale desiderava combattere e pareggiare i conti. Tutti quelli che aveva ucciso sino ad ora erano niente. Lui voleva solo suo fratello.
Voleva ucciderlo. Niente contava più di questo.
“Non hai paura di morire?” gli chiese.
“No. Ho paura di morire senza avergliela fatta pagare.” rispose con veemenza Sandor.
“Cosa vuoi dire?”
“Che morirò se sarà necessario. Farò tutto quello che è necessario pur di vederlo soffrire anche solo la metà di quello che ho subìto io.” rispose con vigore.
Sansa deglutì, la Montagna era invincibile, forte come il Mastino, se non di più. Ricordò quello scontro che vi era stato fra i due quando Sandor era intervenuto per proteggere sir Loras.
“E se io… ti chiedessi di restare con me?” Sansa azzardò nel porgli quella domanda.
Sandor rise “Con te? E a fare che? A ricamare? A parlare di vestiti? O di ragazzi?”
Sansa si offese “Non parlerei di queste sciocchezze con te!” sbottò mettendo il broncio “Potremmo fare anche tutto il continente occidentale insieme, ma il tuo modo di vedermi come una sciocca non cambierà mai. Non farai mai lo sforzo di pensare che gli altri possano cambiare.
Magari anche tuo fratello è cambiato e si è pentito di ciò che ha fatto!”
All’udire quell’ultima esclamazione Sandor rise, una risata priva di entusiasmo, una risata amara “Mio fratello cambiato? Sei proprio stupida allora! Mio fratello era ed è rimasto un mostro. Uno come lui non cambia! Può cadergli addosso anche la Barriera, ma resterà sempre un mostro. Ammazza e stupra chiunque gli si capiti a tiro e lo fa senza rimorso perché lui non ha coscienza, non ha pietà, non si ferma davanti alle suppliche, davanti alle grida, davanti ai pianti. Niente lo ferma. Capito, sciocca?”
Sandor le disse quelle parole con un’energia e una veemenza tale che Sansa non osò replicare.
“Dormi. Ho ascoltato abbastanza per oggi.”
Sansa non osò dire altro, Sandor non parlò né emise altro rumore. Quel silenzio fece scivolare Sansa lentamente in un sonno fatto di altri feroci scontri, non fra animali, ma fra due uomini, due fratelli.
  
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