Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |      
Autore: Babbo Dark    15/04/2020    3 recensioni
[Song!Fic] [Angst] [happy ending] [Sterek]
Tratto dalla storia:
Osservo la riserva muoversi pigramente oltre le finestre mentre il Sole tramonta alle sue spalle; sono immobile da ore, la cravatta slacciata e lasciata a penzoloni sopra questa stupida camicia bianca. Sono incurante di tutto, sia degli ospiti alle mie spalle che degli sguardi disperati che mi rivolgono; vorrei tanto rimanere da solo e distruggere tutta la mobilia presente in questa dannata villa ma ogni volta mi ricordo di Tyler e Dylan, i miei gemellini, e allora mi fermo a respirare e tento di calmare il lupo che è in me, deglutendo agli ululati disperati che percepisco.
[...]
Uno a uno gli invitati se ne vanno, lasciando questo luogo che fino a qualche giorno fa sapeva di noi ma che adesso, invece, è un luogo di sofferenza…
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note iniziali: salve a tutti lettori! Questa storia è stata la prima che ho scritto da quando in me è rinato il desiderio di buttare su carta le mie emozioni e sensazioni; stavo, e sto tutt’ora, attraversando un periodo non troppo allegro e non potevo far altro che scrivere una storia angst a tema Sterek. La OS è ispirata alla canzone “Perdere l’amore” di Massimo Ranieri (link: https://www.youtube.com/watch?v=ikGzGYPIL4g) e non ho resistito a scriverci sopra; nonostante sia piena di tristezza e angst c’è un lieto fine, ve lo giuro!

Ringrazio infinitamente la mia beta Pally93 per l'aiuto fornitomi <3

Bando alle ciance e buona lettura!
 

Babbo Dark





Perdere l'amore


 
Osservo la riserva muoversi pigramente oltre le finestre mentre il Sole tramonta alle sue spalle; sono immobile da ore, la cravatta slacciata e lasciata a penzoloni sopra questa stupida camicia bianca. Sono incurante di tutto, sia degli ospiti alle mie spalle che degli sguardi disperati che mi rivolgono; vorrei tanto rimanere da solo e distruggere tutta la mobilia presente in questa dannata villa ma ogni volta mi ricordo di Tyler e Dylan, i miei gemellini, e allora mi fermo a respirare e tento di calmare il lupo che è in me, deglutendo agli ululati disperati che percepisco.
 
 

 
E adesso andate via, voglio restare solo…
Con la malinconia, colare nel suo cielo…



 
Qualcuno mi dà delle pacche sulle spalle ma lo ignoro, non ho neanche la forza di voltarmi o ringhiare. All’improvviso, però, il singhiozzo di Tyler attira la mia attenzione, facendomi voltare di scatto verso l’origine di quell’orribile suono; il mio bambino si trova stretto tra le braccia del fratellino, sta piangendo e non mi serve ascoltarli per capirne il motivo. So cosa stanno passando, anche io al mio tempo sentii le loro stesse emozioni, con l’unica differenza che io avevo sedici anni mentre loro solamente quattro.
 

«Andate via,» chiedo in sussurro prima di avvicinarmi ai miei cuccioli, ben sapendo che non sono il padre che cercano.


«Ma Derek…» prova a sussurrare Lydia, ricevendo un’occhiataccia in risposta.

«Grazie di tutto, ma adesso preferiremmo restare da soli…» dico prendendoli in braccio e sospirando quando entrambi tuffano il volto contro il mio collo; sono costretto a tirare fuori tutto il mio autocontrollo quando sento la pelle bagnata dalle loro lacrime. «Andate da Noah, o da Scott, fate come volete ma vi prego… Lasciateci soli…» dico mentre inizio a salire le scale che mi condurranno alla zona notte della villa.
 

Uno a uno gli invitati se ne vanno, lasciando questo luogo che fino a qualche giorno fa sapeva di noi ma che adesso, invece, è un luogo di sofferenza.
 


 
***
 


È iniziato così bene, così normalmente, questo dannato venerdì mattina ma poi tutto è degenerato…

Ci svegliamo ben prima delle sette e così io e il mio Compagno decidiamo di fare l’amore, di sentirci uniti prima di iniziare la nostra giornata.

Saluto i miei gemelli ed esco per correre, come tutte le fottute mattine, poi arriva quella dannata telefonata …
 

“Papà! Papi sta male!”
 

Mi bastano queste semplici parole per fare dietro front e tornare immediatamente alla villa; al mio rientro trovo i cuccioli terrorizzati e preoccupati posti vicino al mio Compagno, al mio Stiles, che si massaggia con forza il petto mentre il suo volto è deformato dal dolore.

Lo aiuto a raggiungere il divano e prendo il cellulare per chiamare il 911 quando lui, sorridendo, mi prende il volto tra le mani e mi parla.
 

«Baciami, Derek… Baciami come se fosse l’ultima volta.»
 

E lo faccio, lo bacio con tutta la passione e l’amore che provo per lui in quel momento e quando mi stacco, pronto a chiamare i suoi soccorsi, accade.

Il suo cuore smette di battere.
 

 
Non chiesi mai chi eri, perché scegliesti me…
Me che fino a ieri credevo fossi un re…
 

 
Infarto.

Questo è il referto del medico legale.

Un infarto fulminante, imprevisto e imprevedibile, ha portato via Stiles.

Tutta la California può sentire il mio ruggito di dolore, non m’importa più di nulla; trascorro tutto il giorno per la riserva, non facendo altro che correre e abbattere alberi nell’inutile tentativo di sbarazzarmi di quel dolore, di quel vuoto che mi sta divorando l’anima.

Non so quanto tempo perdo tra gli alberi, così come il conto dei ruggiti, ma alla fine vengo atterrato da Scott; l’alpha ha gli occhi rossi e non appena gli mostro la gola, pronto per dire addio alla mia vita, mi colpisce con un pugno così forte da togliermi la vista per qualche istante. «I tuoi figli ti cercano!» mi dice ringhiando. «Hanno perso il loro padre, non costringerli a perdere anche te!»; fisso quell’uomo distrutto e lo abbraccio di slancio, scoppiando a piangere contro il suo petto.

Scott mi stringe a sua volta e si unisce a me in quel pianto disperato; versiamo lacrime su lacrime per quel meraviglioso ragazzo che ha rallegrato le nostre vite.

Quando entro dai McCall ringrazio Melissa con lo sguardo, visto che si è occupata dei gemelli in mia assenza, e prendo in braccio i bambini prima di andarmene, permettendo anche a loro di sfogare il dolore; nelle ore successive io e i miei figli piangiamo e ululiamo, richiamando Stiles e maledicendo quel suo stupido e meraviglioso cuore fin troppo umano che l’ha tradito.

Organizzare il funerale è un’agonia; perché dovrebbe importarmi di scegliere in quale bara seppellire il mio Compagno? Cosa m’importa dei vestiti? Perché mi devo preoccupare del carattere dei manifesti? Stiles non è più al mio fianco, non può più vedere crescere i nostri figli e tutte quelle cose sono inutili, elementi superflui nati con il probabile scopo di chiedere scusa al defunto per eventuali mancanze. Tra noi, però, non c’erano deficienze, non funzionava così il nostro rapporto, ma nessuno può capirlo…
 
 

 
Perdere l'amore, quando si fa sera, quando tra i capelli un po' d'argento li colora…
Rischi di impazzire, può scoppiarti il cuore…
Perdere una donna e avere voglia di morire!
 
 

Far addormentare i bambini è più difficile del solito, il funerale del loro papi li ha destabilizzati parecchio e io non ho la forza di mentirgli, di dirgli che “andrà tutto bene…”; e ora, nel buio della mia camera, piango e singhiozzo come un disperato mentre mi pianto gli artigli nelle braccia, facendo sgorgare il sangue ma non cancellando quel dolore sordo che mi attanaglia l’anima. Cosa farò d’ora in avanti? Chi mi aiuterà? Chi mi amerà? Dove sbatterò la testa nelle situazioni difficili? Cosa farò quando la sua voce mi mancherà come l’aria? E se dimenticassi il suo odore? Cosa si fa quando tutto nella tua vita va a puttane?

Mi ritrovo a maledire il Dio, il destino o chiunque abbia disegnato le nostre vite; perché cogliere un fiore innocente come Stiles, che aveva ancora una vita da vivere, invece di tutta quell’immondizia che popola il mondo?
 

 
Lasciami gridare, rinnegare il cielo!
Prendere a sassate tutti i sogni ancora in volo…
Li farò cadere ad uno ad uno, spezzerò le ali del destino…
E ti avrò vicino…
 

 
A cosa serve essere un licantropo se non puoi salvare la tua unica ragione di vita?

Questa domanda non mi abbandona da anni ormai e ogni volta mi ritrovo a riversare tutto il mio odio e la mia rabbia verso me stesso, verso lo stupido lupo che alberga in me e che non fa altro che ululare avvilito nella disperata ricerca del nostro Compagno; come faccio ad accettare la sua morte? Chi mi dà la forza necessaria? Tutto il mondo sta procedendo svelto e incurante del mio dolore, il Branco si è ripreso da questo colpo e sta mandando avanti la propria vita mentre io rimango indietro, arenato a quel giorno e con le labbra premute contro quelle del mio Stiles.

Sono passati sei anni eppure lei è ancora lì, immobile ed eterea, quella meravigliosa sensazione provocata dai nostri corpi in contatto; sono stanco, distrutto, e non passa nottata in cui non piango finché l’alba mi raggiunge, trovandomi più stanco e sconfortato di prima. Non voglio dormire, non voglio sognare, perché ogni volta lo vedo lì, davanti a me, con quel sorriso malizioso e quegli occhi così meravigliosi da incatenarmi ogni volta; non voglio dormire perché al mio risveglio sono solo e sono quelli i momenti in cui il dolore si fa più acuto e mi ritrovo a ruggire così forte da prosciugarmi le poche energie che ho in corpo.

Odio la mia vita, odio la mia casa, odio le mie giornate…

Dylan e Tyler sono le uniche gioie presenti, le uniche ancore in quest’oceano di dolore, ma ormai non sono più il papà allegro che conoscevano, non ci riesco, e sono costretti a vedere una mia immagina scolorita, l’ombra del vero me; so che li preoccupo, che temono di perdere anche me, e nonostante le mie rassicurazioni sono troppo intelligenti per non capire il mio dolore. Così, quando vedo che sono troppo tristi, chiedo aiuto alla mia anima gemella, gli chiedo di guidarmi e consigliarmi perché lui era così bravo con loro, gli veniva così naturale fare il padre, mentre io mi sento perso ogni volta; Stiles però deve aiutarmi ogni santa volta perché mi ritrovo a mettere in pratica le sue ricette, cucinando per tutti noi come faceva lui, e stranamente solo in quelle occasioni il cibo ha lo stesso sapore di quando, a cucinare, era lui…
 

 
Comunque ti capisco e ammetto che sbagliavo,
facevo le tue scelte, chissà che pretendevo…
E adesso che rimane di tutto il tempo insieme?
Un uomo troppo solo che ancora ti vuol bene…
 


Star Wars è diventato uno dei pochi metodi con cui ci sentiamo vicini a Stiles; vediamo i film ogni qualvolta ci manca troppo, oppure nel giorno del suo compleanno, mentre il giorno della sua morte preferiamo stare tutti e tre nel nostro letto, il pigiama di Stiles posto tra noi e le lacrime intente a bagnarci le guance.

Ma questi non sono gli unici metodi che utilizziamo per sentircelo più vicino; non è raro che i gemelli chiamino il nonno a orari improbabili e lui, non appena risponde, inizia a raccontare qualche aneddoto divertente sul mio Compagno. Il preferito dei ragazzi è lo stesso che gli raccontava Stiles, ossia quella volta che mi salvò dal kanima e mi tenne a galla per più di due ore; invidio Noah, lui riesce a parlare di suo figlio con apparente tranquillità mentre per me è maledettamente difficile e le poche volte che ci provo finisco sempre con lo scoppiare in lacrime.

La stanza di Stiles è diventato il luogo più frequentato della città; nonostante tutti coloro che ci mettono piede il suo odore rimane lì, per noi, e ci aiuta a ricordare. Lo capisco quando uno dei gemelli ci mette piede perché, al rientro, mi abbracciano e scoppiano in lacrime mentre io li stringo tra le mie braccia, facendomi forza per non piangere e accogliendo il loro dolore; dopo la sua morte non ci sono più entrato, quello è il luogo di Tyler, Dylan e Scott, non il mio, e quando la giornata è troppo pesante, quando quel vuoto nel petto mi toglie il respiro, entro nella nostra camera da letto e tiro fuori dall’armadio un sacco di plastica, il mio tesoro più grande. Lì dentro, perfettamente piegata, si trova la sua felpa rossa e soprattutto il suo odore; in quelle occasioni affondo il naso nel tessuto e inspiro così forte da riempirmi i polmoni con il suo odore, in un gesto che da un lato risana la mia anima ma dall’altro mi fa piangere e singhiozzare come un bambino. E mi ritrovo steso a letto, il volto affondato nel suo cuscino e la federa bagnata dalle mie lacrime.
 
 

 
Perdere l'amore, quando si fa sera…
Quando sopra al viso c'è una ruga che non c'era…
Provi a ragionare, fai l'indifferente…
Fino a che ti accorgi che non sei servito a niente!
 
 

Tocco il fondo qualche anno più tardi, la sera di Halloween; quel giorno lo passo a correre per la riserva fino a consumarmi le scarpe e al mio ritorno inizio a preparare la cena, incurante del sudore che bagna la mia pelle. Tutto prosegue nella calma più totale: i gemelli si preparano per passare la serata con gli amici, una stupida festa a tema organizzata nel mio vecchio loft, e io ho già deciso di vedermi un horror nell’attesa che tornino.

Il mio cuore però si spezza con forza, facendo echeggiare il dolore fin dentro le ossa; lì, davanti a me, si trovano i miei ragazzi… Tyler si è vestito da lupo ma Dylan… Lui ha scelto cappuccetto rosso.

Mi ritornano immediatamente in mente tutte le battute che chiunque ci rivolgeva, “Ecco cappuccetto rosso e il lupo cattivo!”, senza contare che poco prima del nostro matrimonio scegliemmo di usare quello stesso travestimento per festeggiare quella dannata serata; sento Tyler chiamarmi ma la mia mente è altrove, impegnata a rivivere ogni secondo di quella serata. Risento la risata di Stiles nelle orecchie, ricordo la sensazione delle sue labbra contro le mie, rivivo ogni istante del nostro amplesso…

Mi risveglio solamente quando l’odore delle loro lacrime mi invade le narici e appena presto attenzione alla realtà noto come i costumi sono stati abbandonati da qualche parte nel salotto e loro, disperati, mi stringono.
 

«Ci dispiace, papà, non pensavamo che…» singhiozza Dylan contro il mio petto.

«Non piangere, papà, non farlo ti prego…» e solo adesso momento mi rendo conto delle lacrime che sto versando.
 

Li stringo a me e passiamo la serata piangendo, abbracciati sul grande letto matrimoniale che sapeva così tanto di Stiles ma che, al contempo, si è raffreddato per l’assenza di quel ragazzo che aveva imparato a correre con i lupi.
 

 
E vorresti urlare, soffocare il cielo!
Sbattere la testa mille volte contro il muro…
Respirare forte il suo cuscino, dire è tutta colpa del destino…
Se non ti ho vicino…
 
 

Ruggisco con forza, incurante di tutto e tutti; non m’importa dell’ora tarda, non m’importa dei tagli presenti sul mio corpo, non m’importa neanche dello sguardo impietosito che mi lancia Peter. Questa mattina i gemelli si sono diplomati, hanno raggiunto il primo di tanti traguardi, e Stiles non è lì con noi, non si è potuto godere quell’aria di tensione che anticipava la festa, né il meraviglioso discorso che i ragazzi hanno fatto; per tutto il giorno il mio sorriso è sempre stato così limitato, così tenue, e nonostante la gioia e l’orgoglio che provavo in quel momento i miei occhi erano velati da un alone di tristezza che non voleva abbandonarmi.

A Stiles sarebbe piaciuta la cerimonia… Avrebbe pianto dalla sera prima e si sarebbe fiondato sui gemelli appena tutto fosse finito, li avrebbe abbracciati e sommersi di parole; io, invece, mi sono limitato a stringerli tra le mie braccia e a sussurrargli un timido “È fiero di voi…”, non importava specificare di stessi parlando, loro lo avevano capito.

Quando torno a casa mi sento distrutto, fisicamente ed emotivamente, e mi sento ancor peggio quando incontro i volti preoccupati di Dylan e Tyler che, invece di uscire con gli amici, sono rimasti a casa, preoccupati per il loro unico genitore; chiedo scusa così tante volte da perderne il conto e alla fine ci addormentiamo sul tappeto in salotto, troppo esausti anche solo per andare nelle nostre stanze.
 


 
***
 


La loro partenza per l’università è l’ennesima stilettata al mio cuore. Sapevo che non potevo fermarli, che non potevo bloccare la loro vita, ma vederli partire per New York mi lascia distrutto; silenziosamente ringrazio Peter e Cora per essere venuti insieme a me, non ce l’avrei fatta ad affrontare tutto da solo. Quando l’aereo decolla desidero con tutto me stesso inseguirlo, fermarlo e chiedere ai gemelli di scendere e di rinunciare, non voglio essere abbandonato anche da loro, ma alla fine scoppio in lacrime e torno all’auto, incurante degli sguardi e dei bisbigli.

Ho smesso di vivere quel venerdì mattina, non posso fare un torto simile anche ai miei figli…
 
 

 
Perdere l'amore…
Maledetta sera!
E raccogli i cocci di una vita immaginaria!
Pensi che domani è un giorno nuovo ma ripeti non me l'aspettavo…
Non me l'aspettavo…
 
 

«MI SPOSO!» Dylan salta in braccio al fratello, euforico per quella notizia mentre io rimango impassibile, la tazza di caffè in mano e lo sguardo vitreo; il mio bambino è cresciuto e finalmente la sua Rachel ha detto di sì… «Papà?» mi domanda osservando la mia espressione e mi affretto a scuotere il capo e sorridere, orgoglioso.
«Non è che l’hai messa incinta?» domando ghignando.

«Io sono un signor lupo!» mi risponde piccato Tyler e ridacchio, quanto assomiglia a Stiles…

«Dobbiamo organizzare l’addio al celibato e poi devo farti da testimone!» Così, mentre Dylan inizia a parlare di preparativi, finisco di bere il caffè e mi siedo sul divano; osservo sorridendo quella scena così normale e sospiro affranto.
 

Quello stesso pomeriggio esco dalla villa e mi reco in quel luogo che avevo evitato per così tanto tempo e solo mentre varco le cancellate del cimitero mi rendo conto di quanto sia stato stronzo con lui; sono passati vent’anni eppure non sono mai venuto a trovarlo, per me è troppo doloroso vedere quella lapide fredda, così diversa da lui…

Mi prendo del tempo per pulire il marmo dalle foglie secche e dalla polvere; poso le rose nell’apposito vaso e verso dell’acqua prima di sedermi per terra, incurante del freddo che sento. Osservo le lettere dorate che recitano il suo nome ma soprattutto la sua foto, scattata durante una giornata qualsiasi; Stiles sorride emozionato, Dylan l’aveva appena chiamato “papi” per la prima volta e io mi ero affrettato a immortalare quell’immagine. Osservo anche le varie lettere che i gemelli hanno lasciato al padre, i peluche di Scott e il bacio di Lydia, un marchio fatto con un rossetto rosso e protetto da una pellicola in plastica; mi scappa un singhiozzo quando punto lo sguardo sulle chiavi della sua jeep, dopo la sua morte nessuno è mai riuscito a rimetterla in moto. Come se la morte del suo padrone sia avvenuta di pari passo con la sua… E alla fine scoppio. Piango come non mi capitava da tempo e abbraccio quel marmo gelido, un’ancora in quell’oceano di dolore che mi affoga.

 
«Lo sai, vero?» parlo tra i singhiozzi, «Tu sai sempre tutto, hai sempre saputo tutto… Ti vedo, sai? Se lì, tra le nuvolette a ridacchiare divertito e orgoglioso dei nostri lupetti… Ti ricordi quando Deaton ci parlò di quella pozione? “Con questa Stiles porterà avanti una gravidanza, in questo modo i figli saranno effettivamente vostri; senza bisogno di ricorrere all’adozione.”; ricordi quanto eri tenero con il pancione? Quanto tempo spesi ad accarezzarlo, pregustando il momento in cui avrei sentito i vostri cuori battere all’unisono… E ora… Ora Tyler si sta per sposare, è diventato uomo e neanche me ne sono reso conto. Ma l’hai sempre detto, no? Sarebbero cresciuti in così poco tempo da non rendercene conto… Dovrò accompagnarlo all’altare ma non voglio, quello sarebbe stato il tuo compito. Avresti pianto, lo so, e io ti avrei stretto e baciato mentre il nostro cucciolo diceva il fatidico sì… Ti ricordi il nostro matrimonio? Le risate, le lacrime, la gioia… Mi sono rimaste solo le lacrime ora, quel tuo cuore tanto forte si è portato via tutto quando si è fermato e io sono bloccato, immobile… Mi manchi, Stiles, come il fottuto Sole e non riesco più a vivere così… Sono passati vent’anni da quel giorno e non c’è stato secondo, minuto od ora in cui la tua mancanza non mi faccia male; manchi anche a loro, sai? Lo vedo… Il sorriso sparisce lentamente dalle loro labbra e la tristezza insozza il loro odore; sono quelli i momenti che odio di più e così corro ad abbracciarli, a stringergli e sussurrargli che va tutto bene anche se non è così… Alla fine piangiamo, insieme, e ti vedo intento a offendermi, a darmi dello stupido Sourwolf, perché so che odi vederci tristi ma è più forte di noi… Ci sono istanti in cui penso “Devo dirlo a Stiles!” ma poi la realtà mi colpisce e mi ritrovo violato dalla disperazione… Voglio raggiungerti, Stiles, ma questo mio cuore continua a battere furioso e disperato, così ferito e sanguinante da non darmi pace…».
 

Alla fine bacio la lapide e me ne vado, singhiozzando, e mi sento spezzato: il mio lupo è rimasto lì, accucciato davanti a quel marmo in attesa del suo Compagno.
 
 

 
Prendere a sassate tutti i sogni ancora in volo,
lì farò cadere ad uno ad uno;
spezzerò le ali del destino e ti avrò vicino…
Perdere l'amore!
 
 

«Papà, fai il polpettone? Ti prego… Ho già parlato con Tyler, a lui va bene anche se la sua mogliettina è vegana! E poi i nostri cuccioli devono crescere…» Sospiro mentre osservo la riserva, come il giorno del suo funerale, e mi ritrovo a rispondere un “Va bene…” così triste da far preoccupare mio figlio «Papà?».

«So bene, sono solo stanco…» mento e dopo averlo salutato chiudo la telefonata.
 

Da quel giorno di cinque anni fa, quando andai al cimitero, tutto è cambiato; non sento più il mio lupo ululare, sono debole ma non me ne curo, so dove si trova ma non posso portarlo via, non voglio. Quella lapide fredda è l’unico luogo in cui è possibile percepire ancora l’odore di Stiles e non ho la forza di allontanare il mio lupo dal nostro Compagno.
Afferro malamente un cuscino e mi sdraio sul divano, troppo stanco per cucinare.
 
 

«Ehi, ragazzone, ti sono mancato?» Sgrano gli occhi quando sento la sua voce e mi alzo di scatto dal divano; lui è qui e mi sorride. Quanto mi è mancato, tutto di lui mi manca, e non voglio svegliarmi, non ora… «Su, su… Non piangere, sai che poi sto male…» Rapido mi avvicino a lui e lo abbraccio, inalando finalmente il suo odore e singhiozzo; Stiles mi stringe a sua volta e affonda il viso nel mio collo, singhiozzando e piangendo anche lui.

«Stiles…» mi esce in un lamento e singhiozzo più forte, non voglio perderlo ancora…

«Derek, è successa una cosa…» mi dice allontanandosi di poco da me e scrutandomi con i suoi occhi da cerbiatto umidi di lacrime «Tu…» dice e singhiozza; in un attimo la consapevolezza di quello che è successo mi colpisce in pieno e mi ritrovo a girarmi in direzione del divano e mi vedo. Sono sdraiato, il petto è immobile e sul viso primeggia un sorriso che non vedevo da tempo; le guance sono rigate dalle lacrime e trattengo il fiato. Sono morto… «Dobbiamo andare, Derek, loro staranno bene…» mi sussurra il mio Compagno e singhiozzo, voltandomi a guardarlo. «Ti stanno tutti aspettando…» dice abbracciandomi.

«Baciami, Stiles, baciami perché temo che verrò nuovamente allontanato da te…» dico incrociando i nostri sguardi.

«Ho parlato con Dio, anzi l’ho minacciato!» dice con quel suo sorriso furbo. «Le porte del Paradiso ti sono state aperte, Der, ed è ora di ricominciare…» L bacio con forza e stringo la presa sul suo corpo così caldo e profumato; lentamente ci separiamo e singhiozzo.
 

Ci muoviamo verso una luce così bianca e accecante da farmi chiudere gli occhi ma non fa paura, è calda e benevola; sento il cinguettio degli uccellini, le risate e le parole… Alla fine, arrivano gli odori… Mia madre, mio padre, il mio Branco, Erika e Boyd… E alla fine, sorridendo timidamente, incontro Claudia Stilinski.
 


 
***


 
È la governante ad avvertire i gemelli Hale. Una telefonata, riempita da singhiozzi e pianti, in cui la vecchia signora Frig sussurra “Se ne è andato…”.

 
Quel lunedì di Maggio, sotto un insolita pioggia battente, Tyler e Dylan Hale si ritrovano al cimitero, davanti a una buca vuota e una splendida bara in legno di ciliegio; ventisette anni prima avevano vissuto la stessa orribile esperienza ma questa volta non c’era il loro papà lupo a stringergli le mani e a piangere con loro, questa volta sono soli…
 

«Ty, se ne è andato anche lui…» singhiozza Dylan contro la spalla del fratello.

«Nonno De’ek è volato in cielo?» chiede la piccola Talia, la primogenita di Tyler; il lupo singhiozza e solleva appena la testa prima di sgranare gli occhi per la sorpresa; lì, a pochi passi dalle mura cimiteriali, un grosso lupo nero e una volpe li fissano attentamente prima di strusciarsi l’un l’altro.

«Certo amore, nonno Derek è volato in cielo. Ora si trova con il suo Compagno…» dice mentre un sorriso gli illumina il volto.
 

Finalmente, dopo ventisette lunghi anni, Stiles e Derek si sono finalmente riuniti.

 
 
 

Note finali: non mi uccidete, alla fine si sono incontrati in Paradiso!

Io vi ringrazio per esser arrivati qui sotto, davvero…

Un enorme grazie e un abbraccio affettuoso a tutti voi lettori, a coloro che inseriranno la storia in una delle categorie di EFP ma anche a tutti quelle splendide persone che vorranno dedicare qualche minuto del loro tempo per farmi sapere cosa ne pensano a riguardo. Grazie davvero.
 

Alla prossima!

 
Babbo Dark


 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: Babbo Dark