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Autore: Imperialit    09/04/2020    0 recensioni
[InnTale]
"So già che questo libro non vedrà mai la luce. So che morirò prima di poterlo pubblicare. So che i suoi frammenti verranno raccolti da qualcuno che li collezionerà. Mi sta bene. Perché è il mio ultimo desiderio prima di lasciare questo mondo di Dei morenti e profezie perdute. Voglio sapere che qualcuno ha letto qualcosa di mio e ha provato emozioni. Non voglio sprecare l'opportunità che il Corvo mi ha donato. Non voglio sprecare i preziosi minuti che ho ottenuto stringendo un patto con lui. So già cosa la Chiesa di Luxtos farà di questa storia. Accetto anche questo. Quindi ora, caro lettore, immergiti nei frammenti della mia visione della storia degli eroi e dei malvagi dell'epoca precedente alla nostra... E grazie per aver dato una possibilità a questo vecchio mezzorco sul letto di morte e alle sue idee folli sulla storia del mondo." - Autore Anonimo, libro "Storie Perdute", anno di stesura non pervenuto
Genere: Drammatico, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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La Caduta di Daviant

 

Frammento del Prologo

 

Oskr, Poche ore prima dell'ultimo combattimento con Daviant il Corruttore

 

Osservo il futuro campo di battaglia dalla collina su cui poggia il nostro accampamento. Riesco a vedere senza alcun problema il luogo in cui il traditore ha poggiato le tende del suo esercito.

Sappiamo tutti e due che non ha più alcun posto in cui fuggire. È solo una questione di tempo prima del nostro ultimo scontro. Ma è proprio ora, nel momento in cui i miei soldati pensano a ciò che verrà dopo, che non riesco a pensare ad altro se non a quello che è venuto prima e che ha portato a questo esito.

Li sento mentre si apprestano a finire i preparativi per l'attacco e mi concedo di ripercorrere per un secondo la storia travagliata che condivido con Daviant, compagno, amico e fratello.

 

Frammento Uno: L'Incontro

 

Oskr

 

Ricordo quegli anni come tra i più tranquilli e caldi della mia vita.

Non sono mai stato visto bene né dalla gente del mio lato orchesco né da quella del mio lato umano... Eppure questo non mi fermò dal perseguire i miei scopi di pace.

Rimembro ancora la prima volta che io e Daviant ci incontrammo. Eravamo tutti e due molto diversi da come siamo ora, anche se lui aveva già la sua tipica espressione seria e composta, e io la mia tipica aria positiva e genuina.

Ci conoscemmo per un puro caso in realtà. Ho sempre avuto una particolare predilezione per l'aiutare gli altri e quel giorno stavo andando ad aiutare un orco abbandonato dalla sua tribù.

Non seppi mai i dettagli dell'accaduto, ma ho sempre sospettato che fosse stata una di quelle tipiche situazioni in cui il membro più debole viene lasciato indietro perché non è in grado di tenere il passo della tribù o scompare durante una caccia e nessuno si prende la briga di cercarlo. Sta di fatto che arrivai sul posto il prima possibile e li lo incontrai. Daviant. Un bestione enorme dalla pelle verde e dagli strani tatuaggi. Immaginatevi la mia sorpresa nel constatare che stava aiutando una persona ferita al posto che approfittarne.

Dopo un rapido scambio di battute in cui palesò la sua irritazione per i miei modi così gentili e aperti chiesi sia a lui che al ferito se avessero voglia di unirsi alla mia causa. Il ferito declinò gentilmente l'offerta, mentre da Daviant ricevetti un no secco come risposta. Ma è così che le nostre strade iniziarono ad intrecciarsi.

Ci incontrammo sempre più spesso come se il filo del destino avesse già deciso per noi e, malgrado tutto, riuscii a fare breccia nel suo animo... Più o meno.

Comunque la nostra amicizia non fu mai un rapporto facile, ma almeno col tempo imparammo a rispettarci a vicenda per le nostre capacità e qualità. Fu in quel periodo che imparai a conoscerlo come compagno e fu in quel periodo che conoscemmo colei che avrebbe cambiato le nostre vite con la sua morte: Mair.

- - -

Daviant

 

Non so perché sto ripercorrendo questi ricordi proprio adesso. Forse è vero che prima della propria morte la vita scorre davanti agli occhi di una persona... Ma allora perché devo rivedere solo i ricordi di quella persona?

E' forse una punizione degli Dei per i miei misfatti?

O forse è semplicemente quel poco di anima che mi resta che parla con me?

... Qualunque sia il motivo è evidente che non riuscirò a fermarli... Inizio a rivedere le scene come fossero successe di recente. L'incontro con quell'irritante paladino della giustizia e con la mia amata Mair.
Mi ero messo in viaggio perché avevo percepito delle preghiere rivolte alla mia divinità durante la notte. Arrivato sul posto trovai un ferito che curai al meglio delle mie possibilità.

Fu allora che lo incontrai. Oskr. Un mezzorco in armatura dall'aria solenne e dallo sguardo acceso. Ricordo ancora che il mio primo pensiero fu “Questo tipo non mi piace” ed a pensarci ora mi chiedo perché non diedi retta al mio istinto quel giorno... Mi sarei risparmiato alcuni dei dolori peggiori della mia vita.

Sul serio. L'unica cosa che rispettavo di quel soggetto erano la forza e l'acume... Anche se a pensarci adesso non so se i miei pensieri attuali siano come quelli di allora... È tutto confuso da quando ho accettato il mio ruolo al servizio di Malagrad... Eppure so che non mi sbaglio nel dire che non lo sopportavo... Ma allora perché nella mia testa ricordo che lo chiamavo addirittura compagno...?

... Ah... Ecco arrivare la fonte dei miei dolori più grandi... Mair... Mia dolce Mair... Sarai l'unica cosa che mi mancherà quando sarò morto. So per certo che la mia anima non andrà dove sei tu ora. Ma so anche che il tuo sorriso sarà ciò che mi terrà in forze per le punizioni eterne che mi attendono.

 

Frammento Due: L'Inadeguatezza

 

Oskr

 

Ricordo benissimo quel giorno. Ricordo il cielo oscurarsi, i corni di guerra suonare, il sapore del pericolo che permeava l'aria. Erano tutti segnali dell'arrivo di Malagrad, lo Stregone delle Profondità.

Nessuno lo aveva mai visto, nessuno era mai stato in grado di riferire alcun dettaglio su di lui. Né la voce, né il suo aspetto e neanche se “Malagrad” fosse davvero il suo nome. L'unica cosa certa era che ovunque arrivasse portava devastazione.

Mi trovavo in una città in quello che ora è il cerchio desertico al centro del continente. Ero andato per reclutare altri reietti che non avevano un posto dove stare e aiutare le persone in difficoltà.

Ricordo benissimo il terrore che provai nell'osservare l'enorme drago indaco di Malagrad che si avvicinava all'orizzonte. Mentire al riguardo non servirebbe. Avevo paura. Molta. Cercai di salvare più persone possibili e di aiutare la città con l'evacuazione dei civili.

Facemmo del nostro meglio per sopravvivere e per combattere un altro giorno, anche se c'erano alcune persone che ancora pensavano di rimanere e combattere.

Fuggimmo a gambe levate. Non lasciammo nulla dietro di noi, ma dentro, molti, persero tutto, oltre alla speranza anche solo di affrontare una tale malvagità.

Appena arrivati al sicuro chiesi ai sopravvissuti chi volesse unirsi alla mia causa e guidai coloro che accettarono verso la fortezza abbandonata che avevo chiamato casa insieme ai miei soldati.

Lì ci aspettavano Mair e Daviant, entrambi impegnati nell'addestramento delle nostre truppe.

Il nostro non era un esercito regolare. Eravamo un gruppo di folli allo sbando che aveva deciso di sacrificare la propria vita al fianco dei grandi eroi per riportare la pace. Ma questo bastò sempre per spronarci a fare del nostro meglio e a sostenerci a vicenda.

A questo punto della storia io e Daviant eravamo ormai amici mentre Mair era un po' come una sorellina per noi. Erano giorni duri, ma ce la siamo sempre cavata, insieme.

- - -

Daviant

 

La prima volta che vidi Malagrad fu un'esperienza terrificante... Osservai l'enorme drago ai suoi ordini distruggere una città semplicemente passandoci accanto. Pura forza primordiale. Una scena che avrebbe fatto arretrare molti. Ma non me. Io volevo avvicinarmi.

Volevo... Cosa... Cosa volevo...? Affrontarlo...? Impossibile. Volevo assaporare quella forza. Farla mia... Volevo avere quella forza per salvare vite...? No, la volevo per terminarle... I miei ricordi sono confusi...

Ma una cosa la ricordo perfettamente, sì. Il senso di impotenza che provai quel giorno. Quello lo ricordo bene. Fu una macchia che mi perseguitò per anni. Una macchia che lavai via unendomi a Malagrad ottenendo la forza che agognavo.

Dopo aver osservato quello spettacolo meraviglioso ritornai alla fortezza che condividevo con quel folle di Oskr, Mair e i soldati che recuperavamo strada facendo.

Un esercito indegno. Folli e sbandati che pensavano di poter sconfiggere Malagrad con la forza dell'unità. L'unica cosa che si salvava in quel buco era Mair. La bellissima Mair... Avrei visto la fortezza bruciare se avesse significato averla.

Ricordo ancora come in quel periodo io e Oskr ci chiamavamo a vicenda “Amici”. Ma l'amicizia non è altro che un pugnale puntato all'anima di una persona. L'unica cosa che in questo mondo va rispettata è la forza.

E loro non ne avevano abbastanza.

 

Frammento Tre: I Sentimenti

 

Oskr

 

Negare l'evidenza sarebbe abbastanza inutile. Era palese che Daviant provava qualcosa per Mair. E per me Mair era come una sorella minore, quella che non ho mai avuto per la precisione. Sarei stato felicissimo di vederli insieme. Eppure c'era sempre qualcosa che lo frenava dal farsi avanti e dichiararsi. Per quanto mi riguarda erano una coppia fenomenale sia nell'addestrare i soldati che nei combattimenti. Invidiavo la loro coordinazione in battaglia, i loro movimenti perfettamente coordinati e senza traccia alcuna di scambi di avvertimenti o informazioni. Due istinti puri che danzavano insieme.

Mi ricordo il giorno in cui io e Daviant conoscemmo Mair. La incontrammo mentre combatteva da sola contro un gruppo di banditi. Ricordo che Daviant rimase affascinato dalla vista e che dovetti riportarlo all'attenzione gettandomi nella battaglia prima di lui.

Fu, forse, lo scontro più rapido di tutta la mia vita. Erano dieci volte noi eppure ce la facemmo con una velocità disarmante.

Dopo aver legato i sopravvissuti andammo a presentarci alla misteriosa guerriera e da lì anche la vita di Mair si intrecciò alla nostra... Fino a quando non ebbe fine.

- - -

Daviant

 

Ricordo la prima volta che la incontrammo. Stava lottando da sola contro trenta banditi. Una forza della natura. Rimasi fermo a osservare quella bellezza feroce che falciava nemici a destra e manca, perdendomi nello spettacolo. Mi riscossi quando vidi Oskr partire all'attacco per aiutarla. Fu una carneficina. Era palese che fosse un gruppo di disperati che cercava di sopravvivere come poteva. Ma questa non era una scusa. Mair e Oskr si permisero di fare prigionieri. Io no.

Una volta finito e legati i sopravvissuti ci presentammo e lì conobbi il nome della persona che avrebbe perseguitato i miei sogni per gli anni a venire. Conobbi anche colei che mi avrebbe fatto conoscere amore e odio.

Due facce della stessa medaglia. Una medaglia che indossai dal primo momento in cui mi accorsi dei miei sentimenti per Mair e dei suoi sentimenti per Oskr. Ci fu un periodo in cui li avevo quasi repressi pensando a cazzate come “Se la ami davvero, lascia perdere e aiutala” o “Dovresti essere felice per loro”, ma non funziona così. Non funzionava per me. Reprimere una cosa non fa altro che accrescerla, e ora che sono più forte so che cosa mi mancava: la volontà. La volontà di non accettare che la donna che amavo poteva essere innamorata di un altro. Almeno adesso lo so, anche se è troppo tardi per tornare indietro.

 

Frammento Quattro: La Calma

 

Oskr

 

Le investiture erano rare in quel periodo. D'altronde eravamo in guerra contro Malagrad oramai. Eppure si sentiva la necessità di un po' di normalità e tranquillità tra le truppe.

L'investitura di Mair fu una cerimonia semplice e ricordo di non essere mai stato così fiero nel poter dare il rango di paladino a qualcuno. Era un giorno di festeggiamenti, per quanto fosse possibile, ovviamente. Ma era comunque una giornata lieta. Persino Daviant si permise di sorridere un secondo. Era stato scelto da Mair come testimone dell'investitura, d'altronde. Un grande onore e un segno di fiducia da parte di una persona. Ricordo che mantenne una espressione severa dall'inizio alla fine, per poi lasciarsi andare un attimo ad uno dei sorrisi più tranquilli e lieti che io abbia mai visto. Fu una giornata bellissima... Peccato che nulla duri per sempre.

Malagrad stava continuando il suo operato e nessuno degli eroi che andavano per sfidarlo tornava indietro. L'intero continente era in pericolo.

Fu proprio tre giorni dopo l'investitura di Mair che ci arrivò la comunicazione di alcuni villaggi presi d'attacco dalle truppe dello stregone. Decidemmo di dividerci e ognuno di noi andò in un villaggio differente con una parte delle truppe.

Avremmo... Avrei dovuto prevedere cosa sarebbe successo con una tale decisione...

- - -

Daviant

 

Una delle poche memorie che la riguardano e che serbo ancora nel cuore è il giorno della sua cerimonia di investitura. Un momento di gioia nel clima di guerra che aleggiava. Ricordo ancora la felicità che provai quando mi chiese di essere il testimone dell'investitura e ricordo ancora la soddisfazione dovuta dall'invidia... l'odio? Ma non lo odiavo... Lo invidiavo, sì... Ma... Ma forse era odio quello che provavo nei confronti di Oskr? Forse... Ma rimane che io fui il testimone, mentre lui fu l'investitore.

Mantenni un'aria ancora più rigida del solito per poter adempiere al mio ruolo al meglio. Volevo che capisse che aveva fatto la scelta giusta nel chiederlo a me e non a lui.

Alla fine della cerimonia mi lasciai anche andare ad un sorriso, che ovviamente Oskr non si lascio sfuggire. Lui sapeva dei miei sentimenti. Ne ero certo. Eppure non disse mai nulla. E sono certo che se sapeva dei miei sapeva anche di quelli di Mair. Quindi perché? Perché si ostinava a fare finta di nulla? Non lo sopportavo.

Grazie al cielo tre giorni dopo ricevemmo la notizia che le truppe di Malagrad stavano per attaccare tre città differenti. Finalmente sarei riuscito a sfogare le mie emozioni lontano dalla faccia di Oskr e dalla vista di Mair.

Ci dividemmo e ognuno di noi andò in una delle città con una parte delle truppe.

Se avessi saputo come sarebbe andata avrei cambiato i miei piani e avrei lasciato guidare le truppe a qualcun altro così da poter seguire Mair. Ma non sapevo. E l'inizio della fine arrivò su di me veloce come un falco.

 

Frammento Cinque: La Tempesta

 

Oskr

 

Fu un massacro. Il sangue scorreva ovunque. Eravamo arrivati da poche ore nelle mura cittadine e sembrava fossero passati giorni. Continuavano ad arrivare. Uno dopo l'altro. Di quel giorno ricordo il calore del fuoco, del sangue e dei muscoli che non facevano altro che abbattere avversari. Nell'arco di una giornata avevo abbattuto abbastanza stupidi da aver eretto una montagna di cadaveri intorno a me. Le perdite furono enormi, la tristezza immensa, ma non potevamo riposarci. Interrogammo chiunque fosse sopravvissuto, sia nemici che amici. Scoprimmo qual era il vero obbiettivo degli attacchi. Non volevano distruzione. Cercavano qualcosa. E sapevano già dov'era. Ci avevano presi in giro con degli attacchi volti solo a distrarci per permettere ad un qualche generale di fare con comodo nel radere al suolo la città designata.

Senza perdere tempo cercai di incitare le truppe a metterci in marcia. Ma erano troppo stanchi. Dovevamo andare a dare manforte ai nostri soldati dall'altra parte. Non potevamo aspettare. Anche se fossero già stati tutti uccisi esigevo di sapere il loro destino e di poter pensare che avevo fatto del mio meglio per salvarli. Decisi di fare ciò che mi riusciva meglio: ovvero il più possibile.

Presi con me chi poteva farcela e lasciai le altre truppe indietro per finire il lavoro e aiutare la popolazione. Cavalcammo per ore. La città in cui dovevamo recarci era quella in cui si trovava Mair. Arrivammo il prima possibile. Normalmente sarebbe stato un viaggio di almeno un giorno, ma facendo andare i cavalli al massimo e senza fermarci ci mettemmo la metà del tempo. E fu appena arrivati che lo sentii. Un urlo terribile. Di dolore. Di disperazione. Di Daviant.

La città era stata rasa al suolo. Nessuna traccia di fuoco o altro. Solo sangue. Sangue ovunque. Cadaveri in ogni posa possibile. Alcuni aperti, altri senza pezzi. Un macello. Non c'erano segni di lotta. I cadaveri di soldati, nemici e civili ricoprivano le strade ancora integre. C'era un silenzio surreale... Appena arrivati in piazza vidi finalmente Daviant.

Era inginocchiato per terra e stringeva qualcuno tra le braccia. Man mano che mi avvicinavo coglievo sempre più dettagli e, appena arrivato dietro di lui, la realtà mi colpì in faccia. Mair era morta. E la spada di Daviant era nel suo cuore.

- - -

Daviant

 

Il dolce suono della battaglia mi tenne compagnia quel giorno. Fu mio compagno sin dal primo momento in cui mettemmo piede in quel buco di città.

Nemici ovunque. Bersagli su cui sfogare tutta la mia rabbia senza problemi. Usai il loro sangue per ridipingere l'intera città e una volta finito usai ogni metodo a mia disposizione per far sputare il rospo ai sopravvissuti della mia carneficina.

Dopo aver sentito la risposta e averla elaborata tutto si fermò un secondo per me. Un altro obbiettivo. Uno dei generali. Un'altra città. La città in cui era andata lei.

Non aspettai le mie truppe. Diedi l'ordine di ripulire tutta la città dai resti di quella miserabile feccia al servizio di Malagrad e mi lanciai al galoppo.

Ci misi poco. Spinsi il cavallo fino a sentire il dolore che gli stavo provocando. Ma non mi importava. L'unica cosa che importava era arrivare. E fu proprio allora che capii il mio errore.

La città... Quello che ne restava almeno... Era fredda e silenziosa già dalla distanza. Non si sentiva nulla. Neanche un suono. Mi addentrai nelle rovine pronto a combattere, ma venni accolto solo da corpi rivoltati come calzini e sangue. Molto sangue. Sangue di civili, dei nostri soldati e dei soldati avversari. L'intera città era rossa e l'odore di morte era l'unica cosa che si sentiva.

Ma tutto questo cambiò per me quando arrivai nella piazza centrale e la vidi. Mair. Ma c'era qualcosa di diverso. Era ferma in piedi al centro della piazza circondata da corpi. Ringrazio il mio istinto di avermi messo in allerta prima di avvicinarmi.

Una volta arrivato a portata si mosse e mi scagliò una stoccata dritta al petto. Non riuscivo a vedere i suoi occhi ma i suoi movimenti non le appartenevano. Era controllata. Ma non vedevo nessuno che potesse fare una cosa del genere vicino. Combattemmo per ore fino a quando il suo corpo fece un movimento di troppo e vidi una delle sue braccia assumere un angolo innaturale. Eppure continuava a tenere la spada. Un pensiero mi attraverso la mente ma lo scacciai subito. Non poteva essere così. Non poteva essere già morta. Non potevo averla già persa.

Quel combattimento durò un'eternità. Non volevo cedere. Non potevo cedere. Lei non dava segni di stanchezza e il suo corpo continuava ad assumere pose sempre più impossibili per seguire il mio ritmo... Ma questo cambiò ad un certo punto.

Lanciai un attacco che sapevo avrebbe intercettato... Ma invece si bloccò nel mezzo della parata, il suo braccio trattenuto da una forza misteriosa, e riuscii finalmente a vedere i suoi occhi. Non era morta. Stava piangendo dal dolore e dalla disperazione. Mi distrassi un secondo, perso nel suo sguardo vacuo... Un secondo che fu più che abbastanza per farmi perdere il controllo del mio movimento... Solo che a differenza sua il mio braccio non si bloccò... La memoria muscolare del mio corpo mi tradì come io tradii lei... La mia lama era ormai stata scagliata e dopo un momento che parve eterno colpì. Colpì nel punto che cercavo di raggiungere da anni. E colpendo distrusse la sua vita, il mio amore e si portò via l'unica ragione che mi spingeva a rimanere in vita.

Urlai con il suo corpo che mi cadeva tra le braccia. Gli occhi aperti e spenti. Caddi in ginocchio tenendola e persi la cognizione del tempo e dello spazio. Non c'era nulla se non io e il suo corpo.

Questo finché non arrivò lui. Oskr. E in un impeto di coscienza capii. Era colpa sua. Era lui che aveva proposto di dividerci. Certo eravamo noi ad aver acconsentito, ma lui avrebbe dovuto prevedere tutto questo. Era colpa sua. Colpa sua di tutto. E io non lo avrei mai perdonato.

- - -

 

 

Mair, Gli ultimi istanti

 

Era una bellissima giornata quando arrivammo nei pressi della città. Non c'erano colonne di fumo. Probabilmente eravamo arrivati in tempo per aiutare i civili e difenderla. Ci avvicinammo senza problemi sempre tenendo gli occhi aperti e arrivati alle porte della città capii di aver fatto un errore nel pensare positivo prima di esserci accertati della situazione.

I cadaveri dei nemici e dei civili erano ovunque. In mille posizioni differenti e inumane. Con le interiora rivolte al cielo, senza pelle, e con il sangue che scorreva ancora. Sentii il rumore di qualcuno dei miei uomini che vomitava per lo spettacolo.

Misi in allerta tutti e li feci avanzare nella città dopo essere scesi dalle cavalcature. Era tutto troppo tranquillo. Sembrava che la città fosse nella stessa situazione dei suoi abitanti.

Arrivati nella piazza centrale trovammo un'alta figura al centro di un cerchio formato da cadaveri. Ci avvicinammo lentamente con le armi in mano. Non era umana ed era palese. Dopo averla circondata iniziammo a stringere il cerchio fino a quando non fummo a tre metri. In quel momento la figura si mosse... E quella fu l'ultima cosa che vidi prima di perdere i sensi.

Mi risveglio dopo quella che sembra un'eternità. Sono al centro della piazza Intorno a me tutti i miei soldati sono morti. La figura scomparsa.

Provo a muovere il mio corpo ma non risponde. Sento la mia vista che inizia a staccarsi e ad uscire da esso. Non so cosa stia succedendo. Ho paura. Adesso sono sopra al mio corpo e vedo tutta la scena. Qualcosa è alle mie spalle che muove dei fili attaccati a me. Non so cosa sia. Ad un certo punto si volta... E urlo. Un volto scheletrico dalle orbite in fiamme mi osserva e parla lentamente.

“Ora vediamo di spezzare un po' lo spirito dei vostri soldati, che ne dici?” ed è in quel momento che mi accorgo di un'altra figura che si avvicina. È Daviant. Provo ad urlargli di allontanarsi ma non mi sente.

Ad un certo punto sento la mia volontà che viene trascinata di nuovo nel mio corpo. Sento Daviant che si avvicina. Provo di nuovo ad avvertirlo ma la mia bocca è sigillata. Appena è a portata il mio corpo si muove da solo. Sento Daviant che si trattiene nei suoi colpi. Percepisco ogni muscolo del mio corpo che cerca di resistere ma non mi ascolta nulla. Le mia ossa si spezzano. Il mio sangue continua sgorgare dalle ferite.

Ad un certo punto sento di nuovo la voce dell'essere che parla “Credo che abbiamo giocato abbastanza. Meglio chiudere la cosa qua. Non vorrei far attendere oltre il mio Signore.” e dopo una breve risata tira uno dei fili attaccati alle mie braccia fermando il mio braccio e creando una apertura per la spada di Daviant.

Mi fido di lui. Non mi farebbe mai del male... Dopo un secondo però sento la lama che attraversa il mio petto e raggiunge il cuore. Si inizia a fare tutto nero... L'ultima cosa che sento prima di abbandonarmi all'oblio è Daviant che urla e il suo dolore che mi avvolge mentre scompaio...

 

Frammento dell'Epilogo

 

Daviant, Pochi minuti prima dello scontro finale con Oskr

 

Mi riscuoto dai miei pensieri riflettendo sull'offerta che mi avevano fatto gli uomini di Malagrad quando decisi di unirmi a loro. La vita di Mair in cambio di quella di Oskr. Non riesco a fare a meno di ripensare a quando lo attaccai dopo il fatto. Mi fece arrestare. Mettere in catene. Cercò di interrogarmi su ciò che era successo. Ma lui sapeva benissimo cosa era successo... O forse no... Forse non lo sapeva davvero e quello in errore ero io. Forse sono io ad aver danzato sul palmo di Malagrad finora. Ma anche se fosse ora è troppo tardi. Siamo alla resa dei conti.

Esco dalla mia tenda dopo aver messo l'armatura e mi avvio verso le mie truppe.

Siamo pochi. Molti meno dei nostri avversari. E siamo tutto fuorché nel giusto. Ma non ho intenzione di andarmene senza aver preso la vita di quanti più nemici possibili.

“Oskr!” urlo a squarciagola “So che mi senti! So che stai venendo per la mia vita! Vediamo chi avrà la meglio!” e detto questo suono la carica e inizio a correre seguito dai pochi uomini che mi restano.

E' un pessimo giorno per morire, ma non per sistemare i conti in sospeso.

 

- Frammenti da “La Caduta di Daviant” (storia incompleta del libro “Storie perdute”), Autore anonimo, Anno di stesura non pervenuto

   
 
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