Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: Misaki Starlyght    15/04/2020    2 recensioni
[IN REVISIONE - cap 1 di 20]
|| M e r t h u r || M a g i c A U || S c h o o l A U || C u r s e d A U || H a t e to L o v e || S l o w B o r n ||
Long ambientata ai giorni nostri. Cosa succederebbe se un Arthur ribelle e problematico e un Merlin apatico e solitario si incontrassero da adolescenti frequentando la stessa scuola? E cosa accadrebbe se la magia esistesse ancora e venisse praticata
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Balinor, Merlino, Morgana, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*Che cosa meravigliosa! È buonissimo!* -Guarda che è solo un panino.- *Non importa! Lo adoro. Stavo morendo di fame.* rispose Arthur mentre ingoiava letteralmente l’ultimo pezzo di Sandwich preparatagli da Merlin, seduto sulla sedia e il muso affondato nel piatto. -Hai avuto davvero una giornataccia.- constatò il moro serio, seduto dall’altra parte del tavolo. *Non ne hai idea.* -Di chi è il merito del graffio che hai sulla faccia?- Non era sicuro di volerglielo dire. Era troppo imbarazzante.

*Sono caduto.* -Caduto?- sul momento gli sembrò la scusa migliore. *Sì. Dentro un cespuglio.* -Ho capito.- disse Merlin, incrociando le braccia e appoggiando la schiena sul retro della sedia. -Quindi sei caduto e un cespuglio con gli artigli ti ha graffiato la faccia. Ha senso. In effetti se ci penso un sacco di animali vengono aggrediti tutti i giorni da una flora feroce e…- *Oh maledizione! Sono stato aggredito, ok?* -Da chi?- insistette Merlin *Ma che ti importa?* -Se ti devo tenere in casa mia, devo sapere se stai bene. Non voglio rischiare di trovarti domani mattina morto stecchito perché hai ficcato la faccia dove non dovevi. O peggio ancora, se rischio di beccarmi qualche malattia strana, voglio saperlo.- *Come sarebbe a dire “peggio ancora se tu?” Guarda che non sono un randagio pieno di pulci!* -Beh lo sarai se non me lo dici. O se preferisci ti posso portare dal veterinario domani di prima mattina.- *A quelle parole ad Arthur gli si drizzò tutta la pelliccia. *Non dici sul serio.* -Io non scherzo mai.- rispose serio. *Fanculo.* sbuffò Arthur in trappola.

Conosceva Merlin abbastanza da sapere che non era una persona molto ilare e che difficilmente scherzava quando diceva qualcosa. *È stato un gatto.* Bofonchiò a bassa voce, senza guardarlo negli occhi. Non voleva vedere la sua faccia mentre se la rideva o godeva della sua sfortuna. Ma Arthur non sentì nessuna risata arrivare dal moro. -Lo immaginavo.- rispose invece Merlin, restando serio e composto. *D…Davvero?* chiese il lupo più sorpreso dalla reazione dell’altro che dalla risposta in se. -Sì.- continuò alzandosi dalla sedia e prendendo da un cassetto della cucina la valigetta del pronto soccorso, per poi poggiarla sul tavolo. -Si vede lontano un chilometro che è un graffio fatto da un animale. Volevo solo sapere chi fosse stato.- aprì la valigetta, prese delle garze e un antisettico. -Per ora te la disinfetto e basta ok? Non sembra grave ma, con gli animali randagi non si può mai sapere.- il biondo si sarebbe aspettato di tutto. Tranne quello. *Perché lo fai?* chiese confuso.

Dopo tutto quello che ti ho fatto io…

-Fare cosa?- *Curarmi. Essere gentile. Non sei obbligato a farlo.* -La mia non è gentilezza. Sono solo obbiettivo. Se ti aggravi per me diventa un problema e preferisco evitarlo. Inoltre, al momento non hai le dita prensili. Con quelle zampe non puoi tenere in mano nulla, figuriamoci curarti da solo.-
Fu lapidario. Non si aspettava una risposta così onesta e tremendamente veritiera. Merlin aveva ragione. Non poteva fare nulla nelle sue condizioni. Non senza un aiuto. Prenderne atto fu tremendo e umiliante. E ancora più inquietante fu il modo in cui lo disse. Una persona normale avrebbe espresso dei sentimenti nei suoi confronti, belli o brutti che fossero. Da Merlin invece, non trasparì nulla. Non c’era compassione o derisione nella sua voce. Solo la dura e cruda verità.
Per certi versi ne fu felice, non avrebbe sopportato di essere deriso dal suo peggior nemico. Ma dall’altra parte non poteva che constatare, ancora una volta, quanto quel ragazzo fosse diverso dagli altri. Non aveva mai parlato veramente con lui ma, già dal loro primo incontro gli era bastato guardarlo negli occhi per capirlo. Quegli occhi…così maledettamente simili ai suoi. Due specchi azzurri come il ghiaccio, terrificanti come la morte, pronti a riflettere la sua anima dannata. Se perfino Dorian Gray non era riuscito ad affrontare la sua anima dipinta…perché avrebbe dovuto farlo lui? Lui che al posto di un quadro coperto, aveva un ragazzo in carne e ossa.

Chissà se anche lui vede quello che vedo io?

-Allora?-  chiese Merlin guardando Arthur con in mano la garza imbevuta di antisettico *Come?* -Mi permetti di pulirti la ferita o preferisci tenertela così?- *Sì…cioè…no.* non si era accorto di aver perso il filo del discorso con Merlin. I pensieri lo avevano totalmente risucchiato. -Sì o no?- *Sì…sì.* Si avvicinò a lui e con una mano Merlin, gli sollevò il muso e con l’altra iniziò a tamponare delicatamente le ferite. Ancora una volta, al tocco del moro, una sensazione strana percorse il suo corpo ma, il contatto con il liquido giallognolo non tardò a riportarlo alla realtà. Le ferite iniziarono a bruciare da morire e Arthur cercò di non fiatare.
Fino ad allora solo Morgana lo aveva toccato per curarlo. Si rese subito conto della diversità abissale che c’era tra quelle mani e ancora di più si sorprese di non provare fastidio per quel tocco fresco, delicato e meticoloso. E ancora di più, sapeva, che dopo tutto quel graffio non era niente…perché nulla poteva battere quel maledetto e terrificante dolore

***

Quando decisero di andare a dormire, era quasi mezzanotte. Merlin lo condusse in camera sua e quando Merlin entrò si stupì di quanto fosse piccola, abituato alle grandi e spaziose stanze di casa sua. C’erano solo il letto, un comodino con sopra una lampada. Un armadio, una scrivania con sopra dei libri e uno specchio a muro. Il tutto era incorniciato da un ordine innaturale. Di norma la camera di un adolescente è disordinata, sporca. La sua non lo era ma, solo per merito delle domestiche che la tenevano pulita e in ordine. Se non ci fossero state loro, sarebbe stato un macello. Ma quella di Merlin era diversa. *Cazzo, che ordine!* -Grazie.- *Sei tu a tenerla così?* -E chi altri se no?- *Giusto…è solo che…Non sarai mica un serial killer psicopatico vero?* Merlin lo guardò confuso -Perché dovrei esserlo?- *Al venerdì sera mandano sempre questo documentario sui serial killer. E sono quasi sempre tutti fissati con l’ordine.* -E il mio sarebbe un ordine da serial killer?- *Oh si.* -Beh…non lo sono…sono solo…ordinato. Tutto qui.- rispose il moro sentendosi improvvisamente a disagio.

Era strano avere Arthur in camera sua. Era strano avere qualcuno in camera sua e basta. Non ci aveva mai fatto entrare nessuno a parte sua madre e doversi giustificare per il suo ordine anomalo lo innervosì. Non poteva certo dirgli che quella era una delle numerose routine che aveva per mantenersi mentalmente sano. Ordine, controllo, monotonia. Tutto quello lo aiutava a restare sano e vigile. Ed era anche tutto quello che Arthur non era. *Ok…allora…hem…vivi da solo?* -No, perché?- *Beh è mezzanotte e ci siamo solo io e te in casa.* -Abito insieme a mia madre. Torna spesso tardi la sera a causa del lavoro. Sarà qui a momenti.- *Capisco…e per il dormire come ci sistemiamo? Non vorrai mica farmi dormire per terra.* -Se non lo hai notato il mio letto non è molto grande.- *E tu se non lo hai notato, anche se ho le sembianze di un cane, non lo sono. Non ho intenzione di dormire per terra.* -Puoi lamentarti quanto vuoi ma non hai molta scelta.- *Potresti sempre offrire ad un povero ragazzo sfortunato il tuo letto.* -Scordatelo.-

Il moro sistemò delle coperte per terra prese dall’armadio, così da attutire il duro del pavimento. Ma ad Arthur non allettava nemmeno un po’ l’idea di dormire su quelle coperte raffazzonate. Rivoleva il suo letto, con le coperte e il materasso grande e morbido.
Alla fine si stese sul giaciglio improvvisato, mentre Merlin si coricava nel letto. Al moro non ci volle molto per addormentarsi. Posata la testa sul cuscino si rese conto di quanto fosse esausto. Gli avvenimenti della serata gli avevano prosciugato ogni briciola di energia. Non solo per l’assurdità della situazione ma anche per lo sforzo fisico e mentale che aveva dovuto fare per restare concentrato e impassibile.

Al contrario Arthur non riuscendo a mettersi comodo, quando capì che Merlin dormiva profondamente, saltò sul letto e si accoccolò a mo’ di ciambella ai suoi piedi. Non lo allettava nemmeno l’dea di dormire con Merlin. Ma tra lui e il giaciglio fatto di coperte preferì di gran lunga sorvolare sull’imbarazzo di dormire con un altro ragazzo e stendersi su un vero letto.

Qualche minuto più tardi la madre di Merlin rientrò a casa, dopo la lunga giornata di lavoro. Come al solito andò a dare un’occhiata nella stanza del figlio, trovandosi però d’avanti, una scena che non si sarebbe mai aspettata. Augurò la buona notte ad entrambi per poi chiudere la porta e andare a dormire. Sfortunatamente però, sia per Arthur che per Merlin non fu una nottata serena. Il Pendragon dovette ammettere che il letto del moro era effettivamente piccolo per entrambi, perché cadde un paio di volte per terra, a causa dei movimenti suoi e di Merlin. Solo alla fine sembrarono riuscire a trovare un compromesso durante il sonno, visto che Arthur non voleva saperne di dormire per terra e Merlin dal canto era talmente stanco che si arrese dal buttarlo giù per poter dormire.

***

Merlin si svegliò il mattino seguente a causa di alcuni rumori esterni. Era ancora intontito dal sonno quando si rese conto che quei rumori provenivano dalla cucina. Con gli assurdi avvenimenti della sera prima si era completamente scordato che il mattino seguente, Hunith sarebbe andata al lavoro più tardi. Poco dopo anche Arthur si svegliò. *Cos’è questo rumore?* chiese con aria assonnata sbucando dal fondo del letto. -È mia madre. Mi ero dimenticato che oggi iniziava tardi al lavoro.- rispose il moro scendendo dal letto sbadigliando, mentre Arthur ancora fra le coperte si stiracchiava i muscoli. -Tu aspetta qui. Quando sarà andata via ti faccio uscire.- *Cosa? Non se ne parla!*-Se permetti, non voglio far prendere un colpo a mia madre, presentandole un lupo spuntato dal nulla.- *Ok, va bene. E cosa le dirai?* chiese scendendo dal letto con il pelo tutto arruffato -La verità…più meno. In questo caso, credo che una via di mezzo sia la cosa migliore.- *Si beh…qualunque cosa tu voglia dirle, fallo in fretta. Dal profumo che c’è in casa, credo abbia fatto i pancake. E mi sta salendo una fame.* -Certo che a te l’appetito non manca proprio mai.- Arthur non fece in tempo a ribattere che Merlin uscì dalla stanza.

-Buon giorno tesoro. Dormito bene?- lo salutò Hunith con il suo solito sorriso raggiante, appena il figlio entrò nella sua visuale. -Buon giorno….Sì…A te come è andato il lavoro?- rispose il moro cercando di sembrare il più naturale possibile e contemporaneamente pensare a come dirle del lupo che in quel momento si trovava nella sua stanza e che voleva tenerlo, trovando però una scusa plausibile. -Al solito, sai com’è.- rispose girandosi con un piatto colmo di pancake in mano. -Hai davvero fatto i pancake.- disse Merlin ad alta voce. Arthur aveva ragione -Si, sono ancora i tuoi preferiti, vero?- -Sì, certo. Ma perché li hai fatti?-
Era insolito vedere sua madre sfornare pancake a meno che non fosse un giorno, che secondo lei, era da definirsi “speciale”, come il suo compleanno ad esempio. Ma quel giorno non era il suo compleanno a meno che con “speciale” non si intendesse il fatto che Arthur Pendragon, trasformato in lupo, in quel momento si trovasse in camera sua. Ma sua madre non poterlo saperlo. -Te lo dico solo, se tu mi spieghi perché quando sono rientrata a casa ieri notte, c’era un grosso cane che dormiva nel tuo letto.- La sua richiesta lo spiazzò. -Veramente è un lupo.- -Meglio ancora. Sono tutta orecchi.- Disse la donna curiosa, poggiando i gomiti sul tavolo.

In tutta sincerità non sapeva cosa rispondere. Sua madre lo conosceva bene e sapeva che per quanto preferisse la compagnia degli animali a quella degli altri esseri umani, non era mai stato il tipo da tenerli. -Se te lo dicessi, non mi crederesti.- Rispose Merlin quasi bisbigliando. -Sorprendimi, allora.-
Decise di partire dall’inizio, cercando di rendere la storia il più normale e convincente possibile -Me lo sono ritrovato alla porta ieri sera. Non smetteva di grattare e ululare. Era affamato, così gli ho dato da mangiare, solo che poi non ha più voluto andare via…- Cosa che di fatto, era vera -Ho capito. E così, finalmente, anche mio figlio è caduto vittima della tenerezza degli animali. Stupida io a credere che non sarebbe mai successo.- Non si aspettava una risposta del genere ma, ne fu sollevato. Credere che suo figlio improvvisamente desiderasse l’affetto e la compagnia di un animale, giocava a suo favore. -Quindi ti sta bene?- -Che domande sono? Certo che mi sta bene. Infondo siamo solo io e te. A causa del lavoro sono sempre via e ci vediamo così poco. Sai quanto mi dispiaccia che resti sempre da solo. Non ti ho mai preso un animale perché non mi hai mai detto di volerne uno ma…ti ci vuole un po’ di compagnia. Dici sempre che le persone parlano troppo, mentre un cane non parla. È perfetto.- mai parole pronunciate, furono più sbagliate ma, non poteva certo dirglielo. -Forza, vai prenderlo.-

Merlin si alzò dalla sedia per andare da Arthur ma prima si rigirò un'altra volta verso sua madre. -Quindi hai fatto i pancake perché ho portato in casa un animale? -Nooo.- La sua risposta fu tutt’altro che convincente. -Mamma.- -Ok. Va bene. L’ho fatto per il cane.- -Lupo.- -Quello che è. È sempre un gran giorno per fare i pancake.- Replicò sua madre con il sorriso sulle labbra. -Beh, che aspetti? Fammelo conoscere.- gli disse sventolando la paletta sporca di impasto. -Sì…hem…torno subito.-

*Allora? Glielo hai detto?* gli chiese Arthur in trepidante attesa, quando Merlin aprì la porta di camera sua. -Lo sapeva già.- *Davvero? Come?* -Ti ha visto quando è rientrata ieri notte- *E come l’ha presa?* chiese ansioso -Piuttosto bene direi. Vuole vederti.- rispose senza andare nei dettagli della conversazione.
-E così sei tu quello che sta notte ha dormito con mio figlio.- Disse la madre, guardando Arthur per poi abbassarsi a fargli qualche carezza. Alle orecchie di entrambi la frase sembrò piuttosto ambigua. -Ma sei bellissimo!- *Hai visto? Le piaccio. Io piaccio sempre alle donne.* Disse Arthur vantandosi, e godendosi quelle coccole gratuite. -Mi sembra ovvio. Sei un peluche formato gigante.- -Abbiamo preso confidenza vedo. Certo non mi aspettavo che partissi da un cane con una taglia così…grande…ma se ti piace e lo vuoi tenere…-

“Piacere” e “volere” non erano proprio le parole giuste per definire quella situazione ma dovette fare buon viso a cattivo gioco. C’era in palio la sua sopravvivenza. Per quanto non gli piacesse l’idea di ospitare Arthur in casa sua, aveva bisogno di lui. -Lo so ma, vorrei tenerlo lo stesso.- -Sei sicuro che non sia di qualcuno?- -Non aveva medaglietta quando l’ho trovato.- -Capisco. Così sei un senza nome.- disse guardando di nuovo Arthur -Potremmo tenerlo e se salta fuori il suo padrone lo restituisco. Promesso.- -E va bene…mi hai convinta. Allora…che nome diamo al nuovo arrivato?- *Non Lucky, o ti ammazzo!*

***

Sua madre ondò via poco dopo e augurò una buona giornata a entrambi, così poterono tutti e due fare colazione al tavolo, con i pancake cucinati da Hunith. -Tua madre è davvero brava a cucinare.- -Sì, lo è…comunque hai intenzione di dormire nel mio letto ogni notte finché resterai qui?- *Te lo detto, io per terra non ci dormo.* -Questo è da vedere.-

Mettere delle regole. Fu la prima cosa a cui pensò mentre finiva la sua colazione. Non poteva permettere che Arthur in quelle settimane distruggesse tutto quello che con fatica aveva costruito. La sua routine, il suo autocontrollo. Doveva fare in modo che tutto restasse esattamente come prima. Non poteva permettere che il Pendragon scoprisse il suo segreto. Avrebbe preferito fargli credere qualsiasi cosa, perfino che fosse un sociopatico iperattivo. Tutto sarebbe stato meglio della verità. E questo voleva dire una cosa sola: far tornare Arthur umano il prima possibile.

-Allora…cosa ha detto tua sorella esattamente, riguardo all’incantesimo? Forse dalle sue parole possiamo capire come annullare questo…incantesimo…o qualunque cosa sia.- il lupo alzò il muso dal suo piatto completamente ripulito. *Beh…non c’è gran che da dire. Non si è sprecata molto in parole. Ha detto solo che tu sei l’unico a potermi capire e ad aiutarmi a trovare il “vero me stesso”. Come se questa cosa avesse il minimo senso.* -Io? Aiutare te?- *Già…* il silenzio sconfortante che calò tra i due confermò la similarità dei loro pensieri. Quale persona sana di mente avrebbe mai potuto pensare che Merlin, pienamente cosciente del suo non essere empatico verso gli altri, avrebbe potuto aiutare un bullo violento a trovare il suo vero sé?

-A ritrovare il vero te stesso…il vero te stesso…forse è un indovinello, o un anagramma di qualche tipo.- *Un che?* -Lascia stare…Ma che le hai fatto per farti trasformare in un lupo?- *Proprio niente! E il bello è che mi ha pure detto “Lo faccio per il tuo bene”.* disse mimando la voce della sorella. *Certo! Come no.* -Questo è un problema. Non abbiamo molto su cui lavorare. E abbiamo meno di tre mesi per farti tornare umano.- *Non farmici pensare.* concluse Arthur sempre più sconfortato.

-Ho bisogno di fare un passeggiata, devo schiarirmi le idee.- disse poi Merlin, alzandosi e sparecchiando la tavola. *Vengo con te.* -Veramente…pensavo di farlo da solo….sai, per pensare…in silenzio.- *Oh…certo…ok.* improvvisamente Arthur si sentì un intruso. Ma dopo tutto, lo era. Per quanto Merlin lo avesse accolto di sua spontanea volontà, per quale motivo, ancora non lo aveva capito. Era un estraneo per lui, tanto quanto lo erano le pareti di quella minuscola casa.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Misaki Starlyght