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Autore: se solose    09/04/2020    1 recensioni
Sto riguardando le puntate e nella mia mente si scatenano mille scenari. Ho deciso così di creare una piccola storia, a puntate, che prende spunto da uno degli episodi della terza stagione per continuare su una traiettoria tutta sua, raccontando l'amore di Lorenzo e Clarice.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarice Orsini
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Saluto Savonarola, raccolgo le ultime cose e mi dirigo verso l’uscita. Essere tornata ad aiutare i bisognosi, distribuire loro del cibo mi dà pace e serenità. Mi ricorda che, seppur non ho fatto voto come avrei voluto in gioventù, posso continuare a servire Dio, in qualche modo. Inoltre i sermoni di Savonarola sono davvero belli, accorati, anche se a volte possono risultare crudi, quasi intransigenti. E’ il suo fare da oratore, credo.
Mi incammino verso Palazzo Medici a piedi, ho preferito fare due passi questa mattina. Lorenzo è sempre così protettivo nei miei confronti da quando ho ripreso la mia attività caritatevole. Ogni mattina lascia uno degli uomini di guardia pronto a pedinarmi tutto il giorno, ma questa mattina mi sono rifiutata in modo categorico. Sono uscita di casa senza curarmi delle sue proteste. Sarà ancora furioso? Conoscendolo è molto probabile. Alzo gli occhi al cielo e la meravigliosa luce del crepuscolo mi inonda il viso. Mi fermo. Ne assaporo qualche raggio sulla pelle, posso sentirne ancora il calore. Cerco di imprimere questo ricordo nella mia mente, tra poco il caldo del sole lascerà il posto al freddo invernale.
Apro gli occhi ma non riesco a muovere un passo. Un fischio mi sta attraversando le orecchie e tutto intono a me diventa ovattato. Che mi sta succedendo?
 
Lucrezia entra nella stanza senza curarsi di bussare.
“Clarice, come ti senti questa mattina?” mi chiede tirando via le tende scure dalla finestra.
“Meglio, Lucrezia. Grazie”
Mi sorride. E’ sempre stata molto dolce con me, sin dal primo momento in cui ho messo piede a Palazzo, dispensando consigli che negli anni si sono rivelati davvero utili ed efficaci.
“Lorenzo è già andato via?” chiedo, cercando di alzarmi dal letto. Lucrezia si precipita in mio aiuto, mi tende una mano, la prendo e solo dopo riesco a mettermi in posizione eretta.
“No, è di sotto. Sta facendo colazione, ma io presumo che stia temporeggiando nella speranza che tu ti svegli. Vogliamo raggiungerlo?”
Il suo sguardo è divertito, complice del mio. Annuisco e lascio che mi aiuti a scendere, anche se sono ancora in camicia da notte. Quando entro nella grande sala Lorenzo è seduto al mio posto, con la faccia rivolta verso la porta. Probabilmente Lucrezia ci aveva visto giusto. Entro un po’ traballante e lo vedo alzare lo sguardo.
“Vieni, siedi” Corre in aiuto della madre. Mi prende delicatamente per il braccio e mi lascia accomodare, mi lascia un bacio sui capelli ancora annodati prima di tornare al suo posto.
“Come ti senti?”
“Meglio”
Gli sorrido e lui mi ricambia con un sorriso caldo.
“Mi hai fatto morire dallo spavento, ieri”
“Perdonami, non era certo mia intenzione. Probabilmente avevo mangiato poco”
Mi mordo un labbro perché so che sto dicendo una bugia. Mi volto alla ricerca degli unici occhi complici in questa casa e sono li, che mi fissano. Grazie Lucrezia.
“Sarà, ma ti prego di fare più attenzione. Cerca di mangiare e riposare a sufficienza, non voglio certo che ti prenda qualche malanno”
“Non lo farò”
“Sai quanto vorrei restare qui, vero?” Mi prende una mano e la bacia.
“Va, non preoccuparti per me” Lo rassicuro.
“Ah, Lorenzo, pensi che questa sera rincaserai presto?” gli chiedo. Ho assolutamente bisogno di parlare con lui, ma voglio farlo con calma. Senza dovermi infilare tra un impegno e l’altro. Mi guarda con fare sospetto. In effetti non sono solita fare questo genere di domande.
“Si, certo. Ho dimenticato forse qualcosa?”
“No, avrei solo piacere che cenassimo tutti insieme. Tutto qui”
Vedo Lorenzo andare via, non troppo convinto. Sono certa che farà quanto più possibile per non mancare questa sera, anche se Firenze e la guerra con Riario e Papa Sisto lo sta consumando. Vedo la sua anima allontanarsi da lui sempre di più, pezzo dopo pezzo. Muovo la testa per scrollare via quei pensieri.
“Glielo dirai questa sera?” Mi ero scordata che Lucrezia fosse ancora nella stanza. La guardo mettere in bocca un tozzetto di pane mentre mi guarda, aspettando una risposta.
“Si”
 
 
Mi guardo allo specchio mentre aggancio l’ultimo orecchino. Controllo ancora una volta che sia tutto perfetto. Ho scelto questo abito azzurro, un colore che non porto da diverso tempo. Ho acconciato i capelli in una morbida treccia, ho messo anche qualche fronzolo a festa, giusto per darmi un tono. Scendo le scale, ansiosa di entrare nella grande sala da pranzo e vedere Lorenzo, ma purtroppo le mie aspettative vengono tradite. La tavola è colma dei suoi commensali e ne manca solo uno. Lorenzo.
“Mamma, mamma. Come sei bella!” urla Giovanni dall’altro lato della tavola mentre fa delle piccole palline con il pane. Gli sorrido, è un bambino tanto dolce, sempre attento, gioviale.
Mi guardo alle spalle, sperando che mio marito spunti da un momento all’altro ma non vedo nessuno. Non odo passi. La mia espressione delusa deve essere molto evidente perché sento la mano di Lucrezia posarsi sulla mia spalla.
“Arriverà, vedrai”
Lo dice per rincuorarmi perché Lorenzo non è arrivato. Abbiamo cenato, ho giocato a scacchi con Piero, allattato Maddalena ed esausta sono andata nella mia camera, ma di mio marito nessuna traccia.
Mi appoggio alla finestra, sento il rumore del vento sbattere sui vetri e mi stringo nelle spalle in modo automatico. Non fa freddo, almeno non nella stanza, è dentro il problema. Nella mia anima, nel mio cuore sento un grande buco nero. Temo che prima o poi verrò risucchiata in esso.
Lo vedo, sta entrando di tutta fretta nel grande ingresso. Si toglie i guanti e corre verso le scale. Probabilmente entrerà da quella porta a momenti, pieno di mille scuse.
“Lo so, avevo promesso che ci sarei stato ma…”
Entra con lo sguardo fiero, guardando dritto verso di sé quasi si fosse preparato una litania da recitare. Finalmente di decide a guardarmi e la sua espressione risoluta va in frantumi. Ha capito che quella era una serata diversa, una serata speciale.
“Sei bellissima”
“Ti abbiamo aspettato per molto tempo, questa sera”
Non ho intenzione di cedere ai suoi giochi di parole.
“Scusami, ero immerso nel lavoro e quando mi sono reso conto del tempo che avevo passato chiuso nello studio era già troppo tardi”.
Congiungo le mani all’altezza del basso ventre. E’ una cosa che faccio sempre quando sono contrariata o indecisa sul da farsi. Lorenzo lo sa bene.
“Puoi perdonarmi?”
“Non ho problemi nel perdonarti una cena mancata, Lorenzo. Forse dovresti scusarti con i bambini, con Piero soprattutto. Sono diverse sere che ti aspetta sveglio per fare quella famosissima partita a scacchi che gli hai promesso”
Sono dura questa volta, ferma. Non voglio fargliela passare sempre liscia. Lorenzo è un re senza corona, questo lo comprendo. Firenze ha bisogno di lui, ma anche la sua famiglia.
“Hai ragione, domani”
“Non devi dirlo a me. Domani glielo spiegherai tu cosa stavi facendo”
Inizio a togliermi la collana e gli orecchini.
“Perché eri vestita di tutto punto, c’era un ospite?” mi chiede aiutando a sciogliere quel corpetto troppo stretto.
“No” rispondo secca.
“E allora…?” Non termina la frase ed è in quel momento di esitazione che mi volto a guardarlo.
“Devo dirti una cosa”
Corruga la fronte, con fare leggermente allarmato. Capisco che la sua mente sta vagando in direzione totalmente opposta allora gli prendo la mano, gliela apro e la poso sul mio ventre.
“Noti qualcosa?” chiedo con un grande sorriso. Lo vedo smarrito per un solo attimo, capisce. Le sue dita stringono la stoffa del mio vestito mente il suo volto si apre in un grandissimo sorriso.
“Sei in attesa?”
Annuisco felice e lui mi circonda il viso tra le mani. Mi osserva radiante prima di darmi un bacio.
“Per questo la cena in pompa magna, il vestito e tutto il resto?” Finalmente ha collegato tutto e il sorriso sparisce dal suo volto lasciando spazio ad un’espressione addolorata.
“Non roviniamo questo momento non dei pensieri tristi” La mia voce è una supplica. Infilo la mia testa nell’incavo del suo collo, facendogli appoggiare il mento sulla mia nuca. Lo sento stringermi in un forte abbraccio e torno a rilassarmi.
“Sono un uomo fortunato”
“Si, lo sei.”
   
 
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