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Autore: MagikaMemy    08/08/2009    13 recensioni
E' arrivato il momento di dirsi addio. Il momento di capire che niente, per Sora e gli altri, tornerà ad essere come prima.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 17: sogni inaspettati, magliette ridicole e biscotti di riso

Roxas studiava il soffitto del salotto, un poco illuminato dalla luce che filtrava dalle finestre, e in sottofondo poteva sentire gli uccelli sugli alberi vicini gorgheggiare motivetti allegri e delicati.

Si ricordò di quando, da bambino, gli bastava sentire il cinguettare dei canarini della nonna per ritrovare il sorriso, che puntuale ricompariva sul suo visino e lo illuminava, dando una nuova luce ai suoi occhi già allora esageratamente azzurri, e per un istante trovò buffo quanto le cose, con l’avanzare degli anni, potessero cambiare.

Quanto crescere poteva rendere tutto più complicato, strano e insopportabile.

Spostò lo sguardo verso la sua destra; accanto alla tv e alla fila di dvd che si erano portati da Tokyo, le sue valigie, ben chiuse e una accatastata sull’altra, sembravano fissarlo accigliate, pronte per chiedergli ‘quando partiamo?’.

Emise un breve sospiro, senza sapere neanche lui bene cosa fare: erano passati giorni, eppure l’immagine di Axel che baciava Naminè sembrava esserglisi incollata al cervello senza possibilità che si staccasse di là, e lui ormai continuava a fare il conto alla rovescia di quando se ne sarebbe tornato a casa.

Due giorni.

Due fottutissimi giorni e sarebbe finito tutto.

Niente più caldo asfissiante, niente più divisa da cameriere, niente più cene disordinate e rumorose con gli altri dello stuff…e niente più piscine, giorni di sole, risate, tentativi di fumare sigarette cominciate da altri.

Ma soprattutto, niente più Axel.

Lo odiava, lo detestava con tutto sé stesso, e di questo ne era sicuro…eppure, ogni volta che pensava al fatto che non lo avrebbe più rivisto, sentiva allo stomaco una bomba atomica, dolorosa e opprimente.

Sapeva di doverci parlare, prima o poi….dovevano chiarire, dannazione.

Ma, ancora una volta, il suo stupido orgoglio stava avendo la meglio.

Desiderò essere come Sora, solo per dire in faccia a quello stupido quanto averlo visto baciarsi con Namichan gli avesse fatto male, ma sapeva che, meccanicamente, sarebbe equivalso a dirgli che si era innamorato di lui, e questo non poteva accettarlo.

Lui non si era…innamorato di Axel.

O almeno, lo aveva creduto prima che le cose andassero così maledettamente a rotoli.

“Rox, tutto a posto?”

Riku che si sedeva con lui sul divano, ancora in pigiama, lo risvegliò dai suoi pensieri, e mostrando un sorriso forzato gli fece largo, aderendo la schiena al bracciolo.

Riku si accomodò, stringendo tra le mani una tazza di quello che doveva essere il latte che avevano comprato il giorno prima, e Roxas osservò per alcuni istanti l’amico appoggiare le labbra sulla tazza e bere tutto d’un sorso.

…certo che era davvero un bel ragazzo.

Ora capiva che cosa ci vedeva Sora di tanto interessante in un tipo come lui –perché Sora provava qualcosa per Riku, ed era inutile che lo negasse, si vedeva lontano venti miglia.

“…diciamo di sì, Ri. E tu? Ho visto che tra te e Sora le cose stanno andando in modo un po’ strano.” Alluse improvvisamente, un tono di voce leggermente malizioso.

Riku lasciò perdere il latte, posando la tazza sul bracciolo, e sorrise all’altro divertito.

“Oserei dire che va una merda, Ro.”

Roxas non parlò, sentendo di non avere realmente qualcosa da dire che fosse un minimo interessante, e senza pensarci sorseggiò un po’ del latte che Riku aveva abbandonato.

Il più grande osservò Roxas chiudere gli occhi e leccare il bordo della tazza, in perfetto silenzio.

Assomigliava davvero tanto a Sora, ma poco dopo si rese conto che pensarci sarebbe potuto rivelarsi rischioso…cosa che in effetti avvenne, dato il rigonfiamento più che visibile nella parte sotto del pigiama.

Guardò l’altro, imbarazzato, che ringraziando il cielo non sembrava neanche essersene accorto: continuava a sorseggiare il latte con una lentezza inverosimile, leccandosi di tanto in tanto le labbra, come se stesse gustando chissà che nettare divino.

Riku si costrinse a non guardarlo, perché, diamine, era identico a Sora, ora che ci pensava, e immaginare Sora che faceva determinati movimenti con la lingua e il latte lo stava rendendo…come dire, un po’ nervoso.

Roxas, finalmente, la smise di bere quella dannata roba, e ripose la tazza sporca sul tavolino davanti a loro, sotto lo sguardo nervoso di Riku.

S voltò versò di lui, gli occhi azzurri che sembravano più grandi del solito e due lunghi baffi bianchi che gli troneggiavano sulle labbra.

“Sono sporco, Ri?”chiese tranquillo, tirandosi i capelli dietro le orecchie.

Bastò un attimo, un battito innocente e involontario di ciglia, che Riku perse il raziocinio: si chinò su Roxas e lo baciò lentamente.

Roxas dapprima rimase fermo, immobile, gli occhi fissi su quelli chiusi di Riku.

…un momento, stop, fermi tutti: cosa. stava. succedendo???!!

Perché Riku lo stava baciando? Lo aveva scambiato per Sora?

Ma non fece in tempo a rispondersi che Riku si allontanò, leccando le labbra dell’altro un’ultima volta.

Vedendo l’espressione di Roxas, si mise a ridere.

“Ora sei pulito.”

Roxas ammutolì, mordendosi una guancia nervoso.

…questa situazione stava diventando strana.

Davvero troppo, troppo strana.

Mentre Riku lo guardava in silenzio, Roxas si costrinse a stare calmo.

Ok, Riku lo aveva baciato.

E allora?

Cioè…vabbè che erano amici, ma insomma…non gli sembrava che quello fosse stato un bacio dato per scherzo.

Era anche vero che Riku non era il ragazzo di Sora – non ufficialmente, almeno-, e dopotutto anche Axel aveva baciato Naminè, quindi…quindi non doveva sentirsi in colpa, giusto?

…no, certo che no.

Era stato Riku a baciare lui, non il contrario…e poi, era stato tutto troppo improvviso, no?

Certo, quindi era perfettamente normale che lui non avesse neanche fatto in tempo a ribellarsi.

…già, peccato che, quando Riku lo baciò di nuovo, lui non si oppose: si limitò a dischiudere le labbra e a far entrare la lingua dell’altro, che cercò la sua ad una velocità spaventosa.

Riku continuò a baciare quella specie di gemello non riconosciuto di Sora per un po’, prima di rendersi conto che si stava comportando da stronzo del secolo.

“…cazzo, no…”

Abbandonò le labbra di Roxas, riprendendo fiato e sentendosi tremendamente in colpa.

Roxas, che aveva temporaneamente la vista annebbiata, studiava Riku tenere il volto fra le mani, visibilmente confuso.

“Riku…mi dispiace.”

“Non è colpa tua” si affrettò a chiarire lui, senza cambiare posizione “ Sono io che…sto facendo una stronzata. La verità è…che sto male per Sora, e tu gli assomigli tanto…quindi…”
Roxas non aggiunse nulla: da una parte si sentiva preso in giro, dall’altra, però, si mise nei panni di Riku.

…in fondo, anche lui lo aveva fatto per dispetto ad Axel.

Era stato lui che lo aveva tradito per primo…con la sua migliore amica, poi.

Roxas non aveva fatto proprio niente di male.

Riku si gettò sullo schienale del divano, psicologicamente sfinito, e i suoi occhi incrociarono quelli di Roxas per un attimo.

“Riku….anche io…non l’ho fatto pensando a te. In mente avevo…un’altra persona.”

Riku sapeva che stava parlando di Axel, ma decise di fingere ignoranza…accidenti, non aveva mai notato quanto Roxas fosse carino.

Mai quanto Sora, certo…ma lo stesso, con l’aspetto ingenuo e innocente che lo rendeva indescrivibilmente provocante.

Per non parlare di come baciava.

Si complimentò mentalmente con Axel per l’ottimo insegnamento che aveva dato al suo allievo, poi, soprappensiero, sfiorò il braccio di Roxas.

Il più piccolo, a quel contatto inaspettato, rabbrividì, senza però opporsi.

Gli piaceva sentire le dita fredde di Riku contro la camicia di Axel che usava per dormire, più grande di lui e dal tessuto leggere e svolazzante.

Riku, che si era aspettato un ripensamento da parte dell’altro, lo prese delicatamente per una spalla, portandolo verso di sé e facendo nuovamente incontrare le loro labbra.

Roxas non pensò minimamente ad opporsi; Riku gli stava facendo provare le stesse sensazioni che, talvolta, aveva sentito con Axel, senza avere il coraggio di ammetterlo a sé stesso.

Mentre lui e Riku si baciavano, pensò che tutto questo non significava nulla: lo stavano facendo così, per un inghippo momentaneo, un attacco di ormoni che entrambi volevano placare.

Riku non era il suo tipo, né lo sarebbe mai stato; ma sentire la sua lingua in bocca, mentre là fuori Axel se la stava sicuramente spassando con Naminè…lo fece sentire bene.

Senza allontanarsi, e continuando a baciare Riku, gli si sedette sulle ginocchia, legandogli le braccia attorno al collo.

Riku, che tutto si aspettava tranne che Roxas fosse accondiscendente, sorrise sulle sue labbra e si allontanò di un poco.

“…non stiamo facendo niente di male.” Disse, più a sé stesso che a Roxas.

Questi lo guardò, assecondandolo con un cenno della testa.

“Assolutamente no.”
“Voglio dire..non stiamo insieme a nessuno, siamo entrambi liberi e…” sentendo una scarica di brividi, baciò lentamente il collo di Roxas, che gli aveva circondato la vita con le gambe per stare più comodo.

La lingua di Riku che indugiava sul suo collo nudo gli fece uno strano effetto, e senza che potesse evitarlo gemette lievemente, quel poco che bastò per rendere Riku ufficialmente eccitato.

“…e non è colpa mia se sei così…” sospirò sul collo dell’altro, iniziando con una mano a sbottonargli la camicia.

Roxas si sentiva strano e un po’ spaventato…temeva che in futuro se ne sarebbe pentito, ma…non poteva farci niente…

“…così come?” chiese, lasciando che l’altro continuasse.

Riku abbandonò il collo per concentrarsi sull’orecchio, leccandoglielo piano come un cagnolino.

“Così….drasticamente eccitante…”

A quelle parole, Roxas non ci capì più niente…con li occhi socchiusi, cercò di nuovo le labbra di Riku, e lui si sbrigò a fargliele trovare.

Con entrambe le mani, Riku continuò ad aprire la camicia dell’altro, che sospirava nella sua bocca, iniziando a sentire tutta la sensualità del momento.

“Ri…ku…”

Riku gli palpò senza pudore una natica, gesto che stordì Roxas, facendolo avvicinare ancora di più di modo che i loro bacini si sfiorassero.

“…dimmi”

Riku era irriconoscibile; aveva perso tutta la calma e la tranquillità che lo avevano reso celebre per dar sfogo a una passionalità forse troppo a lungo repressa.

Iniziò a muovere il bacino verso quello di Roxas, simulando un amplesso, e Roxas prese a sobbalzare sopra di lui ritmicamente.

Con un filo di voce, guardò Riku con un misto di severità e paura.

“…non andiamo fino in fondo. Non voglio.”
Riku non ebbe nulla in contrario: si limitò a mordergli un orecchio e a sussurrargli piano una frase che, pensò, aveva voluto dire a Sora tante volte.

“Tranquillo, Ro. Voglio solo che ci divertiamo per un po’.”

***

“Senpai, hai…hai visto Riku, per caso?”

Axel, appoggiato al muro del bar della piscina, scrutò dall’alto il piccolo Sora, che lo guardava con gli occhi spalancati, manco fosse stato la versione umanizzata di Bambi.

Accanto a lui, Demyx si era affrettato a voltare lo sguardo, rubando ad Axel la sigaretta dalle labbra e borbottando un qualcosa che Sora captò come “Fammi fare un tiro, và.”

Axel sarebbe scoppiato a ridere in faccia al suo migliore amico, ma la presenza di Sora lo frenò e decise di reprimere le risate per quando il piccoletto se ne sarebbe andato.

“A dire il vero, Socchan non lo vedo da un po’.” L’espressione si fece d’un tratto molto dura, gli occhi velati di una leggera tristezza “ E invece…emh…Roxas…non vi vedo più andare in giro assieme, da qualche giorno.”

“Oh” rispose solo Sora, e Axel non seppe se valesse per la sua risposta oppure per la domanda “Io…non so cosa gli stia prendendo, Senpai. Forse è solo stanco. Sai, non è un amante della fatica.”

“Sì, questo lo avevo capito” esordì, riprendendosi la sigaretta e lanciando un’occhiata a dir poco eloquente a Demyx.

Sora non sembrò accorgersi che l’amico stava mangiandoselo con gli occhi; evidentemente, pensò Axel, era troppo concentrato a cercare una scusa che lo giustificasse del fatto che stesse chiedendo di Riku.

Già, in effetti ora che ci pensava non gli sembrava di averlo più visto camminare per il villaggio con la sua aria perennemente incazzata.

Beh, se è per questo non aveva visto praticamente nessuno, in quegli ultimi giorni, anche perché alla partenza mancava davvero poco, ormai.

Più ci pensava, più si sentiva svenire.

…ancora due giorni, e poi non avrebbe più visto Roxas, probabilmente perché sarebbe stato lui a non volerne più sapere di incontrarlo.

Fosse stato per lui lo avrebbe seguito anche a Tokyo, ma Roxas se lo sarebbe aspettato e sicuramente avrebbe premeditato un discorso che lo avrebbe tenuto lontano da lui per sempre.

Eppure doveva trovare una soluzione, e lo avrebbe fatto.

Anche a costo di maciullarsi l’ultima goccia rimastagli di orgoglio.

“Beh, io…umh…devo andare. Aku-chan Senpai, se vedi Riku digli di venire al ristorante” concluse Sora, imbarazzato come se d’un tratto fosse stato nudo davanti a una folla.

“D’accordo Socchan.”

Sora sorrise riconoscente, e per un attimo il viso gli si illuminò di dolcezza; poi, un po’ sollevato, girò i tacchi e corse verso l’anfiteatro.

Axel potè finalmente sbottare a ridere, e si rivolse a Demyx come se questi fosse appena inciampato su una buccia di banana.

“Dem, attento che ti esce il sangue dal naso*”. Esclamò semplicemente,e Demyx sbuffò così forte che per un istante temette di sradicare il bar.

Lanciò all’amico lo sguardo più malevolo che potesse fare, poi, per tentare di nascondere l’imbarazzo, guardò verso il cielo, con un rossore sulle gote non indifferente.

“…Sora è proprio uno scemo, se va dietro a quel tizio! Con quei capelli bianchi sembra appena uscito da uno shonen!” fu tutto quello che riuscì a dire, nonostante sapesse quanto poteva essere una risposta patetica.

Axel si morse il labbro inferiore per non ridere ancora più forte, e quando il suo cellulare suonò non potè fare a meno di sentirsi sollevato nel trovare una scusa per finire lì il discorso.

“Sì, pronto?”

“Axel. Ti voglio nel mio ufficio tra meno di dieci minuti.”

Il ragazzo smise all’istante di sorridere, assumendo un’espressione seria che, a parere di Demyx, non si addiceva affatto a un volto come il suo, un volto che sembrava essere fatto apposta per illuminarsi di risate.

Axel rispose, un tono di voce fermo e con un punta di ostilità: “ Ho una lezione, tra dieci minuti. Non ho intenzione di tardare.”

L’interlocutore sospirò così sonoramente che anche Demyx lo sentì, e si avvicinò trotterellando al telefono, avvicinando l’orecchio e chinandosi verso l’apparecchio.

Finse, tra l’altro, di ignorare la faccia scocciata di Axel, che doveva equivalere ad un “fatti gli affari tuoi e non invadere la mia privacy”.

“Axel…le lezioni te le sposto io. Tu vieni e basta.”

Malgrado la risposta già pronta, Axel non fece in tempo a ribattere che il “tu-tu” del cellulare gli rimbombò nell’orecchio.

“Ha riattaccato!” sbottò, agitato, e reprimendo l’impulso di buttare il telefono in mezzo ai cespugli lo rificcò in tasca con rabbia.

Demyx sbadigliò, stiracchiando la schiena e con le braccia verso l’alto tese il più possibile, e gli gettò un’occhiata strafottente.

“Mi sa che stavolta devi andarci davvero, Akuchan. Il Boss ti farà una testa grossa come una mongolfiera, se gli dài buca un’altra volta.”
Axel gli lanciò uno sguardo di sfida, ma capì da solo che non poteva infuriarsi con Demyx, non c’entrava niente.

Certo, l’idea di dargli un paio di schiaffi per sfogarsi gli balenò in capo per alcuni secondi, ma gli basto fare di nuovo ricorso al suo autocontrollo per non cedere.

“…ci vado.” Disse solamente, e rimase in silenzio.

Si appoggiò al muro e alzò lo sguardo verso il cielo, verso le nuvole e verso quello stupidissimo sole.

I raggi avevano lo stesso colore dei capelli di Roxas.

Il cielo era azzurro come i suoi occhi schifosamente perfetti.

Perfino le nuvole gli ricordavano lui….lui e la sua bellissima…bellissima pelle chiara, che non poteva stare troppo esposta al sole sennò diventava rossa come i suoi capelli.

Si sentiva sotto l’effetto di un incantesimo, un sortilegio, una stregoneria di cui, fino a quei giorni, non era mai venuto a conoscenza di essere una vittima.

E odiava questa situazione, odiava il non poterlo vedere, né parlargli….e nonostante questo lo vedeva ovunque.

Ovunque.

Sulla spiaggia, tra la gente all’anfiteatro, a volte se lo immaginava perfino chiuso nel suo armadio, e quando accadeva correva ad aprire le ante, per controllare.

Per verificare.

Ma rimaneva deluso, perché Roxas non c’era.

Non c’era nel suo armadio, né all’anfiteatro, né in spiaggia.

Non si faceva vedere neanche a cena, e ogni volta che andava al ristorante per cercarlo non lo trovava.

Era diventato un incubo, un incubo ossessivo da cui, temeva, non sarebbe più riuscito a svegliarsi.

Mancavano due giorni alla partenza dei ragazzi, e tutto quel casino era arrivato proprio nel momento più inopportuno.

Il momento dell’addio.

***

….non riusciva a capire come fosse successo.

Roxas continuava a sfregarsi lo spazzolino sui denti, spalmandosi ovunque il dentifricio verde fluorescente, e osservava la sua immagine riflessa nello specchio del bagno.

Studiò i capelli spettinati ed elettrici, gli occhi ancora socchiusi e un po’ rossi per il sonno, e con un gesto della mano scacciò una mosca che, molesta, gli stava gironzolando intorno alla testa da due minuti buoni.

Non poteva capacitarsi di quello che era appena successo.

Continuava a ripetersi che non era stata colpa sua da quando si era svegliato, ma ogni volta che ci provava gli veniva solo voglia di vomitare.

Era stato il sogno più imbarazzante della sua vita, e per giunta su Riku.

RIKU!
L’unico del gruppo con cui aveva parlato sì e no due volte…lo stesso Riku per cui Sora faceva pazzie!

Riku…Riku!
SI ERA SOGNATO DI ANDARE A LETTO CON RIKU!

E lui era pure ukè*, per giunta!

Ok, non che ci temesse ad essere seme, sia chiaro…ma si sarebbe sentito meno idiota, o comunque più virile…ma ovviamente, anche nei sogni doveva essere il tipico gay effeminato!

Non bastava Axel nella vita reale, ora anche Riku, nei sogni, lo sodomizzava!

Visto?!

Visto cosa succedeva, a forza di pensare a quell’idiota di Axel?!

Con rabbia, sputò il dentifricio nel lavandino, quasi sperando che il suo imbarazzo se ne andasse nelle tubature assieme a quella sostanza verdognola.

Ma niente, il rossore era lì, sulle sue guance, vivido e super visibile, e per un attimo si chiese se non fosse stato meglio restarsene in stanza tutto il giorno.

Faceva ancora in tempo ad inventarsi una scusa e bigiare l’ultimo giorno di lavoro.

Che ne so, poteva dire di stare male…uscirsene con una frase del tipo ‘Spiacente, Xaldin, un attacco violento di diarrea mi tiene inchiodato alla tazza del cesso’, ma si rese immediatamente conto di quanto fosse una scusa disgustosa.

No, doveva…doveva farsi venire in mente qualcos’altro.

La sua mente iniziò a vaneggiare riguardo a rapimenti alieni che, raccontati, sarebbero potuti sembrare credibili, ma lo squillo del cellulare lo fece trasalire, riportandolo alla vita reale.

Corse sul divano, cominciando a tastare tra i cuscini in cerca di quel dannato aggeggio, e quando finalmente lo trovò non guardò neanche il nome sul display.

Era uno dei suoi vizi peggiori: ogni volta che lo chiamavano, rispondeva e basta, senza prima controllare chi fosse.

Non ne sentiva il bisogno, di solito: Roxas, per una ragione o per l’altra, sembrava indovinare sempre chi fosse ancor prima di rispondere.

“Pronto?”

Una vocina flebile e singhiozzante balbettò il suo nome, a voce così bassa che Roxas fu costretto a ricorrere a tutto il suo udito per sentire.

“…pronto? Pronto? Sei tu, Nami-chan?! Cosa è successo?”

Naminè, dall’altra parte dell’apparecchio, continuava a piangere sommessamente, e lui credette che fosse ricorsa a tutta la forza che possedeva per rispondergli.

“Ro…Roku-chan…io…io…devo par…” tirò su con il naso, sperando di non fare rumore, ma Roxas riuscì a sentirla comunque “…io…devo parlarti…”

Roxas tentò di non mostrarsi spaventato per non farla agitare ancora di più; tenendo il cellulare tra la spalla e l’orecchio iniziò a cercare le scarpe per il salotto.

“Ora dove sei?”

“…vicino alla botique di Marlu-chan e Larxene.”

Roxas sperò che la sua voce non tradisse alcuna tensione.

“Aspettami” disse solo, “sto arrivando. Sto arrivando, Namichan.”

**

Da quanto se ne stava seduto là?

Un’ora? Due giorni? Venti secondi?

Axel non lo sapeva. Ogni volta, in quel corridoio, perdeva completamente la cognizione del tempo.

Gli sembrava di essere su quella sedia di plastica scomoda da una vita intera, e per un crudele scherzo del destino era anche una zona non-fumatori.

Ma il capo, al telefono, era stato abbastanza chiaro: non doveva muoversi di lì per nessuna ragione al mondo.

Sarebbe stata una…com’è che l’aveva definita, quel vecchiaccio?

…oh, sì: mancanza di rispetto.

Tsk, sì, come no.

Da quando quell’odioso vecchio veniva rispettato da qualcuno dei membri dello staff?

Forse l’unico che lo trattava bene era Saix-sama**, uno dei pochi, là dentro, che riusciva a sopportare venqiuattr’ore su ventiquattro gli scleri del Boss.

“Kozumi-san”

Axel si destò dal suo sonnellino ad occhi aperti per alzarsi, sentendo le natiche indolenzite.

Affacciato alla porta dell’ufficio del Direttore, un tipo alto e con dei lunghi capelli argentei lo fissava serio.

Axel si avvicinò alla stanza, e Saix-sama lo fece passare, facendogli spazio e uscendo a sua volta dall’ufficio.

Il surfista fece in tempo a guardarlo per un istante, studiandone ancora una volta la famosa cicatrice a forma di X ben visibile sulla fronte, prima che questi facesse un inchino e si chiudesse la porta alle spalle, silenziosamente.

L’ufficio del direttore era più grande e luminoso di quanto ricordasse, ma anche molto più disordinato.

La libreria, che occupava un’intera parete, dando un senso di insostenibile pienezza, ospitava libri di tutti i generi, vecchie enciclopedie ammuffite e foto incorniciate di ospiti illustri e membri dello staff originario del villaggio.

Sulla sinistra, due enormi vetrate con tende beige ai lati illuminavano l’intero spazio, e i raggi di sole invadevano fastidiosi ogni centimetro di quella stanza.

Il condizionatore, pensò, doveva essere stato acceso al massimo della sua potenza, perché là dentro faceva quasi freddo.

Sotto una terza finestra, nella parete opposta a quella che ospitava la porta da cui Axel era entrato, si innalzava la scrivania del Direttore.

Un computer, dei fascicoli sparsi, qualche depliant pubblicitario, portapenne vari e ferma carte di tutti i tipi invadevano il mobile legnoso, accanto al quale si innalzava una pianta piccola e ornamentale che Axel non ricordava di aver mai visto.

“Axel, hai finito di radiografare il mio ufficio oppure vuoi stare lì in piedi come un mammalucco per un’altra ventina di minuti?”

Un brivido di nervosismo attraversò il corpo del povero Axel, che in tuta risposta guardò il Direttore negli occhi e sorrise, mettendosi a sedere nella poltrona dall’altro lato della scrivania.

“Ciao, Xemny. Vedo che questo posto assomiglia sempre più a una stanza di ospizio, con l’andare degli anni.”

“All’ospizio ci finisci tu per costruire casette per gli uccelli con le novantenni, se non la smetti di fare lo sbruffone.”. Fu la risposta di Xemnas, che lo scrutò attraverso il giallo quasi accecante dei suoi occhi, in netto contrasto con la carnagione scura.

Axel notò che quel giorno i capelli argentati erano legati in una bassa coda di cavallo magistralmente curata, e non poté fare a meno di rallegrarsene.

Il Capo aveva dei gusti orribili, se si parlava di acconciature.

“Ok, ricevuto. Dimmi tutto.”

Xemnas sospirò, alzandosi dalla sedia girevole; camminò lentamente verso la finestra, guardando i campi da calcio dove un gruppo di ospiti stava giocando un’amichevole.

Con le mani giunte dietro la schiena, diligentemente, guardò l’immagine di Axel riflessa nel vetro, e sospirò così forte che anche l’altro non potè non sentirlo.

“…ha di nuovo chiamato l’Università di Tokyo. Stamattina.”

Aspettò che Axel reagisse, cambiasse espressione o si mostrasse un minimo interessato.

Ma il fatto che fosse rimasto immobile a fissarlo, senza accigliarsi né altro, lo spinse a guardarlo in faccia, un’espressione che voleva mostrarsi severa, quando tutto sembrava fuorché tale.

“Axel, hai ventitrè anni. Non puoi campare di surf e birre per tutta la vita. Te ne rendi conto, vero?”

“Perché non ci dài un taglio?! Tu e le tue stupide aspettative!” fece il più giovane, adirandosi e alzandosi dalla sedia, già pronto ad andarsene.

Bastò uno sguardo del Direttore per fargli cambiare idea, ma non riprese posto sulla poltrona.

Rimase in piedi, là, con le mani poggiate allo schienale e gli occhi che sfidavano quelli del superiore.

Xemnas, tuttavia, non mostrò segni di irrequietezza; al contrario, sospirò di nuovo, come se avesse a che fare con i capricci di un bimbo viziato, e forse si trattava proprio di questo.

“Axel, è un’occasione importante. Una borsa di studio non capita tutti i giorni.”

“Sai bene quanto odiavo la scuola, Xem. E ora che ne sono uscito vuoi ricacciarmici?!” ora la rabbia saliva, era palpabile nell’aria, impregnata in quelle dannate tende coloro crema e impilata nei documenti disordinati della scrivania.

Xemnas provò di nuovo, ma anche lui iniziava a perdere le staffe, ed Axel lo comprese al volo quando parlò ancora.

“Si può sapere di cosa hai paura, Axel?! E’ la Facoltà di Scienze dell’Educazione! Alla Tobai***! Come fai a non renderti conto del privilegio che ti è stato concesso?!”

“Non è un privilegio, è una cazzata e basta. Ci sono milioni di persone che meritano quel posto molto più di me.” Fece Axel, e per un attimo sperò che il discorso si chiudesse là.

Ma Xemnas insistette ancora una volta.

Non poteva arrendersi…non poteva permettere che Axel continuasse a non fare un emerito niente per il resto della vita!

“Axel, hanno letto il tuo saggio di Pedagogia. Quello dell’esame del Liceo. Ne sono rimasti affascinati.” Fece una leggera pausa, e il tono cambiò bruscamente, facendosi basso e morbido. “…una volta volevi fare l’insegnante. Se ti chiedevano quali progetti avevi per il futuro, rispondevi cheti sarebbe piaciuto insegnare musica alle scuole elementari. Dov’è finito quel ragazzo che rispondeva così?”

Axel rimase fermo per un istante.

Poi si voltò verso la porta, posando la mano sulla maniglia.

“Non se n’è mai andato, zio. E’ solo cresciuto.”

Xemnas aprì la bocca, forse per dire qualcosa, ma la richiuse senza pensarci.

Axel fece scattare la maniglia e se ne andò, già pronto con la sigaretta in mano.

**

La scarpa era slacciata.

Dannazione, aveva la sensazione di perdersela per strada, ma non poteva fermarsi e rifare il nodo.

Non poteva tardare.

Doveva correre e basta.

Senza prendere fiato.

Senza guardarsi le spalle.

Correre fino a non aver raggiunto la sua meta.

Passò per l’anfiteatro, i campi di calcio e la zona degli alloggi, per proseguire lungo il sentiero di terra battuta che attraversava la boutique di Marlu-chan; superò gli alloggi per lo staff, la cupola del ristorante e l’edificio all’ingresso.

Uscì dal cancello del villaggio con il cuore a tremila, e una volta che si fu trovato alle spalle anche il parcheggio potè riprendere fiato.

Come promesso, Riku era là, poggiato alla ringhiera che delimitava la zona del club, con una maglietta grigia su cui era stampato una specie di zombie pateticamente sorridente.

Gliel’aveva regalata lui, quella maglietta.

Quando aveva compiuto sedici anni, pochi mesi prima.

Riku all’inizio gli aveva detto che non gli piaceva, che non era nel suo stile una roba del genere, e che non l’avrebbe indossata neanche sotto tortura.

Ma ormai Sora aveva perso il conto di quante volte gliel’aveva vista indosso.

Riku, quando lo vide, percepì chiaramente la perdita di un battito o due, e senza aspettare che Sora dicesse qualcosa lo prese dal collo e lo strinse a sé.

Sora sentì un bruciore nel punto dove Riku lo aveva afferrato, ma con il suo profumo che gli entrava in testa era impossibile pensare che gli avesse fatto male.

Riku era caldo, bollente, e la sua pelle chiara era in netto contrasto con la sua abbronzatura.

Lo abbracciò a sua volta, sporofondando così tanto nella sua maglia leggera da pensare di sparire nel suo corpo da un momento all’altro.

E forse era questo che davvero voleva, di cui aveva sul serio bisogno: entrare in Riku, diventare parte di lui, rimanere intrappolato nel suo corpo, pulsare nelle sue vene.

Riku poggiò il mento tra i suoi capelli spinosi, e chiuse gli occhi senza dire una parola.

Gli aveva mandato un messaggio con il luogo dell’appuntamento solo dieci minuti prima, e quello scemo si era fatto tutto il villaggio in corsa pur di raggiungerlo subito.

Ti aspetto, gli aveva scritto.

Ti aspetto da sempre.

Se ne rimasero in que3lla posizione, senza spostarsi di un millimetro.

Sentire il cuore dell’altro con il proprio torace bastava ad entrambi.

Sora, dopo qualche minuto, fu il primo a scostarsi di un poco, quel tanto che bastava per guardare Riku negli occhi.

“...dove ti eri cacciato?”

Non c’era rimprovero, nella sua voce; solo estenuante curiosità, la stessa curiosità che non lo abbandonava mai, fin da quando aveva messo piede in quel mondo.

Riku esibì un ghigno leggero, ma più visibile del solito.

“Sono bravo a non farmi trovare, quando voglio:”

“Come hai fatto per dormire?”

Riku stavolta rise sul serio, colto di sorpresa da quell’inatteso terzo grado.

“Ho dormito con Zexyon-sama, baka****. Non preoccuparti, non sono finito sotto i ponti.”

Sora rimase a guardarlo severamente per qualche istante, poi, all’improvviso, fece un rapido scatto con il capo e si studiò la punta delle scarpe.

“…non posso lasciare Kairi. Non ora. Lei…e anche gli altri…sospetterebbero di qualcosa.”
Riku sospiro, ma non protestò.

Lo sapeva.

Lo aveva immaginato fin dall’inizio, fin da quando Sora si era dimostrato consenziente, che quella storia sarebbe dovuta iniziare nel più assoluto segreto.

Per quanto fosse innamorato di Sora, Kairi era pur sempre la migliore amica di tutti e due.

Ed era perdutamente innamorata di Sora, il suo Sora.

Quest’ultimo pensiero gli diede una morsa allo stomaco, causandogli un leggero dolore nel basso ventre.

Kairi poteva baciare Sora in pubblico.

Poteva tenergli la mano, intrecciare le proprie dita con le sue e andare al cinema con lui da sola senza sentirsi preda di paranoie e pettegolezzi.

Kairi e Sora erano l’immagine della coppia perfetta, il simbolo dell’amore adolescente.

Lei, una ragazza timida e un po’ impacciata, ma che sapeva farsi valere; niente abilità particolari, ma quella sua naturalezza era anche il fascino che colpiva tutti i ragazzi che le giravano attorno.

La perfetta incarnazione di una fottutissima Mary-Sue*****.

Non lo pensava con odio, oh no; non sarebbe mai stato capace di detestarla.

Tuttavia, il pensiero che lei e Sora potessero andare dove volevano senza essere malvisti dagli altri lo fece tremare di rabbia.

…per un istante immaginò di esserci lui, a tenere Sora per mano lungo le vie di Shibuya.

Già si immaginava; la gente che li additava parlottando, le gals che li guardavano scioccate, strette nei loro loose-shocks e con i visi truccati incorniciati da folte chiome bionde tinte, Otaku che, muovendosi in gruppo, li studiavano con un interesse misto a rispetto.

Un leone da circo si sarebbe sentito meno osservato, pensò.

“Riku? Ci sei?”

La manina di Sora che si agitava davanti a lui lo riportò alla situazione attuale.

Sora, da basso, lo guardava un po’ incupito, e capì che doveva prendere in mano la situazione al più presto.

Non doveva mostrarsi debole o incerto.

Sora si stava affidando completamente a lui, alla sua protezione.

Come poteva rifiutargliela?!

“D’accordo, So. Se non vuoi dire nulla, a me sta bene. Ma tu…sei sicuro di quello che fai?”

Sora, inizialmente, non capì la domanda; ma quando i suoi occhi lampeggiarono di affetto, Riku non ebbe più alcun dubbio.

“…sì.”

Sora disse solo questo, così piano che non sembrava neanche un sussurro, ma qualcosa di ancora più fragile.

Riku non seppe più cosa dire; si chinò per raggiungere l’altezza di Sora e lo baciò.

Sora rimase per un attimo senza fiato, nervoso e un po’ impaciato.

Era il loro primo bacio serio, in un contesto cioè tutto nuovo, e avventato, e pericoloso.

Ma non aveva scelta.

Riku riusciva a convincerlo a fargli fare cose che, in un’altra realtà, non avrebbe mai neanche sognato.

Era un mago, un incantatore.

E lui…beh, lui era il suo serpente, che si lasciava giostrare da quella dolce melodia della sua voce.

Già, la sua voce.

Riku parlava poco, al contrario di lui.

Ma quando lo faceva, era l’unico che sapeva farlo restare senza parole.

**

“AAAAAAAH!! Possibile che i miei vestiti si siano quadruplicati da quando siamo arrivate qui?!”

Paine neanche alzò gli occhi dalla rivista di Gotich Lolita che stava leggendo; ridacchiò un poco e addentò un biscotto di riso a forma di fiore.

“Rikku, sei proprio una scema. Te l’avevo detto, di non comprare tutta quella roba alla buotique. Ma tu, naturalmente, non mi hai ascoltata.”

Rikku sbuffò così forte che anche Yuna riuscì a sentirlo dall’altra stanza, e lei e Kairi si lanciarono uno sguardo arrendevole.

“Beh, Ri-pyon, Paine-chan non ha tutti i torti, sai?” esclamò Selphie, affacciandosi alla camera da letto stracolma di abiti in ogni angolo.

Selphie si guardò attorno, tra la disperazione e il terrore, e si affrettò a voltare le spalle e portare il suo bagaglio accanto alla porta.

Aveva lasciato fuori della valigia solo le cose necessarie, come il cambio e il beauty; il resto era tutto sparpagliato nella valigia verde mela.

Selphie non era una grande amante dell’ordine, o comunque non arrivava agli standard maniacali di Kairi e Paine.

Ma, ringraziando il cielo, non credeva che sarebbe mai riuscita a raggiungere il livello di Rikku.

Paine le offrì un biscotto con un gesto fluido della mano, e Selphie lo accettò di buon grado, prendendo posto accanto a lei.

“Hai già preparato tutto, Paine-chan?”

“Mmh-mh.”

Ok, non si aspettava una vera e propria risposta.

Paine parlava solo quando non le veniva richiesto, il tempo restante si limitava a starsene zitta e guardarsi intorno cupa.

Era una persona piuttosto introversa, forse non aveva mai neanche conosciuto qualcuno che si tenesse tutto dentro come faceva lei.

Ma era fatta così, non le si poteva chiedere di cambiare.

E poi a volte le piaceva stare con Paine proprio per il silenzio, per lo spazio vuoto.

Meglio tacere piuttosto che dire cose del tutto inutili, no?

“…metto il reggiseno blu con le stelline o rosa leopardato?”

…già, peccato che Rikku non la pensasse così.

Yuna le gridò una risposta non molto educata, e Rikku si lagnò che ‘nessuno la prendeva mai sul serio’.

Paine si alzò senza dire una parola.

Ignorò Selphie che le chiedeva timidamente dove stesse andando e si chiuse la porta del bungalow alle spalle.

Una volta fuori, sospirò a pieni polmoni e chiuse gli occhi.

Un attimo ancora e le sarebbe mancata l’aria, lì dentro.

Si beò del profumo dei fiori e del vento che le sbuffava dolcemente sulle guance pallide, ma questo non bastò a renderla del tutto di buon umore.

Roxas e Kozumi, a quanto aveva capito, erano ancora in lite furiosa.

Probabilmente avrebbero fatto pace comunque, ora stava solo a chiedersi quando.

Credeva fortemente che sarebbe statoin una situazione molto romantica, magari davanti a tutti come nei film sentimentali che piacevano tanto a le fangirls.

In fondo, i maschi erano facili da capire.

A dire il vero, Paine aveva sempre pensato che l’umanità in generale fosse fastidiosamente prevedibile.

L’unica eccezione a questa regola sembrava essere lui.

Sospirò un poco, senza farlo sentire neanche a sé stessa.

…eh, sì, Riku gli era piaciuto da subito.

Sin da quando lo aveva visto entrare in classe, con la borsa trascinata sul pavimento dell’aula e lo sguardo perso nel vuoto, un po’ come il suo.

Erano rimasti in classe insieme per i primi due anni, ma a Settembre sarebbero stati in sezioni diverse (in Giappone, ogni anno, gli studenti cambiano classe, venendo inseriti in un’altra sezione con altri compagni, il più delle volte sconosciuti ^___^ ndA).

Ok, intendiamoci, lei non era il tipo da innamorarsi di qualcuno.

Ma se quel qualcuno fosse dovuto esistere, sì, le sarebbe piaciuto che fssse Riku.

Ovviamente, era sempre stata consapevole dei sentimenti del compagno per Sora.

Forse era stata lei ad essere particolarmente attenta, o forse gli altri membri del loro gruppo erano troppo stupidi e innocenti per arrivarci.

Eppure l’attrazione per Sora da parte di Riku era a dir poco palese.

Bisognava essere proprio tonti, per non arrivarci.

Ad ogni modo, quando aveva visto Sora e Riku tornare dal campo di calcio qualche sera prima si era sentita il petto più legggero, e basta.

Si vedeva che tra quei due era successo qualcosa, che stava cambiando qualcosa.

Ma decise che non si sarebbe impicciata.

Lei non era il tipo da farsi gli affari altrui.

Aveva già abbastanza grane a cui pensare senza che ci si mettessero i casini sentimentali di due gay.

…non era arrabbiata.

Non riusciva proprio ad esserlo.

Più che altro, uno stato di arrendevolezza si era impossessato del suo corpo, e sembrava non volerla più abbandonare.

Ma sapeva che, prima o poi, sarebbe passato.

Sapeva che Sora e Riku avrebbero combinato qualcosa, qualcosa di irrecuperabile.

Che fosse già successo o che sarebbe accaduto tra un anno, non aveva importanza.

Sperava solo che se la sarebbero cavata.

Ma era sicura…era sicura di sì.

Perché Paine riusciva semrpe a prevederlo, come andavano queste cose.

**

“Allora, Nami-chan…di cosa dovevi parlarmi?”

Naminè aveva smesso di piangere da un bel po’, ma gli occhi ancora gonfiati e cerchiati da occhiaie scure tradivano un’angoscia strana e di disagio che Roxas non riusciva ad ignorare.

Giocherellò un altro paio di minuti con la cannuccia della sua granita, poi posò una mano sul tavolo e fissò Naminè dritta negli occhi.

La adorava, le voleva bene e tutto quello che vi pare, ma stava cominciando a stufarsi.

Ormai era palese che Naminè doveva dirgli qualcosa che, già lo sapeva, non gli sarebbe piaciuto affatto.

Ora, però, era curioso di sapere di cosa si trattava.

Naminè prese fiato, di nuovo.

Ma ancora una volta le parole le si sgonfiarono all’altezza delle tonsille, disperdendosi mute nell’aria.

Roxas non distolse gli occhi dai laghi ghiacciati delle sue iridi, e il tremolio della mano mostrava il suo nervosismo crescente.

“Roku-chan…”

Roxas, quando sentì quel suono amichevole e dolce, sembrò svegliarsi da un sogno.

Guardandosi attorno, stupito dal suo comportamento quasi febbricitante, ritrasse svelto la mano e le bisbigliò ‘dài continua’ con il tono più rilassato che riuscì ad usare.

Naminè guardava i suoi capelli biondi, la maglietta che indossava quel giorno, troppo grande per due spalle piccole e minute come le sue.

Pensò a quanto avrebbe voluto stringerlo a sé, abbracciarlo e sussurrargli piano che andava tutto bene, che lei lo avrebbe reso felice.

Ma sapeva bene che non sarebbe mai successo, e questo la riportò alla sua intenzione iniziale.

Sentì una smania di dire la verità salirle fino in gola, attraversarle l’intero petto come fosse stato un fuoco d’artificio che si innalza verso il cielo stellato.

“…non è stato Axel a baciare me.”

Non spostò gli occhi di un millimetro; aveva lo sguardo fiero e spavaldo, ma la voce…la voce era disperata.

“Sono stata io a baciare lui.”

Note dell’Autrice:

3 mesi!!! Vi ho davvero fatto attendere tutto questo tempo???!!!!! Quando ho visto la data dell’ultimo aggiornamento, sono corsa a finrie questo capitolo. Mi dispiace, mi dispiace, ma sono rimasta vittima di una fase di blocco allucinante! Non riuscivo più ad andare avanti…ad ogni modo, questo era il penultimo capitolo.

Eh già, avete capito bene: IL PROSSIMO CAPITOLO SARA’ ANCHE L’ULTIMO! Oddio, non posso crederci…è passato più di un anno da qaundo ho iniziato a pubblicare questa ficcy, ed ora sta per essere completata. La mia prima fiction a più punatte completa.

Se tutto ciò è stato possibile, è grazie a voi.

Ma di questo parleremo dopo XD *si rotola sul pavimento senza un perché*

*seme / ukè= seme e ukè: visto che siete tutte fan dello yaoi (più o meno XD) dopvreste già sapere cosa significa, ma io lo metto lo stesso. Sono termini che si usano quando si racconta di situazione erotiche tra due personaggi maschili. Il ‘Seme’ è il dominnate della coppia (quello un po’ più mascolino, x intenderci…ma non sempre u_u) mentre ‘Ukè’ è il passivo tra i due (per capirci…quello che sta sotto xDxD).

**sama = è un suffisso che si usa per i colleghi di lavoro o persone più grandi per cui proviamo molto rispetto. Il fatto che Axel chiami così Saix è segno che prova un profondo rispetto per lui e he ne ha una grande stima come collega e persona in sé.

*** Tobai = forma abbreviata della sigla Tōkyō Teikoku Daigaku, l’università Impweriale di Tokyo, nonché una delle più famose sedi universitarie al mondo ( celebre per il suo prestigio e per i suoi sudenti, più volte premiati con il Nobel dopo esserersi diplomati lì).

**** baka= non so se l’avevo già scritto nei capitoli precedenti XD Vuole semplicemente dire ‘idiota’ in Giappo.

***** MarySue: chi meglio di noi che giriamo nel sito conosce codesto termine? Le MARY Sue sono il terrore della maggior parte degli Autori di Fanfiction (in tutto il mondo u_u è un problema universale, temo). Sono quelle protagoniste femminili di fanfiction, manga anime etc perfette in TUTTO. E quando dico così non esagero. A tal proposito, c’è un interessante discussione sul forum del sito che potrebbe aiutarvi a comprender emeglio fenomeno –se già non lo conoscete-. Vi consiglio di darci un’occhiata ^___-

Le note si fanno sempre più idiote, ma tant’è XD Anche la storia, se è per questo, è diventata spasticamente stupida e priva di senso.

La scena del sogno…non so neanch’io perché l’ho messa, a dire il vero XD Mi andava di scrivere una robetta un po’ zozzaed holpà, detto fatto.

Ho pensato che sarebbe stato uno spunto interessante per un tema che, nel seguito di questa storia, avrà molta importanza per Roxas: il sesso.

Non ci saranno scene spinte, spiacenti *LE LETTRICI LA MANDANDO A QUEL PAESE* MA IL NOSTRO Roxy avrà qualche…come dire…problemino! Ohohohohoho! *risata malvagia*.

Dopo tanto tempo di attesa, come minimo devo rispondere alle vostre recensioni…che sono semre troppo carine X////D Dovete smetterla di farmi questi complimenti, sennò mmi gaso! YEAH!

CrAzYtEn quanto adoro i tuoi scleri??!! Uhiiii, la Torcia Umana! *-* *acchiappa i fiammiferi e corre per la stanza dando fuoco alla libreria* XD Yeah, vai con la PIROMANIA! Grazie per i tuoi complimenti, e grazie anche epr aver pubblicizzato l’aggiornamento sun un forum ^___^ sei molto carina! Spero che ance questo capitolo ti sia piaciuto, yatta!

KairiChanRules mi rendo conto che aspettare gli aggiornamenti di una ff che ci ha colpiti è straziante, e chiedo ancora perdono..ma è anche vero che ormai mi conoscete, sapete i miei tempi. Questo capitolo soprattutto era molto delicato, perché dovevo raccontare cose importanti per il finale stando attenta a creare la suspence per l’ultimo capitolo. Spero tanto che la tua pazienza sia stata premiata! Ad ogni modo, Axel e Roxas sono sempre più in crisi…ma forse Axel ha un asso nella manica… o forse no…e chi lo sa? Mi raccomando, leggi anche il prossimo capitolo ^___- almeno la tua curiosità avrà una fine XD

KH4EVER Dubbio svelatoooo! Il nostro Axel ha delle doti nascoste, a quanto pare…se ci pensi bene, ha detto a Roxas di non voler ricordare gli anni di scuola, ma non ha parlato del suo rendimento...ce lo vedi Axel al’Università?? XD Comunque, per ora non c’è pericolo u_u non ci pensa minimamnete ad andare. In qaunto a Riku…sì, hai ragione, giusto uno come lui riesce a gestire Sora…io non ce l’avrei fatta, sarei morta prima a forza di ridere!

Nancy92 finalmente qualcuna dalla parte di Namichan! O___O iniziavo a sospettare ch non ne avrei mai trovate XD Eh sì, la parte RiSo ha riscosso un successone...diciamocelo, le porcate piacciono taaaaanto a noi fangirl XD Lol

Simple Girl grazie infinite per i comlimenti ^^! Come dico spesso, gli aggiornamenti sono un mio grande difetto. Ma io faccio tutto in stile tartaruga –parlando di velocità-, e a volte mi sembra che ne valga la pena, perché scrivere velocement e male solo per smania di aggiornare non è da me. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

EdelSky Ma nooo, povero Dem…cosa ti ha fatto? Ahahahahahah! Non sei la prima che lo trova odioso, in questa storia…e pensare che volevo ottenere l’effetto contrario! Che ironia…grazie per aver aggiunto la mia storia idiota tra le preferite *si inchina e lancia un bacetto* (ma povera Edel! Nd Riku) (ma tu che vuoi, torna a pastrugnarti con Sora e non scassare u.u Nd Memy) (O.O pastrugnare CHI?! Nd Kairi) (… *Memy e Riku scappano via*)

La_Lilin__ Kairi è baka, è vero…in effetti, la sto rednendo davvero ridicola! Però ti giuro che la adoro! Cioè, credo che sia uno dei pg più completi del videogioco…in questa storia doveva avere Spra tutto per sé, ma proprio mentre scrivevo il secondo capitolo sono entrata nella fase yaoi, e questo ha dato alla storia lo sviluppo che ha preso…se penso che il raiting principale sarebbe dovuto essere Kairi/Sora, mi fa uno strano effetto XD A te no?

Crolex RIKUUUUU!! Ma ciaoooo, come stai?! Ooooh, sapessi quanto mi mancano i ragazzi del forum…ma non mi apre più la pagina! Non mi fa pubblicare commenti né altor, posso solo leggere enon rispondere, quindi non mi pubblica…appena ho avuto occasione ho postato il link di questa stori e delle mie altre creazioni nella firma, e sn contenta che tu l’abbia trovata! Grazie per i complimenti caro, sei generoso come sempre ^////^ Mi rimepi continuamente di complimenti, spesso anche immeritati…però ti ringrazio davvero. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Salutami tantissimo i ragazzi del forum e informali che la storia è anche qui, per favore! Ti ringrazio in anticipo ^^

Shine Mizuki Ciao Shine! Infatti, Sora ormai neanche ci prova più a resistere XD Ha finalmente capito quello che si stava perdendo, a quanto pare…anche s ea me Riku non piace, né di carattere né di aspetto…eppure riscuote tantissimo successo! Anche se c’è da dire che a me piacciono semprei pg più inutili (Sora, per dire, è il mio Dio….semplicmeente, adoro il suo essere schifosamente MANGA). Grazie per la recensione, e lasciami dire che è un onore che la tua ff preferita sia la mia ^//^ Grazie davvero, mi rendi felicissima!

Kaifan91 Piacere di conoscertiii!! Hai letto tutta la mia storia insieme?! Madonna, ma come hai fatto?! Non ti sei stufata dopo i primi dieci minuti? XD Io avrei abbandonato al terzo capitolo, s enon direttamente al secondo ahahah! Grazie per tutti i tuoi complimneti…riguardo agli errori di battitura, credimi, ogni volta faccio quello che posso, ma spessissimo non li vedo e mi rendo conto che ci sono solo DOPO la pubblicazione del capitolo, quindi li lascio lì dove sono. Lo so che sono insopportabili, però ti giuro che sono troppo bastardi XD Riescono sempre a fregarmi. Felice di sapere che approvi TUTTI i pairing della storia credimi, è una cosa di cui andare fiere, visti quanti sono u___u. Riguardo Saix e Xemny… SORPRESA!! Come hai potuto pensare che li avrei lasciati in disparte? XD Avevo in mente i loro ruoli sin dall’inizio, e anche se fanno brevi comparsate credo sia giusto così. In una storia piena di intrecci amorosi e cotte adolescenziali non ci sarebbe stato molto posto per loro, temo…avrebbero reso il tutto troppo ‘maturo’, ed era una cosa che volevo ad ogni costo evitare, perché quest’aggettivo ho intenzione di affibbiarlo al sequel di cui accennerò qualcosa nel prossimo capitolo.

DOPO LE RISPOSTE, VI SALUTO (ANCHE EPRCHE’ E’ L’UNA DI NOTTE! GHGH). UN GRAZIE A TUTTI COLORO CHE LEGGONO LA MIA STORIA, LA RECENSISCONO, O LA INSERISCONO TRA ‘SEGUITE’ E ‘PREFERITI’! Grazie per il vostro appoggio, il vostro ardore e la vostra pazienza!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Ora mi dedicherò con tutta mè stessa all’ultimo, sperando di non deludere le aspettative di nessuno. Ci metterò tutto il mio impegno, quindi rimanetemi accanto fino all’ultimo, per favore ^__^.

CIAO, AL PROSSIMO CAPITOLO! Egrazie epr aver letto! Arigatou.

*MagikaMemy*

   
 
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