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Autore: miss_MZ93    09/04/2020    7 recensioni
Marinette ed Adrien hanno ormai diciotto anni. Le loro vite continuano ad essere minacciate dalla presenza di Papillon ma qualcosa sta per cambiare. Gli anni iniziano a farsi sentire e gli equilibri fragili che esistevano tra i due ragazzi iniziano a spezzarsi. Tra Adrien e Marinette qualcosa cambierà radicalmente, lasciando uno spiraglio per qualcuno che, in segreto, non ha mai smesso di provare grandi sentimenti per Marinette.
Tra dolci e sensuali drammi, i nostri protagonisti dovranno affrontare anche un nuovo pericolo per Ladybug.
Ho iniziato a scrivere la storia prima dell'uscita della terza stagione, quindi mancheranno alcuni personaggi o dettagli particolari.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La mattina seguente vengo svegliata dai raggi caldi del sole che entrano dalla finestra della stanza.
Il ricordo del discorso di mia madre torna a farmi visita, lasciandomi un dolce sorriso in volto.
Velocemente, scosto le coperte e scendo dal letto, raggiungendo la terrazza dell'edificio. L'aria calda sfiora il mio volto con dolcezza, regalandomi una sensazione di pace e benessere.
Ogni pensiero triste e malinconico sembra essere sparito dalla mia mente ed io non posso che ringraziare mia madre per questo.
Mi appoggio alla ringhiera, osservando la mia splendida città avvolgermi con la sua bellezza. Ho sempre amato Parigi, i suoi palazzi, le sue piazze, i musei ed i monumenti, ha sempre avuto un effetto magico ed incredibile su di me.
L'ultima volta che sono stata qui, un gatto invadente ma molto gentile mi ha fatto visita. Chat Noir ha promesso di tornare a trovarmi ma sono passati ormai due giorni e di lui, ancora nessuna traccia. Chissà cosa starà facendo in questo momento il ragazzo che si nasconde sotto la maschera scura da gatto. Chissà chi è.
"Marinette?!"
La voce di mia madre mi raggiunge debolmente, invitandomi a scendere in sala per pranzare assieme.
"Arrivo subito, mamma"
Rientro in camera, indossando velocemente un maglione leggero. Scendo i gradini che mi separano dall'ingresso della stanza e sulla chaise longue ritrovo la felpa che mi ha prestato Luka. Un rossore generale mi avvolge mentre osservo quel tessuto che ieri mi ha salvata da sguardi indiscreti.
"Marinette, stai bene?"
La vocina di Tikki mi risveglia dai miei pensieri, riportandomi al presente. Il suo corpicino si avvicina al mio volto e nel suo sguardo trovo un pizzico di allegria e tanta preoccupazione.
"Sto bene, Tikki"
"Sicura?"
Il ricordo di ciò che è successo ieri torna a colpirmi e quasi riesco a sentire il dolore invadere di nuovo la mia pelle.
Un prurito fastidioso inizia a prendere vita sul polso dove quella donna è riuscita a lasciare un segno profondo. La pelle è ancora arrossata ma il dolore sembra quasi essere sparito, lasciando posto ad un lieve senso di pesantezza.
"Sto bene. Le ferite sembra stiano guarendo"
"Dovresti utilizzare la pomata che ti ha dato il Maestro"
" La metterò più tardi"
Afferro la borsetta che ormai è diventata la dimora di Tikki e mi avvio verso la porta della stanza.
"Il pranzo attende e sono sicura che ci sia anche qualche biscotto al cioccolato per te"
Il volto di Tikki si apre in un bellissimo sorriso mentre annuisce con forza. La vedo sparire oltre il tessuto della borsa e posso immaginare la sua impazienza nell'assaggiare qualche nuova creazione di papà.
La sua tenerezza mi fa sorridere. Tikki è ciò che più somiglia alla sorella che non ho mai avuto. È a conoscenza di ogni cosa, di ogni mio segreto, di ogni mia sensazione, di tutto ciò che penso e di tutte le responsabilità che ho. Questo piccolo Kwami è ormai parte della mia vita, della mia famiglia ed io non potrei mai separarmene. Con lei ho vissuto i giorni migliori e quelli peggiori della mia adolescenza e sono sicura che ciò che dovremo affrontare in futuro ci unirà ancora di più.

Dopo pranzo sono costretta a dedicarmi al bucato. Solitamente si occupa mia madre di queste cose ma se le chiedessi di lavare la felpa di Luka, dovrei sorbirmi ore di domande inopportune alle quali non voglio dare risposta, forse per imbarazzo, forse perché nemmeno io saprei cosa raccontarle.
Ormai sento di essere vicina ad un crollo nervoso. Com'è possibile che in diciotto anni di vita non abbia mai dovuto avvia una lavatrice? "Tikki aiutami, ti prego"
"Marinette, io sono un Kwami"
Tikki mi guarda come se essere un concentrato di antichi poteri fosse una scusa per non aiutarmi.
"Dove devo mettere il detersivo?"
Osservo la lavatrice come se fosse un mostro creato da Papillon. In questo momento affronterei volentieri una battaglia, pur di non dover studiare il funzionamento di questo oggetto mistico.
Mia madre sicuramente non è di aiuto. Sullo scaffale di fronte a me sono disposti tante confezioni di detersivi da poter riempire un supermercato intero.
"Detersivo per capi bianchi... Per capi colorati... Per lana... Per cotone... Ammorbidente al pino Silvestro... Alla rosa canina... A cosa servono tutti questi flaconi?!"
Mi lascio cadere a terra, con la felpa ancora tra le mani. Un sospiro profondo esce dalle mie labbra mentre cerco ancora di capire cosa inserire dove.
" Forse dovresti chiedere aiuto a tua madre, Marinette"
Mugugno qualcosa di incomprensibile e rifugio i miei occhi sotto il mio braccio. Forse Tikki ha ragione, dovrei davvero chiamare mia madre e farmi spiegare come funziona questa benedetta lavatrice. In fondo non sono più una bambina.
Una serie di sbuffi esce dalla mia bocca finché un'idea geniale non sfiora la mia mente creativa. Internet ha la soluzione per ogni cosa.
Afferro velocemente il telefono dalla tasca dei pantaloni e sblocco lo schermo. Il volto sorridente ed allegro di Adrien appare come sfondo ed io non posso ignorare una fitta di dolore nel ricordare le nostre ultime conversazioni. La sua bellezza mi ammalia, tanto che anche i miei pensieri sembrano immobilizzare davanti a lui.
Nonostante tutto, il mio cuore continua a battere per lui. È sempre stato il ragazzo che occupava ogni mio sogno e purtroppo non mi sarà facile evitarlo o ignorare i sentimenti che per anni ho provato per lui. Se solo non si fosse preso gioco del mio amore, se solo non fossi rimasta la stessa ragazzina immatura di quando lo vidi per la prima volta, se solo lui sapesse mi vedesse per chi sono realmente e non per la balbettante compagna di classe. Una quantità infinita di "se" affollano i miei pensieri e per qualche minuto rimango ferma a guardare la foto che gli scattai l'anno scorso, durante le vacanze estive.
Riprendo a sbuffare, attirando l'attenzione di Tikki che mi guarda con curiosità.
"Marinette, non ti ho mai visto sospirare così tanto"
Una breve risata scuote il mio corpo ricordandomi che, in questo disastro di emozioni, devo riuscire ad aggrapparmi a ciò che mi rende felice e tranquilla. Mi rialzo, lasciando la felpa di Luka sul ripiano accanto alla collezione di detersivi di mia madre. Avvio una ricerca lampo sul browser ed alla fine riesco ad impostare la lavatrice ed a scegliere i liquidi necessari. Sicura che la lavatrice impieghi più di mezz'ora a terminare il ciclo, torno in camera per cercare di distrarre la mia mente dal pensiero fisso di Adrien.

Trascorro le successive due ore a disegnare mentre Tikki è impegnata a guardare una serie televisiva. Dopo aver inventato almeno dieci capi differenti, la mia immagine inizia a sembrarmi sempre più monotona e noiosa. La matita comincia a rappresentarmi in ogni modo possibile: più magra, più alta, più formosa, con un taglio del volto più occidentale, capelli più corti o più lunghi, ondulati o lisci, lo sguardo più sfrontato o più timido. Ogni versione che sto disegnando sembra suggerirmi qualcosa e, per quanto io abbia sempre detestato i cambiamenti drastici, devo ammettere di trovare affascinante l'idea di un nuovo taglio di capelli.
"Mamma!"
Tikki si alza velocemente dal cuscino su cui si era adagiata per guardare la televisione ed io mi accorgo solo in quel momento di aver quasi urlato. I passi leggeri di mia madre si avvicinano alla stanza. La porta si apre e Tikki si nasconde tra i cuscini morbidi, in attesa di poter nuovamente fluttuare nell'aria.
"Marinette?"
Riporto l'attenzione sulla figura minuta sulla soglia e le sorrido calorosamente.
"Mamma mi tagli i capelli?"
"Cosa?!"
La sua espressione allarmata mi diverte. Non avevo mai visto uno sguardo più terrificato del suo, nemmeno nelle vittime di qualche nemico di Parigi. Abbandono la sedia e mi avvicino al ripiano dove tengo tutto l'occorrente per cucire. La forbice mi guarda minacciosa, probabilmente conscia dell'utilizzo tutt'altro che artistico che ne farò. Afferro il necessario, tra cui anche un panno abbastanza lungo da coprire il mio corpo ed un altro per il pavimento.
"Marinette, non credo sia il caso"
"Sì, invece. Sono piena di doppie punte ed ormai sono mesi che non li accorcio un po'"
"Tesoro, se vuoi tagliarli perché non aspetti domani? Ti fisserò un appuntamento dal parrucchiere e..."
"Non voglio aspettare fino a domani, mamma"
"Ma Marinette..."
Mi volto verso di lei e le stringo le mani tra le mie, lasciandole le forbici che le serviranno tra qualche momento.
"Sarai bravissima, lo so"
"Tesoro..."
"Quando ero piccola lo facevi"
"Sì ma erano tagli semplici, senza pretese"
"Perfetto!"
Torno a dedicarmi alla mia camera. Sposto la sedia al centro della stanza e mi assicuro che ogni angolo sia ben illuminato dalla luce del sole. Una volta finito di preparare ogni cosa, mi siedo in attesa che mia madre inizi il capolavoro.
Dieci minuti di lamentele e suppliche più tardi, mia madre inizia a tagliare piccole ciocche di capelli sotto mie indicazioni. Ogni suo gesto è meccanico, quasi maniacale, in attesa di un rimprovero che non arriverà mai. Vedo alcuni fili scuri cadere sul panno che mi ricopre ed istintivamente smetto di respirare. Ho sempre amato la lunghezza dei miei capelli, mi permetteva di raccoglierli senza problemi. Qualcosa però dentro di me spinge per attuare alcuni cambiamenti ed io non voglio opporre resistenza.
Dopo mezz'ora di lavoro mi accorgo che probabilmente avrò fatto perdere qualche anno di vita a mia madre per l'ansia. Sospirando profondamente, mi lascia le forbici in mano ed inizia a pulire il pavimento mentre io mi occupo di togliere capelli da ogni superficie che mi circondi. Come siano riusciti ad arrivare anche sulla scrivania rimarrà un mistero per me. Una volta finito di riordinare, corro in bagno ed avvio il getto caldo della doccia. Non so come sia possibile ma, nonostante il telo che mi proteggeva, sono ricoperta di capelli. Sospiro mentre l'acqua scorre sul mio corpo, donandomi una sensazione di benessere e tepore. Distrattamente passo le mani tra la mia chioma, trovandola meno folta ma sicuramente più ordinata di quanto non fosse prima. Sotto la doccia, il solito rituale prende forma. Cospargo i capelli di shampoo e li sciacquarli dolcemente, massaggiandomi la cute con delicatezza. L'immancabile balsamo dalla fragranza dolce avvolge le mie punte ed io mi scopro impaziente di guardarmi allo specchio. L'acqua continua a scorrere mentre io mi immergo nel profumo del bagnoschiuma lasciando che la mia mente vaghi tranquilla.
I ricordi degli ultimi giorni tornano a bussare alla mia mente ma invece che sembrarmi tristi e malinconici eventi, inizio a pensare che il fato, in fondo, abbia pensato che questo fosse il meglio che potesse capitarmi.
Avvolta da una semplice maglietta a pois ed un pantalone scuro, rimango dieci minuti a fissare il mio riflesso allo specchio del bagno. I capelli incorniciano il mio volto con delicatezza fermandosi appena oltre le spalle. Un'idea mi balza in mente, tanto da trattenermi in bagno per altri dieci minuti abbondanti mentre accendo l'arricciacapelli e mi dedico alle punte. Ho ereditato i capelli lisci da mia madre e dalle sue origini cinesi e non mi era mai venuto in mente di provare a renderli più mossi. Ricordo di aver utilizzato l'arricciacapelli solamente in rare occasioni, infatti nella confezione sono ancora presenti il sigillo di garanzia e lo scontrino, ormai inutilizzabili. Cercando di ricordare un tutorial che Alya mi ha fatto vedere anni fa, avvicino il ferro caldo alle punte per poi avvolgerci attorno una ciocca. I primi tentativi risultano così ricci da lasciarmi quasi inebetita ma qualche minuto più tardi vedo l'acconciatura prendere una piega più morbida, quasi come se tentasse di rispettare l'originale forma del capello. Una volta finito, aggiusto la frangia che mia madre si è rifiutata categoricamente di toccare.

Quando torno in camera, Tikki è immersa nella visione di uno dei telefilm che adora. Penso sia più aggiornata lei di me sugli ultimi sviluppi del cinema francese. Il rumore del cassetto sembra risvegliarla dai suoi sogni e quando si volta a guardarmi rimane immobile, quasi paralizzata. Dopo minuti interminabili, riesce a tornare al presente, spegne la televisione e dedica la sua attenzione a me. La vedo avvicinarsi velocemente, con lo sguardo stupito. Non riesco a comprendere se la sua espressione sia positiva o meno e questo inizia a rendermi nervosa. Sono così ridicola con i capelli leggermente mossi?
"Marinette, sei proprio tu?"
La sua domanda mi lascia senza parole.
"Tikki, dimmi la verità, sono ridicola?"
"Cosa?"
L'ansia mi invade velocemente e mille scenari differenti mi avvolgono. Inizio a pensare di poter sembrare ancora più sciocca ed infantile di quanto non fossi prima.
"Marinette, sei bellissima"
"Davvero?"
Annuisce con forza, liberandomi da un peso che mi ero creata da sola. Dovrei imparare a fidarmi solo del mio giudizio e basarmi su questo per essere felice, eppure ogni volta mi trovo intenta a cercare l'approvazione o il conforto di qualcuno.
Torno a guardarmi allo specchio della stanza, cercando um difetto ma nemmeno la parte più critica di me riesce a trovare qualcosa che possa rovinare questo momento. Il mio ego guadagna consapevolezza mente inizio a pensare a quanto avessi bisogno di un cambiamento decisivo.
"Sei stupenda"
"Grazie, Tikki"
La avvolgo stringendola dolcemente a me. Il profumo del bagnoschiuma ci avvolge mentre la piccola Kwami inizia a sentire i morsi della fame.
"Che profumo di dolci"
Lascio Tikki sulla scrivania mentre afferro dallo scaffale i suoi biscotti preferiti. In breve tempo, vedo un'ombra rossa lanciarsi verso i dolci ed iniziare a divorarli come mai aveva fatto.
"Avevi proprio fame!"
"Guardare la televisione mi mette appetito. Ti ricordi il protagonista di quel programma culinario? Oggi ha preparato una torta fatta di biscotti al cioccolato e macarons!"
Una risata mi avvolge, lasciandomi una dolce sensazione di felicità al centro del petto. Afferro la confezione su cui si è appoggiata Tikki e mi avvicino alla chaise longue. Riaccendo lo schermo della televisione e lascio che la mia mente vaghi per le delizie culinarie dello chef mentre Tikki sembra rapita dalle creazioni dolci più che da quelle salate.

La serata sembra passare velocemente. Durante la cena, mio padre non ha smesso un attimo di guardarmi i capelli, borbottando qualcosa di incomprensibile. Mia madre invece ha trascorso il tempo assieme, guardandolo con dolcezza. Penso che il mio nuovo taglio abbia sconvolto mio padre in qualche modo.
Dopo aver aiutato mia madre a lavare i piatti, sono tornata in camera con qualche leccornia per la mia dolce Kwami. Riprendo in mano il blocco da disegno, cercando di immaginarmi qualche outfit da abbinare al mio nuovo look e mi scopro emozionata nell'immaginare la reazione dei miei amici. Dopo aver terminato lo schizzo a matita, recupero l'inchiostro per iniziare a segnare i contorni del disegno. Seguo il segno della matita con precisione, cercando di rispettare la grandezza del tratto ma una strana sensazione inizia ad impadronirsi di me. Riprendo il mio disegno ma la concentrazione sembra ormai sparita. Mi volto verso Tikki che, in tutta tranquillità, si sta godendo la lettura di un romanzo rosa.
Torno a concentrarmi sul mio schizzo ma ogni secondo che passa, la sensazione di essere osservata aumenta, iniziando a rendere la mia mano incerta sul tratto da lasciare sulla carta.
Appoggio il pennino su un panno di carta assorbente, attenta che non macchi il foglio o la scrivania. Conoscendomi, quasi sicuramente imbratterà tutta la stanza prima che io abbia finito di disegnare. L'impressione di essere osservata continua a seguirmi, tanto che inizio a cercare ovunque la fonte di questo mio fastidio. Tikki mi osserva incuriosita dal mio girovagare per la stanza ma quando raggiungo il mio letto, la vedo bloccarsi dietro ad un cuscino.
Solo una cosa può averla costretta a nascondersi, una persona che non deve assolutamente scoprire che lei sia qui.
Vedo il suo profilo affacciarsi alla finestra mentre gli artigli scuri ne graffiano la superficie.
"Cosa fai qui?"
Mi avvicino a lui ma la sua voce mi arriva ovattata dallo spessore del vetro. Velocemente infilo una felpa calda ed apro la finestra, affacciandomi al terrazzo.
"Chat Noir?"
"Marinette, buonasera"
"Come mai da queste parti?"
"Dovevo mantenere una promessa"
Il ricordo del nostro ultimo incontro è la risposta. Dopo aver discusso sui miei sentimenti per Adrien e Luka, mi aveva promesso che sarebbe tornato a trovarmi presto ma non pensavo che avrebbe mantenuto la parola data. Il supereroe si scosta, lasciandomi uscire dalla stanza. Il suo profumo mi avvolge, una fragranza che sono sicura di aver già sentito prima ma che sembra ben coperta dall'odore di qualche focolaio caldo. Prima di raggiungermi, deve aver corso sopra i tetti per molto tempo, probabilmente avvicinandosi troppo all'imbocco della cappa di un camino.
Assorta nei miei pensieri, mi rendo conto dopo qualche minuto della sua espressione. I suoi occhi sembrano osservare ogni centimetro del mio volto, in cerca di piccole differenze mentre quella più grande è proprio sotto al suo naso.
Quando finalmente il suo sguardo si posa sui miei capelli, la sua espressione si tinge di stupore e meraviglia.
"Ma-Marinette"
Gli serve qualche attimo per riprendere possesso della parola e quando capisce di avere i miei occhi puntati sulla sua figura, posso vederlo quasi arrossire. Porta una mano tra i suoi capelli biondi, scompigliandoli più di quanti già non avesse fatto il vento di Parigi. Quel gesto mi riporta alla mente per un solo attimo il ragazzo che ha occupato i miei sogni più rosa. Cerco di ignorare i miei pensieri e le congetture su Adrien, concentrandomi sul ragazzo che ho di fronte. La sua tenerezza suscita in me il desiderio di stuzzicare la sua parte felina e senza pensarci, mi avvicino a lui lentamente.
"Chat Noir?"
Il silenzio continua a persistere mentre inizio a vedere distintamente il rossore abbondare sul suo volto.
"Il gatto ti ha mangiato la lingua forse?"
Lo vedo sbattere velocemente le palpebre, cercando di riguadagnare un briciolo di dignità.
"Sei diventato un gatto muto?"
"Molto divertente"
Volta lo sguardo verso Parigi, cercando di convincermi di averlo offeso ma lui per primo non sembra si stia sforzando troppo. Le sue labbra faticano a rimanere serrate mentre un sorriso sfida il suo autocontrollo.
Dopo qualche istante, la sua forza di volontà sembra venir meno e Chat Noir non può far altro che sbuffare e regalarmi uno dei suoi dolci sorrisi. Torna a portar disordine tra la sua chioma, guardandomi imbarazzato.
"Perché l'hai fatto?"
"Cosa?"
"I capelli. Perché li hai tagliati?"
Una risposta davvero complicata.
"Marinette?"
"Era da tanto che non li tagliavo"
Mi guarda come se potesse leggere i miei pensieri ed io istintivamente arrossisco fino alle punte dei piedi.
Mi avvicino alla ringhiera dove lui è appoggiato ed osservo Parigi splendere nel buio, sperando che riesca a darmi il coraggio di dirgli la verità.
"Non l'ho mai detto nessuno ma li tenevo lunghi per lui"
"Cosa? Per chi?"
"Per Adrien. So quanto possa sembrare stupido ma ho sempre invidiato le ragazze con cui lavorava. Loro potevano averlo accanto per qualche istante senza sembrare inadatte. Guardando i cartelloni pubblicitari mi sono sempre chiesta perché ognuna di loro avesse i capelli lunghi. Non importava il colore o l'acconciatura, avevano sempre una bellissima chioma lunga. Ricordo di avergli chiesto il motivo di quella scelta qualche mese dopo averlo conosciuto ma nemmeno lui riuscì a rispondermi"
"Marin..."
Interrompo quella che sicuramente suonerà come una presa in giro per rivelargli la verità, nuda e cruda.
"La mia mente sapeva essere molto fantasiosa quando si tratta di lui. Iniziai ad immaginarmi mille motivi diversi, fino a convincermi che avrei avuto anche io la possibilità di stare al suo fianco, anche solo durante un set fotografico, se avessi mantenuto i capelli di una lunghezza sufficiente"
La mia vita è stata condizionata da Adrien così tanto negli ultimi anni che pensarci adesso mi provoca un grande imbarazzo. Sento il volto in fiamme ed istintivamente cerco di evitare il confronto con gli occhi di Chat Noir nascondendo la testa sulle braccia appoggiate alla ringhiera.
"Lo ami davvero molto"
Se la mia pelle potesse prendere fuoco, probabilmente lo farebbe.
Annuisco lentamente, in balia di quei sentimenti che negli ultimi giorni mi avevano provocato solamente dolore e rimpianti.
Il silenzio torna ad avvolgerci mentre posso sentire la sua testa pensare rumorosamente.
"Posso farti una domanda, Marinette?"
Abbandono la ringhiera, cercando i suoi occhi verdi ma tutto ciò che riesco a vedere sono i suoi capelli biondi che ricadono sul volto. Quando il suo sguardo torna ad incrociare il mio, l'imbarazzo mi obbliga a concentrarmi su qualcos'altro e senza nemmeno rendermene conto, inizio a pensare a quanto quel completo scuro lo avvolga perfettamente.
Non avevo mai notato il cambiamento del suo fisico in questi anni. Il costume fascia i suoi muscoli, lasciandomi immaginare come sia realmente. Da quando abbiamo iniziato a lottare contro Papillon non mi sono mai soffermata a pensare a quanto i nostri corpi venissero sottolineati dai nostri abiti e solo adesso riesco a capire quanto lui abbia potuto vedere perfettamente ogni mia curva maturare,pou di quanto avrebbe potuto immaginare se avessi indossato un paio di jeans ed una t-shirt. Il rossore sul mio volto è solo un flebile ricordo paragonato al fuoco che sento sulla mia pelle.
"Stai bene?"
"Cosa? I-io sto b-bene, certo. Non volevi farmi u-una domanda?"
Pensavo che questa mia splendida abilità fosse dedicata solamente ad Adrien, invece sembra che io abbia iniziato a balbettare anche con lui. Devo esser stata confusa dai miei stessi pensieri.
"Sei sicura di star bene? Sei tutta rossa, forse ti stai ammalando"
"N-no. Sto bene, grazie. La domanda?"
Lascia che io cambi argomento, Chat Noir, te ne prego. Non sopravviverei a lungo con questi dubbi che vagano liberi per la mia mente
. Probabilmente l'eroe mascherato deve aver compreso il mio disperato bisogno di sentire la sua domanda perché volta il suo sguardo verso l'entrata della mia stanza per tornare a rivolgersi a me con le gote arrossate.
"Perché non hai mai confessato i tuoi sentimenti ad Adrien?"
Potevo aspettarmi ogni genere di domanda da lui ma non ero pronta a questa.
"Perché?"
"Sì, perché? Hai avuto un milione di opportunità, Marinette. Avresti potuto dirglielo a scuola, quando vi incontravate con i vostri amici, quando vi allenavate per il torneo di videogiochi. Perché non gli hai mai detto nulla?"
Il pensiero di come faccia ad essere a conoscenza di tutti questi dettagli svanisce in un secondo, sovrastato dall'imbarazzo per la verità
. Sospiro inutilmente, sperando che si dimentichi di quella domanda ma ovviamente così non è. Chat Noir rimane in attesa, come se la mia risposta fosse per lui la cosa più importante al mondo.
"Non ne ho mai avuto il coraggio"
La mia frase sembra non soddisfarlo ed io mi arrendo all'idea di dovergli spiegare ogni cosa.
"Quando siamo insieme, il mio cuore inizia a battere talmente veloce da rendermi difficile qualunque cosa, anche respirare. Quando lo guardo, vorrei solo dirgli quanto sia bello ed incredibilmente affascinante ma qualcosa mi impedisce anche solo di salutarlo. Divento maldestra, inizio a balbettare e dico un sacco di stupidate per nascondere ciò che invece vorrei fargli sapere
" Riporto lo sguardo su di lui ed incredibilmente lo trovo senza fiato, quasi colpito da ciò che ho appena detto.
"Non credere che non ci abbia mai provato. Ho architettato non so quanti piani confusi e complessi pur di passare del tempo con lui ma quando, per qualche miracolo, questo succedeva, il mio corpo si rifiutava di ascoltarmi. C'era qualcosa in me che mi impediva di pronunciare quelle tre parole ed ormai penso che non ne avrò più la possibilità. In fondo, a cosa servirebbe adesso dirgli "io ti amo"?"
Lo vedo indietreggiare, come se quelle tre parole avessero colpito un punto profondo della sua anima.
"Tutto bene?"
"Eh?! Ah, sì. Certo"
Lo vedo torturare la cintura che porta in vita, come se potesse distrarlo dai pensieri confusi che sembrano affollare la sua mente. "Forse... Dovrei andare"
"Ah"
Non riesco a nascondere la mia delusione. Parlare con lui e confidargli i miei pensieri senza censure iniziava a farmi sentire libera, leggera come una piuma. Vorrei che questa sensazione durasse per sempre.
Il suo volto si tinge di allegria, probabilmente riflesso della mia espressione amareggiata. Un sorriso incornicia le sue labbra mentre si avvicina a me dolcemente. Sento un lieve rossore prendere vita sulle mie gote e la sua vicinanza non fa che aumentare tutto ciò.
Chat Noir si china dolcemente su di me, sfiorandomi il volto con una mano mentre lascia un bacio candido all'angolo della mia bocca. Quando i suoi occhi tornano a guardarmi, un guizzo di malizia sembra prendere vita, rendendoli intensi e luminosi. Chat Noir torna ad immergersi tra i miei capelli, avvicinandosi al mio orecchio con furbizia.
"Mi piace molto il tuo nuovo look. Anche se..."
La sua vicinanza inizia a provocarmi una sensazione di calore al centro del petto.
".. Sei sempre stata una bella ragazza"
Ancora stordita dalle sue parole, mi accorgo della scomparsa del supereroe quando ormai lui raggiunge il palazzo di fronte al mio. Lo vedo voltarsi verso di me, sorridendomi dolcemente.
"Tornerò presto, te lo prometto"
Chat Noir sfugge alla mia vista saltando oltre il palazzo e raggiungendo un vicolo nascosto. Rientrando in camera inciampo in ogni cosa presente sul suolo, fino a lasciarmi cadere malamente sul letto con la faccia nascosta tra i cuscini.
Mille pensieri affollano la mia mente mentre comincio a pensare che la mia vita abbia iniziare a prendere una piega davvero particolare.

***

Lettori, buona sera! Non sapete quanto abbia spremuto ogni neurone del mio povero cervello per finire questo capitolo entro la mezzanotte xD
Cosa ne pensate di questo risvolto dalle sfumature molto Marichat? Ammetto di avere un debole anche per questo tipo di coppia, quindi non poteva mancare ad intrigare ancora di più la situazione già precaria della povera Marinette.
Fatemi sapere come si sembra il capitolo e cosa vi aspettate dal prossimo, mi raccomando!
A giovedì prossimo!
miss_MZ9
  
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