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Autore: Elegare    12/04/2020    0 recensioni
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Alec e Jace erano su un tetto in silenzio, bagnati e infreddoliti. Erano quattro ore che stavano cacciando sulle tracce di un demone abbastanza pericoloso. Erano dovuti andare da soli poiché l’Istituto era praticamente vuoto, Isabelle era incinta, e per questo l’idea di poterla portare con loro era inconcepibile, Simon non voleva lasciare il suo fianco, non che Alec e Jace glielo volessero chiedere, mentre Clary era a Idris con Luke e Jocelyn. Ciò li aveva portati dunque ad andare da soli, ma la missione si stava rivelando più complicata del previsto. Alec stava diventando sempre più inquieto: prima di uscire infatti Max aveva capito che se ne stava andando e aveva pianto aggrappandosi alla manica della tenuta, mentre Raphael lo guardava distrutto con le lacrime agli occhi mentre diceva “No, ti prego, non di nuovo, non andare papà, ti prego.” Era la prima volta che andava a caccia da quando avevano preso con loro Raphael, e gli piangeva il cuore a lasciarlo così. Jace si era accorto dello stato d’animo del suo paarabatai, ma non aveva fatto domande.

“Alec?” sussurrò improvvisamente Jace. “Eh?” “Non vedo più il demone, e i livelli del rilevatore si stanno alzando notevolmente.” Alec si guardò intorno e disse. “Oh diamine.” “Cosa?” “Jace?” “Sì?” “Abbiamo una buona possibilità di morire, qui, oggi.” “Perché?” “Perché c’è un demone superiore dietro di noi.” “Oh diamine.” Si girarono all’unisono e videro il demone che li osservava. Alec incoccò una freccia e Jace sfoderò la spada angelica. Il combattimento fu durissimo. I due shadowhunters lo avevano quasi completamente sconfitto, quando il demone fece uno scatto e affondò uno dei suoi artigli nel corpo di Alec. Jace urlò e diede al demone il colpo di grazia, per poi correre dal fratello, che si era accasciato a terra. “No, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, NO! Alec … ” Il corvino posò lo sguardo sul biondo e, sorridendo dolcemente, gli disse “Jace, non è colpa tua … ” e chiuse gli occhi. Jace lasciò cadere una lacrima, e attivò nuovamente la sua runa della velocità e quella della resistenza. Prese tra le braccia il corpo inerme di Alec e si diresse correndo verso il loft che il fratello condivideva con il marito e i figli.

Tirò dei forti calci alla porta urlano. “Magnus! Magnus! Magnus vieni giù e tieni lontani i bambini!” Lo stregone spuntò dalla porta socchiusa e appena vide il corpo del marito impallidì e urlò. “Rafe! Tu e tuo fratello non uscite per nessuna ragione dalla vostra stanza!” Aprì la porta e fece entrare Jace, che si diresse velocemente verso il salotto e posò delicatamente il corpo del fratello sul divano. Magnus intanto si era velocemente tirato su le maniche della camicia e disse “Jace, porta i bambini all’Istituto e resta con loro insieme a Isabelle e Simon, chiama Catarina e dille di venire qua urgentemente.” Jace lo guardò, annuì e uscì in fretta dalla stanza chiudendo la porta.

Quando il biondo uscì dalla stanza Magnus si avvicinò al corpo esanime di Alec, e iniziò a cantilenare una litania d’incantesimi curativi. Intanto Jace, ignorando il dolore che la sua runa gli stava procurando, entrò nella camera dei bambini e li trovò abbracciati sul letto di Raphael; si avvicinò, li prese entrambi per mano e disse “Dai bambini, venite, andiamo all’Istituto.” “No!” gridò Max “Vogliamo stare con papà!” aggiunse Raphael. Jace capì che non sarebbe riuscito a convincerli, per cui prese il telefono e chiamò prima Catarina, poi Isabelle, Simon e Maryse. La strega fu la prima ad arrivare, e subito si fiondò in salotto.

Successivamente arrivarono anche gli altri, che cercarono in tutti i modi di dissuadere i bambini, ma invano; questi infatti sentivano che il loro papà stava morendo, e niente poteva distogliere la loro attenzione da ciò. Max piangeva silenziosamente sulle ginocchia di Maryse che lo stringeva a sé, mentre Raphael cercava di mostrarsi forte per trasmettere coraggio al fratellino, anche se a volte qualche singhiozzo sfuggiva al suo controllo. Simon si alzò e disse “Si è fatto tardi ormai, chi vuole mangiare?” “Io non voglio mangiare, voglio i miei papà, qui, adesso!” Urlò Max iniziando a piangere forte. Maryse lo strinse a sé e il bambino si aggrappò a lei, mormorando tra un singhiozzo e l’altro “Papà … papà … papà … papà …” Raphael invece si alzò e disse “V- vengo con te.” Simon annuì e si diresse in cucina insieme al bambino. Il piccolo shadowhunter indicò allo zio dove si trovava l’occorrente per cucinare, mentre il silenzio continuava a coprirli come una coltre. Simon finì di cucinare la cena, che i due portarono agli altri. Raphael mangiò un pochino, mentre Isabelle e Maryse provavano a mangiare qualcosa a Max, ma invano. Il fratello lo notò e decise di prendere in mano la situazione. Afferrò il piatto e la forchetta, iniziando ad imbarcarlo mentre recitava una piccola filastrocca con cui Alec era solito imboccarli quando erano più piccoli; Max chiuse gli occhi e, guidato dall’abitudine e dalla voce del fratello, mangiò tutto, mentre gli occhi di Maryse, Isabelle e Jace si velarono di lacrime per la nostalgia. Simon rivolse loro uno sguardo interrogativo, al quale Isabelle rispose dicendo

“Come ben sai quando eravamo più piccoli mamma e papà non c’erano quasi mai all’Istituto. La prima volta che ci lasciarono soli all’Istituto per più di tre giorni avevo 5 anni. Se ne andarono per 3 mesi una volta, nei primi giorni non riuscivo a mangiare niente, mi mancavano troppo i miei genitori. Ma Alec mi ha fatto mangiare, recitando questa filastrocca.” “E lo stesso ha fatto con me- aggiunse Jace – quando sono arrivato dai Lightwood non mangiavo quasi niente, non dormivo; Alec è stato l’unico ad accorgersene, e mi ha costretto a mangiare, accompagnato da questa stessa filastrocca, e mi ha lasciato dormire nel suo letto per tutto il tempo necessario a scacciare i miei incubi. E quando Max veniva sgridato e si rifiutava di mangiare, Alec la usava per riuscire a convincerlo, era l’unico che ce la faceva.” Simon sorrise dolcemente al pensiero di un piccolo Alec che imboccava i suoi fratelli; ogni volta rimaneva strabiliato dall’amore e dalla dolcezza con cui l’ombroso, schivo e rabbioso shadowhunter. Quei quattro erano sempre stati molto uniti, la morte di Max li aveva quasi distrutti. Quasi, perché i Lightwood e Jace erano troppo forti e uniti per essere distrutti. Max e Raphael avevano ascoltato attentamente ciò che avevano detto i loro zii e avevano ricominciato a piangere silenziosamente, sentivano che il loro papà stava male, e avevano paura di perderlo.

La notte passò così, tra i pianti sommessi dei due bambini, le futili rassicurazioni dei parenti,  le scintille che di tanto in tanto sfuggivano da sotto la porta della stanza e tanta ma tanta paura. All’una di notte circa la cantilena proveniente dal salotto si fermò, e Raphael si svegliò da un altro incubo, l’ennesimo. Senza fare rumore entrò nel salotto e si sdraiò sul divano che Magnus aveva allargato, vicino al suo papà. Mezz’ora dopo si svegliò anche Max che, non trovando il fratello, andò anche lui dal suo papà e si stese con suo padre dall’altro lato rispetto al fratello.

Il giorno dopo Isabelle si svegliò per prima e, non vedendo i bambini, si spaventò e svegliò gli altri; insieme iniziarono a cercarli finché Maryse non aprì la porta del salotto e si calmò. Chiamò a bassa voce gli altri e gli mostrò ciò che aveva visto; dentro la stanza c’era Alec appoggiato al bracciolo del divano che coccolava i due bambini che dormivano placidamente lanciando di tanto in tanto delle occhiate preoccupate e Magnus, addormentato scompostamente su una poltrona. “Non ci credo.” Sussurrò Isabelle contrariata. “Tu e Jace facevate la stessa cosa.” Le rispose bonariamente Maryse facendo sbuffare la figlia. Catarina ce entrare nella stanza, ma  davanti a quel quadretto così tenero si bloccò, sorrise dolcemente, trasformò il divano in un grandissimo letto, e spostò il suo migliore amico vicino a suo marito. Alec si accorse solo allora dalle presenza degli altri, alzò lo sguardo e gli sorrise, sillabando un muto grazie alla strega, prima di concentrarsi nuovamente sulla sua famiglia. Tutti se ne andarono rincuorati dal fatto che stessero tutti bene, specialmente il giovane Lightwood.

Max fu il primo a svegliarsi, e dapprima si godette le coccole del padre, poi realizzò e si lanciò tra le braccia del padre piangendo e gridando “Papà! Papà! Sei qui” Alec sorrise stringendo il figlio a sé, accogliendo anche il figlio maggiore che, svegliato dal fratellino, aveva iniziato anch’egli a piangere abbracciando il padre. Magnus si svegliò a causa di tutto quel baccano e, vedendo il marito vivo e vegeto, si lasciò scappare una lacrima di sollievo. Lo abbracciò, non riuscendo più a trattenere il pianto. “Non farlo più. Non farlo più, ti prego, non voglio, non posso vederti morire. Ti prego, resta con me.” Alec gli sorrise dolcemente e gli disse “resterò finché l’Angelo me lo permetterà.”  
   
 
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