Fanfic su artisti musicali > Pink Floyd
Segui la storia  |       
Autore: MackenziePhoenix94    09/04/2020    0 recensioni
“E adesso?”
“Adesso reggiti forte”
“Che vuoi fare?”
“Ti fidi di me?” le chiese di getto lui; le aveva già rivolto quella stessa domanda nel corso della notte trascorsa sopra il tetto di casa Anderson e, come in quella occasione, Ginger rispose senza esitare.
“Sono uscita di casa in piena notte di nascosto, ho preso un treno per Cambridge e ti ho appena aiutato a rubare una bici dalla casa di tua madre: pensi che avrei fatto tutte queste cose se non mi fidassi ciecamente di te, Syd Barrett?”.
Le labbra del ragazzo si dischiusero in un sorriso.
“Allora reggiti forte, perché stiamo per prendere il volo”.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Né Pamela né Ginger notarono qualcosa di strano in Jennifer quando la videro attraversare di corsa il salotto e salire velocemente le scale che portavano al primo piano, e non si preoccuparono neppure dinanzi al lungo silenzio che seguì; cambiarono completamente idea quando udirono un urlo e dei forti singhiozzi provenire proprio dal primo piano.

Madre e figlia adottiva si precipitarono subito a vedere che cosa fosse successo e scoprirono che Jennifer si era chiusa a chiave in bagno; entrambe pensarono subito al peggio, ovvero che la ragazzina fosse scivolata dentro la vasca da bagno e si fosse fatta molto male.

“Jennifer!” gridò Pam, battendo la mano destra sulla porta “te l’ho detto mille volte che non voglio che ti chiudi a chiave in bagno! Apri subito!”

“Jen, apri subito la porta!” le fece eco Ginger.

“No! Non posso farlo!” strillò a sua volta la ragazzina dall’altra parte della porta, con un gemito “non posso assolutamente uscire”

“Sei caduta, tesoro?” le chiese, allarmata, Pamela.

“No, non sono caduta…” Jen esitò prima di continuare “ma ho combinato un disastro”

“Che cosa hai fatto?” domandò Ginger, ma non ottenne alcuna risposta “Jennifer, se non esci e non ci dici cosa hai combinato, non possiamo aiutarti. Che cosa è successo?”

“Jen, tesoro, esci dal bagno, per favore. Io e Ginger non siamo arrabbiate e ti prometto che non ci arrabbieremo, ma esci, per favore” ripeté Pam, addolcendo il tono di voce, e ciò convinse Jennifer ad uscire dopo un ultimo tentennamento.

La ragazzina aprì la porta e si presentò con gli occhi lucidi e con un asciugamano avvolto attorno alla testa; alle sue spalle, dentro il lavandino, era abbandonata una forbice insieme a delle lunghe ciocche di capelli neri.

Altre folte ciocche erano sparse qua e là sul tappeto e sul pavimento.

Alla vista di quello spettacolo inaspettato, Ginger spalancò gli occhi e la bocca ed impiegò qualche secondo prima di ritrovare la voce e la parola.

“Che cosa hai fatto?” strillò sconvolta “mio dio, Jennifer! Che cosa diavolo hai fatto ai tuoi capelli?”.

Col volto paonazzo e con le dita tremanti, la sorella minore si tolse l’asciugamano che aveva avvolto attorno alla testa, rivelando il suo nuovo taglio: la lunga e folta chioma corvina non c’era più, era un ricordo che apparteneva al passato; al suo posto c’era un caschetto cortissimo ed una frangia asimmetrica, più lunga sul lato destro e più corta su quello sinistro.

La rossa sgranò ancora di più gli occhi, e Pamela si portò istintivamente una mano alla bocca.

“Io… Io volevo… Volevo solo…” balbettò Jen senza concludere la frase; la sorella maggiore scorse un oggetto dall’aspetto famigliare appoggiato sopra uno sgabello, scostò Jennifer ed entrò in bagno.

Afferrò l’oggetto e lo guardò confusa: si trattava di una copia di ‘The Piper at The Gates of Dawn’.

Spostò più volte lo sguardo dalla copertina in cartone al disastroso taglio che Jennifer si era fatta da sola, e venne colta da un terribile sospetto che trovò conferma dopo un confronto più approfondito.

Aveva tentato d’imitare lo stesso taglio di capelli di Roger.

“Dimmi che non hai fatto quello che penso!” gridò Ginger, fuori di sé dalla rabbia “ti prego, dimmi che non hai fatto quello che penso!”

“A che cosa ti stai riferendo, Ginger?”

“A questo, mommi!” la giovane indicò prima il viso di Waters sulla copertina e poi Jennifer, che tentava in qualunque modo di trattenere le lacrime “guarda! Voleva tagliarsi i capelli nello stesso identico modo, vedi? Ma perché lo hai fatto? Si può sapere per quale motivo lo hai fatto? Che cosa ti è saltato in mente? Non dirmi che ti piace quell’individuo!”

Il suo nome è Roger!” strillò Jen con gli occhi traboccanti di lacrime e le guance rosse come due mele mature; teneva le mani strette a pugno e tremava dalla rabbia.

Ginger interpretò quella risposta come una conferma al suo terribile sospetto, e reagì con un moto di stizza, scagliando la copertina dell’album contro una parete.

“Sei proprio una stupida ragazzina, Jennifer! Sai che ti dico? Ti sta bene, te la sei cercata! Chissà che questo ti serva da lezione!”.

Le labbra della sorella minore tremarono violentemente, nascose il viso tra le mani, si rannicchiò a terra e scoppiò in un pianto disperato; versò lacrime amare per le parole dure che le erano state rivolte, per essere stata apostrofata per l’ennesima volta come una stupida ragazzina e per la bellissima chioma che giaceva per metà dentro il lavandino e per metà sulle piastrelle del pavimento.

Ginger udì il suono insistente di un clacson: i ragazzi erano arrivati e la stavano aspettando.

Uscì dal bagno senza degnare Jennifer di una sola occhiata e superando velocemente Pamela; prese la giacca al volo ed uscì sbattendo con forza la porta d’ingresso.
Jen emise un verso simile ad un ululato e Pam si sedette a suo fianco per consolarla, preferendo rimandare la ramanzina ad un secondo momento.

Non era il caso d’inferire ancora.

“Non disperare, tesoro” mormorò dolcemente la donna, accarezzando i capelli corti della figlia adottiva più piccola “vedrai che ricresceranno il prima possibile e saranno più lunghi e più folti. Nel frattempo cerchiamo un modo per sistemare il tuo nuovo taglio”.



 
Richard notò immediatamente l’espressione cupa di Ginger e serrò gli occhi per un solo istante, preparandosi psicologicamente alla tempesta che si sarebbe scatenata da lì a pochi minuti.

No, non sarebbe stato affatto facile.

Anzi. Sarebbe stato un vero inferno.

“Noto che questa sera sei particolarmente di buonumore” commentò con un sorriso, mentre il furgoncino ripartiva, cercando di strappare un sorriso alla sua migliore amica; lei, però, rispose con un’occhiata cupa quanto la sua faccia.

“Oggi non sono proprio dell’umore adatto, Rick”

“Perché? Che è successo?” domandò Nick incuriosito, voltandosi.

La ragazza emise un verso seccato e roteò gli occhi.

“Mia sorella, tanto per cambiare, ha fatto un casino: ha ben pensato di chiudersi in bagno con un paio di forbici e di tagliarsi i capelli… Ovviamente con risultati disastrosi” rispose, senza dire che Jennifer aveva tentato (senza successo) di riprodurre lo stesso taglio di Roger; espresse ancora il suo disappunto sottolineando l’immaturità della sorella ed a causa di ciò impiegò qualche minuto prima di rendersi conto che il furgoncino stava percorrendo un tragitto completamente diverso dal solito “perché stiamo facendo questa strada? Non andiamo a prendere Syd?”.

Ginger attese una risposta invano.

Nessuno disse nulla.

Rick girò la testa verso un finestrino, Roger continuò a fissare la strada davanti a sé e Nick sviluppò un improvviso interesse per le unghie delle proprie dita.

Non andiamo a prendere Syd?” ripeté Ginger alzando il tono di voce e corrucciando le sopracciglia.

A quel punto, Waters accostò il mezzo di trasporto vicino al marciapiede e si voltò a guardare la rossa negli occhi per darle una risposta.

“No, questa sera non lo andiamo a prendere” disse con fermezza.

La giovane sbatté più volte le palpebre, confusa.

“Perché?” chiese guardando tutti e tre i ragazzi “perché non passiamo a prendere Syd? Io non… Non capisco… Che cosa… Che cosa sta succedendo?”

“La scorsa settimana abbiamo bevuto qualcosa in un pub e abbiamo parlato… Abbiamo parlato molto riguardo la band e riguardo al futuro della band, e tutti insieme abbiamo concordato su un punto cruciale: così non possiamo andare avanti perché siamo arrivati ad un vicolo cieco”

“Che cosa stai dicendo?”

“Sto dicendo che Syd non è più affidabile e le esibizioni degli ultimi mesi lo hanno dimostrato appieno”

“E quindi?”

“E quindi abbiamo deciso di contattare un mio vecchio amico di Cambridge. È bravo, in un paio di giorni ha imparato tutte le parti di Syd ed abbiamo già fatto un paio di prove in Studio con lui. Abita poco lontano da qui, ecco perché ho imboccato questa strada anziché quella che porta all’appartamento di Syd”

“Aspetta… Stai dicendo che… Stai dicendo che state scaricando Syd senza neppure parlarne con lui?

“No, non è così. Sono andato io stesso a un paio di giorni fa. Gli ho detto che può continuare a scrivere le canzoni per il gruppo ed a registrarle con noi in Studio, ma senza la pressione di esibirsi in TV e di cantare dal vivo perché a quello ci penserà il nostro nuovo chitarrista. E sai che cosa mi ha risposto? Ha detto che visto che ci siamo, potremo anche assumere due donne sassofoniste” rispose Waters con uno sguardo serio “ti rendi conto che non ci sta più con la testa?”

“E voi, anziché aiutarlo, volete scaricarlo senza tanti complimenti e lasciarlo in balìa di sé stesso?”

“Abbiamo provato ad aiutarlo” intervenne Nick, prendendo le difese di Roger, e Ginger gli rivolse uno sguardo stupefatto: davvero pensavano di averlo aiutato dopo mesi e mesi trascorsi ad ignorare il problema con l’assurda speranza che si risolvesse da solo?

Davvero pensavano quello?

“Gli abbiamo parlato tante volte, abbiamo annullato diverse esibizioni per portarlo in vacanza a Formentera, io ho chiamato suo fratello e ho cercato di convincerlo in qualunque modo possibile di vedere uno specialista, ma lui ha sempre rifiutato qualunque forma di aiuto da parte mia e da parte loro… Ormai non possiamo fare altro per lui. Se vuole andare affondo, non trascinerà anche noi tre”

“Syd è malato, non si rende neppure conto di quello che dice e di quello che fa, ma non riuscite proprio a capirlo?”

Noi abbiamo fatto tutto ciò che potevamo fare” disse il bassista a denti stretti, colpendo la portiera del furgoncino col pugno destro “apri gli occhi, Ginger, e smettila di ragionare come una ragazzina perdutamente innamorata: ci sono persone che non vogliono essere aiutate ed altre che non possono essere aiutate, e Syd ha varcato da un bel pezzo il confine tra queste due categorie. È come l’uomo che si lega una roccia pesante ai piedi e si butta in acqua per farla finita: se ti tuffi in acqua per salvarlo, finirai solo per annegare a tua volta. Io ci tengo alla band, ed anche Nick e Rick la pensano come me. Nessuno di noi tre vuole finire a lavorare in uno Studio di architettura o, peggio ancora, a fare il commesso in un negozio di strumenti musicali”

“E quindi siete pronti a sacrificare Syd per la vostra ambizione?”

“Non abbiamo altra scelta. Siamo con le spalle al muro. Te l’ho detto: ho lavorato troppo per buttare tutto nel cesso in questo modo. Io non affondo con lui”

“Richard” con voce stridula, Ginger cercò disperatamente l’aiuto del suo migliore amico: lui non poteva assolutamente pensarla allo stesso modo “Richard, ti prego, dì a Roger che quello che sta dicendo è una follia e che non potete scaricare Syd in questo modo. Dì qualcosa, ti prego, non continuare a stare zitto”.

Wright sollevò le iridi chiare, guardò la rossa negli occhi e scosse lentamente la testa.

“Mi dispiace, Ginger” mormorò scuotendo ancora la testa “ma Roger non sta parlando a sproposito. Siamo stanchi, siamo esasperati, abbiamo provato ad aiutarlo in qualunque modo possibile e…”

“Fate schifo! Mi fate assolutamente schifo! Il vostro comportamento è assolutamente schifoso! E voi sareste suoi amici? I veri amici non scaricano una persona nel momento del bisogno come se fosse un sacchetto della spazzatura! Se fosse accaduto l’opposto, lui non vi avrebbe mai voltato le spalle, ma voi… Voi lo avete fatto senza scomporvi minimamente, perché il successo ed i soldi sono più importanti di qualunque altra cosa, vero? Sono molto più importanti del proprio amico d’infanzia” la giovane rivolse uno sguardo di puro odio a Roger, che rimase impassibile, e poi puntò l’indice destro contro Rick “fate schifo, mi avete delusa, e tu… Tu mi hai deluso più di tutti!”

“Ginger…”

“Andate tutti e tre a farvi fottere” gridò lei, uscendo dal furgoncino.

“Ginger!”

“Lasciala andare” tagliò corto Waters “se non vuole guardare in faccia il problema, peggio per lei. Vorrà dire che se ne renderà conto dopo aver sbattuto con forza la faccia… O affonderà insieme a lui”.

Rick lanciò un’occhiataccia al bassista ed uscì a sua volta dal furgoncino; riuscì a raggiungere Ginger, l’afferrò per un braccio e lei provò a divincolarsi.

“Lasciami andare, Richard. Lasciami andare subito o giuro che non mi farò scrupoli a colpirti”

“Ginger, Ginger, per favore, calmati! Non sei in te in questo momento”

“Lasciami andare subito, non te lo dirò un’altra volta!”

“Ginger, lascia che ti spieghi come stan…”.

Il tastierista non terminò la frase a causa di uno schiaffo che ricevette sulla guancia sinistra e che riecheggiò per la strada deserta; la ragazza lo colpì una seconda volta sul lato destro del viso, riuscì finalmente a liberarsi e guardò il suo migliore amico con gli occhi lucidi e con il petto che si alzava ed abbassava rapidamente.

“Che cosa vorresti spiegarmi? Non c’è nulla da spiegare, le parole di Roger hanno già detto tutto quanto”

“Dove vuoi andare?”

“Da lui, mi sembra ovvio. Io non sono intenzionata ad abbandonarlo come avete fatto voi”

“Ginger, fermati, non puoi farlo” Rick tentò di bloccarla di nuovo “ascoltami… Ascoltami, ti prego… So quello che stai passando in questo momento e so anche quello che vuoi fare… Ma non puoi aiutarlo, Ginger. Siamo arrivati ad un punto in cui nessuno può più aiutare Syd”

“Io posso”

“Non essere così testarda e cerca di ragionare, per favore. Te lo sto chiedendo per favore” sussurrò Wright, afferrandola saldamente per le spalle, costringendola a guardarlo negli occhi “ascoltami: ormai non puoi più fare nulla per Syd. Per quanto possa essere straziante e dolorosa da accettare, questa è la realtà. E se tu adesso vai da lui, trascinerà anche te nel baratro. Non puoi chiedermi di guardare la mia migliore amica buttare al vento la sua vita e di non fare nulla per impedirglielo. Non puoi essere così egoista da chiedermi questo”.

La ragazza si liberò di nuovo dalla presa e mosse un passo all’indietro, scuotendo con forza la chioma rossa; adesso le lacrime le solcavano silenziose le guance.
“Non sono io l’egoista. Voi siete i veri egoisti” mormorò con voce incrinata “non provare più a fermarmi e non rivolgermi mai più la parola, Rick. Ho chiuso con te e con gli altri. È finita”.

Ginger voltò le spalle al suo migliore amico e si allontanò correndo; Richard provò a richiamarla indietro, ripetendo più volte il suo nome ad alta voce, inutilmente.

Alla fine si arrese e, con un sospiro, tornò indietro e risalì sul furgoncino perché erano terribilmente in ritardo sulla tabella di marcia.



 
Pamela porse una tazza di cioccolata calda a Jennifer, raccomandandole di fare attenzione perché la ceramica era bollente.

La ragazzina tirò su col naso, borbottò qualche parola di ringraziamento e prese la tazza.

Pamela era riuscita a sistemare il disastro combinato da Jennifer, ma ora lei si ritrovava a dover fare i conti con un cortissimo caschetto da maschiaccio e con una frangetta che si fermava ad un paio di centimetri di distanza dalle sopracciglia; Jen lanciò una rapidissima occhiata al proprio riflesso sul vetro di una finestra e dalle sue labbra uscì un profondo e sofferto sospiro.

“Come farò ad andare a scuola?” si chiese con un gemito sommesso “come farò a girare per strada con i capelli in queste condizioni? Che cosa dirà quell’oca di Mary quando mi vedrà in queste condizioni? Ora si accanirà ancora di più contro di me”

“Adesso hai capito che non è mai una buona idea chiudersi in bagno con un paio di forbici affilate e tagliarsi i capelli da sola” commentò Pam, per poi spostare lo sguardo sulla copia dell’album, che giaceva sopra un tavolino dopo essere stata recuperata dal pavimento del bagno “quando l’hai preso quello?”

“Un po’ di tempo fa”

“Non ricordo di averti mai dato i soldi per comprare un disco”

“No, infatti” borbottò la ragazzina avvampando, all’improvviso, dalla vergogna “può essere che tempo fa ti abbia raccontato una piccola bugia riguardo un debito inesistente che avevo nei confronti di Danny”

“E si può sapere per quale motivo mi hai raccontato una bugia? Perché non mi hai detto subito che volevi comprare quell’album?”

“Perché la settimana prima avevo speso tutti i soldi per delle caramelle. Temevo che non mi avresti dato altre sterline se ti avessi raccontato il vero motivo per cui mi servivano e quindi… Quindi mi sono inventata la storia della bancarella che vendeva pesce fritto e patatine. Mi dispiace, mommi, ho sbagliato, non avrei mai dovuto mentirti, ma io dovevo comprare una copia di quell’album”

“Molto bene” disse la donna senza scomporsi “allora come punizione ti sequestrerò il disco per un mese”

“Prendilo pure il disco, se vuoi, perché me la merito una punizione così severa… Ma, per favore, lasciami la copertina”

“Perché?” Jennifer non rispose ed arrossì ancora più intensamente; Pam abbassò lo sguardo sulla copertina e si soffermò sul ritratto di Roger “ti sei presa una cotta per quel ragazzo alto e magro?”.

La porta d’ingresso dell’abitazione si aprì e si richiuse con eccessiva violenza; Ginger apparve per qualche istante in salotto per scomparire quasi subito al piano superiore.

Pamela intravide di sfuggita le guance rigate di lacrime e si precipitò a sua volta al primo piano, seguita a ruota da Jennifer: quando spalancò la porta della camera da letto delle figlie adottive, trovò la maggiore visibilmente alterata, che riempiva un vecchio zaino con i primi vestiti che le capitavano tra le mani.

“Ginger, che cosa è successo? Che cosa stai facendo?”

“È successo che sono dei grandissimi stronzi, Richard compreso, ed io me ne sto per andare”

“Ginger! Ma cosa stai dicendo?”

“Hanno fatto fuori Syd dalla band!” gridò la ragazza sconvolta, fuori di sé dalla rabbia, dall’incredulità e da una moltitudine di emozioni che neppure lei era in grado di descrivere “lo hanno sostituito con… Con… Non so neppure con chi lo hanno sostituito e non m’interessa saperlo. Da un giorno all’altro hanno deciso che sono stanchi di lui e di affidare a qualcun altro il suo ruolo di chitarrista. Ti rendi conto, mommi? Ti rendi conto di quello che hanno fatto? Avresti dovuto sentire la leggerezza con cui me lo hanno detto! E sono davvero convinti di avere fatto tutto il possibile per lui! Hanno ragione a dire che la fame di successo cambia completamente le persone”

“E dove vorresti andartene?”

“Da lui, mommi” rispose Ginger, continuando a riempire lo zaino di vestiti “io non lo voglio abbandonare. Io voglio aiutarlo a guarire. Loro sono convinti che non ci sia più nulla da fare, non io

“Ginger, prendi un profondo respiro e calmati. È ovvio che non sei in te in questo momento. Sei sconvolta e non riesci a ragionare con lucidità”

“No, ti sbagli. Ti sbagli assolutamente, proprio come loro. Io sono lucidissima ed infatti so benissimo quello che voglio fare: andrò da lui e lo aiuterò a guarire… In un modo o nell’altro. Io non lo abbandono, per nessuna ragione al mondo”

“Non puoi andartene di casa così, da un momento all’altro, per trasferirti a casa di un ragazzo che… Che non sta bene! Syd ha bisogno di vedere uno specialista, ha bisogno di essere ricoverato in una clinica in cui posso occuparsi davvero di lui e dei suoi problemi”

“Che problemi ha Syd?” chiese Jennifer preoccupata “sta male?”

“Syd non sta male e non ha bisogno di essere portato al manicomio. Ha solo bisogno di avere a suo fianco qualcuno che ci tenga a lui, che lo tenga per mano e che lo aiuti ad uscire dal tunnel della dipendenza. Quando riuscirò a farlo smettere, tornerà ad essere il ragazzo che ho conosciuto mesi fa”

“Non credo che questo sia possibile, Ginger” Pamela si posizionò davanti alla porta aperta della camera “e non pensare che ti lascerò andare in questo modo. Stai commettendo un errore che potrebbe costarti molto caro. Tu e Jennifer siete le cose più preziose che possiedo al mondo, ho giurato che vi avrei protette a qualunque costo quando siete entrate a far parte della mia vita”

“Lasciami passare”

“No, non chiedermi questo”

“Prima ho preso a schiaffi Richard quando ha provato a fermarmi, non costringermi a fare qualcosa di cui potrei pentirmi, per favore. Fammi passare”

“No, sono sempre stata permissiva nei vostri confronti, ma questa volta non…”.

Ginger mise in atto la minaccia fatta alla madre adottiva senza lasciarle il tempo di finire la frase: la spinse con violenza di lato, facendola cadere sul tappeto che ricopriva il pavimento del corridoio; Jennifer emise uno strillo spaventato e si coprì la bocca con entrambe le mani perché non si aspettava una reazione così violenta da parte della sorella maggiore.

La ragazza uscì dalla stanza con lo zaino appoggiato sulla spalla sinistra, appoggiò una mano sul pomello in cima al corrimano e si voltò a guardare la madre adottiva, ancora a terra, e la sorella minore che la guardava sconvolta e con gli occhi traboccanti di lacrime.

“Mi dispiace” sussurrò con la vista appannata “scusami, per quel che può valere. So che ti sto deludendo profondamente e dopo quello che sto per fare hai tutto il diritto di cancellarmi dalla tua vita per sempre, ma devo andare da lui. Mommi, io amo Syd. Mi sono perdutamente innamorata di lui e voglio aiutarlo. So che da qualche parte esiste ancora il ragazzo brillante, sensibile ed intelligente che ho conosciuto… Quel ragazzo si è semplicemente perso, ed io lo aiuterò a tornare indietro. Spero che un giorno riuscirai a capire la mia decisione e che mi perdonerai. Scusatemi ancora. Tutte e due”.

Ginger scese di fretta la scala, rischiando d’inciampare, spalancò la porta d’ingresso, fece lo stesso con il cancelletto al termine del piccolo vialetto che attraversava il giardino e corse a perdifiato tra le strade buie e deserte di Londra, illuminate qua e là dai lampioni; corse senza mai voltarsi, senza mai fermarsi per riprendere fiato e senza badare al fianco sinistro che ben presto iniziò a pulsare dolorosamente.

Salì a due a due le scale che portavano all’appartamento di Syd e gridò più e più volte il suo nome; inciampò sull’ultima rampa di scalini, ma si rialzò subito per proseguire la sua folle corsa nel cuore della notte.

La porta dell’abitazione non era chiusa a chiave, e la ragazza la spalancò chiamando ancora una volta per nome il suo ragazzo; perché loro due erano una coppia, anche se non ne avevano mai parlato.

Perché in certe situazioni le parole erano superflue.

Lui era seduto sul davanzale di una finestra, perfettamente immobile, con il viso rivolto verso i tetti degli edifici che si potevano ammirare da quell’altezza; l’intero appartamento era avvolto dal buio, tutte le luci erano spente.

Syd girò lentamente il viso in direzione di Ginger; lei chiuse la porta, lasciò cadere a terra lo zaino e corse ad abbracciarlo.

Gli buttò le braccia attorno al collo e si strinse a lui, singhiozzando.

“So tutto quanto” sussurrò piangendo lacrime silenziose “appena me lo hanno detto sono scesa dal furgoncino, sono tornata a casa ed ho riempito uno zaino con tutto quello che ho trovato nell’armadio e che ci stava dentro. Io sono qui per aiutarti e non ho alcuna intenzione di andarmene fino a quando non ci sarò riuscita”

“Sei tu? Sei proprio tu, Ginger?” domandò semplicemente Barrett, scostandole delle ciocche di capelli arruffati dal viso “sei reale, o sei uno scherzo crudele dei vermi?”

“No, i vermi non c’entrano nulla in tutto questo. Io sono qui. Sono reale. E ti amo” mormorò la ragazza con labbra tremanti; Syd non disse altro, e dopo aver vagato con lo sguardo su quelle labbra piene si fiondò su esse, baciandole con passione.

Ginger rispose con altrettanta passione al bacio, stringendosi a lui con una forza dettata dalla disperazione: non voleva lasciarlo andare, aveva paura di lasciarlo andare, di staccarsi un solo istante da lui perché temeva di perderlo.

Temeva che i vermi potessero trascinarlo lontano da lei per sempre, in una prigione mentale irraggiungibile dalla quale lui per primo non sarebbe riuscito a trovare una via di fuga.

Si lasciò sollevare ed appoggiare sul vecchio materasso matrimoniale che fungeva da letto; si lasciò spogliare ed accolse Syd dentro di sé con un gemito ed un sorriso, perché non desiderava altro che fondersi con lui in un unico corpo per convincerlo che era reale, che lo erano entrambi e soprattutto che i vermi nella sua testa non esistevano e non stavano cercando d’ingannarlo in alcun modo.

Si lasciò baciare sul viso, sul corpo, e baciò a sua volta il giovane di cui era perdutamente innamorata; sussurrò contro la sua bocca parole dolci, ripeté più volte il suo nome e lo gridò nel momento in cui raggiunse l’orgasmo e lui rilasciò il proprio seme all’interno del suo corpo, lasciandosi andare ad un sospiro appagato.

Ginger accarezzò la chioma folta, lunga e scompigliata di Barrett mentre entrambi riprendevano fiato, sdraiati nudi e sudati sul materasso.

Cercò ancora le sue labbra per un bacio urgente e disperato come i precedenti, e gli accarezzò la guancia destra, tracciando poi il contorno del suo viso con l’indice destro; anche se il suo sguardo non era più lo stesso, e negli ultimi mesi era diventato più magro e più pallido, la sua bellezza mozzafiato era rimasta immutata.

Anzi. Così appariva perfino più etereo.

“Ti amo” ripeté la giovane per la terza volta, nascondendo il viso contro la spalla sinistra di Syd e chiudendo gli occhi “e non ti lascerò mai andare, per nessuna ragione al mondo”.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Pink Floyd / Vai alla pagina dell'autore: MackenziePhoenix94