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Autore: vermissen_stern    13/04/2020    2 recensioni
Il paesaggio offerto dal pianeta Messatine era lo stesso ovunque si posasse lo sguardo. Dune di ghiaccio fino a perdita d’occhio; ampi crepacci nascosti dalle sferzate di vento improvvise e catene montuose sconfinate.
Attraverso i sensori ottici scarlatti di Tarn quello spettacolo desolato gli forniva l’unico momento di pace da una moltitudine di pensieri e atti che non riusciva a riconoscere come suoi. Eppure, seduto su quella neve morbida, un po’ per volta stava cominciando a fare il punto della situazione.
[storia ispirata principalmente ai fumetti IDW]
Genere: Dark, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Shockwave
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Generation I
Capitoli:
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Uno dei primi ricordi che Tarn possedeva da quando aveva coscienza di esistere era qualcosa di tutt’altro che tranquillo e consono a ciò che dovrebbe essere il primo ricordo di una protoforma.

Quello che lo colpiva maggiormente in quelle memorie remote, a distanza di secoli, era la sensazione di viscido e sporco – di buio opprimente e fetore indicibile – che accompagnavano il suo cammino a carponi verso la fine di quello che era un tunnel di scarico fognario. Piccolo e stretto come lo era lui un tempo, ma misterioso così come il motivo che lo aveva spinto a incamminarsi in quell’inferno dall’odore pungente e nauseabondo.

Che fosse arrivato a rimembrare la propria infanzia trascurabile fu un dettaglio che lo sorprese non poco, e non tanto perché pure quella era stata dimenticabile come il resto della sua adolescenza e maturità, quanto piuttosto forse all’odore che quei rottami putrescenti emanavano fin tanto da fargli desiderare di vomitare.

Con sua somma vergogna aveva ordinato ai suoi uomini di darsi alla fuga, dopo aver visto che la sua stessa voce ne faceva cadere solo alcuni – con tutta probabilità quei pochi ad avere i sensori audio ancora attivi – e i colpi del suo cannone a fusione ne inceneriva parecchi ma non era adatto alle corte distanze con soggetti così agili. Era come se più ne uccidevano e più ne arrivavano, dandogli l’idea che quei bastardi si fossero praticamente moltiplicati nella struttura semplicemente torturando e soggiogando i pazienti al suo interno che nulla potevano fare per contrastarli. Rendendoli succubi e folli con chissà quale sostanza chimica tossica.

“Questa è una mietitura! È per questo che sono qui?!”

Nella domanda di Vos probabilmente c’era già la risposta – per quanto ora stessero fuggendo per una rampa di scale intasata di quei fanatici, ed era quindi l’ultima cosa da chiedersi – ma Tarn non aveva mai visto questi fanatici del culto di Mortilus, uno delle cinque divinità primarie venerate un tempo su Cybertron prima di finire confinate a culti minori in favore di Primus, dare la caccia a della gente per renderli forzatamente degli adepti del loro credo. Un culto antico e al limite della blasfemia certo, a cui già milioni di anni prima le autorità del pianeta impuntarono precisi paletti ai suoi cultisti affinché si evitassero disordini di natura sociale, ma non al punto di comportarsi come dei selvaggi inferociti.

Di loro il signore della DJD sapeva quel che bastava. I mortiliani seguivano gli oscuri precetti religiosi dettati dai sacerdoti di Mortilus, dio della morte cybertroiano, che prevedevano di considerare come sacro e indispensabile solo le funzioni religiose dedicate a un dio che non sembrava ascoltar molto i propri adepti. Così come un po’ tutti gli altri divini, a parere dell’inquisitore.

Tutto ciò che non prevedeva vivere, e respirare, in nome di un dio mortifero era considerato al pari della blasfemia… compresa la cura dell’igiene intima stando all’aspetto di quegli orridi individui. E oltre a questo dettaglio poco trascurabile, in quanto già i loro corpi sporchi e imbottiti di droghe erano una bomba biologica non indifferente, non era risaputo che effettuassero razzie in giro per la galassia, in quanto i limiti imposti dalla legge limitava il loro raggio di azione alle preghiere giornaliere – in templi lontani dal quieto vivere delle città più grandi – e certamente non si contemplava minimamente sacrifici di individui senzienti. Ma a vederli sembrava avessero rimediato alla cosa con l’auto flagellazione. Altrimenti non si spiegava le componenti mancanti tra arti e ottiche divelte.

“non è il momento per farsi queste domande… sta giù!” quasi ruggendo quell’ultima parola ordinò al suo ufficiale scientifico di abbassare momentaneamente il capo per evitare l’attacco di un mortiliano sbucato da una conduttura di areazione alla sua sinistra. Il disgraziato venne fuso da un colpo di cannone di Tarn “Zipper! Dove dobbiamo andare ora?!”

Il piccolo minicon – che fino a quel disastroso attacco aveva fatto loro da cicerone –era attualmente tenuto per mano dal capo di quella combriccola pericolosa e, contro la sua volontà, sballottato da una parte all’altra come se fosse stato una bambola di latta.

“A… a destr-NO! A sinistra! Al pianerottolo svoltate a sinistra!”

Il drappello di soldati dovette virare verso la direzione giusta in modo quasi rocambolesco, con Helex che andò letteralmente a sbattere contro un paio di cultisti armati di spranghe e, colpiti dalla massiccia schiena del mech, vennero schiacciati contro la ringhiera della passerella fino a scardinarla del tutto e farli cadere di sotto.

“e meno male che mi sono vaccinato! Che schifo!”

Il gigantesco mech non dette modo ai suoi compagni di sapere a quale vaccino generico parlasse, non c’era tempo, ma la lordura che quei pazzi gli avevano lasciato addosso gli fece venir voglia di farsi un bagno con gli stessi acidi che già si agitavano all’interno della capsula di ebollizione posta al centro del suo petto.

Fino a quel momento l’ex demolitore ci aveva dato dentro nel far suonare i propri poderosi pugni primari contro chiunque tentasse di aggrapparsi alla sua schiena – e il fatto che chiudesse la file era cosa buona in quanto evitava che i fanatici sottostanti raggiungessero l’intero gruppo, nonostante ora le sue grandi mani fossero lerce di chissà quali fluidi – mentre con il paio di braccia più piccole, quasi delle appendici di riserva, aveva più dimestichezza nell’usare il fucile contro dei corpi che non sembravano affatto sentire il dolore.

“quanto manca ancora?!”

Arrivati al piano di destinazione Tarn notò immediatamente che il reparto e le biforcazioni dei corridoi sembrava essere sgombro sebbene non mancassero segni di lotta e disordine – probabilmente i mortiliani si erano riversati tutti al piano terra quando si erano accorti della loro presenza – ma guardandosi attorno, nel mentre che Vos e Helex barricavano le porte metalliche da cui erano entrati con una saldatura provvisoria, non avrebbe saputo dire dove fosse il caveau. Quella barricata non sarebbe durata a lungo, i cultisti erano già dall’altro lato a battere i loro pugni con fare frenetico e furioso, pertanto avevano pichi minuti prima di vedere quella barricata cadere e il minicon aveva già preso l’iniziativa di correre via nel momento esatto in cui il lord inquisitore lo aveva lasciato andare.

“per di qua! Seguitemi! M-ma state attenti al mostro!!”

In quel momento Tarn non comprese a cosa il piccolo transformers si riferisse, il momento era così concitato che non era concesso a nessuno di loro di riflettere con più accuratezza su certi dettagli, pertanto si limitò a seguirlo e a perdere completamente la concentrazione quando, svoltato l’angolo, non vide quella che era l’entrata blindata del caveau.

La porta, di forma circolare e argentea e talmente grande da poter garantire il passaggio anche a un mech di dimensioni modestamente grandi – sebbene Tarn, con un rapido calcolo, decretò che i suoi due demolitori più grandi avrebbero dovuto chinare le spalle e la testa per superarla – era attualmente socchiusa per permettere ad un rapido Zipper di intrufolarcisi dentro in tutta fretta prima che un individuo iniziasse a forzare sulla maniglia per iniziare a chiuderla con una certa fatica. Tutto ciò che il leader della DJD riuscì a notare era che quell’individuo era una seeker – dalle cromature lilla e acquamarina – e nonostante l’evidente sforzo di chiudere il più velocemente possibile non dette modo ai nuovi arrivati di poter entrare dentro anche loro.

“Apetta! Non chiudere!! Aspetta!!”

Nel mentre che Tarn urlò quelle parole concitate – quasi disperate – poté sentire le porte che avevano sigillato in precedenza sfondarsi ai frenetici colpi dei mortiliani fuori di senno. Tanto da portare momentaneamente Vos ed Helex  a voltarsi verso l’angolo precedentemente svoltato nel timore di vedersi nuovamente quella mandria alle calcagna. Avevano le armi con loro, ma per quanto ancora sarebbero riusciti a resistere senza stancarsi?

Per Tarn invece era come se in quel momento non esistessero fanatici religiosi degni di nota, vi era solo l’immagine di una porta che si chiudeva velocemente una volta che il suo custode si era accorto dell’arrivo di altra gente. E nonostante lo scatto violento che lo portò a schiantarsi contro la sua superficie metallica dandogli una dolorosa spallata, si vide costretto a guardare quel diniego con occhi colmi di furia e disperazione. Il suo obiettivo era li dentro, era ad un passo da poter completare la propria missione, non poteva finire così… dannazione!

“Aprite! Aprite maledizione!!”

“prima le luci”

“Cosa??”

“riattivate le luci” disse lapidaria una voce femminile al di la dello spesso metallo, arrivando ovattata seppur comprensibile “poi si vedrà”

Ciò che la donna guardiana ricevette in risposta fu un ruggito colmo di risentimento da parte di un mech che fino a quel momento aveva covato del tutto al proprio interno. Non aveva esternato come voleva durante il suo confronto con Megatron – lasciando che una rabbia quasi silenziosa gli facesse premere il grilletto del cannone a fusione – non lo aveva fatto nei giorni scorsi, rimanendosene nella neve di Messatine in stato di coma apparente, ma lo stava facendo ora con un ruggito furioso e i doppi cannoni calibrati alla potenza massima.

“Naahrrghh!!”

Il suo urlo colmo di rabbia e disperazione venne quasi coperto dal boato del raggio a fusione che si profuse dal suo braccio allungato, illuminando quella lega metallica come un braciere infernale, deciso più che mai a fondere quella spessa porta senza però ottenere il successo sperato.

Il caveau da quell’attacco folle aveva ottenuto un grosso solco infiammato come se fosse appena uscito da una forgia, ma neppure i suoi doppi cannoni erano riusciti a scalfire quel capolavoro di sicurezza interna. Lasciando momentaneamente interdetti i suoi due alleati distratti da quell’atteggiamento poco lucido, a discapito di quello che stava accadendo nei corridoi adiacenti.

“Non… non funziona” balbettò Helex a denti stretti “forse dovremmo…”

La fortuna del demolitore fu di non finire la frase già iniziata – perché se avesse consigliato a Tarn di seguire le istruzioni di quella seeker probabilmente quest’ultimo, decisamente provato da una moltitudine di pensieri, avrebbe sicuramente fuso il petto del suo alleato senza rimorso – poiché l’improvviso trambusto dei mortiliani si placò quando sopraggiunse un grido che di mortale non aveva proprio nulla.

Un suono metallico e gutturale, di una voce forse un tempo appartenuta ad un cybertroiano come loro, ma ora talmente distorta da sembrare semplicemente la macabra parodia di una persona viva. Così spaventosa da aver portato i cultisti fanatici a ritirarsi nei meandri della struttura o a perire per mano di qualcosa che non tardò a far sentire nuovamente la propria presenza.

“c’è qualcosa, che danza nelle ombre…”

Vos sussurrò quelle parole tenendo il proprio fucile ben puntato davanti a se, osservando la biforcazione del corridoio illuminata solo di quelle che erano delle luci di sicurezza ambrate. E lì, proprio su quelle pareti di metallo bagnate d’ambra, si stagliò la minacciosa ombra di tentacoli che si muovevano sinuosi accompagnando i ringhi e i balbettii senza senso di un mostro che avevano tralasciato nelle parole di Zipper.

Persino Tarn dovette mettere da parte la frustrazione di non poter accedere ad un caveau ben sigillato di fronte a una nuova minaccia a cui non aveva minimamente pensato. Ma in fin dei conti, vista la situazione straordinaria, come poteva credere che in quella struttura potesse nascondersi uno sparkeater?

 

Uno Sparkeater…

In vita sua Tarn non ne aveva mai visto uno, ma lord Megatron aveva avuto modo di vederne uno con i propri occhi e di narrarlo nelle sue cronache di guerra – Towards Peace – lasciando ben intendere tutta la bruttura della loro inumana natura un tempo leggenda da raccontare a quei giovani disubbidienti agli ordini dei loro creatori.

Questa sorta di uomo nero nasceva da un processo di fusione della scintilla che nella stragrande maggioranza dei casi portava alla morte dello sventurato malcapitato, ma questo era il prezzo che si rischiava di pagare quando due individui che si amavano profondamente decidevano di unire le loro scintille e con esse anche tutti i loro ricordi.

Due anime che diventavano una, due vite intrecciate e destinate ad un amore eterno spezzatesi con l’avvento della guerra civile tra autobots e decepticons. Coloro che perivano in guerra lasciavano il loro partner ad un destino ben peggiore, che nei migliori dei casi si concludeva con una morte tutt’altro che rapida e indolore. Mentre chi sopravviveva alla propria anima che bruciava fino a scavare un foro nel proprio petto diventava una creatura vuota, di intelletto e di umanità, arrivando addirittura a mutare fisicamente e alla costante ricerca di quella parte di se stesso ormai andata persa per sempre. Un’anima spezzata, un dolore che fasullamente si poteva colmare con la ricerca di altre scintille incompatibili, la pantomima di un essere senziente devastato da un dolore che l’aveva reso irrimediabilmente folle.

Megatron una volta ne vide uno in un campo di battaglia, ed ordinò i suoi uomini di abbatterlo da lontano per evitare che le sue viscere – trasformate ora in tentacoli – finissero col trucidare altri dei suoi soldati impreparati a quello scontro al limite dell’orrore grottesco. Né all’ex signore decepticon né a Tarn – che lesse di quella cronaca piuttosto affascinato – fu ben chiaro se quel primo abbozzo di sparkeater fosse nato proprio in quella zona di guerra devastata dai bombardamenti e cannoni laser, oppure fosse strisciato dalle fogne in cui erano soliti rannicchiarsi creature simili, ma quello che fu più importante in quel frangente fu porre fine alla sua esistenza il prima possibile.

 

Ma ora… il trio di soldati decepticon non si trovava in uno spazio aperto che permettesse loro di evitare gli insidiosi attacchi di quella letale caricatura cibernetica, e la comparsa da oltre l’angolo di una creatura apparentemente deforme e fragile – mancavano alcune parti di armatura da quello che pareva essere un cybertroiano selvatico – fece capire loro che lo sparkeater era in netto vantaggio.

Il tempo che la creatura facesse sbucare il suo orribile volto sfigurato da oltre l’angolo, mostrando loro uno sguardo folle e all’apparenza felice di aver trovato nuove scintille da immettere nel proprio stomaco mai sazio, che il leader della DJD gridò ai suoi uomini di fare fuoco.

 

[…]

 

Le dita di Kaon letteralmente strimpellavano sulla superficie della sua tastiera personale su una console dai molteplici schermi, ignorando qualsivoglia distrazione esterna che non fossero altro che i dati e le immagini che scorrevano davanti ai suoi occhi vuoti. Se fosse stato per lui si sarebbe messo a operare direttamente da camera propria, dove avrebbe sicuramente avuto modo di concentrarsi meglio a modo suo – restandosene nudo e con il cavo di fuori, neppure lui sapeva il perché la cosa lo mettesse a suo agio – ma ora come ora era richiesta la sua presenza sul ponte di comando dove in effetti avrebbe avuto più libertà di azione e movimento.

Cercare di fare breccia nel server interno della struttura medica, cercando di usufruire della scarsa energia fornita da quella di servizio – si stava dimostrando un lavoro altamente stressante da fargli “seccare” la scatola vocale. Per sua fortuna c’era nonna che gli allungava la cannuccia della sua bibita preferita – una kremzeek ghiacciata – quando lui semplicemente annunciava “cannuccia!” con un’enfasi quasi drammatica… ma se non fosse stato dannatamente serio allora si che si poteva ridere di quella scena assurda.

“ok… forse riesco a fare qualcosina da remoto con la corrente di riserva… ma giusto qualcosina! Cannuccia!”

Tosta l’anziana femme – alla destra del tecnico – si apprestò ad avvicinare la cannuccia alla bocca del giovane, che l’agguantò avido succhiando quel nettare all’energon fin troppo zuccherato, mentre alla sinistra di Kaon una incerta Nickel continuava ad osservare gli schermi olografici tutt’altro che convinta della riuscita del piano.

Anche lei, come gli altri sul ponte di comando, poteva vedere quello che lo stesso Tarn poteva vedere attraverso il visore della sua maschera, e quella creatura orrenda – di cui fino a quel momento aveva solo sentito parlare, pur sapendo ormai della loro esistenza – si stava dimostrando ostica persino per degli inquisitori preparati come i suoi compagni. Le immagini erano confuse, dinamiche a casa dei continui scatti di Tarn per evitare quelle viscere uncinate divenute letali fruste metalliche – riuscendo purtroppo a scalfire la sua armatura con rapidi colpi non letali – ed era frustrante osservare come i colpi dei suoi doppi cannoni fusione mancassero costantemente il bersaglio a causa della sua sconveniente agilità.

“come ha fatto una creatura simile a finire in quella stazione…?”

Era l’unico pensiero a cui riusciva dare voce nell’angoscia generale che la teneva bloccata li nel ponte di comando. Avrebbe potuto chiedere a Kaon se il suo piano in qualche modo si sarebbe dimostrato efficace, se fosse riuscito effettivamente a dare una mano a Tarn e gli altri, eppure riuscì solo a soffermarsi su un dettaglio che reputava banale.

“i casi sono due: ho quella creatura si è generata qui, oppure l’hanno in qualche modo portata loro… dubito che qualcuno sia così fesso da legare la propria scintilla con qualcuno in questo periodo!”

La voce cavernosa di Tess li raggiunse nonostante il gigante si trovasse nella sua posizione di lavoro, intento a monitorare le torrette esterne e pronto a fare fuoco in caso sommossa, e quel che disse tanto bastò come risposta per la piccola dottoressa. Se era vera la seconda ipotesi, ed era comunque la più plausibile, lasciava intendere che quei mortiliani fossero più organizzati di quel che poteva sembrare. Ma il come fossero riusciti a portare all’interno della struttura un simile abominio all’interno dell’ospedale probabilmente sarebbe rimasto un mistero irrisolto, in fin dei conti la squadra non era li per quello.

“si… bè… comunque ecco come sbollire i bollenti spiriti di quello stronzo!”

Premendo un’ultima serie di tasti il tecnico decepticon riuscì finalmente a dare vita al proprio complicato piano che, per quanto fosse tutt’altro che risolutore, almeno sarebbe servito a far formulare ai suoi compagni una strategia d’attacco.

Dal sistema di energia ausiliario poteva fare ben poco – in fin dei conti era nato per alimentare solo le apparecchiature mediche e le celle frigorifere – ma immettersi negli impianti antincendio era stata una furbata tutt’altro che semplice da superare.

 

[…]

 

Se la situazione non fosse stata così drammatica molto probabilmente Tarn si sarebbe messo a ridere di gusto. La creatura era agile e loro non lo erano affatto – soprattutto lui ed Helex – impegnati com’erano a evitare quelle fruste uncinate pur comunque venendo graffiati, e nel caso del demolitore in maniera pesante seppur capace di difendersi e riuscire a strappare un paio di quei cavi con le mani. In quel caso si, Helex riuscì effettivamente ad avere la meglio sfruttando quelle appendici viscide della creatura per lanciarla letteralmente contro le pareti vicine come se fosse stato un mazzafrusto – arrivando persino a deformare quelle pareti metalliche un tempo candide – ma lo sparkheater non rimase certo fermo a subire, riuscendo a sgusciare via e a riprendere la sua danza di morte arrivando a fracassare di botte il colossale demolitore.

“Helex! Attento!!”

L’avvertimento dettato dal lord inquisitore arrivò comunque troppo tardi, e almeno tre degli ameno undici uncini del mostro si conficcarono prepotenti nelle giunture del malcapitato esecutore. Le scintille si propagarono in quelle ferite fin da subito chiaramente serie – due braccia, una grande e l’altra piccola, erano ormai inutilizzabili compresa una gamba oramai zoppicante – e l’urlo carico di rabbia del demolitore lo portò a scrollarsi di dosso quella belva con tutta la forza rimasta nelle braccia ancora sane.

Il solo membro del gruppo che fino a quel momento non aveva subito danni era l’ufficiale scientifico della Paceful Tyranny. Vos era l’unico abbastanza agile da evitare ogni fendente ed ogni scudisciata che quel mostro cercava di inferire a loro, con una grazia tale da farlo sembrare come acqua tra le spire di una bestia tentacolare affamata.

I suoi colpi fino a quel momento erano sempre andati a segno – contrariamente a quelli di Tarn ed Helex – e nonostante non avesse minimamente scalfito la rovinata armatura della fiera era quantomeno riuscito a distrarla quel tanto che bastava dall’evitare al resto dei suoi compagni ferite che potevano anche risultare letali.

E proprio mentre il capo di quel drappello di disperati si chiese per quanto ancora sarebbero stati capaci di tenere testa ad un essere che non sembrava stancarsi come potevano farlo loro – e le munizioni iniziavano a scarseggiare nei loro fucili – qualcosa accadde in quel corridoio dalla biforcazione a T.

Si erano spostati di parecchio dal caveau iniziale, la battaglia li aveva portati al limitare di quello che sembrava essere una parete che si affacciava verso l’esterno visto che era composta interamente di pannelli di vetro – il cui paesaggio sembrava essere composto da strutture interne, tubature che si inabissavano nel buio e ragnatele di cavi sottili che attraversavano quell’abisso artificiale –  quando il suono dell’allarme antincendio non portò i presenti a distrarsi momentaneamente da un nemico implacabile.

L’improvviso botto dei diffusori antincendio portarono il drappello di uomini a guardarsi momentaneamente in alto, vedendo che dal soffitto furiose nubi di gas idrogeno si stavano velocemente propagando nella loro zona congelando suppellettili e superfici e rendendo l’intero pavimento estremamente scivoloso e pericoloso. Lo stesso Tarn dovette aggrapparsi ad una ringhiera lungo la parete per cercare di tenersi in equilibrio e non scivolare a terra come un emerito idiota, mentre Helex, seppur dolorante, agguantò il proprio minuto compagno di squadra prima che un soffione di aria fredda non lo congelasse fino alla morte. Per quanto Vos fosse agile non possedeva la stessa resistenza dei suoi compagni di scorribande.

Nonostante avessero fatto confusione per quei corridoi, distruggendo diverse pareti come pioggia di meteore, non avevano generato abbastanza danno da provocare incendi – in quanto tutte le loro armi erano settate sul perforare l’armatura nemica anziché darle fuoco – quindi quello delle manichette antincendio si rivelò essere un altro mistero che si andò ad aggiungere alla lista di anomalie registrate fino a quel momento, ma tutto sommato la cosa andò a loro favore.

La creatura aliena lanciò uno strillo carico di dolore e rabbia quando i vapori di idrogeno la colpirono direttamente, iniziando a congelarla fin all’interno dell’armatura arrugginita rendendo sempre più difficoltosi i suoi movimenti e portandola a spezzarsi miseramente una gamba rimasta ancorata al pavimento ghiacciato. Le viscere usate come fruste continuarono comunque a oscillare in maniera pericolosa e con giri più ampi – come se stesse disperatamente cercando un appiglio che le permettesse di sfuggire da quei fumi pericolosi – ma a questo giro la DJD fu preparata a cogliere quell’improvvisa opportunità di successo.

Con un ringhio rabbioso Helex si appropriò di un paio di tentacoli oscillanti con le braccia ancora buone– nel frattempo che Vos aveva abbandonato il proprio fucile per mutilare l’avversario con una lama affilata estratta dalla gamba sinistra, tranciando via di netto gli uncini di quelle funi metalliche – e con un ruggito risentito, evitando per un pelo di essere ferito dagli artigli della furente creatura, scagliò lo sparkheater contro un pannello di vetro grande quanto l’intera parete del corridoio.

E lì, cogliendo finalmente una occasione per fare centro, Tarn sfruttò una delle ultime cariche del suo cannone a fusione per colpire di prepotenza un avversario che per un momento, una razione di secondo, guardò il lord inquisitore con una espressione basita. Quasi come se una scintilla di normalità si fosse affacciata nel suo petto vuoto – in un volto simile ad una maschera grottesca – nel mentre che l’esecutore gli sparava proprio lì con una forza tale da sfondare i vetri blindati di quella zona del corridoio.

Il vetro dapprima si crepò in così tanti tasselli concentrici da far sembrare per davvero lo sparkheater un ragno sulla sua ragnatela e poi, una frazione di secondi dopo che la belva aveva accusato il colpo, quella ragnatela si spezzò facendo fare la fine della preda ad un perfetto cacciatore degli abissi.

Privato dei suoi uncini – e con solo le zampe malandate dai vapori di idrogeno a cercare disperatamente un appiglio – la creatura demoniaca cadde verso l’abisso il cui grido si disperse tra le pareti metalliche e tubature fino a giungere a contatto con qualcosa che, forse la fortuna per il trio di esecutori, non scatenò un vero e proprio inferno di scintille e scariche elettrostatiche che dal basso si propagarono verso l’alto in pulsazioni continue e ripetute fino a che, con un boato che portò i soldati decepticon a coprirsi il volto con le mani, ci fu una breve esplosione di luce ed il ronzio tipico della corrente che tornava a farsi risentire tra i sistemi operativi della stazione medica. A quanto pare, senza volerlo, con quell’attacco disperato avevano riattivato la corrente in buona parte della struttura.

Le luci tornarono a riaffacciarsi nei corridoi, i macchinari ricominciarono ad operare in tutta tranquillità e i sistemi di comunicazione interni finalmente ritornarono perfettamente online negli elmetti di quei soldati provati. Segno che, se si voleva e se i sopravvissuti erano interessati, si potevano finalmente chiamare i soccorsi per salvare il salvabile.

“Allora… piaciuto il mio scherzetto?”

La prima cosa che Tarn e soci sentirono nei loro comm-link fu la voce un po’ disturbata di Kaon – segno che le comunicazioni si stavano ancora settando – piuttosto soddisfatto di aver dato loro supporto da remoto, ma non era il momento di perdersi in chiacchere dato che, per uno sparkheater abbattuto, rimanevano centinaia di individui esaltati che scorrazzavano per la struttura.

“suppongo che ti chiederò più tardi come hai fatto a darci una mano… per il momento grazie”

“figurati capo! Grazie a voi per aver riattivato la corrente elettrica, ehe! Comunque ho attivato le serrature di sicurezza lungo tutto il piano e mi accingo a fare altrettanto anche negli altri settori, questo dovrebbe darvi una maggiore sicurezza e più grattacapi a quei pazzoidi… sono stati abbastanza furbi da disattivare i droidi di difesa, ma con me nel sistema è tutt’altra storia”

Nel mentre che il tecnico della Paceful Tyranny tesseva le proprie lodi – e spiegava un po’ la situazione – il trio decepticon si era mosso lentamente dal corridoio in cui si erano svolte le ultime fasi della battaglia per avvicinarsi al caveau. Per forza di cose Helex era sostenuto da Tarn – che senza non poca fatica trascinava con se un demolitore che zoppicava più di quel che avrebbe voluto dare a vedere – mentre Vos si era già avviato a passo lungo verso la loro meta di destinazione per poter comunicare con gli abitanti all’interno della cripta.

“nelle mentre che proseguiamo con la missione voi preparate l’infermeria, Helex qui ha bisogno di un intervento urgente e non sappiamo in che condizioni si trovi la ragazza”

“Urgh… no! Posso farcela, poss-”

“il tuo orgoglio non ti terrà in piedi, anche se apprezzo il coraggio”

Non era dato sapere se per “coraggio” Tarn si riferisse alla volontà di Helex di voler proseguire nella missione oppure nell’aver cercato in malo modo di sfidare l’autorità del proprio leader. Ma qualche che fosse la reale chiave di lettura non aveva più importanza, in quanto le porte del caveau iniziarono ad aprirsi con un sibilo come da accordo precedente.

 

[…]

 

Quando la femme aveva chiuso dietro di se la pesante porta blindata sapeva di aver commesso un azzardo imperdonabile – perché per quanto il loro incontro fosse durato pochi secondi aveva ben riconosciuto il lord inquisitore Tarn al di là della porta, sentendone la furia dei suoi colpi a fusione contro un metallo impenetrabile – ma in quanto comandante dei cieli decepticons era suo dovere proteggere i suoi uomini e i civili inermi presenti nel grande magazzino. Non poteva rischiare, non in un momento delicato come quello che stava vivendo un intero popolo abbandonato dal suo stesso leader.

Su questo Slipstream era abbastanza soddisfatta di come aveva gestito le cose fino a quel momento nella stazione medica Relay – riuscendo a portare al sicuro buona parte dei pazienti e, soprattutto, anche tutti gli infanti presenti nel reparto che era rimasto sotto attacco – ma il capo della DJD fu di parere contrario visto il modo in cui entrò in scena una volta che le porte si aprirono grazie al suo successo.

Con un sibilo risentito, e che accompagnava uno sguardo furente sotto l’iconica maschera, il gracile collo della seeker venne agguantato da una mano artigliata di Tarn con una violenza tale da sollevarla da terra come un giocattolo inerme. Sotto lo sguardo allibito e terrorizzato di molti degli ospiti presenti.

“Slipstream…” la voce dell’esecutore era carica di rancore per essere un sussurro letale, ed i suoi occhi non mentivano “hai commesso un grave errore nel tenermi fuori”

“Nhh… s-signore! Mi dispiace! Ma… ma non potevo mettere in pericolo l’incolumità dei feriti qui dentro con quella belva lì fuori!!”

Tarn conosceva a menadito tutti gli ufficiali decepticon promossi da Megatron in persona, e sapeva che quella seeker dalle cromatura lilla e acquamarina si era dimostrata, nei secoli, più affidabile del fratello megalomane noto come Starscream. Bè, almeno fino a quando quella femme imprudente non aveva deciso di sua spontanea volontà di mettersi in automatico nella lista, nell’esatto momento in cui aveva preso la folle decisione di tener fuori lui e la sua squadra in balia di un mostro sanguinario.

Ma fu solo quando il mech si guardò attentamente attorno che vide l’effettivo motivo di quell’insubordinazione senza precedenti.

Nel grande ambiente che lo circondava, tra le scaffalature piene di prodotti medici e tavoli ora usati come lettini di fortuna, una marea di pazienti cercava di rimanere in vita con i pochi medici ancora vivi che continuavano ad operare in condizioni lavorative a dir poco precarie. I visi stanchi del personale medico – alle volte pure loro con ferite al pari dei loro pazienti – accompagnavano i lamenti degli individui moribondi a cui non bastavano gli antidolorifici e  il pianto delle protoforme dentro delle culle non sempre accudite dalle loro creatrici. E nel mezzo di quella cornice di disperazione vide svariati decepticon messi altrettanto male dopo aver cercato di combattere contro dei fanatici religiosi imbottiti di droga e mostri di vario genere… riuscendo comunque a mettere in salvo tutte quelle persone.

Capì inoltre che, furia a parte, non poteva biasimare troppo Slipstream per aver cercato di salvare quel poco che rimaneva del loro esercito in quella situazione di crisi. I simboli del loro esercito erano ben visibili sulle ali della femme, segno che non aveva accettato di nasconderli come da regolamento interno della struttura, e questo era un punto a favore suo in quanto Tarn necessitava di decepticon lealisti.

Riluttante, ma conscio che non era il momento di mettersi a guardare il pelo nell’uovo – dopotutto la DJD non trattava mai con i propri bersagli, nonostante lui avesse fatto praticamente quello una volta che si era messo in contatto con Shockwave… ma data la gravità della situazione non poteva fare altrimenti – e notando che Slipstream non perse tempo a massaggiarsi il collo dolorante una volta libera volle fin da subito chiarire il motivo della sua presenza nella stazione medica.

Ancora una volta estrasse il proiettore olografico da uno scomparto segreto del petto mostrando l’immagine del suo obiettivo ad una allibita seeker e, senza mezzi termini, fece le sue domande bruciapelo.

“Questa femme, l’hai vista? Sai dove si trova?!”

Slipstream si ritrovò ad annuire velocemente cercando di riprendere compostezza e non tremare troppo, dopo aver guardato attentamente l’immagine mostratagli dall’inquisitore, mettendo da parte la propria sorpresa e cercando di essere il più esaustiva possibile.

Con il dito indice indicò una stanza separata da quella centrale – c’erano diverse stanzette laterali usate come magazzini di sorta, ora riconvertiti in stanze per i malati gravi – l’unica in cui attualmente mancava la luce e a rischiarare le tenebre c’erano solo delle lampade artigianali.

“S-si… ho visto quella donna, lord Tarn. Ma è conciata davvero male e… signore!”

Per forza di cose il leader degli esecutori non si curò oltre delle parole della seeker – e fino a quel momento aveva messo addirittura da parte anche i suoi stessi compagni malandati ora intenti a rattopparsi al meglio, ma non che potessero fargliene una colpa – camminando velocemente verso la stanza indicata e, una volta superato l’uscio, lasciare che i suoi sensori ottici rossi si adattassero all’ambiente scarsamente illuminato.

Seppur di dimensioni ridotte rispetto alla stanza centrale anche in quella non mancavano pazienti malmessi, quasi tutte donne, ma l’unica di loro che attirò l’interesse di Tarn era rannicchiata su una panca metallica in posizione fetale dandogli completamente le spalle. La corazza bianca e acquamarina dai dettagli dorati, le cui vesti leggere cadevano a terra sporche di chissà quali macchie dopo una fin troppo possibile aggressione subita da parte di quei lunatici del cazzo, lasciavano pochi margini di errore su chi fosse veramente.

Quella era Natah, la compagna dell’ormai defunto lord Megatron, ed oltre la maschera che celava le espressioni facciali di Tarn uno strano sentimento si affacciò in lui. Un sentimento che rasentava la rabbia nei suoi occhi sgranati.

“sei Natah?”

Glielo chiese una volta che raggiunse lentamente la panca in cui la femme si era accomodata, arrivando addirittura ad appoggiare un ginocchio a terra per poterla osservare meglio. I dettagli erano tutti al loro posto, gli stessi che aveva visto nel filmato che lo stesso Megatron aveva voluto che vedesse a tutti i costi, ad eccezione di una brutta ferita al polpaccio destro. Qualcuno, o forse qualcosa, aveva letteralmente lasciato un morso nel metallo candido, tanto da strappare via parte dell’armatura e lasciare una brutta ferita scoperta. I medici avevano fermato l’emorragia, ma essendo in pochi molto probabilmente non avevano tempo di stare dietro anche ad una ragazza con una probabile infezione in corso, visto il modo in cui tremava sottilmente.

“n-no… non sono Natah… mi chiamo… Nova”

La voce della giovane, seppur sottile e fragile a causa della febbre, sembrò voler marcare in maniera decisa le sue false generalità, forse perché preda della febbre oppure per timore di essere scoperta da chiunque poteva volere il suo male. Magari la stessa DJD che, dopo aver concluso con lord Megatron, non vedeva l’ora di fare i conti con chi l’aveva allontanato dallo stesso credo decepticon da lui fondato. Dopotutto loro erano uno dei motivi che l’avevano spinta ad allontanarsi repentinamente da Caminos.

Di questo Tarn non se ne preoccupò, ma mal digerì quella testardaggine e quella maleducazione nel voler continuare a dargli le spalle.

“Menti…”

“no… sono Nova”

Non si sprecò a farle altre domande, era già sufficientemente nervoso da non poter digerire altre menzogne dell’ultima ora, e con un gesto tutt’altro che comprensivo – quasi manesco visto il modo in cui non si preoccupò delle sue condizioni di salute – prendendola di forza per l’avambraccio destro la costrinse a voltarsi verso di lui con uno scatto repentino e dolorosissimo per la sua gamba malandata.

Un singhiozzo carico di dolore fuoriuscì dai denti digrignati, seguita da quelle che potevano essere definite lacrime scenderle da un volto già segnato in precedenza da medesimo liquido, non riuscendo più a nascondersi dagli occhi di un uomo che nel proprio intimo la voleva morta.

Tuttavia fu proprio nella sua vulnerabilità che Tarn vide qualcosa che lo portò a sentire perdere un paio di pulsazioni alla scintilla.

Non fu il simbolo autobot a portarlo a spalancare momentaneamente la bocca – poco più di una spilla, ormai non più nascosta dalle etichette di rito, all’altezza del manubrio dello sterno – ma ciò che c’era più sotto… ossia oltre al “seno” e più precisamente all’altezza di dove poteva trovarsi la bocca dello stomaco. Le bioluci della femme erano di color rosa pallido, forse dovuti alla sua condizione di salute precaria, ma quelle sullo stomaco, tra le piastre della sua armatura, si facevano più scure simili a magenta.

“Vos! Vieni qui!”

Non dovette aspettare molto prima che il suo ufficiale scientifico arrivasse quasi galoppando – giusto in tempo nell’aver rattoppato alla bell’e meglio il compagno Helex – e la stessa espressione stupefatta si materializzò nei suoi occhi rossi nel vedere ciò che pure il lord inquisitore vedeva.

“Scannerizza”

Il tono lapidario di Tarn non ammetteva repliche, tanto che il suo ufficiale scientifico si limitò ad annuire e ad attivare un congegno laser posto nel suo braccio destro. Un fascio di luce rossastro si proiettò sulla figura inerme di una giovane che forse non era molto cosciente di quello che stava accadendo, troppo debole e febbricitante per potersi ribellare, ritirandosi dopo qualche secondo dando modo al suo proprietario di leggere i dati appena acquisiti.

“questa creatrice è ancora in una fase iniziale di creazione della scintilla. Attualmente non si è ancora generata una protoforma al suo interno, ma solo la sua fragile anima… brutto momento questo per diventare madri”

“C’è altro?”

“non vi è sofferenza fetale, ma la giovane ha in corso una infezione batterica dovuta a quell’infausto morso alla gamba. Quegli inutili orpelli che indossa devono averla intralciata nella fuga in quale mo… do”

Le parole arcaiche morirono in bocca allo scienziato decepticon in quanto Tarn non aspettò la fine del suo responso per strapparle via di dosso, e con malagrazia visto il modo in cui la fece sussultare in protesta, i preziosi veli del suo nobile vestiario lasciando al loro posto corti moncherini inutili.

Attualmente nella testa del lord inquisitore – che si apprestò questa volta a raccogliere tra le braccia una femme ferita con una certa delicatezza – vi erano più risposte che domande da quando avevano iniziato quella missione insolita e oltremodo pericolosa. Ecco perché Megatron voleva a tutti i costi che fosse lui a ritrovare la sua compagna; ecco perché la giovane aveva deciso di viaggiare fino in quella stazione medica sotto falso nome; ecco perché il defunto signore dei decepticon stava per abbandonare tutto per una donna che aveva messo volontariamente incinta. E di riflesso, in un moto di angosciosa ansia, capì che oltre alle risposte ci sarebbero stati molti più problemi di quelli che si era prefissato all’inizio… nel grembo di quella femme stava crescendo l’erede di Megatron, e Tarn ancora non era sicuro se sarebbe riuscito a reggere tutto.

Quando poi si avviò verso l’uscita di quella stanza oscura trovò la comandante dei cieli ad attenderlo, ora più consapevole di quello che stava accadendo dentro quel caveau. Pronta ad assumersi le sue colpe vere o presunte che fossero.

“i mortiliani ci hanno attaccato circa ventiquattro ore fa e ci hanno colti di sorpresa… io ho accompagnato qui alla stazione alcuni soldati che necessitavano di cure, ma se avessi saputo fin da subito che questa femme era la vostra compagna, lord inquisitore, avrei predisposto subito una sicurezza maggiore di quella che lei aveva già”

A Tarn – e ai suoi compagni presenti – non mancò di notare fin da subito un equivoco che un tempo sarebbe stato un semplice pretesto per ridere e mettersi in imbarazzo, ma che per questioni prettamente strategiche decise di cogliere a proprio vantaggio la cosa annuendo silenziosamente alla seeker guerriera.

“dell’attacco improvviso non avete colpa, comandante dei cieli… ma capite bene che, non avendo più avuto contatti dalla mia compagna, ho dato priorità assoluta al suo recupero. La scorta che le ho dato non è stata sufficiente, a quanto vedo”

“il suo guardiano l’ha protetta quando quelle bestie ci hanno attaccato qui al secondo piano. È riuscito a liberarla quando l’hanno buttata a terra e morsa, ma poi lo hanno sopraffatto… ho coperto più che potevo la ritirata dei miei uomini e dei pazienti nell’unico rifugio sicuro del piano, ma anche dopo cercare di mandare in avanscoperta delle sentinelle è stato un rischio che mi è costato un paio di scout piuttosto validi”

Al mech era chiaro che quella soldatessa non fosse solo provata per quello che era successo in quella maledetta stazione medica, ma anche il peso di portare con se le insegne di un esercito ormai morto avevano lasciato una ferita che difficilmente si sarebbe rimarginata. Ma a Tarn servivano alleati validi per non vedere tutto il suo mondo spezzarsi in mille frammenti, quindi per quella volta poteva anche passare oltre agli sbagli dell’ufficiale ecepticon.

“comandante, voglio essere onesto: qual è la vostra lealtà al momento?”

Una domanda questa che poteva suonare altamente pericolosa se la risposta data non fosse stata di gradimento del macellaio decepticon, ma per fortuna di Slipstream il suo orgoglio era meno personale del fratello e più rivolto a quello che ormai da secoli la femme definiva la sua famiglia.

“con o senza Megatron la mia fedeltà alla causa decepticons non può essere messa in discussione, signore. Sono pronta a prendermi le mie responsabilità”

Postura rigida e mento alto, pugni stretti e sguardo fiero di chi ancora aveva degli ideali seppur il mondo intero era comunque crollato sulle loro schiene. Il signore della DJD decretò che di quella femme poteva ancora fidarsi.

“molto bene allora. Vi comunico già che il mio team ha appena cominciato l’offensiva contro i mortiliani riattivando quelle difese che prima erano state disabilitate… nel mentre vi consiglio di chiamare i soccorsi, noi purtroppo dobbiamo allontanarci il prima possibile”

“sarà lei a guidarci, ora?”

La domanda della seeker arrivò decisamente inaspettata. Tarn aveva sempre visto nella disciplina decepticon una via di fuga da una vita che non gli aveva mai offerto nulla se non umiliazioni e sofferenza. Una dottrina creata da un uomo che veniva dal basso, che parlava a coloro che venivano anche loro dal basso e non guardava comunque in generale al ceto sociale o alla casta a cui appartenevi. Che tu fossi di nobili natali o un uotlier appena menomato dal senato stesso non aveva importanza.

Quelle regole lo avevano riportato alla vita, gli avevano dato uno scopo cambiandogli completamente il pensiero chiuso e individualista che aveva, credendoci a tal punto da aver completamente sposato il lavoro che Megatron gli aveva affidato secoli addietro. Una pedina perfetta a sua insaputa, un discepolo ideale a cui affidare un ultimo incarico prima di morire… ma non il capo che tutti si potevano aspettare.

Aveva un buon rapporto con i suoi uomini certo – a cui aveva impartito regole precise che prima del suo arrivo decisamente mancavano, rendendo la DJD gli esecutori che erano ora piuttosto che i razziatori conosciuti prima – ma sapeva di non avere il carisma e la leadership che aveva Megatron prima che decidesse di mollare tutto per la femme che ora teneva tra le braccia.

La posta in gioco era molto alta, diviso tra il seguire le regole e ciò che gli aveva ordinato il suo defunto signore, ma il timore di vedere perdere tutto ciò in cui aveva creduto fino a quel momento lo stava portando ad agire su binari insoliti e pericolosi. Doveva elaborare un piano per il futuro a lungo termine, altrimenti rischiava che, dal morente esercito decepticons, fosse un individuo nella loro lista a prendere le redini di tutto ciò che era sacro per lui.

“avrete notizie sul da farsi nelle prossime settimane, Slipstream… per il momento avete l’ordine di tenere i ranghi serrati e di punire i disertori. Posso assicurarvi che il credo decepticon non morirà con Megatron”

Anche perché al momento doveva preoccuparsi ad uscire sano e salvo da quell’ambiente il prima possibile, quindi tutto il resto poteva venire anche dopo che aveva messo una Natah malmessa al sicuro…

 

 

Alla fine ce l’ho fatta a sbloccarmi! Purtroppo però ho trovato idoneo tagliare anche questo capitolo. La conclusione di questa rocambolesca fuga si vedrà nel prossimo ;)

  
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