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Autore: Elisewin Ci    14/04/2020    0 recensioni
Nina arriva a Roma perché ha una storia da dimenticare. Niccolò ha dei sogni da inseguire.
Lui è schivo ma con lei è semplice parlare.
Si avvicinano, si prendono e si dimenticano, per poi tornare e non sapere dove andare.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lo sai Nina, tu arrivi e scombini tutti i piani.

Forse no. Non lo sai.

Non lo puoi sapere che quando sorridi diventi una folata di vento al tramonto dopo una giornata passata nel traffico di Roma senza riuscire a respirare.

Per il caldo, lo smog, la noia.

Tu non lo sai, che mi sei entrata dentro, così infondo, da sentirti nella parte bassa dello stomaco. Quella che quando stringe non mi lascia respirare.

 

Tu non lo sai che io, con te, verrei ovunque.

Non lo sai che mi spaventi.

Tutto quello che non mi dici mi fa paura.

Non mi fai mai sentire alla tua altezza.

Hai gli occhi così profondi da farmi credere di aver vissuto chissà quale vita lontana da me.

Prima di me.

Qualcosa che non posso comprendere, del dolore che tieni per te e di cui io non sono degno.

Tu, Nina, non lo sai quale forza sprigioni.

Non lo sai che sei capace - sempre - di cambiarmi l’umore. Di stravolgermi i pensieri.

Tu non lo sai che se sono felice e arrivi, inizio a sentirmi inadeguato.

Tu non lo sai  che quando la vita sembra farmi schifo e arrivi, improvvisamente mi sembra degna di essere vissuta.

Non immaginata, Nina.

Proprio vissuta.

Perché tutto quello che tocchi è gioia.

Tutto quello che sfiori si anima e per me diventa musica.

Mi fai ridere, mi tieni la mano, mi rendi leggero. Mi fai credere che tutto è possibile poi in un attimo mi annienti.

Passo da essere necessario ad essere superfluo in un secondo quando ti chiudi in te stessa e nessuno sembra degno dei tuoi pensieri, dell’aria che respiri.

E io sono uno che pensa tanto, io mi arrovello il cervello: io immagino, sogno e scrivo musica.

E prima di te solo la mia immaginazione era un porto sicuro.

Sono sempre stato convinto che i sogni siano decisamente superiori alla realtà. Restavo deluso quando arrivavo a vivere quello che avevo immaginato. Non era mai intenso come nella mia testa. Questo mi ha sempre fregato.

E invece con te no. Tutto diventa più intenso, più vero, più reale.

 

Per me è reale l’odore dei tuoi capelli, la tua mano che impaurita sfiora la mia, il desiderio che ti leggo negli occhi e che poi scompare come una colpa.

Credi che non me ne accorga?

Che qualcosa di me ti attrae a tal punto da farti scappare. Eppure... eppure sono sempre stato corretto. E se ho sbagliato, ho sbagliato con ingenuità. Mai con cattiveria.

Se ho sbagliato, ho sbagliato solo perché tu sei arrivata, hai stravolto i miei piani, la mia vita senza chiedere permesso. E io, una forza così, non l’avevo mai incontrata prima.

Nessuno mi ha mai guardato come mi guardi tu. 

Tu fissi, i tuoi occhi scavano dentro, fanno male.

Eppure io resto, torno, quando scappo poi torno Nina, lo sai. Torno sempre da te.

Chiedo scusa a mio modo, ma io non ti lascio.

Tu invece si.

Tu mi lasci ogni volta che mi guardi delusa.

Ogni volta che scuoti la testa rassegnata come se io non potessi capirti davvero. Ogni volta che mi dici “lascia stare”. Ogni volta che “va bene. Va bene così”.

E sparisci, se scegli di non curarti di me, io non esisto per te anche se siamo a pochi metri di distanza, in mezzo alla gente. Mi fai sentire solo.

Maledettamente solo.

E io te l’ho confessato che la solitudine mi fa paura.

Che la cerco ma mi spaventa.

Te l’ho detto che senza i miei amici non sono niente.

Ma ora... ora io sono niente senza di te.

Hai preso tutto.

Tutto di me.

E sei cattiva quando mi lasci ad aspettarti, a contare i giorni prima di sapere quando avrai ancora voglia di avermi tra le tue cose.

Le poche che condividi.

 

Poi mi spiazzi. Mi laceri e mi spiazzi.

Perché torni viva, arrabbiata, “mi fai male Nic ma io non ci so stare senza di te” e io non so che dirti, ti cammino solo accanto, senza lasciarti, e aspetto di capire che sei tornata davvero: viva, ferita, reale.

 

Perché sei reale quando torno a casa in piena notte e ti trovo a dormire nel mio letto.

Piccola, impaurita, così ripiegata su di te che prendi una minima parte di spazio, come se non volessi mai dare fastidio. 

E non chiedi mai, non mi domandi mai dove sono stato prima di tornare. Ti basta solo che io torni.

Resti lì immobile, fingi di dormire e aspetti solo che io mi distenda accanto a te, che ti passi un braccio intorno alla vita per iniziare a disegnare con due dita i contorni dell’occhio che ho tatuato su una mano.

“Mi piacciono i tuoi tatuaggi. Vorrei ridisegnarli tutti con le dita” - l’hai detto una sola volta, eri ubriaca, lo so, ma ho smesso di respirare per un attimo e non me lo posso scordare Nina, come mi hai fatto sentire quando l’hai detto.

Mi piace così tanto trovarti in casa mia che ho smesso anche di chiedermi come fai ad entrare, forse ti apre mia madre, forse hai ancora quel mazzo di chiavi che giuri di aver perso chissà dove.

È che tu entri... ti prendi i miei spazi e io inizio ad aspettarti. Quando non ci sei, aspetto.

Perché tanto alla fine torni sempre.

Ma quando non lo fai, tutto sembra più vuoto, anche la mia musica, anche i tasti del mio pianoforte, anche la chitarra che sto imparando a suonare sembra sempre scordata se tu non sei lì, alle mie spalle, seduta sul pavimento, in silenzio, ad ascoltarmi suonare senza chiedere nient’altro.

Nina... 

tu ti prendi il mio spazio, il mio fiato, la mia stanchezza e li porti con te quando decidi di essere mia, ma quando sparisci... scegli di ferirmi in modo così profondo che tra noi resta solo silenzio.

Di quello feroce che logora dentro.

 

Tu lo sai Nina tutto questo?

A volte credo di sì.

E penso che tu sia cattiva, che ti piaccia farmi del male per qualche tuo malsano divertimento. 

Come se fossi io a dover scontare le pene di chi ti ha fatto soffrire in passato.

Un passato di cui non so niente, perché lo tieni per te con una gelosia malata che mi ferisce.

 

Non sono degno di conoscere ogni parte di te?

Ogni tuo pensiero più profondo?

Eppure quando di notte ti stringi a me e mi chiedi solo di non parlare, di restare lì a calmarti col mio respiro, io non faccio altro che esaudire ogni tuo desiderio.

 

Poi mi accusi, dici che sono taciturno, che scelgo le parole da condividere, che parlo solo attraverso le mie canzoni, che mi chiudo in me stesso perché mi lascio mangiare dalla paura di non essere all’altezza dei miei sogni.

Ma tu Nina... quali sogni hai?

È vero, parlo poco e quando lo faccio sbaglio, ma Nina tu sei così feroce, così piena, così desiderosa di vita che mi prendi l’aria e a me basta solo guardarti. E quando mi cacci - si, perché tu mi cacci quando dici “non capiresti, non importa chi ero prima” - a volte vorrei davvero urlartelo 

“Nina, tu mi disprezzi perché non mi sento all’altezza del miei sogni, ma tu dannazione cosa vuoi dalla vita? Ce l’hai dei sogni Nina?”

 

Io lo so che sei piena di sogni. 

Io non ho dubbi. Perché ti muovi così bene anche quando stai ferma, anche quando ti metti in un angolo e l’attenzione cade comunque su di te, quando tutti ti vogliono e tu non te ne accorgi... quando ti tocchi i capelli e guardi il tramonto, quando sospiri piano e dici solo “vorrei tanto andare al mare” che io il mare te lo porterei qui, in questo parcheggio, in questa Roma desolata, te lo porterei al portone di casa, perché tu respiri sogni e desideri e acqua di mare e finisci sempre per annientarmi completamente.

 

Sono tutti innamorati di te e tu fingi di non saperlo. Io provo solo a restarti al passo, ad esserti amico e spalla, confidente non desiderato e compagno di silenzi in piena notte.

 

Poi mi sfuggi e non so più come prenderti, allora mi rintano tra le mie certezze - poche - e cerco di fare a meno di te.

Ma adesso mentre ti sto guardando, e tu fingi di non vedermi, continuo solo a chiedermi se stanotte ti farai viva di nuovo.

Parli, gesticoli, ridi con tutti tranne che con me.

 

Resti stasera? Nina stasera che fai? Torni da me?

Fuori piove e io non ho voglia di altro.

Solo di te.

Si, Nina, io non te lo dico, ma ho voglia di te.

Di te che giri per casa mia a piedi scalzi e mi arrivi da dietro, appoggi lenta il mento sulla mia spalla e sospiri.

Ho voglia di te quando smetti di essere arrabbiata con me.

Così. Quando lo decidi tu.

Perché sei sempre arrabbiata con me e io non so mai il motivo preciso.

Ti basta un niente e ti arrabbi.

Ma stasera resta.

Ti prego.

In silenzio.

Come piace a te.

Come piace a noi.

Non ti chiedo niente, non vorrò più sapere.

Accetterò tutto.

 

Anche se vorrei sapere, capire, smettere di detestarti quando scegli di non dirmi niente di te.

 

Mi fa paura quello che sento.

È un bisogno che non ho mai provato prima.

Ma stasera se vuoi, chiedimelo, chiedimelo di nuovo Nina.

Dimmelo.

“Nic portami al mare”.

Ti giuro che stasera lo faccio, ti porto ovunque.

Ovunque tu voglia.

Ovunque tu sia.

 

  
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