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Autore: MackenziePhoenix94    09/04/2020    0 recensioni
TERZO LIBRO.
“Sara inspira una seconda volta, vedo i suoi occhi scuri diventare lucidi ed una lacrima, ribelle, le scivola lungo la guancia destra.
“E se fosse cambiato? E se davanti ai miei occhi dovessi ritrovarmi un uomo completamente diverso da quello che ho conosciuto e di cui mi sono innamorata? Ho paura, Theodore” mi confessa con voce tremante “ho paura che Michael Scofield non esista più”.”
Dopo altri sette anni trascorsi a marciare in una cella a Fox River, Theodore Bagwell si trova finalmente faccia a faccia con ciò che lui ed i membri dell’ex squadra di detenuti hanno anelato per lungo tempo: la libertà.
La libertà di essere un normale cittadino.
La libertà di crearsi una nuova vita.
La libertà di lasciarsi il passato alle spalle per sempre.
Sono questi i piani della Serpe di Fox River, almeno finché il passato non torna a bussare con prepotenza nella sua vita tramite un oggetto apparentemente insignificante: una busta gialla e rettangolare, spedita dallo Yemen.
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: T-Bag
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Papà…”.

Sorrido tra me e me sentendo Benjamin chiamarmi in questo modo, per la seconda volta, e lo guardo negli occhi.

“Sì, tesoro?”

“Adesso tu e Gracey siete una coppia, giusto?”

“Sì, possiamo definirci una coppia”

“Questo significa che dovrò chiamarla ‘mamma’ o ‘matrigna’?” mi domanda a bruciapelo, senza alcun preavviso, ed io mi ritrovo costretto a schiarirmi la gola più volte prima di dargli una risposta.

“Ohh, Ben!” esclamo “mi sembra un po’ presto per parlare di questo, non credi? Anche se io e Gracey ci stiamo frequentando, vogliamo fare un piccolo passo alla volta… Tu devi fare solo ciò che ti senti di fare, Benjamin. Nessuno ti vuole forzare, soprattutto in una questione delicata come questa”

“Quindi non vi sposerete e non avrete figli?”.

Il suo candore e la sua ingenuità mi lasciano senza parole, e non mi resta altro che cercare un modo per uscire dall’imbarazzante situazione in cui mi sono infilato a mia insaputa; e tutto ciò senza neppure considerare il fatto che mio figlio non sa nulla del recente incontro burrascoso che ho avuto con Nicole.

E non dovrà mai saperlo.

“Siamo arrivati” rispondo, indicando l’entrata della scuola, evitando così di dover dare delle spiegazioni; Benjamin, però, non demorde e solleva il viso verso di me, rivolgendomi uno sguardo risentito, perché ha capito ciò che ho appena fatto.

“Guarda che io ero serio poco fa, Theodore, penso che dovresti riflettere attentamente riguardo al matrimonio e al desiderio di allargare la famiglia per un semplice motivo” dice, mentre io mi chino per sistemargli il colletto del cappottino che indossa.

“Ahh, sì? Eri serio? E dimmi, tesoro, quale sarebbe questo semplice motivo che dovrebbe farmi riflettere attentamente riguardo al matrimonio e al desiderio di allargare la famiglia?” domando, divertito, usando le sue stesse parole; e me ne pento nello stesso momento in cui mio figlio socchiude le labbra per rispondermi, per poi scappare dentro l’edificio scolastico.

“Perché stai invecchiando ormai”.



 
“Non immaginerai mai che cosa mi ha detto Benjamin mentre lo accompagnavo a scuola” dico qualche minuto più tardi, lasciandomi cadere sui cuscini del divano; Gracey mi raggiunge dalla cucina con in mano due tazze colme di cioccolata calda: le posa sopra un tavolino e poi si accomoda sulle mie gambe, passandomi le braccia attorno alle spalle, procurandomi involontariamente dei brividi di piacere.

“Che cosa ti ha detto il piccolo criminale?” mi domanda incuriosita, con un sorriso dolce sulle labbra che le illumina il viso: è proprio durante momenti come questo che mi sento tornare indietro di quattordici anni, ai giorni in cui io e Susan ci frequentavamo, perché Gracey le assomiglia tantissimo.

Non sono ancora riuscito a spiegarmi questa strana sensazione, tuttavia non mi dispiace.

Anzi, è piuttosto piacevole.

“Mi ha detto…” inizio, passandole le braccia attorno ai fianchi, accarezzandole la schiena con gesti lenti “che è molto contento di vederci insieme, ma secondo lui dovrei pensare seriamente alle nozze e a dargli un fratellino o una sorellina perché non sono più un ragazzino. Mi ha detto molto chiaramente che sono da rottamare”.

La mia dolce metà scoppia in una risata divertita, cristallina come l’acqua di un fiume, in netto contrasto con le guance che rapidamente assumono la stessa tonalità di rosso di una mela matura.

“Davvero queste sono state le sue parole?” chiede, poi, faticando a trattenere un’altra risata “ma tu non sei vecchio, Theodore, hai appena cinquantatre anni…”

“Ohh, sì, sono proprio nel pieno della giovinezza”

“E tu che cosa gli hai risposto?”

“Nulla, perché è scappato in classe prima che avessi il tempo di realizzare le parole poco carine che mi aveva rivolto” mormoro, con un sospiro, facendo ridere nuovamente Gracey che, con un movimento fluido e con mio grande dispiacere, si alza e sparisce in cucina.

“Faresti meglio a indossare qualcosa di più comodo mentre preparo la colazione, ragazzo nel pieno della giovinezza… E fai attenzione agli scalini: potresti inciampare e romperti un femore”

“Molto divertente. Davvero molto divertente” commento, ironico, spostandomi al primo piano, nella mia camera da letto, per seguire il consiglio della mia nuova compagna; ma quando spalanco le ante dell’armadio, giro di scatto il viso in direzione della porta socchiusa, perché mi è sembrato di sentire dei passi ed una voce femminile che non appartengono a Gracey, che mi fanno serrare gli occhi e stringere con più forza il legno.

Prego con tutto me stesso, cercando di mantenere un controllo quasi glaciale, di essere rimasto vittima di un’allucinazione uditiva, causata dalla rapida successione di avvenimenti in cui mi sono ritrovato coinvolto nell’arco delle ultime settimane; ma purtroppo non è così.

E ricevo conferma proprio da quella stessa voce femminile, che mi auguravo di non sentire mai più in tutta la mia vita.

“Puoi degnarmi della tua presenza, Teddy-Bear, o devo prendere appuntamento per parlare faccia a faccia con te?”.

Con un solo colpo secco chiudo le ante dell’armadio, ma prima di scendere al piano inferiore prendo la mia pistola e la nascondo sotto la felpa che indosso: dopotutto l’avevo detto a Nicole, l’avevo avvisata di non avvicinarsi a me ed a Benjamin per nessuna ragione al mondo, o ne avrebbe pagato le amare conseguenze.

Ed io, lei lo sa meglio di chiunque altro, mantengo sempre le mie promesse.

“Gracey, vai in camera mia” ordino, senza degnare Nicole di una sola occhiata; la mia dolce metà mi rivolge uno sguardo confuso, prova a protestare ed è a questo punto che esplodo ed inizio ad urlare “ho detto di andare in camera mia, ora. E non farmelo ripetere una terza volta!”

“La dolcezza e la delicatezza sono sempre stati i tratti predominanti del tuo carattere, noto con piacere che in questo non sei affatto cambiato” commenta con sarcasmo la mia ex compagna, non appena restiamo da soli, con un sorriso compiaciuto sulle labbra; non le rispondo, muovo qualche passo verso di lei e, prima che possa intuire la mia prossima mossa, la blocco contro la porta d’ingresso, con la mano sinistra stretta attorno alla sua gola e la pistola puntata a pochi centimetri di distanza dal suo viso.

“Pensavo di essere stato chiaro a Creta. Te lo avevo detto che saresti andata incontro a spiacevoli conseguenze se fossi venuta qui” sussurro, sfiorandole l’orecchio sinistro con le labbra “e sai molto bene che io mantengo sempre le mie promesse”

“Tu non mi toglierai un solo capello, Bagwell” sibila lei, a denti stretti, impassibile e fredda come una lastra di ghiaccio.

“E da che cosa nasce questa sicurezza, bambina?”

“Da questo”.

Solleva la mano destra, mostrandomi una busta gialla e rettangolare, identica alle altre tre che ho ricevuto nel corso dell’ultimo mese e mezzo; sposto lo sguardo sull’oggetto, allentando la presa ed allontanando la pistola, e Nickie approfitta del mio attimo di distrazione per rifilarmi un dolorosissimo calcio al basso inguine che mi strappa un gemito di dolore e mi fa cadere a terra.

Non contenta, mi assesta anche un calcio in pieno volto che mi fa subito sentire il gusto ferroso del sangue un bocca; perdo la presa sulla revolver, che viene raccolta dalla mia ex compagna e moglie, e mi ritrovo con la canna nera puntata contro la mia fronte e con uno stivale premuto con forza sul mio petto, in modo da inchiodarmi alla moquette.

“Se non sapessi che hai trascorso questi sette anni in compagnia di Scofield, penserei di avere davanti ai miei occhi un’agente della Compagnia addestrata personalmente da Gretchen” mormoro, deglutendo il mio stesso sangue.

“Lo devo prendere come un complimento?” sulle labbra di Nicole appare un sorriso ironico “adesso possiamo parlare seriamente senza altre scenate melodrammatiche come quella di poco fa? Hai idea di quanto tempo prezioso abbiamo perso? A quest’ora dovremo già essere in viaggio, stiamo rischiando di arrivare in ritardo all’appuntamento”

“Fanculo. Io non vengo da nessuna parte. Ho chiuso con la squadra”

“Ahh, davvero? Faresti meglio a dare un’occhiata al contenuto di questa busta” commenta lei, senza smettere di sorridere, allontanando lo stivale dal mio petto, permettendomi di respirare di nuovo liberamente; lancia la busta sulla moquette, a poca distanza dalla mia testa, posa la pistola sopra ad un mobile ed incrocia le braccia sotto il seno, osservandomi in silenzio ed in attesa di una mia reazione.

Mi alzo lentamente dal pavimento, raccolgo la busta e l’apro, perplesso e diffidente, chiedendomi che cosa possa contenere di così sconvolgente da farmi cambiare idea; estraggo il piccolo fascicolo di fogli, osservo con un’espressione corrucciata la foto che è attaccata al primo e poi li sfoglio rapidamente, leggendo le numerose righe, ritrovandomi ben presto a trattenere il fiato.

Mano a mano che proseguo con la lettura le mie mani tremano sempre di più, e quando arrivo alla fine sono costretto a sedermi sul divano per paura che le gambe possano cedermi da un momento all’altro; appoggio su un cuscino i fogli e la busta e mi passo la mano destra tra i capelli, scompigliandomeli.

Vago con lo sguardo per la stanza, soffermandomi sulla vetrinetta in cui custodisco alcune bottiglie di whisky, e mi mordo la punta della lingua per resistere alla tentazione di scolarmi un goccio di liquore: adesso che ho scoperto il vero volto della donna che un tempo amavo, non mi sorprenderei di sentirmi etichettato come ‘alcolizzato’ e vedermi strappare dalle mani l’affidamento di Ben.

“Non può essere vero quello che ho letto. È una menzogna per farmi tornare indietro…”

“Lo sai che è tutto vero. Lo hai sempre saputo” mormora Nickie, porgendomi un altro pezzo di carta, piegato con cura “c’è anche questa. È meglio se la leggi ora”.

Apro la lettera e la leggo, senza riuscire a reprimere un tremore nella voce.

 
‘Teddy,
Ormai hai capito che il tuo misterioso benefattore sono io. E come ben sai, i miei regali hanno un prezzo da pagare. Ricordi che cosa c’era scritto nella lettera che hai trovato dentro la tua nuova casa? Che sarebbe arrivato il giorno in cui avresti dovuto ricambiare il favore? Quel giorno è arrivato, Teddy, e sai benissimo di non poterti tirare indietro. Non ora, non a questo punto. Ho bisogno che tu faccia qualcosa per me. Qualcosa che nessun altro può fare.
Insieme a questa lettera ho affidato a Nicole una busta che contiene delle informazioni che cambieranno la tua vita, di nuovo.
Quando ci avrai dato un’occhiata, capirai.
Ma tu sai già ogni cosa, vero? Lo hai già visto con i tuoi occhi anni fa, eppure non hai voluto crederci. Ora, però, è tutto differente.
Ma in cambio, ho bisogno che tu prenda una vita.
 
Michael S.’

 
Prendo un profondo respiro e restituisco la lettera a Nicole, che la infila in una tasca del cappotto; piego le labbra in un ghigno perché per l’ennesima volta, anche se ho fatto qualunque cosa perché ciò non accadesse, sono stato incastrato da Scofield, eppure ha ragione: non posso tirarmi indietro, non a questo punto e non dopo le informazioni che ho letto e che hanno dato conferma ad un sospetto che custodivo da tanto, troppo, tempo.

“D’accordo” dico, più a me stesso che alla mia ex compagna “lasciami qualche minuto per sistemare alcune cose e poi sono pronto a seguirti all’appuntamento ed a chiudere tutti i conti che ho in sospeso con il passato”

“Fai presto. Come ti ho già detto, il tempo non è dalla nostra parte”.

Non rispondo, perché in questo momento mi sento completamente svuotato da ogni energia, mi dirigo al primo piano come un automa, e sempre nello stesso modo fornisco qualche vaga spiegazione a Gracey, che non perde tempo a rivolgermi delle domande preoccupate: quando le comunico che devo partire subito, in compagnia di Nicole, i suoi occhi color nocciola si spalancano e si riempiono di una paura indescrivibile.

“Ma… Teddy…” balbetta, infatti “non puoi farlo, non puoi andare con quella donna dopo quello che ti ha fatto… Dopo il modo in cui ti ha trattato a Creta! Avevi detto che non volevi più avere nulla a che fare con questo casino, che d’ora in poi ci saremo stati solo tu, Benjamin ed io!”.

Chiudo gli occhi per qualche secondo, perché sento la testa scoppiare.

Gracey ha ragione, ha perfettamente ragione su tutto, ma non posso tirarmi indietro.

Non me lo perdonerei mai.

“Ricordo benissimo quello che ho detto. Ma è successo un imprevisto e… Devo andare”

“Un imprevisto? Che genere di imprevisto? È qualcosa che ha a che fare con la busta gialla che Nicole aveva in mano? Che cosa ti ha detto? Che cosa c’era dentro quella busta? Ti rendi conto che molto probabilmente ti ha rifilato un’altra serie infinita di bugie solo per coinvolgerti di nuovo…”.

Quanto vorrei che fosse così.

Scuoto la testa, senza riuscire a trattenere un ghigno.

“No… No, Gracey, ti posso assicurare che in questo caso non si tratta di una bugia. Credo di aver finalmente capito perché sono stato coinvolto nel piano di Scofield e non posso più tirarmi indietro, non dopo quello che ho visto. E tu devi rimanere qui con Ben, voglio sapervi entrambi al sicuro. Un paio di giorni e sarà tutto finito, e questa volta sono serio, non si tratta di parole al vento”

“Ma è già tutto finito per noi…” insiste lei, impedendomi fisicamente di uscire dalla stanza “hai rischiato la tua vita ben due volte per un uomo che ti odia e per una donna che ti ha scaricato come se fossi un sacchetto della spazzatura. Non devi niente a quelle persone, non c’è assolutamente nulla che ti lega a loro, Theodore…”

“Lo credevo anche io fino a poco fa”

“Theodore, ti prego, non andare” la sua voce, ormai, è ridotta ad un sussurro strozzato mentre mi prende per mano, in un estremo tentativo per farmi cambiare idea “lo so che ti sembrerà stupido, ma ho una brutta sensazione riguardo a tutta questa faccenda. Ho paura di non vederti tornare”.

Per la seconda volta, nel giro di pochissimi minuti, sono costretto a dare mentalmente ragione alla mia nuova compagna, perché non è l’unica ad essere oppressa dalla stessa, sgradevole, sensazione di una sciagura imminente: fin dal momento in cui ho aperto la prima misteriosa busta gialla, appena fuori dalle mura di Fox River, una parte di me aveva già capito che stavo andando incontro a qualcosa d’ignoto e terribile.

Qualcosa che, forse, mi avrebbe aiutato a chiudere i conti con il passato ed a espiare in parte i miei peccati, certo.

Ma qualcosa dal quale non sarei tornato indietro.

Non con le mie gambe, almeno.

Eppure, per quanto orribile possa essere, non sono spaventato dalla prospettiva di andare incontro ad un vero e proprio suicidio; ho solo un unico rimpianto: quello di non poter dare un ultimo abbraccio a Benjamin e di dirgli quanto suo padre lo ami profondamente.

Mi avvicino a Gracey e le passo le braccia attorno ai fianchi, avvolgendola in un abbraccio di cui ho più bisogno io che lei in questo momento; respiro per l’ultima volta il profumo dei suoi capelli e della sua pelle, imprimendolo nella mia mente, e poi le sollevo il mento con l’indice ed il pollice della mano destra, rifilandole quella che è spudoratamente una bugia.

Una delle peggiori e meno convincenti che ho raccontato in tutta la mia vita.

“Ti prometto che questo non accadrà. Risolverò ogni singola cosa e tra qualche giorno farò ritorno. E quando questo accadrà, ti prometto che ce ne andremo il più lontano possibile da Chicago: noi due e Benjamin inizieremo una nuova vita in un altro Stato. Te lo prometto, ed io mantengo sempre le mie promesse… D’accordo?”.

Ovviamente Gracey intuisce che si tratta solo di una menzogna, tuttavia non protesta né mi supplica ulteriormente: annuisce in silenzio, si asciuga le lacrime e mi lascia andare, seguendomi al piano inferiore.

E quando salgo nella macchina di Nickie, occupando il sedile anteriore del passeggero, l’ultima scena che vedo è lei, in piedi sotto il portico, con i capelli che le ricadono sulla schiena, bella e delicata come un giglio appena sbocciato.

“Speravo che impiegassi meno tempo”.

La voce della mia ex compagna e moglie mi riporta alla realtà, e mi abbandono contro lo schienale in pelle nera del sedile.

“Allora, dove siamo diretti?”

“Al porto. È quello il luogo prestabilito per l’appuntamento”

“Immagino che incontrerò… Lui” mormoro, dopo un attimo di esitazione.

Nickie annuisce, senza mai staccare gli occhi dalla strada, sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro; è strano vederla con i capelli scuri, del loro colore naturale, ma non posso non notare che le donano particolarmente.

Così come è apparso, questo pensiero bizzarro ed insensato abbandona subito la mia mente.

“Sì” sussurra a sua volta lei; si morde il labbro inferiore e, dopo sette lunghi anni, sento il mio nome uscire dalle sue labbra, senza essere seguito da appellativi offensivi “Theodore?”

“Sì?” domando, rivolgendo lo sguardo al paesaggio che sfreccia velocemente affianco a noi.

“Dato che abbiamo ancora qualche minuto di viaggio, risponderesti ad una mia domanda?”

“Credi di essere ancora nella posizione di poter esigere delle risposte da parte mia?”

“Non ricominciare a fare lo stronzo. Non riguarda né Benjamin né noi due… In verità riguarda una frase della lettera di Michael” controbatte Nicole, lanciandomi una rapida occhiata, tornando a concentrarsi immediatamente sulla strada, imboccando una deviazione a sinistra “che cosa significa che tu hai già visto tutto con i tuoi occhi anni fa?”

“Non so come Scofield faccia a saperlo, ma penso che si riferisse ad un episodio accaduto ventisette anni fa” commento, ricevendo uno sguardo perplesso che equivale ad una muta richiesta di proseguire con la spiegazione “ero appena uscito dal mio primo periodo di detenzione in un carcere quando ho sentito le prime voci circolare… Ed anche se sembravano essere solo tali, ho voluto controllare con i miei occhi perché avevo bisogno di una prova… E l’ho avuta già a quel tempo, ma non ho voluto crederci”

“Potresti essere più chiaro, Bagwell?”

“In questo momento non ci riesco… Sai, devo ancora riprendermi da quello che ho letto”

“Come preferisci” commenta Nickie, scrollando le spalle, spegnendo il motore della macchina “in ogni caso siamo arrivati e faresti meglio a scendere… Ti sta già aspettando”.

Con un cenno della testa mi indica un ragazzo che sta scendendo da un motoscafo e che si guarda attorno confuso, come se non sapesse l’esatto motivo per cui si trova lì, rigirandosi un vecchio barattolo di plastica tra le mani: lo stesso giovane che ho visto a Creta e che mi ha generosamente regalato un livido sotto l’occhio destro.
Prendo un profondo respiro e scendo dalla macchina, quando mi rendo conto che la mia compagna di viaggio non si è mossa di un solo millimetro dal posto del guidatore le rivolgo uno sguardo corrucciato, seguito da una domanda.

“Non vieni con me?”

“Ohh, no. Questo è un momento che riguarda solo voi due, Bagwell, io sarei di troppo. Ma non ti preoccupare, resterò qui a controllare che la situazione non prenda una brutta piega e sarò pronta ad intervenire se dovesse essercene bisogno. In ogni caso, buona fortuna, mi auguro che tu abbia pensato a qualcosa da dire”.

No, penso chiudendo lo sportello della vettura, in realtà non ho pensato a nulla.

Non so neppure come affrontare l’argomento.

Mi avvicino al ragazzo, che si sta ancora guardando attorno, ed aspetto che sia lui ad accorgersi della mia presenza; quando ciò accade, l’espressione confusa che ha sul viso si accentua perché mi riconosce senza un attimo di esitazione.

“Tu?” mi chiede, difatti “si può sapere per quale motivo sei qui? Anzi, no, non dirmelo. Mi hanno sempre raccomandato di non rivolgere la parola ai tizi inquietanti, soprattutto in luoghi isolati come questo. Ti saluto, amico, è stato un piacere”.

Insolente.

Irritante.

Arrogante.

“Capisco la tua confusione, ragazzo, scommetto che ti senti anche preso in giro, vero? Per anni hai riposto la tua fiducia in un uomo che pensavi di conoscere e poi hai scoperto che per tutto quel tempo ha indossato una maschera, mentendoti perfino sulla propria identità… Kaniel Outis non era altro che un alter ego… Anche io ne ho avuto uno per anni… T-Bag… Già… T-Bag era il mio soprannome. Anche ‘Whip’ è un soprannome, vero? Il tuo vero nome è David Martin”.

Whip spalanca gli occhi, la distanza tra noi due sparisce, e compie un’azione che non avevo previsto: mi afferra saldamente per la gola.

“E tu come cazzo fai a conoscere il mio nome?”

“Faresti meglio a dare un’occhiata a questi. Qui dentro troverai tutte le risposte che stai cercando” rispondo, a denti stretti, sbattendogli sul petto il fascicolo di fogli; lui li prende con la mano libera, e senza degnarli di una sola occhiata li lancia contro le assi del molo, rivolgendomi uno sguardo furioso, aumentando la presa sul mio collo, impedendomi quasi di respirare.

“Ti ho chiesto come cazzo fai a conoscere il mio nome!”

“Whip, lascialo andare subito!” urla Nicole, raggiungendoci ed interponendosi tra noi due “è dalla nostra parte, fa parte della squadra!”

“Ma lui conosce il mio nome!” grida a sua volta il giovane, puntandomi contro l’indice destro, in un gesto accusatorio “come cazzo fa a conoscere il mio vero nome?”

“Ti sei mai chiesto perché Michael ti ha fatto uscire di prigione?” intervengo, massaggiandomi la gola “aveva bisogno di qualcuno che lo affiancasse e quando gli è capitato il tuo fascicolo tra le mani ha capito di aver trovato esattamente ciò che stava cercando. La tua innata capacità di distinguerti anche nelle situazioni più infime gli ha… Gli ha ricordato una persona che conosceva…”

“Ma si può sapere che cazzo stai dicendo, vecchio?”.

Chiudo gli occhi e prendo un profondo respiro.

Si ostina ancora a non capire, e così non mi rimane altro che essere diretto.

“Sei terribilmente insolente, irritante e arrogante. Non hai alcun rispetto per le altre persone ed in te c’è una profonda vena d’ingratitudine” commento, con un sospiro “tutti tratti distintivi del tuo carattere che hai ereditato da me”.
   
 
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