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Autore: mattmary15    13/04/2020    4 recensioni
Sequel de 'Il destino di una vita intera'. Un uomo crede fermamente nel destino, un altro non ci crede affatto. Qualcuno ha detto che sono due facce della stessa medaglia ma il tempo pare non avere dato ragione a nessuno di loro. La ruota del destino si è rimessa in moto e la domanda che si pongono tutti è sempre la stessa: Gli dei possono davvero giocare con la vita degli uomini? Il destino si può cambiare oppure una nuova guerra santa legherà i cavalieri al ciclo infinito di vita, morte e rinascita?
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Pegasus Seiya, Saori Kido, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il destino di una vita intera'
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Agire da cavaliere

Non era quello che aveva sperato di riferire, ma Shiryu tornò da Mur con le informazioni che gli erano state richieste.

“La casa è vuota. Non ci sono segni di lotta all’interno ma la campana di vetro che conteneva il pomo è in frantumi e il sigillo è scomparso.”

“Capisco.” Disse Mur seduto sul trono di Atena.

“Posso fare altro?”

“Forse sì, Shiryu. Ho bisogno di una rete di sicurezza nel caso che altri sigilli vengano compromessi.”
“Farò ciò che posso.”

“Esiste un oggetto che è in grado di curare ogni ferita. Si tratta dell’antico Vello d’oro. Avrei voluto mandare Kiki, ma lui è impegnato a riparare alcune armature tra cui quella d’oro di Gemini e non posso affidargli un altro incarico gravoso.”
“Lo so, mio figlio Ryuho mi ha detto che di recente ha riavuto l’armatura del dragone. Come può un oggetto simile essere d’aiuto in un simile momento?” Mur si alzò e scese i gradini che lo separavano da Shiryu.

“Hai seguito Seiya in Sicilia, vero?” Il cavaliere di Libra capì subito dove volesse arrivare Mur. “Se i sigilli cadono, Seiya dovrà combattere e temo che la ferita che ha riportato contro Mars sia ancora aperta in qualche modo.”

“Non c’è bisogno di aggiungere altro.”
“Io devo. Il Vello fu oggetto di un patto tra Atena e Nettuno. Per suggellare la fine di una delle molteplici guerre sacre, Atena donò a Nettuno il Vello che portava in spalla e Nettuno per non essere da meno, le consegnò il gioiello a forma di ancora che ornava il suo scettro.” Shiryu si incupì. Mur sfilò un involto da una tasca della tunica sacerdotale e mostrò al cavaliere la piccola ancora di adamantio.

“Dovrei proporgli uno scambio?”

“Esatto. Bada bene, Nettuno non ha motivi per tenere il Vello mentre avrebbe piacere a tornare in possesso dell’Ancora. Restituirebbe al suo scettro la capacità di richiamare le creature del mare. Se però ti dovesse chiedere a cosa serve il Vello, tu non rivelargli la vera ragione. Non sono certo che l’odio di Julian Solo per Seiya sia scemato del tutto. Ha risvegliato il Kraken per uccidere Seiya.”
“Non l’aveva fatto per uccidere Mars?”

“Non gli ho mai creduto fino in fondo.”

“Vorrà conoscere la ragione di una richiesta simile fatta all’improvviso.”
“E tu digli che Atena non ha perso la speranza di risvegliare Hyoga. Dubito che la notizia del suo risveglio sia arrivata ad Atlantide.”

“Va bene.” Disse Shiryu. “Partirò oggi stesso.”

“Non da solo. Vorrei mandare Kanon con te, ma non posso privare il tempio di due cavalieri d’oro. Ti accompagnerà il nuovo cavaliere dell’Altare.” Mur fece un cenno e Shiryu sussultò. 

Davanti a lui, nella rinnovata armatura dell’Altare, si palesò Genbu. Shiryu lo riconobbe subito.

Si ricordò dell’ultima volta che si erano visti, del modo in cui il suo vecchio compagno di addestramento lo aveva attaccato e di come si erano lasciati indietro tutto il dolore degli anni dell’adolescenza. Quando lui gli aveva chiesto di restare a Goro-Ho, Genbu gli aveva detto che pensava di non aver mai completato l’addestramento e che doveva farlo lontano dai luoghi che l’avevano visto fallire. Era diventato un cavaliere d’argento? 

Genbu gli sorrise.

“Non fare la faccia di quello che non riesce a credere ai suoi occhi. Non è un’armatura d’oro!” 

“E’ bello rivederti.”

“Lo è anche per me.”

Mur mise le mani sulle loro spalle.

“Partite subito e tornate prima che potete. Ho l’impressione che presto avrò bisogno di tutti i cavalieri al servizio di Atena.”

I due uomini annuirono e uscirono.

Il grande sacerdote sospirò. Pensare a Saga gli aveva fatto venire l’idea di un piano di riserva. Lasciò anche lui la sala del trono e raggiunse Shura ancora fermo fuori dalla porta di Dama Clio. Il cavaliere del Capricorno lo salutò con un cenno del capo.

“E’ ancora nelle sue stanze?”

“Sì.”

“Ha chiesto qualcos’altro?”
“No.”

“Non riesco a decidere se è una buona notizia.” Shura ghignò.

“Ho l’impressione che se resto qui fuori, non metterà neanche il naso nel corridoio.”

“Ci conto. E conto anche su un’altra cosa. Se Seiya ti chiedesse di parlarle, tu non farlo entrare. Non fare domande.”

“Non ne faccio mai.”

Mur gli sorrise e lo lasciò al suo lavoro. Fu tentato di tornare da Saori per chiederle come fosse andata la chiacchierata con Pandora ma rinunciò.

Tornò nel suo studio e scoprì che Kiki era là.

“Che sorpresa, Kiki, va tutto bene?” Il ragazzo annuì e lui gli indicò la sedia. Kiki si accomodò. “Vuoi del tea?”

“Sì, mi farebbe piacere berne una tazza.” Mur prese la teiera e ne versò due. Ne porse una al suo ragazzo. Nel suo cuore, Mur lo chiamava ancora così. Kiki se la portò alle labbra e sorrise.

“Me lo preparavi tutte le sere.”

“Adesso sorridi, ma quando eri piccolo non lo volevi bere.”

“Non me lo ricordo.” Si lagnò lui grattandosi il naso.

“Non che tu abbia bisogno di un motivo per venire a trovarmi, ma ce n’è uno? E’ tardi.” Kiki lasciò la tazza e si fece serio.

“Sto riparando molte armature ma nelle ultime due settimane mi sono dedicato solo a quella di Gemini.”

“Hai dei problemi?” Kiki scosse la testa.

“Niente affatto. E’ faticoso ma procede bene.”
“Se hai bisogno di aiuto, chiedi. Non puoi sostenere il carico di tutte le riparazioni da solo. Raki è troppo piccola.”

“Ti ringrazio, ma non è per questo che sono qui.”
“E perché allora?”

“Ricordi l’armatura di Pegasus?” Mur annuì. “La portammo alla prima casa insieme a tutte le altre. Era poco danneggiata.”

“Lo ricordo. E ricordo anche che quando ti ho chiesto di ripararla per prima per poterla consegnare ad Atena che chiedeva di nominare un nuovo cavaliere, mi hai detto che era scomparsa. Ti ho sollevato da ogni responsabilità per questo. Le armature hanno un’anima. Quella del Sagittario è stata lontana molto tempo dal Santuario.”

“E’ ricomparsa.” 

“Cosa?”

“L’ho trovata accanto a quella di Gemini questa mattina.”

“Non so davvero come interpretare questa cosa. Se l’armatura giunge in un momento di particolare difficoltà, non sono lieto che sia tornata.”

“E se fosse riapparsa perché è comparso il nuovo cavaliere di Pegasus?” Mur annuì.

“Comprendo quello che dici. Di recente abbiamo accolto due nuovi allievi. Sono stati affidati a Seiya.”

“Appena completata l’armatura di Gemini, passerò a quella di Pegasus. Se non scompare daccapo.” Disse Kiki alzandosi. “Grazie per il tea.”

“Grazie a te per le notizie. Salutami la piccola Raki.”
“Lo farò. Riposati, mi sembri stanco, fratellone.”

“Sto bene. Buonanotte, Kiki.”

Mur lo lasciò andare e raggiunse la balconata. L’aria fresca della notte era piacevole. Le fiamme delle torce illuminavano le case dello zodiaco. Tutto sembrava tranquillo. Rientrò e chiuse le tende. Scese nella sala del trono e si sedette sullo scranno della dea.

Non poteva dare retta al suo fratellino. Non era tempo di riposare, era tempo di vegliare. Rimase così, fermo sul trono, lo sguardo puntato sulla porta. Nessuna minaccia avrebbe sorpreso il grande sacerdote di Atena. Lo doveva a Shion che lo aveva cresciuto e addestrato e a Saga che l’aveva creduto capace di affrontare ogni pericolo.

Così cominciava la veglia del grande Mur.

 

 

――――――――――――-

 

 

“Non se ne parla!” Le parole di Ikki rimbombarono ancora più forte nel silenzio della nona casa.

“Calmati e parliamone invece. Non dovremmo liquidare la questione così. Non può essere la rabbia a guidarci in questo momento. Cosa è successo con Seiya? Vi siete scontrati?” Chiese Pandora simulando per suo marito tutta la calma che non aveva.

“Se ci fossimo scontrati, ora Atena dovrebbe seppellire un altro cavaliere d’oro.” Sua moglie lo guardò con biasimo.

“Non devi dirlo neppure per scherzo. Ora la tua unica preoccupazione dovrebbe essere Eden.”

“E credi che Eden sarebbe d’accordo con l’idea di mettere a rischio la tua vita?”

“Stai esagerando.”

“No, per una volta non lo sto facendo.”

“Invece sì, lo stai facendo. Non sappiamo come funziona il meccanismo. Potrebbe avere ragione Seiya e magari basta solo una goccia del mio sangue per fare funzionare l’Oroscopio.”

“Oppure no. Magari si deve restituire tutto l’Ichor di Crono a quel maledetto aggeggio.”

“Perché ti comporti deliberatamente da sciocco?” Ikki sospirò e andò a sedersi su un gradino all’ingresso della nona casa. Pandora lo seguì e lo imitò. Gli mise una mano sulla spalla e lo costrinse a guardarla negli occhi. “Aldilà delle tue lecite preoccupazioni, mi vuoi dire cosa ti turba?”

“Non ho mai visto Seiya così serio.”
“Questo ti dovrebbe rendere più bendisposto ad aiutare lui e Saori.”
“Invece mi preoccupa. E’ quello che si è gettato sempre a capofitto in ogni battaglia e ora tentenna. Non dice tutta la verità.”

“Va bene, voglio seguirti in questo tuo ragionamento. Che dovremmo fare? Negargli il nostro aiuto? Vuoi abbandonare Atena?”

Ikki scattò di nuovo e si alzò.

“Non posso. Io sono il cavaliere della Fenice prima di essere qualsiasi altra cosa. Ho fatto tanti errori in vita mia. Non posso rinnegare la mia identità, ma adesso ho una moglie, un figlio e non credere neanche un momento che non sarei disposto a rinunciare ad ogni cosa per salvare la mia famiglia. Atena può disporre della mia vita come crede ma non della tua, né tantomeno di quella di Eden.”

“Non l’ha chiesto. Io mi sto offrendo. In fondo io ho ancora un debito con Saori.” Ikki la guardò come non capisse di cosa stesse parlando. Lei gli carezzò il viso con una mano.

“Fu Hades, nel suo vero corpo a trafiggere Seiya.” Pandora abbassò lo sguardo e lui si risedette. La donna riprese. “C’è una cosa che non ti ho mai detto. Quando tornammo, quando lei riportò tutti in questo mondo e mi concesse di vivere come una donna sulla Terra, io non la ringraziai. Ero terrorizzata da tutto quello che era accaduto. Per la prima volta da secoli, ero di nuovo io. Solo Pandora. In un corpo mortale che non era più legato al ciclo eterno della morte e rinascita. Solo il tuo amore mi consentiva di vivere. E cos’era la mia vita? Incubi di notte e silenzi di giorno. Mesi interi in cui ero lucida solo tra le tue braccia. Poi accadde un miracolo. Ebbi una visione del futuro, della nascita di Eden. Fu il momento in cui tutto cambiò e accettai di essere solo Pandora, solo la donna che tu amavi, quella che un giorno ti avrebbe dato un figlio. Non potevo senza chiudere i conti con lei.”

“Tu sei stata a trovare Saori?” Pandora annuì.

“All’epoca viveva a Skyros. Si prendeva cura di Seiya che pativa ancora la maledizione della spada di Hades.”

“Perché non me lo hai mai detto?”

“Perché quello che vidi quel giorno, mi segnò profondamente.”
“Vuoi parlarmene ora?”

“Tu sei convinto che Seiya nasconda qualcosa. Dovresti sapere cosa nasconde Saori.”

“E cosa nasconde?” Chiese Ikki preoccupato.

“Nasconde se stessa. Quel giorno io l’ho vista. Seduta accanto alla sedia a rotelle in cui riposava Seiya. Leggeva un libro. Avresti dovuto sentire la sua voce. Per lei, Seiya era là, certamente la stava ascoltando anche se i suoi occhi erano vuoti, l’anima assente. Mi straziò il cuore. Quel giorno la pregai di perdonarmi per il male che avevo portato, ancora una volta, nel mondo. Sai cosa mi disse? Che ognuno di noi aveva avuto un’altra possibilità e dovevamo fare in modo di onorarla. Tu rimproveri Seiya di pensare solo a Saori. Seiya però si è battuto contro Mars da solo, ha protetto anche Eden. Dobbiamo aiutarli e questa volta non perché lei è Atena e tu sei un suo cavaliere. Dobbiamo farlo perché sono nostri amici. Seiya e Saori sono nostri amici.”

Ikki si sentì stringere il cuore, si alzò e l’abbracciò.

“Hai ragione, amore mio. A volte pensare di proteggere il mondo ci fa dimenticare che dobbiamo proteggere coloro che amiamo.”

“Mi farai tentare?”

“Lo faremo insieme.”

“Ti amo, Ikki.”

“Devo parlare con Seiya. Devo chiarirmi con lui.”
“Lo farai domattina. Andiamo a letto. Vuoi?” Ikki sorrise.

“Sì, lasciami solo controllare Eden.”

“Non adesso. Adesso, resta con me. Il cosmo di Eden è tranquillo.”

Ikki non se lo fece ripetere e seguì sua moglie in camera da letto. Il tempo si stava rivelando più prezioso di quanto pensasse e lui non voleva perdere nemmeno un istante da vivere con Pandora.

 

 

――――――――――――-

 

 

Raki li aveva accontentati. Li aveva portati, all’istante, sulla lunga e silenziosa balconata che dava nelle stanze di Dama Clio. I ragazzi si guardarono contenti ma un po’ interdetti. Era buio e questo li aiutava a passare inosservati, ma l’ora tarda li faceva anche propendere per l’idea che la donna fosse nella stanza.

“Forse dovremmo ritornare qui domattina.” Ipotizzo Raki. Non lo disse perché era preoccupata di essere scoperta ma perché voleva davvero che l’operazione avesse successo. Eden scosse il capo.

“No. Dobbiamo venirne a capo adesso altrimenti, una via aperta che conduce dritta nel cuore del santuario non può aspettare domattina. Se non scopriamo niente, dobbiamo parlarne con gli adulti. Ricordate la promessa?” Subaru annuì.

“Posso provare ad entrare io,” intervenne Niketas, “sono bravo ad intrufolarmi. Inoltre se mi becca, non sa chi sono dato che sono appena arrivato.”

“Molto nobile, ma non servirà. Se lei è dentro, non potrai comunque cercare niente. Ascoltate me,” disse Aria, “ora io entro fingendo che stia cercando Atena e la distraggo. Nel frattempo voi cercate dentro.”

“Questo mi sembra peggio,” asserì fermamente Eden, “lo faccio io. La distraggo io.”

“Niente affatto. Tu desteresti sospetti. Io sono straniera perciò è plausibile che mi perda qui intorno. Ci cascherà.” 

Aria lo disse con estrema sicurezza e i ragazzi si arresero. 

“Ok, facciamolo.” Esclamò Subaru e Aria si preparò alla sua recita.

Provò a scostare un poco le tende e sentì la donna che canticchiava all’interno.

“Atena, posso entrare?” Chiese a voce alta. Il canto si interruppe e la donna si palesò. Aveva i capelli sciolti e una spazzola in mano. Aria la guardò simulando sorpresa.

“Mia signora, perdonatemi, credevo che fossero le stanze di Atena. Mi ha detto che le sue stanze erano dopo la colonna con i fregi a forma di vite ma queste colonne mi sembrano tutte uguali!” Disse per giustificarsi. “Poi ho sentito cantare e una voce così divina, mi ha tratta in inganno.” Dama Clio sorrise.

“Capisco, mia cara. Tu chi saresti? Non ti ho mai vista prima d’ora. Sei un’orfanella anche tu?”

“No, mia signora, io vengo da Asgaard, il mio nome è Aria.”

“E come mai sei qui?”

“Visita di cortesia. La mia regina mi ha mandata a porgere omaggi. Mi sembrava un bel viaggio ma si sta rivelando un incubo. Vorrei tanto tornare a casa mia.”

“Oh, povera cara!” Si affrettò a dire Clio, lasciando la spazzola e prendendo le mani di Aria tra le sue. “Ti capisco, sai. Anche io sono straniera. Questo posto è così, così triste. Da dove vengo io, l’aria è dolce e profumata. Il mare scroscia dolcemente sul bagnasciuga e gli uccelli intonano sinfonie al cielo azzurro. Ogni cosa celebra la vita. Questo santuario è sciatto.”

“Beh, Atena è la dea della guerra.” Provò ad accennare Aria. Clio le lasciò andare le mani.

“Non vi insegnano niente al nord? Marte è il dio della guerra.”

“Rimane il fatto che Atena è una guerriera, non credo abbia gusto per l’arredamento.” Clio rise.

“Sei simpatica, Aria. Voglio darti un consiglio. Torna a casa. Persino i ghiacci eterni possono essere considerati migliori di questo posto.”

“Apollo odia così tanto Atena?” La donna si voltò gettandosi i capelli dietro alle spalle.

“Odiarla? Non credo che perda il suo tempo così. Atena ha scelto di voltare le spalle ai suoi fratelli e sorelle. Ha preferito un uomo.”

“Ha preferito l’umanità.” Rispose Aria prontamente e stavolta Clio si voltò a fissarla negli occhi. Non sembrava più la ragazzina smarrita che aveva scambiato la sua stanza per quella di Atena e infilò una mano in tasca per toccare il frammento dello specchio Numinoso.

“Ha preferito un uomo solo: Seiya.”

“Seiya combatte per lei. L’ha salvata perché salvare lei significa salvare coloro che lei protegge.”
“Questo ti hanno raccontato? Seiya è solo un uomo e lei ne ha fatto il suo giocattolo.”

“Seiya si è dimostrato persino degno dell’armatura del divino Odino. Con la sua spada ha salvato la regina di Asgaard.”

“E’ un uomo straordinario ma la sua leggenda sarebbe morta con lui se lei non avesse sovvertito l’ordine e le leggi sacre riportandolo dagli Inferi. Celebrate un inganno.” Disse sfilando la mano dalla tasca e giocando con il pezzo dello specchio in modo da intercettare lo sguardo di Aria. Clio si era infastidita per le cose che la ragazza aveva detto e voleva scoprire se nascondesse qualcosa. 

Nello specchio però vide riflesso solo l’immagine di una neonata. Lo rinfilò nella tasca. Aria si schiarì la voce.

“Capisco che lo pensiate e forse è giusto così. Ora perdonatemi, devo tornare nella mia stanza. Vi ho importunata anche troppo.”

“Buonanotte, piccola asgaardiana.”

“Buonanotte, Dama Clio.”

Aria fece un inchino e andò via da dove era arrivata.

Si allontanò fino a che non vide Niketas farle cenno da dietro alcune colonne. I ragazzi erano piuttosto delusi.

“Non abbiamo trovato niente.” Commentò Eden.

“Eppure abbiamo cercato ovunque!” Esclamò Subaru. “Ero certo che avesse lei il frammento dello specchio.” Niketas gli mise una mano sulla spalla per confortarlo e poi si rivolse ad Aria.

“Tu sei stata molto brava Aria.” 

“Grazie, Niketas! In effetti sono stata più brava di voi e tu hai ragione, Subaru. Ce l’ha lei. Il frammento lo porta sempre in tasca. L’ha tirato fuori mentre parlava con me. Ci giocava come se non potesse tagliarsi.”

“Lo sapevo!” Subaru alzò la voce e Raki lo ammonì.

“Fa’ silenzio o ci scopriranno. E’ meglio andare via da qui. Dove volete che vi porti?”

“Dobbiamo dirlo a Seiya.” Le parole di Niketas spiazzarono tutti.

“Perché Seiya?” Chiese Eden. “Non sarebbe meglio parlarne al grade sacerdote?”

“Così tu sarai redarguito e io e Subaru cacciati. Seiya ci ascolterà, è il nostro maestro.”

“Non ho il permesso di teletrasportarmi dentro alla tredicesima casa. Il maestro su questo è stato categorico e io non disubbidirò.”

“Allora alla statua di Atena. Lì ci sono le nostre stanze.” Rispose Niketas. La ragazzina annuì e un istante dopo il gruppo guardava la splendida statua della dea.

“Raki, va’ a casa. Sei stata di grande aiuto e non vogliamo coinvolgerti se Seiya dovesse arrabbiarsi.” Le disse Eden con dolcezza. La bimba annuì e obbedì.

“Andiamo da Seiya.” Li esortò Niketas, Eden annuì e li guidò per il corridoio fino alla stanza del trono. Non fecero in tempo a palesarsi però perché si accorsero che Seiya parlava con il grande sacerdote e sembravano piuttosto tesi.

Eden li fece rimanere nascosti dietro di sé nel buio del corridoio.

Mur e Seiya parlavano di Dama Clio.

“Stai prendendo davvero in considerazione di darle il dente del leone Nemeo?” Chiese Seiya.

“Questo non è possibile. E’ un tesoro del Santuario e deve rimanere al Santuario. E comunque non è affar tuo. Tutto ciò di cui devi preoccuparti è di essere pronto quando sarà necessario.”

“Non possiamo dirle che deve andarsene e basta?” Rispose lui spazientito.

“E se Apollo volesse proprio questo? Ci ho pensato, sai Seiya, perché Apollo dovrebbe voler liberare i Titani?”

“Che diavolo ne so? Perché Nettuno voleva sommergere il mondo?”

“Per impossessarsene. Tutti vogliono il potere per sé. Perché proprio Apollo dovrebbe volerlo per i Titani?”

“Mur queste cose non m’interessano. Tutto ciò che voglio è tenere al sicuro Saori.”
“Ho paura che l’unico modo per farlo è lanciare quel colpo, Seiya. Io farò di tutto per aiutarti ma tu devi stare pronto.”

“Lo sarò, questo te lo prometto. Tu però dimmi che hai tutto sotto controllo.”

“Ho tutto sotto controllo. Ora va’ a riposare. Devo farlo anche io.”

Mur sorrise a Seiya e lasciò la sala del trono diretto alla sua camera da letto.

Seiya tirò un sospiro e in quel momento avvertì di nuovo quella sensazione sotto pelle, quel brivido. Si girò di scatto guardando il trono e aspettandosi di vedere Saori.

Invece saltò fuori Subaru.

“Che diavolo ci fai tu qui?” Chiese Seiya che non sapeva se essere più stupito o arrabbiato.

“Dobbiamo dirti una cosa su Dama Clio.” Rispose il ragazzino.

“Dobbiamo?” Chiese Seiya e Niketas, Eden e Aria vennero allo scoperto. Seiya mise entrambe le mani sui fianchi. “Che state combinando? Eden, persino tu!”
“Perdonaci Seiya, ma è importante.” Si giustificò quest’ultimo.

“Parlate. Cosa dovete dirmi su Dama Clio?” 

Eden avanzò fino allo specchio coperto dal drappo rosso. 

“Dietro questo telo c’è uno specchio. E’ stato danneggiato. Un pezzo dello specchio è in possesso di Dama Clio. Lei lo usa per parlare con qualcuno. Un nemico, crediamo.”

Seiya si avvicinò allo specchio ma non toccò il drappo. Guardò di nuovo i ragazzi e tornò con lo sguardo su Eden.

“Voi dite che Dama Clio parla con qualcuno nello specchio?” Subaru percepì la sua incredulità e si sforzò di spiegare.

“E’ vero. E’ comparso anche davanti a noi.” Aria cercò di comprovare le parole del suo nuovo amico.

“Subaru dice la verità. Lo spirito dello specchio si chiama Numen ma ha detto che Dama Clio non parla con lui, lo fa con qualcun altro.” 

Seiya faceva veramente fatica a seguire il filo dei ragionamenti dei ragazzi. Fu la voce di Niketas a scuoterlo.

“Lo specchio è una via e finché rimane incompleto, la via è aperta e il Santuario in pericolo.”

Seiya guardò il ragazzo negli occhi e, di getto, tirò via il tessuto dallo specchio con uno strattone. Si accorse subito che un angolo dello specchio era rotto.

“Tu devi proteggere Atena!” Esclamò Subaru. “Manda via Dama Clio.” Gli occhi azzurri del ragazzo brillarono e Seiya percepì provenire da essi un cosmo caldo e potente. Si inginocchiò di fronte a lui e gli mise le mani sulle spalle.

“Lasciate questo genere di cose a noi. Voi siete solo allievi. Non dovreste farvi carico di cose tanto pericolose.” 

Aria tentò un’ultima resistenza.

“Volevamo essere d’aiuto. Quella donna è strana e di certo nasconde qualcosa.” Seiya sollevò lo sguardo su di lei.

“Il grande sacerdote, io e tutti gli altri cavalieri ce ne stiamo già occupando. Siete stati coraggiosi a cercare di capire cosa sta succedendo ma dei buoni cavalieri obbediscono agli ordini. Eden, accompagnali nella loro stanza e torna alla nona casa. I tuoi genitori ti staranno cercando.” 

Eden strinse un pugno, ma annuì. Subaru e Aria lo seguirono subito. Niketas rimase un attimo indietro.

“Lo specchio ha detto che la via è aperta, la via per ogni luogo. La via è aperta per gli dei. I Titani sono tutti dei, non è vero?” Seiya annuì e Niketas continuò. “Numen ha detto che lo specchio può condurre anche al labirinto di Crono.”

“Sorveglieremo lo specchio. Nessuno passerà di qui.”

“Io voglio proteggere la signorina Saori.” Niketas lo disse di getto.

“Tutti i suoi cavalieri vogliono proteggerla.”

“Tu la ami? Sei speciale per lei. Eravate insieme l’anno scorso a Skyros.”

“L’accompagnavo. Tu eri lì, sei il ragazzino del cappello?” Niketas piegò appena la testa di lato e i suoi occhi s’illuminarono alla luce delle candele per un momento.

“Te lo ricordi?”

“Mi ricordo ogni cosa di Saori.”

“Da quanto tempo la conosci?”

“Eravamo più piccoli di te quando ci siamo conosciuti, sai.”

“E siete stati sempre insieme?”

“Non sempre. Io sono venuto qui per addestrarmi e lei viveva in Giappone all’epoca. Poi sono successe tante cose. Abbiamo affrontato tanti nemici.”

“E lei? Lei ha mai amato qualcun altro?” 

“Ehi ragazzino, che domanda è?” Niketas abbassò lo sguardo.

“Scusami. Sono solo curioso.”

“Non fa niente. E’ normale essere curiosi alla tua età. Quanti anni hai? Dodici?”

“Quasi quattordici. Compio gli anni a dicembre.” Seiya si rattristò. Stando alle parole di Hyoga anche Kouga avrebbe compiuto quattordici anni il dieci dicembre. 

“Che fine hanno fatto i tuoi genitori?”

“Sono morti in un incidente.” Rispose Niketas intristendosi.

“Scusami, mi dispiace. Anche io sono orfano. Saori ha sempre voluto dare ai ragazzi che arrivano qui un po’ di amore oltre che una casa. Ci proverò anche io visto che sei mio allievo, d’accordo?” Niketas annuì. “Ora va’ a dormire, Niketas.”

Il ragazzo lasciò la sala e tornò nella sua stanza dove si rese conto che nessuno dei suoi amici aveva fatto ciò che Seiya gli aveva raccomandato.

 

――――――――――――-

 

Saori non riusciva a dormire.

Il modo in cui Seiya l’aveva lasciata, la reazione di Ikki e la scomparsa di Aphrodite e Camus la inquietavano.

Si alzò dal letto e uscì all’esterno. Camminò fino alla statua di Atena e alzò lo sguardo al cielo. 

Le stelle brillavano alte nel cielo. Una brezza fresca veniva dal mare e lei si sentì in pace col mondo per un momento. 

Chiuse e riaprì gli occhi. Gli antichi testi dicevano che nel corso delle stelle si potesse leggere il futuro e questo pensiero le riportò alla mente la sua decisione di salire sull’altura e la richiesta che aveva fatto a Kanon di recuperare per suo conto la daga deicida.

Il ricordo di quanto l’avessero turbata le distorsioni temporali e di come aveva attaccato prima Mur e poi Seiya, l’avevano convinta che avere un buon piano di riserva per quei suoi scatti d’ira immotivati non fosse affatto una cattiva idea.

E accadde di nuovo. Davanti ai suoi occhi comparve una figura. Stavolta la riconobbe subito perché era lei stessa. 

Ferma, in piedi accanto alla statua, si tagliava il palmo della mano ed evocava l’armatura di Atena.

Forse perché vedeva se stessa, più probabilmente perché quella scena le ricordava un momento di cui andava particolarmente fiera, l’immagine non la turbò come le altre volte e riuscì a concentrarsi su quello che la circondava. Fu in quel momento che se ne accorse. L’altra se stessa guardava un ragazzino di spalle. Un ragazzino che indossava l’armatura di Pegasus.

Scosse appena la testa. Stava guardando il passato o il futuro?

Chiuse gli occhi per mettere a fuoco ma quando li riaprì di quella visione non rimaneva più nulla.

“Milady.” 

Saori riconobbe la voce di Mur.

“Neanche tu riesci a dormire, grande sacerdote?” 

“No. Ho fatto di meglio.” Saori sorrise e lui continuò. “Ho trovato la soluzione al nostro problema. So come possiamo dare a Dama Clio il dente del leone Nemeo senza che il sigillo si spezzi.”

“Davvero?” Mur annuì.

“Ho letto e riletto tutte le carte di Saga sui sigilli e alla fine mi è caduto l’occhio su questa pergamena. Leggete.” Disse Mur porgendo il foglio a Saori.

“Alla fine ho scelto l’ultimo sigillo. Userò uno dei denti del leone Nemeo.” Il volto di Saori si illuminò.

“Dice uno dei denti. Quindi ce n’è più di uno.” Mur annuì.

“Ce ne sono due per l’esattezza. Uno è stato affidato ad Aiolia. Il secondo l’ho cercato nell’archivio dei tesori di Atena. L’ha preso Saga.”

“E cosa ne ha fatto?”

“Nell’archivio è indicato che è stato usato come amuleto di protezione nella stanza accanto alla vostra. Quella che avete assegnato agli allievi di Seiya.”

“Ma quella stanza era chiusa. Perché lo avrà fatto?”
“Questo non mi è dato saperlo. Domattina col vostro permesso lo prenderò e lo consegnerò a Dama Clio così avrà ciò he ha chiesto e tornerà a Delo.”

Saori prese le mani di Mur tra le proprie.

“Non sai quanto mi rende felice sentirlo. Grazie Mur.”

“Ora, col cuore più leggero, andiamo a riposare. Va bene?”

Saori acconsentì ed entrambi rientrarono nel Santuario per lasciarsi indietro quella lunghissima notte.

Quella notte però per qualcuno non era ancora finita.

 

――――――――――――-

 

 

Nel momento in cui Haruto del Lupo si palesò davanti a lui composto e con un’espressione preoccupata sul viso, Shura si mosse appena. Haruto era suo allievo da molti anni e si era dimostrato un ragazzo dotato e intelligente, sveglio e obbediente. Per questo non si era sorpreso che avesse meritato subito un’armatura e che avesse chiesto di occuparsi insieme a lui della sorveglianza della tredicesima casa. Era sempre ligio al dovere e di poche parole.

“Maestro, perdonatemi ma ho un messaggio per voi.” Disse il ragazzo chinandosi appena.

“Dimmi pure.”

“Il cavaliere del Sagittario ti chiede di raggiungerlo nella sala del trono. Dice che è urgente.”

Shura sorrise masticando amaro. Quelle erano le situazioni in cui odiava finire. Mur, il grande sacerdote, gli aveva ordinato di presidiare le stanze di Dama Clio e di non fare entrare nessuno, soprattutto Seiya e ora Seiya gli ordinava di raggiungerlo nella sala del trono e lui non poteva ignorare che Seiya era comunque il generale dei dodici cavalieri d’oro.

“Riferisci a Seiya che per ordine del grande sacerdote non posso lasciare il mio posto di guardia.”

“Maestro,” rispose Haruto piuttosto contrito, “il generale ha detto che avreste risposto così e mi ha ordinato di prendere il vostro posto di guardia affinché voi poteste raggiungerlo. Dice che è grave ed urgente.”

Shura digrignò i denti e accusò il colpo.

“Haruto, non lasciare entrare nessuno e se Dama Clio chiedesse di uscire accompagnala e non perderla d’occhio per nessun motivo.” Il cavaliere del lupo annuì e si mise di guardia alla porta della sacerdotessa di Apollo.

Shura camminò a passo svelto fino alla sala del trono e trovò Seiya solo davanti allo specchio che di solito era sempre coperto da un drappo di velluto rosso.

“Dimmi che hai un buon motivo per distrarmi dai miei doveri.” Esordì mostrando subito tutto il suo disappunto. Seiya si voltò e annuì.

“Shura, ho motivo di credere che questo qui,” disse indicando lo specchio, “non sia un semplice specchio. A quanto pare si tratta di un passaggio. I ragazzi parlano di una via aperta.”

Per quanto le parole di Seiya suonassero piuttosto strampalate, Shura non si sentì di ribattere. In quelle ultime settimane Mur aveva parlato spesso di pericoli all’interno del Santuario e di distorsioni temporali. All’idea che cavalieri di passate battaglie potessero tornare nelle tredici case, anche quella di una via aperta nel cuore del Santuario attraverso uno specchio sembrava altrettanto assurda e plausibile.

“Quali ragazzi?”

“Subaru e Niketas.”

“I tuoi allievi?”

“Non che abbia avuto modo di insegnargli qualcosa!” Commentò Seiya. “E comunque c’era Eden con loro. Hanno parlato di un pezzo dello specchio che Dama Clio ha preso e che impedisce allo specchio di funzionare correttamente.”
“E tu credi a questa cosa?” Seiya scosse la testa e allargò le braccia.

“Non lo so, ma Eden mi sembrava preoccupato e non posso sottovalutare nessuna minaccia. I ragazzi dicono che lo specchio è una via che possono attraversare solo gli dei e Crono è un dio. La via non si può chiudere se lo specchio non torna integro. Devo recuperare il frammento dello specchio in mano a Dama Clio.” Shura si alterò.

“Mur mi ha ordinato di impedire a chiunque di avvicinare la sacerdotessa di Apollo, soprattutto a te.”

“Invece io andrò e tu rimarrai qui. Ti ordino di fare a fette qualunque cosa esca da lì.” Disse Seiya con fare deciso indicando lo specchio.

“Seiya aspetta!” Gli rispose Shura, trattenendolo per un braccio. “Quando Mur dà un ordine, lo fa tenendo presente molte cose, cose che a volte noi non conosciamo. Se ti dice di stare lontano da quella donna, tu fallo e basta.”

“Sono leggendario per la mia obbedienza, non lo sai Shura?”

“Credi che sia uno scherzo?”

“No,” rispose il più giovane smettendo di sorridere, “proprio per questo lo devo fare. Tu sei sempre stato qui, accanto a lei. L’hai vista cambiare e dire follie. Una notte era qui, con il drappo che copre lo specchio avvolto addosso. Diceva che c’era qualcuno e io non le ho creduto. Nessuno le ha creduto. Tu sei testimone di ogni cosa. Io la devo aiutare. Dama Clio sa qualcosa e deve parlare. Non aspetterò che la diplomazia faccia il suo corso. Tocca a me.”

Shura non condivideva nessuna delle cose che aveva detto. Non toccava a lui. Non doveva scavalcare Mur e non doveva trasformare Dama Clio nel nemico se non aveva prove certe. Per Shura, che si definiva da sempre uomo e soldato pratico, uno specchio magico non era una prova. Per niente.

Su una cosa invece aveva ragione. Nessuno aveva creduto a Saori, nessuno. Cedette.

“Anche se me ne pentirò, fa’ quel che devi.” Disse lasciandogli il braccio.

“Ricordati Shura, niente deve uscire dallo specchio.” Il cavaliere del Capricorno annuì e Seiya lasciò la sala del trono.



NdA
Rieccomi. Piccole brevi note.
Genbu è il nome portato dal cavaliere della bilancia di Saint Seiya Omega. Dovrebbe essere un terzo allievo di Dhoko. Io però l'ho usato per richiamare il personaggio che nell'anime storico è Demetrios. Trovo questo nome odioso ma l'originale Ohko non mi piaceva per nulla. Tra l'altro sia Shiryu che Genbu sono i nomi delle bestie sacre della mitologia cinese che rappresentano il drago e la tartaruga. Per cui ho scelto Genbu.
Altra piccola nota: se vi chiedete se la prima parte riporterà Julian nella vita dei nostri affezzionatissimi la risposta è sì.
Mi dispiace averd dovuto spezzare il capitolo in due parti, ma in questi giorni ho cominciato a scrivere e ho incasinati inserendo una serie di scene che in precedenza avevo eliminato.
Vi aspetto alla prossima e mi auguro di ritrovarvi. Spero che abbiate fatto tutti buona Pasqua.
Mary.

  
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