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Autore: Unacomete    14/04/2020    0 recensioni
Songfic ispirata alla canzone "il posto dei santi" dei negroamaro
tratto dalla storia:
" Ho rubato l'odore dai sensi..." farfuglia, in preda a un dolore che non sa identificare.
Non capisce nemmeno lui come siano arrivati a questo punto. Pian piano i suoi pensieri hanno preso il sopravvento e quello che era una semplice delusione si è trasformato in un vero e proprio dolore fisico. Non è lui a parlare, la sua mente è annebbiata, la sua conoscenza si è lentamente separata da lui.
....
" Cosa diavolo è? Cosa lo ha provocato?" vorrebbe esprimere il dolore che prova ma è la rabbia a emergere.
Jaskeir tossisce altri petali, riversandone una quantità maggiore della precedente. È affannato, disorientato e dolorante. Ripensare a ciò che ha fatto prima di cercarlo e raggiungerlo è automatico.
"ho strappato le ali dai sogni..." gracchia, cercando di schiarirsi la gola
per cadere ogni volta sui tetti
preferisco restare coi gatti sul mondo che tanto comunque ritorni, pensa mentre si mette in ginocchio, allontanando con le dita i petali più ostinati
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Geralt di Rivia, Ranuncolo
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
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" Non conosco altri Witcher oltre te. Non no ho mai incontrato uno prima. " inizia, sottovoce, Jaskeir  " Questo non significa che non sappia che ce ne sono altri come te nel mondo. " 

Lo scontro è da poco terminata, l’ennesimo contratto rispettato per potersi permettere il pane di cui viverel’ennesima ferita da ricucire per poterlo andare a riscattareLa solita routine, con la sola differenza che lui e lo strigo si sono ricongiunti (di nuovo) da poco, dopo quanto successo sulle montagne. Lo strigo riverso a terra a tentare di ricucire la ferita mentre il bardo prova, ancora, ad essergli d’aiuto. Come sempre. 

Come sempre, il bardo conserva qualcosa di strano (il suo carattere), e porta con sé qualcosa di diverso. 

La curiosità è sempre stata parte integrante della sua natura, figure come quella di Geralt lo hanno affascinato fin da quando ne è venuto a conoscenza. 

"Chiunque essi siano e dovunque si trovino adesso, rispetto a te, non sono nulla," continua, mentre tine vicini i lembi di carne che trattengono gli organi. Lo strigo sta cercando di mantenerli insieme "non lo saranno. Sei forte, incredibilmente forte, e devi esserlo più degli altri." lo osserva ricucire quei tessuti che neanche un minuto prima sono stati dilaniati: gli artigli della creatura hanno oltrepassato l'armatura trascinando fuori viscere, in un ultimo spasmo prima che Geralt riuscisse ad affondare fino in fondo la lama 

Ho curato le tue ferite, preparato i tuoi bagni, cantato i tuoi successi. Ho cercato, ho desiderato leccare via il sale dai tuoi occhi, per saperti e mostrarti più forte degli altri. Non me lo hai permesso, vorrebbe dirgli ma non lo fa. Continui a non permettermelo ma...  

"non posso e non voglio che gli altri ti vedano così come ti vedo io." lo strigo gli rivolge, per un attimo, uno sguardo di pura perplessità. Appena il tempo di considerare decisamente più impellente la  suturazione che riprendere il bardo . Lo stoicismo, o masochismo (dipende dai punti di vista), di lui in queste situazioni è qualcosa di stupefacente.  Come può lasciare i lembi, gli prende l'ago dalle mani e finisce di ricucirlo. Prima ancora che questi possa alzare lo sguardo sulla sua borsa e chiedergliela, il bardo sta già versando l'intruglio lungo la ferita. 

 Il cuore che tanto strenuamente costringi nel petto, lo tieni troppo stretto. Vuoi far parte di questo mondo senza essere chiamato mostro ma vuoi essere così disperatamente amato da non riuscire a nasconderlo. 

Il bardo continua a rimuginare, mentre con fatica lo strigo si rimette in piedi. Non lo aiuta a farlo, anche se lo vorrebbe. Non lo aiuta per il semplice fatto che non si sente abbastanza dispettoso da fargli sprecare forze per respingerlo. Vorrebbe così tanto dimostrargli il suo valore, essere d'aiuto e non semplicemente assisterlo o meglio, costringerlo a farsi assistere nel rimettere assieme i pezzi di .  Ma questo a Geralt, intanto è già salito in groppa a Roach. 

Romperò quel silenzio di cui ti ammanti per intrattenerti, per farti sorridere e darti quel sostegno che continui a non voler accettare, ma che non smetterò mai di darti. 

Canterò dello strigo che viene a far giustizia, dal cinico stoico guerriero a cui dovere il proprio rispetto. 

Imbracciare il liuto è automatico, come arma, l'unica che è in grado di maneggiare per farsi spazio e sopravvivere in questo mondo. 

Amore mio, con quelle pietre, con quelle parole che tanto ti feriscono, costruirò un muro. Dietro quel muro, dentro quelle pareti ti amerò. ti difenderò, combatterò con le armi di cui madre natura mi ha dotato e che con affilato con gli anni. È quello che so fare meglio. 

Interruzione pagina 

" È un amore di lusso il mio" dichiara, prima di intonare le familiari note di "toss a coin to your witcher" e seguire a piedi il guerriero a cavallo 

Un amore scritto pure di lacrime, ragiona, non solo mie, non sono il solo a versare lacrime di frustrazione per questa vita, ma anche le tue, quelle che non riesci più a versare e che forse non hai mai nemmeno versato. So così poco di te, e dall'ossessione per il sapore del dolore che sembri portarti dietro.  

Lo strigo non prova nemmeno a prestare attenzione al bardo. Se le sue frasi hanno un filo logico, preferisce ignorarlo piuttosto che dargli ulteriore corda. Jaskier in realtà è troppo preso dai suoi pensieri per accorgersene e restarci, nuovamente, male. La memoria muscolare lo assiste nel suonare e le parole della canzone prendono vita senza sforzo.        

Tutto ne è pregno, e tu ne sei assuefatto. 

" Posso costruire per te, con le mie parole, con il mio talento e le mie impareggiabili abilità una fama tale da non essere dimenticato, un mondo di gloria e di trionfi così pregno di piaceri da farti dimenticare questa realtà..." vaneggia di unutopicrealtà dove l'amico possa liberare (è un po' costipato in questo senso) i suoi sentimenti e vivere serenamente i suoi giorni senza doversi difendere dall’odio. 

"una gabbia di parole per mettermi in mostra come una fiera? "  

Geralt non è un tipo particolarmente loquace e se è arrivato a rispondere ai suoi (forse) deliranti discorsi, si deve essere veramente offeso.  

"Al contrario, amico mio, se devi proprio immaginare una creatura in gabbia quella sarei io. Puoi immaginarmi come il tuo Dijin, solo che anziché esaudire ciò che mi chiedi, esaudirò ciò che non hai il coraggio di chiedermi.  Tu vuoi scegliere per mestiere di diventare il mio carceriere?  Non c' è trucco, ne inganno," intona quest'ultima frase, con fare leggermente drammatico improvvisando qualche passo di danza "ma puoi capire qual è il piano." conclude con una strimpellata appena più vivace. 

Se non avesse visto con i suoi occhi (ha sempre un occhio su di lui) che l'amico è sempre stato al sicuro durante lo scontro, si domanderebbe se Ranuncolo non avesse battuto la testa. È decisamente più delirante del solito. 

"Non è ciò che desidero" risponde, asciutto. 

È ciò che desidero io, con tutto me stesso: prendere parte alle tue avventure, cantarle e decantarle per la mia gloria, e accompagnarti, affiancarti, per alleggerire e rallegrare la tua. Desidero con ogni fibra del mio corpo dimostrarti che sono un buon compagno di viaggio, che posso essere un degno compagno e non solo di viaggio. 

"Allora ti darò me. Ti darò tutto di me, senza risparmiarmi."  

Hai già il mio cuore e la mia mente, che sarà mai darti il mio corpo. Sarà mia prerogativa non farti annoiare mai. Si ripromette 

Jaskeir"  dice, e questa parola è un ammonimento.  

È confuso e preoccupato per il suo comportamento.  È vero che vaneggia spesso e di cose senza senso, ma non è mai arrivato a mettere a nudo la propria anima così, senza preamboli.  

Arresta il trotto di Roach, per poterlo osservare meglio. 

Sembra il solito strano Jaskeir 

 

Il suo odore non è cambiato, ranuncoli e girasoli, è solo appena più pungente per il calore del giorno che li fa sudare di più.  

Il battito del suo cuore è leggero, ma animato da una ansia che lo fa accelerare leggermente.  

Il suo ritmo ha qualcosa di musicale, quasi ammaliante, ma è ancora decisamente troppo perplesso dal comportamento del suo amico per farsi distrarre.  

Adesso ha tutta la sua attenzione, e Jaskeir sembra quasi esserne sollevato. 

Non parla, semplicemente abbassa il liuto e si porta di fronte a lui.  

C’ è qualcosa di grave nell’aria. 

 Geralt smonta e gli si avvicina, la ferita e il suo dolore dimenticati. 

Preoccupazione e confusione crescono sempre di più, anche se assolutamente nulla traspare dal suo volto. Non è nella sua natura, tra l’altro. Lo guarda dritto negli occhi, e li vede sofferenti. Qualcosa gli sfugge, questa cosa lo sta lentamente consumando. Con una malagrazia che non vorrebbe usare afferra il braccio del bardo e lo scuote.   

"Nasconderò le pieghe del nostro cuscino perché tu non possa annoiarti." Il tono è assorto, pieno di devozione e malizia, ma anche incrinato dalla implicita supplica. 

Voglio essere importante per te, non voglio essere ignorato.  

"Ma di cosa stai parlando?" 

"Non so se non capisci o non vuoi capire i miei sentimenti, a malapena mi sopporti... " 

"Jaskeir?" 

"...non mi dispiace se mi odi. Che tu mi ami o mi odi, non ha importanza. Entrambi sono in mio favore: se mi amassi sarei per sempre nel tuo cuore, se mi odiassi sarei per sempre nei tuoi pensieri. Ma non... non mi ignorare." 

Lo strigo stringe anche l'altro braccio, osservando sconcertato il suo amico lasciare andare il liuto. Non avrebbe mai riservato così poca cura allo strumento, mai avrebbe immaginato che un giorno sarebbe successo. Il dolore sul suo viso diventa sempre più evidente, i sensi allenati percepiscono però che si tratta di un dolore fisico ma Geralt non riesce a vedere alcun segno che possa starglielo procurando.  

" Diavolo, Jaskeir, stai delirando...? Si può sapere cosa ti sta succedendo?" 

" La mia vita è una briciola in confronto alla tua..." Esala debolmente 

Di peso lo carica ingroppa al suo cavallo, ormai certo che non stia bene. A cura di non dimenticare il liuto, sapendo quanto per lui è importante.   

Può solo stringere la vita del suo amico con un braccio e con l'altro spronare la cavalla verso il più vicino insediamento. Non sa se cercare un guaritore o uno stregone, ma qualcosa gli dice di non avere molto tempo. 

"maledizione..." 

Interruzione pagina 

 

" Ho rubato l'odore dai sensi..." farfuglia, in preda a un dolore che non sa identificare. 

 Non capisce nemmeno lui come siano arrivati a questo punto. Pian piano i suoi pensieri hanno preso il sopravvento e quello che era una semplice delusione si è trasformato in un vero e proprio dolore fisico. Non è lui a parlare, la sua mente è annebbiata, la sua conoscenza si è lentamente separata da lui. 

L'olfatto è uno dei sensi meglio sviluppati che la mutazione ha portato e che, tuttora, mantiene.  

Non riesce a capire l'allusione. Il suo amico sta evidentemente delirando ma il suo istinto gli dice di prestare attenzione a quelle parole. Aspira ancora ma riesce ancora a distinguere gli odori. L'odore di fiori è più forte e si mescola all'odore della paura, così aspro, specialmente su di lui. Nulla lascia intendere che stia mentendo, eppure non dice il vero o lo dice a metà. 

Annusa meglio, c'è qualcosa di strano. L'odore di fiori è troppo forte. 

"Ti ho sentito con il naso che menti." aggiunge sbrigativamente, mentre sprona Roach ad andare ancora più veloce. Un dubbio lo tormenta "chi sei?" chiede, anche se sa, sente, che è lui. È ancora lui. 

Ho tenuto ben stretto tra i denti il respiro per non far sapere i tormenti, pensa Jaskeir. Pensa a tutti quei mesi passati a rimuginare su quanto accaduto sulla montagna: al desiderio che Geralt ha espresso al Dijin, ai suoi sentimenti e al loro rapporto. Geralt ha desiderato legare il suo destino a quello di  Yennefer, ha voluto trattenerla anche se contro la sua volontà. Lui invece, che gli è sempre voluto stare vicino è stato solo sopportato finché non è stato definitivamente allontanato e anche in maniera meschina. Ha sempre saputo che lo strigo mal tollerava la sua vivacità, ha insistito molto per guadagnarsi la sua compagnia. Non si era reso conto che il sentimento che lo spingeva verso di lui fosse così profondo. Guadagnarsi fiducia e stima è di per sé abbastanza faticoso quando si parla di uno strigo, se poi ci si aggiunge una concorrenza (sleale) tra l'altro disinteressata all'articolo allora la cosa diventa ostica 

ho sentito il rumore del cielo, diventare ogni giorno più grande, ricorda 

ho copiato il frastuono 

che fanno anche gli alberi quando la vita è ingombrante 

ho ingoiato il sudore del mare 

indossando le nuvole grigie 

ho capito che tutto appartiene al resto che manca non solo se esiste 

Che tu le appartenga, non importa. Non è un sentimento vero quello che lei prova per te. Il mio si, Il tuo desiderio di essere amato non trae conforto dal mio amore però. Non riesco ad essere abbastanza per te. Ma ho capito che tu sei comunque tutto per me. 

vivere non è abbastanza se 

non c'è distanza che 

non ti permetta di desiderare 

tornare da te è naturale, anche se ciò non corrisponde ai tuoi desideri 

perdersi per poi riprendersi, come se nulla fosse cambiato, 

non è dividersi,  

 

L'uno a fianco dell'altro, come è destino che sia 

siamo sostanza che non può sparire. 

Al primo accampamento di rifugiati che incontrano vengono indirizzati da un vecchio elfo guaritore, decisamente meno loquace di lui.  

Il dolore che prova è visibile chiaramente sul suo volto, non ha perso i sensi ma ha difficoltà a tenersi presente. Respirare fa sempre più male, e quel dolore che prima non riusciva ad identificare via via si è fatto più solido. C'è qualcosa che gli rende difficile e doloroso respirare. 

 L'elfo lo spoglia rapidamente, scoprendone per primo il petto: ha sempre avuto una carnagione chiara, questo Geralt lo sa bene, ma non avrebbe mai immaginato che avesse vasi capillari così marcati. Questi infatti hanno assunto una intensa colorazione scura, disegnando arabeschi su tutto il torace. Il groviglio si fa più fitto verso il centro del petto, mentre si dirama, più chiaro, verso gli arti, fino alle delicate vene del polso. Il cipiglio dell'elfo si fa più severo, mentre preme una vena del polso e la ripercorre fino al centro del petto. Lì preme ancore e Jaskeir tossisce. Tossisce petali, petali blu. Sono petali di rosa che con fatica il bardo porta fuori dalla sua gola. Lo soffocano, e la morbidezza contro la gola lo nausea.  

"male, è già arrivato alle rose" mormora rapidamente "Strigo, hai notato se ha restituito altri fiori?" 

"No, però il profumo di ranuncoli e girasoli è aumentato, conta?" 

"ranuncoli e ...?" gli occhi dell'elfo si sgranano appena osservando prima il vuoto e poi lo strigo, "il tuo amico è destinato ad una lenta agonia" dichiara prevedendo il dolore che dovrà sopportare " A meno che non si sottoponga ad una operazione per eliminare i fiori. Insieme ai petali, però, sparirebbe anche la capacità di provare qualsivoglia sentimento" 

"Io..." Geralt è semplicemente spiazzato. La cura che gli ha proposto è forse peggiore del male. Come può una persona come Jaskeir  sopravvivere senza provare più sentimenti? Lui che è tutte quelle emozioni. Lui che è allegria e spensieratezza, rabbia e tristezza.  Sarebbe una condanna, una mutazione e ben peggiore di quella che ha patito lui. Come può lui che sa cosa si prova a farsi privare della propria umanità, condannarlo ad un simile destino? 

" Cosa diavolo è? Cosa lo ha provocato?" vorrebbe esprimere il dolore che prova ma è la rabbia a emergere. 

Jaskeir tossisce altri petali, riversandone una quantità maggiore della precedente. È affannato, disorientato e dolorante. Ripensare a ciò che ha fatto prima di cercarlo e raggiungerlo è automatico. 

"ho strappato le ali dai sogni..." gracchia, cercando di schiarirsi la gola 

per cadere ogni volta sui tetti 

preferisco restare coi gatti sul mondo che tanto comunque ritorni si mette in ginocchio, allontanando con le dita i petali più ostinati. Ha un po’ di tregua e assieme all’aria ritorna anche ossigeno al cervello. Non sono riuscito a riprendere la sua vita, ricorda, mi hai cambiato la vita, l’hai resa diversa. 

Volevo ricominciare a seguire i miei sogni, rifugiarmi nell’arcadia di piaceri e canzoni che ho sempre inseguito. Ma tu non saresti stato lì” fa una breve pausa per caricare di sentimento l’ultima frase, ma gli scappa inevitabilmente una risata amara per l’evolversi della situazione 

 “Mi sono convinto che in un modo o nell’altro ci saremmo rincontrati, che avresti voluto rincontrarmi.  Preso dal mio mondo bucolico però non ti avrei visto, avrei dovuto prestare più attenzione per vederti. 

Interruzione pagina 

 

Non lo hai fatto, troppo preso dal tuo amore per lei. Ho pensato al perché ti fatto questoperché continui a fartelo e  

e ti accorgi che quello che senti 

ha radice nel posto dei santi...?"  

E' esasperato dal fatto che un guerriero così abile si sia fatto infinocchiare così. 

Jerskai non ha voluto arrendersi, per lui Geralt è semplicemente sotto il controllo della magia. sentimenti che prova per lei, certo, esistono, ma quel cuore non può non provarne per tutte le creature che cerca di salvare ogni volta. L'amore che sente è solo una finzione, unamplificazione smisurata dell'affetto che avrebbe provato per chiunque cerchi di salvare. E', semplicemente, maledetto e lui lo avrebbe salvato. 

"Sai che principeggiare è un'arte? E che ogni principe che si rispetti deve essere blu come il cielo, avere virtù  

Trafiggere spettri" tirando via una rosa, rivolge uno sguardo beffardo verso l’amico. Lo sguardo di chi la sa lunga. Lo sguardo di chi ha fatto l’impossibile, uscendone vincitore. 

ma tradotto nei gesti dell'uomo che sbaglia ogni volta si torna perdenti. Ricorda a sé stesso, amaramente. 

...ho invitato le nuove stagioni 

per cambiare la pelle del giorno 

ho coperto ogni singola parte di pelle del corpo con petali e fiori 

ho chiamato per nome quei santi 

troppo comodi troppo distanti 

li ho convinti ad avere paura di quelli che giocano a fare i potenti" Il blu dei suoi occhi si fa più sbiadito, l’inchiostro che li colora si annacqua, ogni volta che un bocciolo si stacca. Sono sempre sprezzanti. 

Ho venduto cara la pelle per farlo. Trovare chi sapesse come rompere la magia, per scoprire tutti i loro nomi, sacrificare tutto per chiamare a me quegli spettri e bleffare per la restituzione del tuo cuore, così barbaramente costretto nel petto di leie viceversa.”  E alla fine è tornato da lui. 

vivere non è abbastanza se 

non c'è distanza che 

non ti permetta di desiderare 

perdersi per poi riprendersi 

non è dividersi 

siamo sostanza che non può sparire 

È questa illusione che lo ha spinto a superare sé stesso, è questo pensiero che gli viene sussurrato nella mente. 

Geralt inizia a intuire dove voglia andare a parare 

Interruzione pagina 

"vivere non è abbastanza se 

non c'è una danza che 

non ti convinca di poter volare 

liberi senza rinchiudersi e infine arrendersi..." recita la cosa dentro di lui "..a questa stanza che non sa dormire.." un germoglio, crescendo rapido, piega un angolo della sua bocca in un ghigno cattivo. Su quel viso tanto spaventato, quella smorfia è sublimeQuei germogli sono ranuncoli. Sbocciano dai suoi polsi che come stoffa si lasciano bucare. Si arrampicano fuori dalla sua bocca che ancora tossisce petali e boccioli blu, le spine a graffiargli la gola. 

Geralt si avvicina, abbassandosi per aiutarlo ad eliminare tutti quegli ostacoli al suo respiro. 

"Rinchiudersi...?" inizia a pensare a un patto concluso in possessione, ma il solo pensiero lo spinge a pregare di sbagliarsiQualsiasi cosa parli al posto suo adesso lo sta chiaramente stuzzicando, alludendo a qualcosa che non capisce bene. 

"Non volevi dormire, Strigo?"  La cosa che lo possiede mette da parte la voce del bardo per adottare un tono più graffiante, quasi metallico. "Lui invece non ci ha scomodato per qualcosa di così banale" 

Con una calma che stona con la gravità della situazione l'elfo posa una mano sulla spalla di Geralt, già pronto a sguainare la spada per sfidare la cosa. 

"Ciò che gli sta capitando non è direttamente colpa sua." inizia a spiegare, tenendo a distanza il bardo da lui "O meglio, è il prezzo del patto che ha stretto. Ma non è qualcosa che dipendeva da lui ripagare. Ciò che sta germogliando sono i semi del dubbio, piantati nel cuore come garanzia. Qualsiasi cosa abbia barattato, il tuo cuore, l'ha ottenuta in cambio del suo amore, che sarebbe stato riscattato se corrisposto. Dato che non lo è stato, i semi lo stanno consumando, per prendersi ciò che gli era stato promesso. Probabilmente ci sta parlando una manifestazione di quegli spiriti con cui ha contrattato. Non sono però veramente qui" 

Vedere i propri dubbi confermati non aiuta Geralt a trovare una soluzione. 

 Non si può intervenire in un patto, tantomeno stretto con creature sovrannaturali. Il bardo gli ha raccontato cosa lo ha spinto a compiere il suo gesto, ma non capisce come possa essersi giocato un amore che non era in grado di garantire. Ne perché adesso venga deriso. Chiaramente lo spirito allude ai desideri del DijinPeccato che non si possano stringere patti quelle creature, solo dar loro ordini quando vengono liberate. Chiaramente non ne ha avuto a disposizione uno se li ha dovuti scomodare Non avrebbe mai creduto che il suo amico osasse così tanto senza la sua protezione. Sciocco da parte sua, e tremendamente temerario. Ne sarebbe orgoglioso, se non fosse esattamente il momento giusto per farlo. 

"Chi? Chi ha respinto il suo amore?" chiede allo spirito che risiede nel suo corpo, tornando ad allontanare piante e a liberare spazio per permettere all'amico di respirare. Se non fosse riuscito a salvarlo avrebbe voluto sapere almeno chi era stato 

Tira ranuncoli finché non è costretto a fermarsi perché le radici di un fiore si portano dietro del tessuto, e Jaskeir urla.  

 È un terreno che non gli compete, quello dei sentimenti, su cui non può fare nulla. L'amore non è qualcosa che si possa chiedere o elemosinare, tantomeno pretendere.  Qualcuno ha rifiutato l'amore di quest' uomo condannandolo a una così dolorosa fine, senza che possa fare nulla al riguardo 

" Se non eri sicuro di poter pagare questo prezzo, perché hai accettato?  Valgo così tanto per te? " 

Interruzione pagina 

 

 È Jaskeir ad afferrargli le braccia questa volta e a stringerle con forza.  

Nei suoi occhi si può leggere tutta la sua frustrazione di un amore non solo non corrisposto ma anche non considerato. Lo strigo non riesce proprio a capire i suoi sentimenti. Ha fatto tanto, giocato pesante, sapeva che sarebbe stato rischioso, ma sperava, credeva che avrebbe avuto almeno una possibilità. Una.   

Calde lacrime iniziano a uscire dai suoi occhi, il dolore che prova diventa sempre più forte. Ranuncoli e rose escono con forza dai suoi polsi e dalle piante dei piedi, lì dove la carne è più tenera, dalla bocca quando incontrano più resistenza. La respirazione è ormai compromessa, ma hanno bisogno di guadagnare tempo per salvarlo. In un attimo di lucidità decide di recidergli la carotide, per aiutarlo a respirare, ma come la lama incide la pelle petali gialli si fanno spazio attraverso la sua carne 

Il bardo non riesce più a respirare, i fiori lo soffocano, il polline solletica le sue narici, i petali gli invadono il viso e... 

  

Interruzione pagina 

Sobbalza, strappando via il girasole caduto sul suo viso dalla bocca di Roach, che pigramente ne mastica il gambo reciso. 

Geralt è seduto poco distante, a meditare.  

Ha ancora il fiatone, l’odore del polline non lo abbandona mentre cerca di regolarizzare abbastanza il respiro per capire. Non ce la fa ad aspettare di calmarsi, rapido e infuriato si alza e lo raggiunge. 

"Tu--!?Bastardo! bastardo che non sei altro!" inizia a prenderlo a pugni, carezze per quel tipo di pelle.  Geralt apre un occhio incuriosito, Jaskeir non si ferma. È arrabbiato.  

"Come hai potuto non accorgerti dei sentimenti che provo per te?" strepita, tirando anche un calcio "Come hai potuto lasciarmi morire così?" 

Geralt gli ferma un braccio, aprendo entrambi gli occhi ma restando fermo nella sua posizione. 

"Mi sono fatto un culo così per liberarti dalla maledizione che tu ti sei autoinflitto, e tu hai osato chiedere a me pure per chi lo avessi fatto!?" 

Lo strigo lo tira leggermente verso di sé, con una forza sufficiente per farlo inginocchiare "Adesso basta Jas" 

Con la mano libera gli afferra la base del collo, facendo scivolare dolcemente la mano sulla mascella e congiungendo le loro fronti, 

"Non ti lascerei mai morire." esala, esasperato, sulle sue labbra 

 "So che mi ami, ti amo anche io." sorride. 

A Jaskeir manca un battito, mentre sgrana teatralmente gli occhi. 

"Mi hai salvato. " dice alle sue labbra “Tu hai salvato me e lo bacia. 

Interruzione pagina 

mi sono accorto proprio adesso 

che non ha muri quest'inverno 

dagli occhi passa solo vento 

e porta via con sé il rimpianto 

di un cielo che non si è più spento 

  

siamo sostanza che non può sparire 

non puoi sparire 

tu non sparire. 

 

< grazie per l’attenzione!  

Sicuramente avrete intuito che è ispirata alla canzone dei Negramaro “il posto dei santi”, mi ha ispirato prepotentemente 😀  

Spero risulti abbastanza scorrevole 

Il tema dei fiori come manifestazione di un amore non corrisposto l’ho preso da questa ff e da questa fanart (sfortunatamente non conosco i crediti di quest’ultima -.-” 

Spero di non aver fatto troppi errori (sono dislessica XD) , e che la storia sia piaciuta 

 

   
 
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