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Autore: Sinden    12/04/2020    0 recensioni
Heloise é una giovane studiosa. Il suo sogno é quello di essere ammessa a Orthanc, la Torre di Isengard, in cui vengono istruiti e formati i futuri Stregoni.
Per farlo, dovrà prima superare una difficilissima prova.
🌺🌺🌺
FF tolkeniana, genere avventuroso, basata anche su film Lo Hobbit - La desolazione di Smaug.
Nuovo personaggio.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il villaggio di Arceto era un luogo desolato e spento.

Nonostante i suggerimenti di Farin, Heloise aveva  deciso di raggiungere quel paesello di contadini, anche perché si trovava lungo il percorso che attraversava il Bosco Cet: cercare una via alternativa avrebbe significato camminare fino a chissà quanto. Anzi, deviando l’itinerario poteva finire entro i confini della città di Brea, che la ragazza voleva evitare a tutti i costi. Si diceva che Brea fosse piena di ladri e gente da cui guardarsi le spalle, e non era davvero il caso di andar fin lì sola e con una pietra preziosa nella sacca. Se doveva elemosinare del cibo e un letto, meglio farlo fra gente povera, che non fra delinquenti.

Il Nano le aveva dato il buongiorno con un grugnito, quel mattino, e quando Helli gli aveva chiesto indicazioni per trovare la bottega di un orafo o di un qualsiasi commerciante ricco abbastanza da fare un grosso investimento, Farin aveva preteso di sapere di più. La ragazza però non aveva rivelato nulla riguardo al gioiello, si era limitata a ringraziarlo per la frutta e per averle permesso di dormire accanto al fuoco e si era definitivamente allontanata. Gli aveva anche augurato buona fortuna per la sua missione impossibile alla ricerca del Drago misterioso.

Comprese gli ammonimenti del suo nuovo amico solo quando incrociò i primi abitanti di Arceto. 

Era gente che sembrava aver perso tutto. Parevano sopravvissuti a un saccheggio, a una guerra. Notò che non c'erano animali in giro, i soliti animali da fattoria che spesso venivano lasciati liberi nei villaggi: oche, galline, muli. Nulla. C'erano solo gruppi di spauriti umani, vestiti di stracci, e con gli occhi spiritati e circondati da brune occhiaie. Heloise avvertì una spiacevolissima sensazione. Alcuni ragazzini la spiavano da dietro un muro.

Vide una donna. Era in piedi vicino a una pompa manuale per l'acqua, costruita vicino a un vecchio pozzo. Non si capiva bene dove stesse guardando, era di sicuro  immersa in pensieri privati e dolorosi.

La ragazza si avvicinò, tirando il pony per le briglie. "Signora..." provò a dirle. "...scusate, signora?"

La donna si girò pian piano a osservarla. Era spettinata, e sembrava giovane. Non era smunta come gli altri, segno che aveva provviste da qualche parte.

"Cerco del cibo e un posto in cui passare la notte. Potete indicarmi una locanda per stasera? Se ce n'è una qui?" osò chiedere Helli, non molto sicura del senso della sua domanda. Una locanda in un postaccio del genere?  Immaginò la risposta, che difatti arrivò impietosa.

"Non ci sono locande né taverne. Ma io ho scorte di cibo." rispose la donna. Helli sorrise, mentre un po' di speranza si fece largo dentro di lei. "... se ti dico dove tengo le provviste, tu non lo vai a dire in giro, vero?" farfugliò la donna.

"Assolutamente no! Ve lo giuro!" rispose Helli, alzando una mano in segno di promessa.

"Io avevo molto cibo, per me e per Angus. Il mio bambino. Adesso mi è rimasto il latte." continuò la donna. "Latte ne ho, sì."

Helli si era aspettata qualcosa di più. Del pane, magari un po' di formaggio. Ma decise che  anche un po' di latte andava bene, in fondo non aveva neanche monete con cui pagare. "Va bene. Vi ringrazio." rispose.

A quel punto, la donna iniziò a slacciarsi la camicia nera e sgualcita. Mostrò un seno nudo, e gonfio. "Questo era per Angus. Ma me l'hanno ucciso, il mio bambino. E adesso a chi lo dò questo latte? A chi lo dò?" disse la donna, in una grottesca e straziante cantilena.

Helli rimase pietrificata.  Quella donna era evidentemente impazzita dal dolore. Fece cenno di no con la testa, arretrando.

"Non mi serve... ormai Angus non c'è più." disse ancora la donna, mimando uno sgozzamento. "...così hanno fatto, lo hanno ucciso come un agnellino."

Con un gesto brusco, Helli tirò il pony, che per fortuna la seguì senza ricalcitrare, e si diresse verso il centro della piazza deserta, ancora sconvolta per la scena. "Ma cos'è successo qui..." si chiese.

Vide un'altra cosa che non le piacque, mentre la sfortunata donna si trascinava di nuovo vicino al pozzo.* I ragazzini che la stavano spiando da dietro al muro si erano avvicinati. Erano in cinque, magri, quasi scheletrici, ma negli occhi avevano un lampo di ferocia che la spaventò.

Non guardavano lei. Guardavano il suo pony.

"E' bello grasso il tuo cavallino." fece uno, il capo della piccola banda. "E' stato nutrito bene,eh?"

"Ma che vuoi?" chiese Helli.

"Senti, ce lo dai? Tanto è un pony, a te non serve per viaggiare. Si stancano presto." rispose il ragazzetto. "Ma a noi sì che farebbe comodo."

Gli altri risero. Uno disse: "Eccome se ci serve..."

"Perché dovrei darti il mio cavallo?" ribatté lei, dimenticandosi che l'aveva a sua volta rubato a un ignaro abitante della Contea Hobbit.

"Perché abbiamo fame. Sai quante bistecche ci vengono fuori con un pony?" rispose il ragazzo, con l'aria più tranquilla del mondo. "Qui siamo messi un po' male. Guardati in giro, non vorrai essere così egoista?"

"Già." aggiunse un terzo, mettendosi dietro di lei. "...e in questa grossa sacca che cos'hai? Farina? O magari pane?" disse, strattonando il suo bagaglio per strapparglielo dalle spalle.

Heloise si girò e gli diede un ceffone. Non ci aveva messo troppa forza, ma il ragazzetto era talmente magro che tanto bastò per farlo cadere a terra. Era furiosa. Si girò verso il capo del gruppetto. "Se non ti allontani subito ti dò una lezione che non ti scorderai, razza di pezzentello da quattro soldi!" ringhiò. "Azzardati a toccare il mio pony e sei morto prima che la fame ti porti via!"

A quelle parole, i quattro ancora in piedi si avventarono su di lei come cani rabbiosi. Uno le bloccò i polsi, un altro le tirò giù a forza la sacca dalla schiena e un altro tentò di condurre via il pony per le briglie. O meglio ci provò, perchè il cavallino, nel suo istinto animalesco, si oppose con tutta la forza.

Helli urlava di rabbia, ma anche di dolore. Le stavano facendo male, e i paesani lì intorno si stavano guardando bene dall'intervenire. "Aiuto...!! Lasciatemi, ladri, lasciatemi!!" gridò.

Poi, improvvisamente il ragazzo che comandava quella combriccola di delinquenti impallidì, e lasciò la presa. Helli vide che anche gli altri si erano allarmati. Stavano guardando qualcuno alle sue spalle. In un lampo, con la stessa velocità con cui l'avevano aggredita, scapparono tutti via.

Si girò subito e vide un uomo.

Alto, prestante, i capelli neri lunghi a mezzo collo e barba di qualche giorno. Portava una massiccia spada appesa in vita, che non aveva nemmeno estratto dalla fodera. Aveva solo poggiato una mano sull'impugnatura, e ora osservava i cinque ragazzi correre via.

Si avvicinò. "Cosa ci fai in un posto del genere, sola?" volle sapere l'uomo. Aveva un tono di voce calmo, ma deciso. Poteva avere sui trentacinque anni. Occhi scuri e intensi si posarono prima su di lei, poi sul cavallino. "Allora? Volevi farti uccidere?" le chiese di nuovo.

"Io...grazie!! Grazie di cuore!" rispose lei. "Non so chi siete, ma il vostro arrivo ha spaventato quegli idioti. "

"Non sono idioti. Conoscevo quei ragazzi da quando erano bambini, anni fa. Non sono nati cattivi." rispose lui. "Sono vittime di questi mesi di dolore. Tieni." le disse, allungandole una chiave. Era grossa e ruvida di ruggine. "Là in fondo c'é una stalla, conduci lì il tuo animale. Anche il mio cavallo è lì dentro. Eogan!" chiamò ad alta voce. Arrivò di corsa un garzone di bottega, o così sembrava.

"Sire Eradan! Ditemi!" rispose il ragazzo, asciugandosi le mani con un grembiule.

"Accompagna questa ragazza alla mia stalla, sta' attento che nessuno vi segua. Il suo pony verrà messo col mio cavallo, accertati che chiuda il lucchetto del portone, dopo." ordinò quell'uomo, che finalmente aveva un nome.

"Sarà fatto!" promise il ragazzo.

"Hai fame, immagino. Sei una forestiera." le chiese Eradan.

"Sì, in effetti sì. Ma mi è stato detto che non ci sono luoghi di ristoro qui." confermò lei.

"No. Ma il nostro Eogan e la sua brava madre ti prepareranno qualcosa. Hanno anche un paio di stanze libere in casa.  Anch'io dormo da loro, quando passo di qui." le disse l'uomo. "Vero?" chiese al ragazzo, che sorrise e annuì.

"Sì ma io non posso pagare. Non ho nulla, purtroppo." si scusò lei.

"Beh hai due mani, e mi sembri in salute. Aiuterai la madre di Eogan in qualche faccenda. Ti sembra accettabile?" propose Eradan.

"Sicuro, questo posso farlo. E grazie ancora! Sire...Eradan." rispose lei, chinando il capo.

"Non chinare il capo, non sono un cavaliere. Stasera mi racconterai da dove vieni e perché pensavi di trovare qualcosa in questo luogo dimenticato da Eru." ribatté Eradan, che poi le girò le spalle. "Fa' attenzione a quella sacca. "

"Vieni. Sbrighiamoci prima che quei cinque tornino all'assalto." la esortò Eogan. "Sai, il loro capo, Nathan, una volta era il mio migliore amico. Guarda che è diventato...non riesco a crederci."

"Qui ha tutta l'aria di essere passato un tornado. Ma che cosa vi è capitato?" chiese lei, affrettandosi col pony, nel frattempo tornato docile.

"No. Non un tornado." rispose Eogan. " Qui è passato l'inferno."

🌺🌺🌺

Andriel studiava la mappa con tutte le annotazioni di Elrond.

Si domandò a che punto fosse arrivata l'umana. Non poteva essersi allontanata troppo dalla Contea, sulla strada verso Isengard, c'erano due villaggi: Arceto  e Brea.

L'Elfa si augurò che non si fosse fermata ad Arceto. Quattro mesi prima quella cittadina fra i boschi  era stata razziata da un gruppo di Orchi. Un gruppo sostanzioso, almeno cinquanta mostriciattoli. La faccenda era stata riferita ad Elrond, che gliel'aveva raccontata con dovizia di particolari. Le aveva detto che i contadini del paesello, gente semplice incapace di combattere e difendersi, avevano subìto ogni tipo di violenza. Incluso lo strazio di vedere uccisi molti bambini, fra cui qualche neonato. Avevano anche distrutto coltivazioni, devastato i pochi allevamenti di bovini, bruciato case. Solo per il gusto di portare fame e disperazione fra gli umani.

Era probabile che quegli Orchi non avessero puntato intenzionalmente al villaggio, ma l'avessero attraversato mentre erano in cammino per raggiungere qualche altra destinazione. Forse Rohan o Gondor. O magari Mordor. Ed erano degli esploratori, non un vero esercito. Il signore di Imladris era più che certo che provenissero da Nord, dal regno di Angmar, e questo l'aveva fatto preoccupare.

Gli Orchi di Carn Dum non si allontanavano mai dal Nord, e il fatto che un gruppo si fosse avventurato a Sud poteva voler dire una sola cosa: qualcosa aveva ordinato loro di farlo. Elrond aveva il sospetto che il Re Stregone di Angmar si fosse risvegliato, e avesse recuperato il potere supremo in quel territorio. Forse stava tentando di ricostruire l'alleanza con lo spirito di Sauron, che aleggiava su Mordor, e aveva inviato a Sud un manipolo dei suoi mostri per accertarsi della situazione. Per capire a che punto fosse il tentativo di Sauron di ricostruire un suo esercito a Mordor.  Elrond era piuttosto fiducioso che gli Orchi non potessero ancora tentare un attacco coordinato a tutta la Terra di Mezzo, perché il loro numero, contando sia quelli di Angmar che quelli di Mordor, era ancora troppo basso. A meno che Sauron non avesse trovato il modo di moltiplicarne il numero. O che avesse in serbo un'arma di incontenibile potenza. Come un Drago, o peggio ancora due Draghi.  Era assolutamente intuibile perchè Melthotiel stesse cercando il Mil Naur. Il Mil era la chiave per tentare di regalare a Sauron, tramite suo marito il Re Stregone, l'autorità totale sui serpenti del Nord, creature che nel tempo si erano isolate dal mondo e che non volevano padroni, benché creati in origine da Morgoth. Creature feroci ed enormi che in pochi secondi potevano incenerire interi villaggi.

Quell'oggetto pericolosissimo era in mano a una ragazza che tutto era fuorché affidabile, e ancora peggio, inconsapevole del rischio che stava affrontando a sua volta. 

Il nobile Elfo non aveva condiviso le sue preoccupazioni con Andriel, le aveva solo detto di cercare Heloise e di metterla al sicuro. Ma se la ragazza si fosse recata ad Arceto, in mezzo a quei disperati che ormai erano i suoi abitanti, non sarebbe stata per niente al sicuro. Potevano aggredirla.

Un pettirosso si mise a cantare su un ramo lì vicino. Andriel alzò lo sguardo e fece un fischietto. Subito il volatile volò fino al lei, posandosi sulla sua mano.

"Ho bisogno di te, amico." gli disse l'Elfa. "Mi dovrai aiutare a uscire da questo groviglio di vegetazione. Purtroppo mi sono persa." ammise, un po' vergognandosi. "Vola sopra la sommità degli alberi e guarda intorno a te. Dirigiti verso il fumo dei camini, io ti seguirò. Arceto deve essere laggiù." gli ordinò. Gli Elfi sapevano comunicare con la Natura, e il pettirosso non la deluse. Volò in verticale e rimase immobile in aria per qualche secondo, poi finalmente puntò dritto in una direzione.

L'Elfa scattò e sparì fra i cespugli.


____
 

* Anche in questo capitolo, c'è un riferimento a un romanzo famoso: la scena della madre impazzita che offre il suo seno per il latte è ispirata a un episodio de La ciociara di Alberto Moravia.

   
 
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