Uno
dei primi ricordi che Tarn possedeva da quando aveva coscienza di
esistere era
qualcosa di tutt’altro che tranquillo e consono a
ciò che dovrebbe essere il
primo ricordo di una protoforma.
Quello
che lo colpiva maggiormente in quelle memorie remote, a distanza di
secoli, era
la sensazione di viscido e sporco – di buio opprimente e
fetore indicibile –
che accompagnavano il suo cammino a carponi verso la fine di quello che
era un
tunnel di scarico fognario. Piccolo e stretto come lo era lui un tempo,
ma
misterioso così come il motivo che lo aveva spinto a
incamminarsi in
quell’inferno dall’odore pungente e nauseabondo.
Che
fosse arrivato a rimembrare la propria infanzia trascurabile fu un
dettaglio che
lo sorprese non poco, e non tanto perché pure quella era
stata dimenticabile
come il resto della sua adolescenza e maturità, quanto
piuttosto forse
all’odore che quei rottami putrescenti emanavano fin tanto da
fargli desiderare
di vomitare.
Con
sua somma vergogna aveva ordinato ai suoi uomini di darsi alla fuga,
dopo aver
visto che la sua stessa voce ne faceva cadere solo alcuni –
con tutta
probabilità quei pochi ad avere i sensori audio ancora
attivi – e i colpi del
suo cannone a fusione ne inceneriva parecchi ma non era adatto alle
corte
distanze con soggetti così agili. Era come se più
ne uccidevano e più ne
arrivavano, dandogli l’idea che quei bastardi si fossero
praticamente moltiplicati
nella struttura semplicemente torturando e soggiogando i pazienti al
suo
interno che nulla potevano fare per contrastarli. Rendendoli succubi e
folli
con chissà quale sostanza chimica tossica.
“Questa
è una mietitura! È per
questo che sono qui?!”
Nella
domanda di Vos probabilmente c’era già la risposta
– per quanto ora stessero
fuggendo per una rampa di scale intasata di quei fanatici, ed era
quindi
l’ultima cosa da chiedersi – ma Tarn non aveva mai
visto questi fanatici del
culto di Mortilus, uno delle cinque divinità primarie
venerate un tempo su
Cybertron prima di finire confinate a culti minori in favore di Primus,
dare la
caccia a della gente per renderli forzatamente degli adepti del loro
credo. Un
culto antico e al limite della blasfemia certo, a cui già
milioni di anni prima
le autorità del pianeta impuntarono precisi paletti ai suoi
cultisti affinché
si evitassero disordini di natura sociale, ma non al punto di
comportarsi come
dei selvaggi inferociti.
Di
loro il signore della DJD sapeva quel che bastava. I mortiliani
seguivano gli
oscuri precetti religiosi dettati dai sacerdoti di Mortilus, dio della
morte
cybertroiano, che prevedevano di considerare come sacro e
indispensabile solo
le funzioni religiose dedicate a un dio che non sembrava ascoltar molto
i
propri adepti. Così come un po’ tutti gli altri
divini, a parere
dell’inquisitore.
Tutto
ciò che non prevedeva vivere, e respirare,
in nome di un dio mortifero era considerato al pari della
blasfemia… compresa
la cura dell’igiene intima stando all’aspetto di
quegli orridi individui. E
oltre a questo dettaglio poco trascurabile, in quanto già i
loro corpi sporchi
e imbottiti di droghe erano una bomba biologica non indifferente, non
era
risaputo che effettuassero razzie in giro per la galassia, in quanto i
limiti
imposti dalla legge limitava il loro raggio di azione alle preghiere
giornaliere – in templi lontani dal quieto vivere delle
città più grandi – e
certamente non si contemplava minimamente sacrifici di individui
senzienti. Ma
a vederli sembrava avessero rimediato alla cosa con l’auto
flagellazione.
Altrimenti non si spiegava le componenti mancanti tra arti e ottiche
divelte.
“non
è il momento per farsi queste domande… sta
giù!” quasi ruggendo
quell’ultima parola ordinò al suo ufficiale
scientifico di abbassare momentaneamente il capo per evitare
l’attacco di un
mortiliano sbucato da una conduttura di areazione alla sua sinistra. Il
disgraziato venne fuso da un colpo di cannone di Tarn
“Zipper! Dove dobbiamo
andare ora?!”
Il
piccolo minicon – che fino a quel disastroso attacco aveva
fatto loro da
cicerone –era attualmente tenuto per mano dal capo di quella
combriccola
pericolosa e, contro la sua volontà, sballottato da una
parte all’altra come se
fosse stato una bambola di latta.
“A…
a destr-NO! A sinistra! Al pianerottolo svoltate a sinistra!”
Il
drappello di soldati dovette virare verso la direzione giusta in modo
quasi
rocambolesco, con Helex che andò letteralmente a sbattere
contro un paio di
cultisti armati di spranghe e, colpiti dalla massiccia schiena del
mech,
vennero schiacciati contro la ringhiera della passerella fino a
scardinarla del
tutto e farli cadere di sotto.
“e
meno male che mi sono vaccinato! Che schifo!”
Il
gigantesco mech non dette modo ai suoi compagni di sapere a quale
vaccino
generico parlasse, non c’era tempo, ma la lordura che quei
pazzi gli avevano
lasciato addosso gli fece venir voglia di farsi un bagno con gli stessi
acidi
che già si agitavano all’interno della capsula di
ebollizione posta al centro
del suo petto.
Fino
a quel momento l’ex demolitore ci aveva dato dentro nel far
suonare i propri
poderosi pugni primari contro chiunque tentasse di aggrapparsi alla sua
schiena
– e il fatto che chiudesse la file era cosa buona in quanto
evitava che i
fanatici sottostanti raggiungessero l’intero gruppo,
nonostante ora le sue
grandi mani fossero lerce di chissà quali fluidi –
mentre con il paio di
braccia più piccole, quasi delle appendici di riserva, aveva
più dimestichezza
nell’usare il fucile contro dei corpi che non sembravano
affatto sentire il
dolore.
“quanto
manca ancora?!”
Arrivati
al piano di destinazione Tarn notò immediatamente che il
reparto e le
biforcazioni dei corridoi sembrava essere sgombro sebbene non
mancassero segni
di lotta e disordine – probabilmente i mortiliani si erano
riversati tutti al
piano terra quando si erano accorti della loro presenza – ma
guardandosi
attorno, nel mentre che Vos e Helex barricavano le porte metalliche da
cui
erano entrati con una saldatura provvisoria, non avrebbe saputo dire
dove fosse
il caveau. Quella barricata non sarebbe durata a lungo, i cultisti
erano già
dall’altro lato a battere i loro pugni con fare frenetico e
furioso, pertanto
avevano pichi minuti prima di vedere quella barricata cadere e il
minicon aveva
già preso l’iniziativa di correre via nel momento
esatto in cui il lord
inquisitore lo aveva lasciato andare.
“per
di qua! Seguitemi! M-ma state attenti al mostro!!”
In
quel momento Tarn non comprese a cosa il piccolo transformers si
riferisse, il
momento era così concitato che non era concesso a nessuno di
loro di riflettere
con più accuratezza su certi dettagli, pertanto si
limitò a seguirlo e a
perdere completamente la concentrazione quando, svoltato
l’angolo, non vide
quella che era l’entrata blindata del caveau.
La
porta, di forma circolare e argentea e talmente grande da poter
garantire il
passaggio anche a un mech di dimensioni modestamente grandi –
sebbene Tarn, con
un rapido calcolo, decretò che i suoi due demolitori
più grandi avrebbero
dovuto chinare le spalle e la testa per superarla – era
attualmente socchiusa per
permettere ad un rapido Zipper di intrufolarcisi dentro in tutta fretta
prima
che un individuo iniziasse a forzare sulla maniglia per iniziare a
chiuderla
con una certa fatica. Tutto ciò che il leader della DJD
riuscì a notare era che
quell’individuo era una seeker – dalle cromature
lilla e acquamarina – e
nonostante l’evidente sforzo di chiudere il più
velocemente possibile non dette
modo ai nuovi arrivati di poter entrare dentro anche loro.
“Apetta!
Non chiudere!! Aspetta!!”
Nel
mentre che Tarn urlò quelle parole concitate –
quasi disperate – poté sentire
le porte che avevano sigillato in precedenza sfondarsi ai frenetici
colpi dei
mortiliani fuori di senno. Tanto da portare momentaneamente Vos ed Helex a voltarsi verso
l’angolo precedentemente
svoltato nel timore di vedersi nuovamente quella mandria alle calcagna.
Avevano
le armi con loro, ma per quanto ancora sarebbero riusciti a resistere
senza
stancarsi?
Per
Tarn invece era come se in quel momento non esistessero fanatici
religiosi
degni di nota, vi era solo l’immagine di una porta che si
chiudeva velocemente
una volta che il suo custode si era accorto dell’arrivo di
altra gente. E
nonostante lo scatto violento che lo portò a schiantarsi
contro la sua
superficie metallica dandogli una dolorosa spallata, si vide costretto
a
guardare quel diniego con occhi colmi di furia e disperazione. Il suo
obiettivo
era li dentro, era ad un passo da poter completare la propria missione,
non
poteva finire così… dannazione!
“Aprite!
Aprite maledizione!!”
“prima
le luci”
“Cosa??”
“riattivate
le luci” disse lapidaria una voce femminile al di la dello
spesso metallo,
arrivando ovattata seppur comprensibile “poi si
vedrà”
Ciò
che la donna guardiana ricevette in risposta fu un ruggito colmo di
risentimento da parte di un mech che fino a quel momento aveva covato
del tutto
al proprio interno. Non aveva esternato come voleva durante il suo
confronto
con Megatron – lasciando che una rabbia quasi silenziosa gli
facesse premere il
grilletto del cannone a fusione – non lo aveva fatto nei
giorni scorsi,
rimanendosene nella neve di Messatine in stato di coma apparente, ma lo
stava
facendo ora con un ruggito furioso e i doppi cannoni calibrati alla
potenza
massima.
“Naahrrghh!!”
Il
suo urlo colmo di rabbia e disperazione venne quasi coperto dal boato
del
raggio a fusione che si profuse dal suo braccio allungato, illuminando
quella
lega metallica come un braciere infernale, deciso più che
mai a fondere quella
spessa porta senza però ottenere il successo sperato.
Il
caveau da quell’attacco folle aveva ottenuto un grosso solco
infiammato come se
fosse appena uscito da una forgia, ma neppure i suoi doppi cannoni
erano
riusciti a scalfire quel capolavoro di sicurezza interna. Lasciando
momentaneamente interdetti i suoi due alleati distratti da
quell’atteggiamento
poco lucido, a discapito di quello che stava accadendo nei corridoi
adiacenti.
“Non…
non funziona” balbettò Helex a denti stretti
“forse dovremmo…”
La
fortuna del demolitore fu di non finire la frase già
iniziata – perché se
avesse consigliato a Tarn di seguire le istruzioni di quella seeker
probabilmente quest’ultimo, decisamente provato da una
moltitudine di pensieri,
avrebbe sicuramente fuso il petto del suo alleato senza rimorso
– poiché
l’improvviso trambusto dei mortiliani si placò
quando sopraggiunse un grido che
di mortale non aveva proprio nulla.
Un
suono metallico e gutturale, di una voce forse un tempo appartenuta ad
un
cybertroiano come loro, ma ora talmente distorta da sembrare
semplicemente la
macabra parodia di una persona viva. Così spaventosa da aver
portato i cultisti
fanatici a ritirarsi nei meandri della struttura o a perire per mano di
qualcosa che non tardò a far sentire nuovamente la propria
presenza.
“c’è
qualcosa, che danza nelle
ombre…”
Vos
sussurrò quelle parole tenendo il proprio fucile ben puntato
davanti a se, osservando
la biforcazione del corridoio illuminata solo di quelle che erano delle
luci di
sicurezza ambrate. E lì, proprio su quelle pareti di metallo
bagnate d’ambra,
si stagliò la minacciosa ombra di tentacoli che si muovevano
sinuosi accompagnando
i ringhi e i balbettii senza senso di un mostro
che avevano tralasciato nelle parole di Zipper.
Persino
Tarn dovette mettere da parte la frustrazione di non poter accedere ad
un
caveau ben sigillato di fronte a una nuova minaccia a cui non aveva
minimamente
pensato. Ma in fin dei conti, vista la situazione straordinaria, come
poteva
credere che in quella struttura potesse nascondersi uno sparkeater?
Uno
Sparkeater…
In
vita sua Tarn non ne aveva mai visto uno, ma lord Megatron aveva avuto
modo di
vederne uno con i propri occhi e di narrarlo nelle sue cronache di
guerra –
Towards Peace – lasciando ben intendere tutta la bruttura
della loro inumana
natura un tempo leggenda da raccontare a quei giovani disubbidienti
agli ordini
dei loro creatori.
Questa
sorta di uomo nero nasceva da un processo di fusione della scintilla
che nella
stragrande maggioranza dei casi portava alla morte dello sventurato
malcapitato,
ma questo era il prezzo che si rischiava di pagare quando due individui
che si
amavano profondamente decidevano di unire le loro scintille e con esse
anche
tutti i loro ricordi.
Due
anime che diventavano una, due vite intrecciate e destinate ad un amore
eterno
spezzatesi con l’avvento della guerra civile tra autobots e
decepticons. Coloro
che perivano in guerra lasciavano il loro partner ad un destino ben
peggiore,
che nei migliori dei casi si concludeva con una morte
tutt’altro che rapida e
indolore. Mentre chi sopravviveva alla propria anima che bruciava fino
a
scavare un foro nel proprio petto diventava una creatura vuota, di
intelletto e
di umanità, arrivando addirittura a mutare fisicamente e
alla costante ricerca
di quella parte di se stesso ormai andata persa per sempre.
Un’anima spezzata,
un dolore che fasullamente si poteva colmare con la ricerca di altre
scintille
incompatibili, la pantomima di un essere senziente devastato da un
dolore che
l’aveva reso irrimediabilmente folle.
Megatron
una volta ne vide uno in un campo di battaglia, ed ordinò i
suoi uomini di
abbatterlo da lontano per evitare che le sue viscere –
trasformate ora in
tentacoli – finissero col trucidare altri dei suoi soldati
impreparati a quello
scontro al limite dell’orrore grottesco. Né
all’ex signore decepticon né a Tarn
– che lesse di quella cronaca piuttosto affascinato
– fu ben chiaro se quel
primo abbozzo di sparkeater fosse nato proprio in quella zona di guerra
devastata dai bombardamenti e cannoni laser, oppure fosse strisciato
dalle
fogne in cui erano soliti rannicchiarsi creature simili, ma quello che
fu più
importante in quel frangente fu porre fine alla sua esistenza il prima
possibile.
Ma
ora… il trio di soldati decepticon non si trovava in uno
spazio aperto che
permettesse loro di evitare gli insidiosi attacchi di quella letale
caricatura
cibernetica, e la comparsa da oltre l’angolo di una creatura
apparentemente
deforme e fragile – mancavano alcune parti di armatura da
quello che pareva essere
un cybertroiano selvatico – fece capire loro che lo
sparkeater era in netto
vantaggio.
Il
tempo che la creatura facesse sbucare il suo orribile volto sfigurato
da oltre
l’angolo, mostrando loro uno sguardo folle e
all’apparenza felice di aver
trovato nuove scintille da immettere nel proprio stomaco mai sazio, che
il
leader della DJD gridò ai suoi uomini di fare fuoco.
[…]
Le
dita di Kaon letteralmente strimpellavano sulla superficie della sua
tastiera
personale su una console dai molteplici schermi, ignorando qualsivoglia
distrazione esterna che non fossero altro che i dati e le immagini che
scorrevano davanti ai suoi occhi vuoti. Se fosse stato per lui si
sarebbe messo
a operare direttamente da camera propria, dove avrebbe sicuramente
avuto modo
di concentrarsi meglio a modo suo – restandosene nudo e con il cavo di fuori, neppure lui
sapeva il perché la cosa
lo mettesse a suo agio – ma ora come ora era richiesta la sua
presenza sul
ponte di comando dove in effetti avrebbe avuto più
libertà di azione e
movimento.
Cercare
di fare breccia nel server interno della struttura medica, cercando di
usufruire della scarsa energia fornita da quella di servizio
– si stava
dimostrando un lavoro altamente stressante da fargli
“seccare” la scatola
vocale. Per sua fortuna c’era nonna che gli allungava la
cannuccia della sua
bibita preferita – una kremzeek ghiacciata – quando
lui semplicemente
annunciava “cannuccia!” con un’enfasi
quasi drammatica… ma se non fosse stato
dannatamente serio allora si che si poteva ridere di quella scena
assurda.
“ok…
forse riesco a fare qualcosina da remoto con la corrente di
riserva… ma giusto
qualcosina! Cannuccia!”
Tosta
l’anziana femme – alla destra del tecnico
– si apprestò ad avvicinare la cannuccia
alla bocca del giovane, che l’agguantò avido
succhiando quel nettare
all’energon fin troppo zuccherato, mentre alla sinistra di
Kaon una incerta
Nickel continuava ad osservare gli schermi olografici
tutt’altro che convinta
della riuscita del piano.
Anche
lei, come gli altri sul ponte di comando, poteva vedere quello che lo
stesso
Tarn poteva vedere attraverso il visore della sua maschera, e quella
creatura
orrenda – di cui fino a quel momento aveva solo sentito
parlare, pur sapendo
ormai della loro esistenza – si stava dimostrando ostica
persino per degli
inquisitori preparati come i suoi compagni. Le immagini erano confuse,
dinamiche a casa dei continui scatti di Tarn per evitare quelle viscere
uncinate divenute letali fruste metalliche – riuscendo
purtroppo a scalfire la
sua armatura con rapidi colpi non letali – ed era frustrante
osservare come i
colpi dei suoi doppi cannoni fusione mancassero costantemente il
bersaglio a
causa della sua sconveniente agilità.
“come
ha fatto una creatura simile a finire in quella
stazione…?”
Era
l’unico pensiero a cui riusciva dare voce
nell’angoscia generale che la teneva
bloccata li nel ponte di comando. Avrebbe potuto chiedere a Kaon se il
suo
piano in qualche modo si sarebbe dimostrato efficace, se fosse riuscito
effettivamente a dare una mano a Tarn e gli altri, eppure
riuscì solo a
soffermarsi su un dettaglio che reputava banale.
“i
casi sono due: ho quella creatura si è generata qui, oppure
l’hanno in qualche
modo portata loro… dubito che qualcuno sia così
fesso da legare la propria
scintilla con qualcuno in questo periodo!”
La
voce cavernosa di Tess li raggiunse nonostante il gigante si trovasse
nella sua
posizione di lavoro, intento a monitorare le torrette esterne e pronto
a fare
fuoco in caso sommossa, e quel che disse tanto bastò come
risposta per la
piccola dottoressa. Se era vera la seconda ipotesi, ed era comunque la
più
plausibile, lasciava intendere che quei mortiliani fossero
più organizzati di
quel che poteva sembrare. Ma il come fossero riusciti a portare
all’interno
della struttura un simile abominio all’interno
dell’ospedale probabilmente
sarebbe rimasto un mistero irrisolto, in fin dei conti la squadra non
era li
per quello.
“si…
bè… comunque ecco come sbollire i bollenti
spiriti di quello stronzo!”
Premendo
un’ultima serie di tasti il tecnico decepticon
riuscì finalmente a dare vita al
proprio complicato piano che, per quanto fosse tutt’altro che
risolutore,
almeno sarebbe servito a far formulare ai suoi compagni una strategia
d’attacco.
Dal
sistema di energia ausiliario poteva fare ben poco – in fin
dei conti era nato
per alimentare solo le apparecchiature mediche e le celle frigorifere
– ma
immettersi negli impianti antincendio era stata una furbata
tutt’altro che
semplice da superare.
[…]
Se
la situazione non fosse stata così drammatica molto
probabilmente Tarn si
sarebbe messo a ridere di gusto. La creatura era agile e loro non lo
erano
affatto – soprattutto lui ed Helex – impegnati
com’erano a evitare quelle
fruste uncinate pur comunque venendo graffiati, e nel caso del
demolitore in
maniera pesante seppur capace di difendersi e riuscire a strappare un
paio di
quei cavi con le mani. In quel caso si, Helex riuscì
effettivamente ad avere la
meglio sfruttando quelle appendici viscide della creatura per lanciarla
letteralmente contro le pareti vicine come se fosse stato un
mazzafrusto –
arrivando persino a deformare quelle pareti metalliche un tempo candide
– ma lo
sparkheater non rimase certo fermo a subire, riuscendo a sgusciare via
e a
riprendere la sua danza di morte arrivando a fracassare di botte il
colossale
demolitore.
“Helex!
Attento!!”
L’avvertimento
dettato dal lord inquisitore arrivò comunque troppo tardi, e
almeno tre degli ameno
undici uncini del mostro si conficcarono prepotenti nelle giunture del
malcapitato esecutore. Le scintille si propagarono in quelle ferite fin
da
subito chiaramente serie – due braccia, una grande e
l’altra piccola, erano
ormai inutilizzabili compresa una gamba oramai zoppicante – e
l’urlo carico di
rabbia del demolitore lo portò a scrollarsi di dosso quella
belva con tutta la
forza rimasta nelle braccia ancora sane.
Il
solo membro del gruppo che fino a quel momento non aveva subito danni
era
l’ufficiale scientifico della Paceful Tyranny. Vos era
l’unico abbastanza agile
da evitare ogni fendente ed ogni scudisciata che quel mostro cercava di
inferire a loro, con una grazia tale da farlo sembrare come acqua tra
le spire
di una bestia tentacolare affamata.
I
suoi colpi fino a quel momento erano sempre andati a segno –
contrariamente a
quelli di Tarn ed Helex – e nonostante non avesse minimamente
scalfito la
rovinata armatura della fiera era quantomeno riuscito a distrarla quel
tanto
che bastava dall’evitare al resto dei suoi compagni ferite
che potevano anche
risultare letali.
E
proprio mentre il capo di quel drappello di disperati si chiese per
quanto
ancora sarebbero stati capaci di tenere testa ad un essere che non
sembrava
stancarsi come potevano farlo loro – e le munizioni
iniziavano a scarseggiare
nei loro fucili – qualcosa accadde in quel corridoio dalla
biforcazione a T.
Si
erano spostati di parecchio dal caveau iniziale, la battaglia li aveva
portati
al limitare di quello che sembrava essere una parete che si affacciava
verso
l’esterno visto che era composta interamente di pannelli di
vetro – il cui
paesaggio sembrava essere composto da strutture interne, tubature che
si inabissavano
nel buio e ragnatele di cavi sottili che attraversavano
quell’abisso
artificiale – quando
il suono dell’allarme
antincendio non portò i presenti a distrarsi momentaneamente
da un nemico
implacabile.
L’improvviso
botto dei diffusori antincendio portarono il drappello di uomini a
guardarsi
momentaneamente in alto, vedendo che dal soffitto furiose nubi di gas
idrogeno
si stavano velocemente propagando nella loro zona congelando
suppellettili e
superfici e rendendo l’intero pavimento estremamente
scivoloso e pericoloso. Lo
stesso Tarn dovette aggrapparsi ad una ringhiera lungo la parete per
cercare di
tenersi in equilibrio e non scivolare a terra come un emerito idiota,
mentre
Helex, seppur dolorante, agguantò il proprio minuto compagno
di squadra prima
che un soffione di aria fredda non lo congelasse fino alla morte. Per
quanto
Vos fosse agile non possedeva la stessa resistenza dei suoi compagni di
scorribande.
Nonostante
avessero fatto confusione per quei corridoi, distruggendo diverse
pareti come
pioggia di meteore, non avevano generato abbastanza danno da provocare
incendi
– in quanto tutte le loro armi erano settate sul perforare
l’armatura nemica
anziché darle fuoco – quindi quello delle
manichette antincendio si rivelò
essere un altro mistero che si andò ad aggiungere alla lista
di anomalie
registrate fino a quel momento, ma tutto sommato la cosa
andò a loro favore.
La
creatura aliena lanciò uno strillo carico di dolore e rabbia
quando i vapori di
idrogeno la colpirono direttamente, iniziando a congelarla fin
all’interno
dell’armatura arrugginita rendendo sempre più
difficoltosi i suoi movimenti e
portandola a spezzarsi miseramente una gamba rimasta ancorata al
pavimento
ghiacciato. Le viscere usate come fruste continuarono comunque a
oscillare in
maniera pericolosa e con giri più ampi – come se
stesse disperatamente cercando
un appiglio che le permettesse di sfuggire da quei fumi pericolosi
– ma a
questo giro la DJD fu preparata a cogliere quell’improvvisa
opportunità di
successo.
Con
un ringhio rabbioso Helex si appropriò di un paio di
tentacoli oscillanti con
le braccia ancora buone– nel frattempo che Vos aveva
abbandonato il proprio
fucile per mutilare l’avversario con una lama affilata
estratta dalla gamba
sinistra, tranciando via di netto gli uncini di quelle funi metalliche
– e con
un ruggito risentito, evitando per un pelo di essere ferito dagli
artigli della
furente creatura, scagliò lo sparkheater contro un pannello
di vetro grande
quanto l’intera parete del corridoio.
E
lì, cogliendo finalmente una occasione per fare centro, Tarn
sfruttò una delle
ultime cariche del suo cannone a fusione per colpire di prepotenza un
avversario che per un momento, una razione di secondo,
guardò il lord
inquisitore con una espressione basita. Quasi come se una scintilla di
normalità
si fosse affacciata nel suo petto vuoto – in un volto simile
ad una maschera
grottesca – nel mentre che l’esecutore gli sparava
proprio lì con una forza
tale da sfondare i vetri blindati di quella zona del corridoio.
Il
vetro dapprima si crepò in così tanti tasselli
concentrici da far sembrare per
davvero lo sparkheater un ragno sulla sua ragnatela e poi, una frazione
di
secondi dopo che la belva aveva accusato il colpo, quella ragnatela si
spezzò
facendo fare la fine della preda ad un perfetto cacciatore degli abissi.
Privato
dei suoi uncini – e con solo le zampe malandate dai vapori di
idrogeno a cercare
disperatamente un appiglio – la creatura demoniaca cadde
verso l’abisso il cui
grido si disperse tra le pareti metalliche e tubature fino a giungere a
contatto con qualcosa che, forse la fortuna per il trio di esecutori,
non
scatenò un vero e proprio inferno di scintille e scariche
elettrostatiche che
dal basso si propagarono verso l’alto in pulsazioni continue
e ripetute fino a
che, con un boato che portò i soldati decepticon a coprirsi
il volto con le
mani, ci fu una breve esplosione di luce ed il ronzio tipico della
corrente che
tornava a farsi risentire tra i sistemi operativi della stazione
medica. A
quanto pare, senza volerlo, con quell’attacco disperato
avevano riattivato la
corrente in buona parte della struttura.
Le
luci tornarono a riaffacciarsi nei corridoi, i macchinari
ricominciarono ad
operare in tutta tranquillità e i sistemi di comunicazione
interni finalmente
ritornarono perfettamente online negli elmetti di quei soldati provati.
Segno
che, se si voleva e se i sopravvissuti erano interessati, si potevano
finalmente chiamare i soccorsi per salvare il salvabile.
“Allora…
piaciuto il mio
scherzetto?”
La
prima cosa che Tarn e soci sentirono nei loro comm-link fu la voce un
po’
disturbata di Kaon – segno che le comunicazioni si stavano
ancora settando –
piuttosto soddisfatto di aver dato loro supporto da remoto, ma non era
il
momento di perdersi in chiacchere dato che, per uno sparkheater
abbattuto,
rimanevano centinaia di individui esaltati che scorrazzavano per la
struttura.
“suppongo
che ti chiederò più tardi come hai fatto a darci
una mano… per il momento
grazie”
“figurati
capo! Grazie a voi per aver riattivato la corrente elettrica, ehe!
Comunque ho
attivato le serrature di sicurezza lungo tutto il piano e mi accingo a
fare
altrettanto anche negli altri settori, questo dovrebbe darvi una
maggiore
sicurezza e più grattacapi a quei pazzoidi… sono
stati abbastanza furbi da
disattivare i droidi di difesa, ma con me nel sistema è
tutt’altra storia”
Nel
mentre che il tecnico della Paceful Tyranny tesseva le proprie lodi
– e
spiegava un po’ la situazione – il trio decepticon
si era mosso lentamente dal
corridoio in cui si erano svolte le ultime fasi della battaglia per
avvicinarsi
al caveau. Per forza di cose Helex era sostenuto da Tarn –
che senza non poca
fatica trascinava con se un demolitore che zoppicava più di
quel che avrebbe
voluto dare a vedere – mentre Vos si era già
avviato a passo lungo verso la
loro meta di destinazione per poter comunicare con gli abitanti
all’interno
della cripta.
“nelle
mentre che proseguiamo con la missione voi preparate
l’infermeria, Helex qui ha
bisogno di un intervento urgente e non sappiamo in che condizioni si
trovi la
ragazza”
“Urgh…
no! Posso farcela, poss-”
“il
tuo orgoglio non ti terrà in piedi, anche se apprezzo il
coraggio”
Non
era dato sapere se per “coraggio” Tarn si riferisse
alla volontà di Helex di
voler proseguire nella missione oppure nell’aver cercato in
malo modo di
sfidare l’autorità del proprio leader. Ma qualche
che fosse la reale chiave di
lettura non aveva più importanza, in quanto le porte del
caveau iniziarono ad
aprirsi con un sibilo come da accordo precedente.
[…]
Quando
la femme aveva chiuso dietro di se la pesante porta blindata sapeva di
aver
commesso un azzardo imperdonabile – perché per
quanto il loro incontro fosse
durato pochi secondi aveva ben riconosciuto il lord inquisitore Tarn al
di là
della porta, sentendone la furia dei suoi colpi a fusione contro un
metallo
impenetrabile – ma in quanto comandante dei cieli decepticons
era suo dovere
proteggere i suoi uomini e i civili inermi presenti nel grande
magazzino. Non
poteva rischiare, non in un momento delicato come quello che stava
vivendo un
intero popolo abbandonato dal suo stesso leader.
Su
questo Slipstream era abbastanza
soddisfatta di come aveva gestito le cose fino a quel momento nella
stazione
medica Relay – riuscendo a portare al sicuro buona parte dei
pazienti e,
soprattutto, anche tutti gli infanti presenti nel reparto che era
rimasto sotto
attacco – ma il capo della DJD fu di parere contrario visto
il modo in cui
entrò in scena una volta che le porte si aprirono grazie al
suo successo.
Con
un sibilo risentito, e che accompagnava uno sguardo furente sotto
l’iconica
maschera, il gracile collo della seeker venne agguantato da una mano
artigliata
di Tarn con una violenza tale da sollevarla da terra come un giocattolo
inerme.
Sotto lo sguardo allibito e terrorizzato di molti degli ospiti presenti.
“Slipstream…”
la voce dell’esecutore era carica di rancore per essere un
sussurro letale, ed
i suoi occhi non mentivano “hai commesso un grave errore nel
tenermi fuori”
“Nhh…
s-signore! Mi dispiace! Ma… ma non potevo mettere in
pericolo l’incolumità dei
feriti qui dentro con quella belva lì fuori!!”
Tarn
conosceva a menadito tutti gli ufficiali decepticon promossi da
Megatron in
persona, e sapeva che quella seeker dalle cromatura lilla e acquamarina
si era
dimostrata, nei secoli, più affidabile del fratello
megalomane noto come
Starscream. Bè, almeno fino a quando quella femme imprudente
non aveva deciso
di sua spontanea volontà di mettersi in automatico nella
lista, nell’esatto
momento in cui aveva preso la folle decisione di tener fuori lui e la
sua
squadra in balia di un mostro sanguinario.
Ma
fu solo quando il mech si guardò attentamente attorno che
vide l’effettivo
motivo di quell’insubordinazione senza precedenti.
Nel
grande ambiente che lo circondava, tra le scaffalature piene di
prodotti medici
e tavoli ora usati come lettini di fortuna, una marea di pazienti
cercava di
rimanere in vita con i pochi medici ancora vivi che continuavano ad
operare in
condizioni lavorative a dir poco precarie. I visi stanchi del personale
medico
– alle volte pure loro con ferite al pari dei loro pazienti
– accompagnavano i
lamenti degli individui moribondi a cui non bastavano gli
antidolorifici e il
pianto delle protoforme dentro delle culle
non sempre accudite dalle loro creatrici. E nel mezzo di quella cornice
di
disperazione vide svariati decepticon messi altrettanto male dopo aver
cercato
di combattere contro dei fanatici religiosi imbottiti di droga e mostri
di
vario genere… riuscendo comunque a mettere in salvo tutte
quelle persone.
Capì
inoltre che, furia a parte, non poteva biasimare troppo Slipstream per
aver
cercato di salvare quel poco che rimaneva del loro esercito in quella
situazione di crisi. I simboli del loro esercito erano ben visibili
sulle ali
della femme, segno che non aveva accettato di nasconderli come da
regolamento
interno della struttura, e questo era un punto a favore suo in quanto
Tarn
necessitava di decepticon lealisti.
Riluttante,
ma conscio che non era il momento di mettersi a guardare il pelo
nell’uovo –
dopotutto la DJD non trattava mai con i propri bersagli, nonostante lui
avesse
fatto praticamente quello una volta che si era messo in contatto con
Shockwave…
ma data la gravità della situazione non poteva fare
altrimenti – e notando che
Slipstream non perse tempo a massaggiarsi il collo dolorante una volta
libera volle
fin da subito chiarire il motivo della sua presenza nella stazione
medica.
Ancora
una volta estrasse il proiettore olografico da uno scomparto segreto
del petto
mostrando l’immagine del suo obiettivo ad una allibita seeker
e, senza mezzi
termini, fece le sue domande bruciapelo.
“Questa
femme, l’hai vista? Sai dove si trova?!”
Slipstream
si ritrovò ad annuire velocemente cercando di riprendere
compostezza e non
tremare troppo, dopo aver guardato attentamente l’immagine
mostratagli
dall’inquisitore, mettendo da parte la propria sorpresa e
cercando di essere il
più esaustiva possibile.
Con
il dito indice indicò una stanza separata da quella centrale
– c’erano diverse
stanzette laterali usate come magazzini di sorta, ora riconvertiti in
stanze
per i malati gravi – l’unica in cui attualmente
mancava la luce e a rischiarare
le tenebre c’erano solo delle lampade artigianali.
“S-si…
ho visto quella donna, lord Tarn. Ma è conciata davvero male
e… signore!”
Per
forza di cose il leader degli esecutori non si curò oltre
delle parole della
seeker – e fino a quel momento aveva messo addirittura da
parte anche i suoi
stessi compagni malandati ora intenti a rattopparsi al meglio, ma non
che
potessero fargliene una colpa – camminando velocemente verso
la stanza indicata
e, una volta superato l’uscio, lasciare che i suoi sensori
ottici rossi si
adattassero all’ambiente scarsamente illuminato.
Seppur
di dimensioni ridotte rispetto alla stanza centrale anche in quella non
mancavano pazienti malmessi, quasi tutte donne, ma l’unica di
loro che attirò
l’interesse di Tarn era rannicchiata su una panca metallica
in posizione fetale
dandogli completamente le spalle. La corazza bianca e acquamarina dai
dettagli
dorati, le cui vesti leggere cadevano a terra sporche di
chissà quali macchie
dopo una fin troppo possibile aggressione subita da parte di quei
lunatici del
cazzo, lasciavano pochi margini di errore su chi fosse veramente.
Quella
era Natah, la compagna dell’ormai defunto lord Megatron, ed
oltre la maschera
che celava le espressioni facciali di Tarn uno strano sentimento si
affacciò in
lui. Un sentimento che rasentava la rabbia nei suoi occhi sgranati.
“sei
Natah?”
Glielo
chiese una volta che raggiunse lentamente la panca in cui la femme si
era
accomodata, arrivando addirittura ad appoggiare un ginocchio a terra
per
poterla osservare meglio. I dettagli erano tutti al loro posto, gli
stessi che
aveva visto nel filmato che lo stesso Megatron aveva voluto che vedesse
a tutti
i costi, ad eccezione di una brutta ferita al polpaccio destro.
Qualcuno, o
forse qualcosa, aveva letteralmente lasciato un morso nel metallo
candido,
tanto da strappare via parte dell’armatura e lasciare una
brutta ferita
scoperta. I medici avevano fermato l’emorragia, ma essendo in
pochi molto
probabilmente non avevano tempo di stare dietro anche ad una ragazza
con una
probabile infezione in corso, visto il modo in cui tremava sottilmente.
“n-no…
non sono Natah… mi chiamo… Nova”
La
voce della giovane, seppur sottile e fragile a causa della febbre,
sembrò voler
marcare in maniera decisa le sue false generalità, forse
perché preda della
febbre oppure per timore di essere scoperta da chiunque poteva volere
il suo
male. Magari la stessa DJD che, dopo aver concluso con lord Megatron,
non
vedeva l’ora di fare i conti con chi l’aveva
allontanato dallo stesso credo
decepticon da lui fondato. Dopotutto loro erano uno dei motivi che
l’avevano
spinta ad allontanarsi repentinamente da Caminos.
Di
questo Tarn non se ne preoccupò, ma mal digerì
quella testardaggine e quella
maleducazione nel voler continuare a dargli le spalle.
“Menti…”
“no…
sono Nova”
Non
si sprecò a farle altre domande, era già
sufficientemente nervoso da non poter
digerire altre menzogne dell’ultima ora, e con un gesto
tutt’altro che
comprensivo – quasi manesco visto il modo in cui non si
preoccupò delle sue
condizioni di salute – prendendola di forza per
l’avambraccio destro la
costrinse a voltarsi verso di lui con uno scatto repentino e
dolorosissimo per
la sua gamba malandata.
Un
singhiozzo carico di dolore fuoriuscì dai denti digrignati,
seguita da quelle
che potevano essere definite lacrime scenderle da un volto
già segnato in
precedenza da medesimo liquido, non riuscendo più a
nascondersi dagli occhi di
un uomo che nel proprio intimo la voleva morta.
Tuttavia
fu proprio nella sua vulnerabilità che Tarn vide qualcosa
che lo portò a
sentire perdere un paio di pulsazioni alla scintilla.
Non
fu il simbolo autobot a portarlo a spalancare momentaneamente la bocca
– poco
più di una spilla, ormai non più nascosta dalle
etichette di rito, all’altezza
del manubrio dello sterno – ma ciò che
c’era più sotto… ossia oltre al
“seno” e
più precisamente all’altezza di dove poteva
trovarsi la bocca dello stomaco. Le
bioluci della femme erano di color rosa pallido, forse dovuti alla sua
condizione di salute precaria, ma quelle sullo stomaco, tra le piastre
della
sua armatura, si facevano più scure simili a magenta.
“Vos!
Vieni qui!”
Non
dovette aspettare molto prima che il suo ufficiale scientifico
arrivasse quasi
galoppando – giusto in tempo nell’aver rattoppato
alla bell’e meglio il
compagno Helex – e la stessa espressione stupefatta si
materializzò nei suoi
occhi rossi nel vedere ciò che pure il lord inquisitore
vedeva.
“Scannerizza”
Il
tono lapidario di Tarn non ammetteva repliche, tanto che il suo
ufficiale
scientifico si limitò ad annuire e ad attivare un congegno
laser posto nel suo
braccio destro. Un fascio di luce rossastro si proiettò
sulla figura inerme di
una giovane che forse non era molto cosciente di quello che stava
accadendo,
troppo debole e febbricitante per potersi ribellare, ritirandosi dopo
qualche
secondo dando modo al suo proprietario di leggere i dati appena
acquisiti.
“questa
creatrice è ancora in una
fase iniziale di creazione della scintilla. Attualmente non si
è ancora
generata una protoforma al suo interno, ma solo la sua fragile
anima… brutto momento
questo per diventare madri”
“C’è
altro?”
“non
vi è sofferenza fetale, ma la
giovane ha in corso una infezione batterica dovuta a
quell’infausto morso alla
gamba. Quegli inutili orpelli che indossa devono averla intralciata
nella fuga
in quale mo… do”
Le
parole arcaiche morirono in bocca allo scienziato decepticon in quanto
Tarn non
aspettò la fine del suo responso per strapparle via di
dosso, e con malagrazia
visto il modo in cui la fece sussultare in protesta, i preziosi veli
del suo
nobile vestiario lasciando al loro posto corti moncherini inutili.
Attualmente
nella testa del lord inquisitore – che si apprestò
questa volta a raccogliere
tra le braccia una femme ferita con una certa delicatezza –
vi erano più
risposte che domande da quando avevano iniziato quella missione
insolita e
oltremodo pericolosa. Ecco perché Megatron voleva a tutti i
costi che fosse lui
a ritrovare la sua compagna; ecco perché la giovane aveva
deciso di viaggiare
fino in quella stazione medica sotto falso nome; ecco perché
il defunto signore
dei decepticon stava per abbandonare tutto per una donna che aveva
messo
volontariamente incinta. E di
riflesso,
in un moto di angosciosa ansia, capì che oltre alle risposte
ci sarebbero stati
molti più problemi di quelli che si era prefissato
all’inizio… nel grembo di
quella femme stava crescendo l’erede di Megatron, e Tarn
ancora non era sicuro
se sarebbe riuscito a reggere tutto.
Quando
poi si avviò verso l’uscita di quella stanza
oscura trovò la comandante dei
cieli ad attenderlo, ora più consapevole di quello che stava
accadendo dentro
quel caveau. Pronta ad assumersi le sue colpe vere o presunte che
fossero.
“i
mortiliani ci hanno attaccato circa ventiquattro ore fa e ci hanno
colti di
sorpresa… io ho accompagnato qui alla stazione alcuni
soldati che necessitavano
di cure, ma se avessi saputo fin da subito che questa femme era la
vostra
compagna, lord inquisitore, avrei predisposto subito una sicurezza
maggiore di
quella che lei aveva già”
A
Tarn – e ai suoi compagni presenti – non
mancò di notare fin da subito un
equivoco che un tempo sarebbe stato un semplice pretesto per ridere e
mettersi
in imbarazzo, ma che per questioni prettamente strategiche decise di
cogliere a
proprio vantaggio la cosa annuendo silenziosamente alla seeker
guerriera.
“dell’attacco
improvviso non avete colpa, comandante dei cieli… ma capite
bene che, non
avendo più avuto contatti dalla mia compagna, ho dato
priorità assoluta al suo
recupero. La scorta che le ho dato non è stata sufficiente,
a quanto vedo”
“il
suo guardiano l’ha protetta quando quelle bestie ci hanno
attaccato qui al
secondo piano. È riuscito a liberarla quando
l’hanno buttata a terra e morsa,
ma poi lo hanno sopraffatto… ho coperto più che
potevo la ritirata dei miei
uomini e dei pazienti nell’unico rifugio sicuro del piano, ma
anche dopo
cercare di mandare in avanscoperta delle sentinelle è stato
un rischio che mi è
costato un paio di scout piuttosto validi”
Al
mech era chiaro che quella soldatessa non fosse solo provata per quello
che era
successo in quella maledetta stazione medica, ma anche il peso di
portare con
se le insegne di un esercito ormai morto avevano lasciato una ferita
che
difficilmente si sarebbe rimarginata. Ma a Tarn servivano alleati
validi per
non vedere tutto il suo mondo spezzarsi in mille frammenti, quindi per
quella
volta poteva anche passare oltre agli sbagli dell’ufficiale
ecepticon.
“comandante,
voglio essere onesto: qual è la vostra lealtà al
momento?”
Una
domanda questa che poteva suonare altamente pericolosa se la risposta
data non
fosse stata di gradimento del macellaio decepticon, ma per fortuna di
Slipstream il suo orgoglio era meno personale del fratello e
più rivolto a
quello che ormai da secoli la femme definiva la sua famiglia.
“con
o senza Megatron la mia fedeltà alla causa decepticons non
può essere messa in
discussione, signore. Sono pronta a prendermi le mie
responsabilità”
Postura
rigida e mento alto, pugni stretti e sguardo fiero di chi ancora aveva
degli
ideali seppur il mondo intero era comunque crollato sulle loro schiene.
Il
signore della DJD decretò che di quella femme poteva ancora
fidarsi.
“molto
bene allora. Vi comunico già che il mio team ha appena
cominciato l’offensiva
contro i mortiliani riattivando quelle difese che prima erano state
disabilitate… nel mentre vi consiglio di chiamare i
soccorsi, noi purtroppo
dobbiamo allontanarci il prima possibile”
“sarà
lei a guidarci, ora?”
La
domanda della seeker arrivò decisamente inaspettata. Tarn
aveva sempre visto
nella disciplina decepticon una via di fuga da una vita che non gli
aveva mai
offerto nulla se non umiliazioni e sofferenza. Una dottrina creata da
un uomo
che veniva dal basso, che parlava a coloro che venivano anche loro dal
basso e
non guardava comunque in generale al ceto sociale o alla casta a cui
appartenevi. Che tu fossi di nobili natali o un uotlier
appena menomato dal senato stesso non aveva importanza.
Quelle
regole lo avevano riportato alla vita, gli avevano dato uno scopo
cambiandogli
completamente il pensiero chiuso e individualista che aveva, credendoci
a tal
punto da aver completamente sposato
il lavoro che Megatron gli aveva affidato secoli addietro. Una pedina
perfetta
a sua insaputa, un discepolo ideale a cui affidare un ultimo incarico
prima di
morire… ma non il capo che tutti si potevano aspettare.
Aveva
un buon rapporto con i suoi uomini certo – a cui aveva
impartito regole precise che prima
del suo arrivo
decisamente mancavano, rendendo la DJD gli esecutori che erano ora
piuttosto
che i razziatori conosciuti prima – ma sapeva di non avere il
carisma e la
leadership che aveva Megatron prima che decidesse di mollare tutto per
la femme
che ora teneva tra le braccia.
La
posta in gioco era molto alta, diviso tra il seguire le regole e
ciò che gli
aveva ordinato il suo defunto signore, ma il timore di vedere perdere
tutto ciò
in cui aveva creduto fino a quel momento lo stava portando ad agire su
binari
insoliti e pericolosi. Doveva elaborare un piano per il futuro a lungo
termine,
altrimenti rischiava che, dal morente esercito decepticons, fosse un
individuo
nella loro lista a prendere le redini di tutto ciò che era
sacro per lui.
“avrete
notizie sul da farsi nelle prossime settimane, Slipstream…
per il momento avete
l’ordine di tenere i ranghi serrati e di punire i disertori.
Posso assicurarvi
che il credo decepticon non morirà con Megatron”
Anche
perché al momento doveva preoccuparsi ad uscire sano e salvo
da quell’ambiente
il prima possibile, quindi tutto il resto poteva venire anche dopo che
aveva
messo una Natah malmessa al sicuro…
Alla
fine ce l’ho fatta a sbloccarmi! Purtroppo però ho
trovato idoneo tagliare
anche questo capitolo. La conclusione di questa rocambolesca fuga si
vedrà nel
prossimo ;)