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Autore: vatanen    12/04/2020    0 recensioni
Dal testo: "Non esistono parti, Yen. Siamo una famiglia dobbiamo restare uniti. Ciri non ha bisogno di bere quell'intruglio di erbe per essere una witcher. É già forte così com'è. E lo sai bene".
Dal momento che la Cd Projekt Red ha annunciato the Witcher 4 ho immaginato nel caso fosse Ciri la protagonista un possibile inizio.
La storia che segue è totalmente inventata, possibili riferimenti a gioco/libri/serie ma senza spoiler.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Ciri, Dandelion, Geralt di Rivia, Yennefer
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciri era legata. Immobilizzata su quella tavola di legno che il witcher conosceva fin troppo bene. E per quanto avesse cercato di dimenticarla, ogni volta che la vedeva era come se fossero passate poche ore da quando ci si ea trovato lui sopra, ancora bambino.

 

C'era qualcosa di profondamente sbagliato in questo. Vesemir aveva promesso a lui e a tutti i witcher della scuola del lupo che non sarebbe mai più stata riutilizzata. La stanza dove era conservata era stata chiusa per sempre. Nessuno da anni l'aveva più riaperta, nessuno ci era mai più salito sopra a quel pezzo di legno. E così doveva essere. Era giusto che fosse così. Eppure...Eppure l'ultima persona che avrebbe voluto vedere sottoposta a una simile tortura si trovava proprio là. Sua figlia.

 

Qualcuno si aggirava nella stanza. Tre ampolle con dentro diverse pozioni erano tutte collegate a Ciri che aspettava immobile, sembrava quasi che non respirasse.

 

Geralt cercò di muoversi, ma non poteva. Era seduto sul pavimento di Kaer Morhen, distante pochi metri dalla ragazza. Voleva, desiderava e cercava di alzarsi per raggiungerla, ma tutto era inutile. Era pietrificato, sebbene nessuno lo stesse tenendo prigioniero.

 

Una figura incappucciata comparve dall'ombra, dirigendosi verso Ciri. Il witcher non riusciva a scorgere chi si celasse sotto il mantello. Per quanto si sforzasse, il volto dello sconosciuto rimaneva celato alla sua vista. La persona sotto il mantello era ormai distante pochi passi da Ciri.

 

"Fermati!" Geralt cominciò a sudare, sapeva quello che sarebbe successo da un momento all'altro. Cercò ancora di alzarsi, di dimenarsi, ma non poteva difendere sua figlia. E la figura ormai sovrastava Ciri.

 

La mano dello sconosciuto aprì la valvola della prima ampolla. "Non farlo! Ciri scappa! Togliti da là!" la voce di Geralt usciva strozzata dalla sua gola, piangeva e urlava, ma il liquido giallastro scorreva inesorabilmente nella canna, diretto nel braccio di Ciri. In pochi secondi le urla di dolore della ragazza avrebbero riempito la sala. Il witcher sentiva che sarebbe potuto morire a una simile visione. Il suo viso era ormai bagnato dalle lacrime e dal sudore, con gli occhi gonfi guardava impotente la scena.

Ormai la pozione aveva quasi raggiunto la vena della ragazza.

"No!" Geralt urlò ancora e la figura incappucciata alla quale non aveva saputo dare un'identità si girò finalmente verso di lui. Due occhi rossi brillarono nel buio da sotto il cappuccio e un ghigno spaventoso gli si dipinse in faccia. Una cicatrice gli attraversava l'occhio. Geralt si trovava faccia a faccia con sè stesso.

 

Prese un respiro profondo e improvviso, come se fosse appena risalito in superficie dalle profondità delle acque. Aprì piano gli occhi e a poco a poco mise a fuoco la situazione intorno a lui.

 

Il witcher realizzò di ssere effettivamente immobilizzato. Ma questo non era più un sogno. Aveva i polsi legati e le caviglie anche. Seduto sul terreno. E quel che era peggio era che non riusciva a ricordarsi come era finito in quella situazione. Sebbene la realtà non fosse a suo favore era contento che Ciri fosse al sicuro.

 

"Ma guarda. Si è svegliato". Parlò qualcuno.

"Alla buon'ora stregone". Aggiunse il compare del primo.

 

Geralt ancora intontito spostò lo sguardo su chi aveva parlato. " Chi siete?"

 

Il primo bandito, quello che dava l'impressione di essere al comando sogghignò prima di dargli una risposta."La nostra identità non ti riguarda mutante."

Prese un coltello e gli si avvicinò pericolosamente al viso. " Piuttosto è del nostro capo che ti devi preoccupare. C'è una bella taglia su lla tua testa Lupo Bianco".

Mentre il bandito gli passava la lama sul collo, Geralt pensò se fosse il caso o no di tirargli una testata. Desistette dal suo intento, solo per recuperare pienamente la lucidità dei sensi e sistemarlo più tardi alla maniera dei witcher.

 

Il bandito si avvicinò poi al secondo prigioniero e con quello stesso coltello tagliò le corde che lo tenevano legato. Il vecchio contadino si alzò, massaggiandosi i polsi e facendo numerosi inchini verso il bandito, tremando di paura.

 

Uno degli scagnozzi gli gettò un sacchetto pieno di monete. Il contadino si rivolse a Geralt: " Mi dispiace...io non...non era mia intenzione lo giuro, mi hanno minacciato e-"

 

"Sparisci vecchio!" Gli intimò un'altro dei banditi. Il contadino allora prese il suo sacchetto e guardò Geralt per un'ultima volta, prima di avviarsi lungo il sentiero che portava al suo villaggio.

Non appena ebbe girato le spalle all'accampamento però, il capo lanciò quello stesso coltello che un attimo prima gli aveva dato la libertà e andò a conficcarsi dritto nella sua schiena. Il poveretto cadde sulle ginocchia. Al primo, ne seguì un'altro. La seconda lama si conficcò nel collo e fece cadere steso a terra il vecchio, oche morì dissanguato poco dopo.

 

"Ricompensate bene chi vi ha servito". Il witcher non era per nulla stupito. Da gente raccomandabile come loro ci si doveva aspettare di tutto. Il peggiore dei vigliacchi avrebbe avuto un comportamento più onesto.

Ora che i suoi sensi tornavano ad acuirsi, esaminò velocemente la situazione. I banditi erano in tutto sei. Armati, ma non troppo. La disparità numerica non era mai stata un problema per lui. Il suo olfatto percepì anche l'odore di dimeritium.

In un lampo si ricordò di come fosse finito in quella situazione. La bomba al dimeritium che era esplosa doveva essere stata contenuta nella pergamena che gli aveva regalato quel vecchio. L'esplosione lo aveva disarcionato da cavallo e ovviamente impedito di usare la magia. Cosa che, notò seccato, ancora non riusciva a fare. L'effetto del dimeritium sarebbe scomparso dopo qualche ora. Sperò solamente che Rutilia non fosse ferita e al sicuro da qualche parte nel bosco...o meglio fosse tornata Kaer Morhen.

 

 

Mezzogiorno era passato da un pezzo e Ciri non si dava pace. Geralt rispettava sempre i tempi che diceva. Qualcosa doveva essere successo, a meno che non si fosse messo a raccogliere fiori di campo con Rutilia sulla strada del ritorno.

 

Ciri chiuse il suo baule ai piedi del letto. Guanti, unguenti e la guaina di Zireael. Aveva tutto quello che le serviva per andare a cercare il witcher.

 

"Ciri ho fame non è che potremmo mang-" Jaskier si era affacciato alla porta della camera, trovando la giovane mentre si stringeva gli stivali. " Dove stai andando?"

 

"Geralt sarebbe dovuto già essere qua. Vado a cercarlo". Con risolutezza la ragazza percorse a grandi passi il corridoio, seguita dal bardo. " Ma...ma...Ciri, sono sicuro che Geralt sta bene, figurati non gli è mai successo niente!" Il bardo continuava a seguirla, ma lei non accennava a diminuire l'andatura.

"E poi...poi domani è il tuo compleanno e ho preparato una canzona nuova! Okay questo non avrei dovuto dirlo...".

 

Ciri finalmente si fermò. Guardò con dolcezza l'amico e sorrise. " Jaskier grazie...è che ho un brutto presentimento e devo andare a cercarlo. Vedrai saremo di ritorno per stasera". Riprese a camminare giù per le scale.

"Eh no! Io vengo con te! Non capisco perchè cercate sempre di tagliarmi fuori...". Il bardo riprese a trotterellare dietro di lei.

 

La ragazza non potè trattenersi dal sorridere, ma quando giunsero nel salone la maga li stava già aspettando.

"Yen..." Ciri non potè fare un altro passo verso di lei che si ritrovò chiusa in un cerchio magico. Confusa alzò gli occhi verso la maga in cerca di spiegazioni.

"Qui nessuno va da nessuna parte, tranne me". Dichiarò Yennefer. Conosceva bene le abilità delle ragazza e soprattutto quanto fosse testrada. L'unico modo per impedirle di teletrasportarsi fuori dalla fortezza era usare un incantesimo. E per tenerla al sicuro non aveva esitato a farlo.

 

"Non puoi farmi questo" la giovane osservò la maga, che ora si preparava ad uscire per cercare il suo strigo.

"Mi dispiace Ciri, ho promesso di tenerti al sicuro". Yennefer finì di infilarsi i guanti.

"Non sono più una bambina, devi farmi uscire!". Ora era veramente furiosa.

 

Jaskier che fino a quel momento era stato in silenzio, pensò bene di dire la sua. " Calmiamoci tutti un attimo e usiamo il cervello. "

"Questa è nuova da parte tua Jaskier".

Il bardo non raccolse la provocazione della maga e proseguì il suo discorso. "Yennefer, Ciri sa badare a se stessa non credi?".

La donna gli rivolse uno sguardo che lo ammutolì all'istante. "Non è di lei che non mi fido. È degli altri. O devo ricordarti per quanto tempo il destino ci ha tenuti separati?"

 

"Ma ora sono qua! Permettimi di aiutarti!" Ciri cominiava ad arrabbiarsi e questo fece tremare la barriera magica intorno a lei.

 

Jaskier si frappose tra le due donne, sperando di non lasciarci le penne. "Signore, sentite me invece: o andiamo tutti insieme o non va nessuno".

 

Yennefer si massaggiò le tempie esasperata, ma sapeva che in ogni caso la sua barriera non avrebbe retto ancora per molto. Una decisione andava presa. E anche in fretta.

   
 
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