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Autore: GiulsOakenshield    09/04/2020    0 recensioni
Anna è una normalissima ragazza di diciannove anni, cresciuta in un convento di suore da suor Jude che la trovò all'interno della loro chiesa abbandonata in un confessionario. Anna cresce leggendo i libri che le regala la suora, pieni di avventure ed eroi e sogna di poter un giorno intraprendere anche lei un'avventura come quelle descritte nei libri. La sua monotonia viene interrotta quando la sera del suo compleanno alcune visioni iniziano a tormentarla e tutto quello che aveva visto e vissuto fino a quel momento vengono stravolti. Un passato dimenticato da anni e un grande segreto la circondano, riuscirà a recuperare le cose perse nella sua memoria e sopravvivere all'avventura che tanto desiderava ? Chissà se un certo nano e una certa Compagnia riusciranno ad aiutarla o al contrario la ostacoleranno.
A volte ciò che si desidera si realizza grazie l'intensità con cui la si desidera, a volte si è semplicemente destinati.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Galadriel, Nuovo personaggio, Sauron, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Cronache di Eruannie di Imladris'
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Capitolo VII

CAPITOLO VII

Eruannie sentiva tutto il corpo indolenzito, ma doveva alzarsi e aiutare i suoi amici. Sentiva il rumore della battaglia intorno a sé, l'odore di bruciato penetrò nelle sue narici, Gandalf doveva aver incendiato tutto il bosco.

Aprì gli occhi e cercò di vedere qualcosa in quel caos che si era creato. Il fumo le fece lacrimare gli occhi e tossì quando le invase i polmoni. Spostò lo sguardo sulla battaglia e si ritrovò davanti una scena raccapricciante: un orco si stava avvicinando minaccioso a Thorin, che giaceva svenuto a terra poco lontano da lei. Dopo la sua breve lotta con l’orco, il nano era sceso dal pino e l’aveva difesa, prima che chiunque potesse darle il colpo di grazia.

Eruannie si alzò a fatica, aveva un braccio in fiamme, sentiva il dolore che si irradiava fino alla spalla. Aveva paura che se l’avesse mossa si sarebbe sgretolata, quindi la tenne con l’altra mano. La testa le pulsava e lo stomaco sembrava sul punto di voler riversare tutto il suo contenuto, ma cercò di reprimere tutto quello che provava, non sarebbe stata di grande aiuto mezza morta. Si sporse per prendere la spada, caduta quando Azog l’aveva lanciata lontano, e si avvicinò zoppicando a Thorin. L’Orco Pallido stava dicendo qualcosa al nano, ma non riusciva a sentirlo. Forse con la caduta aveva perso l’udito elfico, non volle indagare a riguardo. 

Una piccola figura si fece strada tra gli orchi, era così piccolo che nessuno vi prestò attenzione. Bilbo si lanciò addosso all’orco, impedendogli di decapitare Thorin, e conficcandogli quello stuzzicadenti che aveva come spada nel petto. Eruannie sgranò gli occhi, aveva appena visto un mezz’uomo, che fino a qualche ora prima aveva paura anche della sua stessa ombra, che uccideva un ferocissimo orco. Lo hobbit si girò verso Azog, menando fendenti a caso nell’aria che li separava. Quello stupido si sarebbe fatto ammazzare. Eruannie raccolse tutte le forze che le rimanevano in corpo e si scagliò contro gli orchi, pronti ad attaccare Bilbo.

<> gli urlò, parandosi davanti a lui e respingendo quanti più orchi poteva. I nani l’avevano raggiunta e la stavano aiutando a  difendere il loro re. Azog spronò il suo mannaro verso Eruannie, guardandola con disgusto.

<< Non vuoi saperne di morire, donna!>> le gridò nella lingua nera di Mordor, mentre il lupo albino spalancava le fauci.

Eruannie scartò a destra, impedendo al mannaro di azzannarla, ma altri due orchi le furono addosso, si liberò di loro con una certa fatica, soprattutto dovuta al fatto che il braccio della spada era andato e doveva fare affidamento al sinistro, quindi una doppia fatica.

Afferrò Bilbo e lo spinse verso il pino, che si era sradicato e pendeva giù dal dirupo. Un mannaro saltò nella sua direzione prima che potesse individuarlo, ma fu subito sbalzato nel fuoco che ormai invadeva la radura. Un grido acuto ruppe il caos della battaglia, Gwaihir era venuto in loro soccorso. Eruannie sorrise in direzione del Re delle aquile e tornò a concentrarsi sullo scontro.

Con un fendente scacciò un mannaro che stava per cenare con il corpo Thorin e fece cenno a un’altra aquila di prenderlo. L’animale lo afferrò tra le ampie zampe, facendo attenzione a non ferirlo con gli artigli, poi volò via. La mezz’elfa si occupò dei mannari che circondavano i giovani Durin, mettendo al sicuro i nipoti di Thorin.

<< Andate con loro!>> ordinò ai nani, indicando le aquile che li stavano aiutando in quella battaglia, disperdendo gli orchi e caricandosi i nani sulle schiene.

Si guardò intorno per controllare che fossero tutti al sicuro, era rimasto solo Gandalf sull’estremità dell’albero. Il mago le fece cenno di andare con lui, Eruannie non se lo fece ripetere due volte e si fiondò verso l’amico grigio. Era quasi arrivata sulla punta del pino, Gandalf le sorrise e si tuffò nel vuoto, per poi ricadere con eleganza sul dorso di Gwaihir. Eruannie lo imitò, ma quando si ritrovò sospesa in aria, qualcuno la colpì così forte alla schiena da farle uscire tutta l'aria che aveva nei polmoni. La mezz'elfa andò oltre il punto in cui Gwaihir la stava aspettando. Sentì Azog ridere di gusto alle sue spalle, mentre i nani e Gandalf gridavano nella sua direzione. Stava precipitando nel nulla, acquistando sempre più velocità mentre cadeva. 

Cercò di gridare qualcosa, ma la sua voce si perse nel vento. L'aria le frustava i capelli contro il volto e lei roteava, sempre più giù,  ascoltando le grida delle aquile che cercavano di andare contro la gravità, ma erano state colte di sorpresa e nemmeno loro potevano fare molto contro la forza del vento. Eruannie smise di lottare contro il suo destino, era inutile. Aveva fatto quello che doveva, aveva salvato Thorin e i suoi amici, il suo compito sulla Terra di Mezzo era finito, poteva finalmente riposare dopo tutti quegli anni di battaglie e ferite.

Il suo pensiero andò al re dei nani, sperò con tutto il suo cuore che non riuscisse in nessun modo a trovare l’Arkengemma e si abbandonò alla sensazione di vuoto. Aspettò di sentire l’impatto con il suolo, si era sempre chiesta cosa si provava a morire e presto lo avrebbe scoperto. Ma non si schiantò mai.

***

La luce l’avvolse. Non era più sospesa nel vuoto, era immersa nel nulla. Pensò che fosse stato tutto un sogno, che in realtà era al convento e si era sognata tutto. Eruannie si tastò la nuca, per capire se il dolore che avvertiva era dovuto davvero alla lotta contro l’Orco Pallido o se era un semplice mal di testa.

Si sentiva leggera, come se il suo corpo fosse fatto di fumo. Si toccò le braccia, per essere sicura che non fosse diventata un fantasma.

Era sdraiata al suolo ed era circondata da luce bianca, che sembrava essere l’unica cosa presente in quel posto oltre a lei. Si alzò lentamente, indolenzita dalla battaglia. Si rese conto di essere completamente nuda, ma poco importava considerando che era sola. Non sentiva freddo, né caldo. Sembrava fosse stata chiusa all’interno di una teca di vetro, come una principessa delle fiabe.

“Valar, dove mi trovo?” il suo cuore iniziava ed essere turbato da mille pensieri e dubbi. Era morta? Stava dormendo? Aveva la febbre alta? Cosa diavolo stava succedendo? Poi, una voce dolce e materna le giunse alle orecchie. Era la voce di Dama Galadriel che le riempì il cuore di speranza.

<< Mia piccola Eruannie, il fato sembra essere dalla tua parte. Ti è stata concessa una seconda possibilità su questa terra. Non sprecarla!>> e così come era arrivata, la voce se ne andò, lasciando sola la mezz’elfa ancora una volta.

La luce si affievolì a poco a poco, lasciando posto alle tenebre. Eruannie si sentì improvvisamente stanca, come se un macigno le pesasse sulle spalle. Si accasciò a terra, avvicinando le ginocchia al petto e chiudendo gli occhi.

Quando li riaprì, si ritrovò in mezzo a una radura, molto simile a quella dove aveva affrontato Azog, ma era giorno e il sole si insinuava tra le fronde degli alberi che la circondavano. Fece un respiro profondo, beandosi di quando l’aria entrava e usciva dai polmoni, come se non fosse stata in grado di respirare per giorni. Riusciva a percepire tutti i rumori della foresta, il suono del vento tra le foglie secche ai piedi dei grandi faggi, lo scrosciare le fiume ai piedi della montagna, i pigolii degli uccellini nei loro nidi, in attesa della madre. Sollevò un braccio per controllare che non fosse ancora nuda come poco prima. Una veste bianca la ricopriva come se fosse stata intessuta per percorrere le curve del suo corpo. Si alzò e si guardò intorno, cercando tracce della Compagnia, ma trovò solo i residui dei pini bruciati da Gandalf e qualche orco morto. Il suo animo si alleggerì non trovando neanche un cadavere dei suoi amici. Sospirò e cercò di pensare con lucidità alla prossima mossa da compiere. Suo fratello Elrond le aveva ordinato di dirigersi verso Bosco Atro dopo aver superato le Montagne Nebbiose e così avrebbe fatto. Armandosi di buona volontà cercò di ricordare da che parte sarebbe dovuta andare per raggiungere la corte di Thranduil. Socchiuse gli occhi e si lasciò guidare dal suo istinto elfico, nella speranza che fosse la via corretta.

<< Un dono, per la principessa elfica…>> sussurrò una voce nel vento. Eruannie fece un ghigno, non era una principessa e nemmeno elfica, se non per metà, ma le faceva piacere che qualcuno la considerasse tale. Dovette però sgranare gli occhi quando un magnifico destriero bianco le si avvicinò, nitrendo una volta davanti a lei. Era un Mearas, un principe dei cavalli, si diceva che apparissero solo alle persone degne. Si inchinò ad Eruannie, consentendole di montargli in groppa, non senza qualche perplessità della ragazza. Non si era mai considerata degna di vedere un Mearas, figuriamoci montarne uno. Quando si fu posizionata in groppa al destriero si aggrappò alla sua lunga criniera, morbida e splendida. Si allungò quel poco da consentirle una parola di ringraziamento alle orecchie del cavallo, che nitrì di rimando e si mise al galoppo verso est.

I Mearas non erano solo splendide creature da osservare, erano cavalli maestosi e possenti, in grado di percorrere incredibili distanze nella metà del tempo del più veloce dei destrieri. Eruannie avrebbe preferito di gran lunga dei pantaloni per una cavalcata, la veste bianca con cui si era risvegliata con le consentiva di mantenere una posizione molto comoda. Ombromanto non si fermò nemmeno per riposare quella notte, continuò la sua cavalcata fino al confine con la foresta di Bosco Atro.

<< Ti ringrazio amico mio>> gli sussurrò Eruannie, una volta smontata dal Principe dei cavalli. Accostò la sua fronte a quella dell’animale per qualche secondo.

<< Non dimenticherò quanto hai fatto per me>> e con riluttanza si congedò dal destriero, dirigendosi verso la foresta, che sembrava tormentata da un grande male. La bellezza del bosco di Thranduil aveva lasciato il posto all’oscurità. I maestosi alberi su cui si arrampicava da piccola con Legolas erano stati sostituiti da tronchi secchi e marci. I raggi del sole non penetravano più nel folto della boscaglia e le tenebre si erano impossessati dei sentieri.

   
 
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