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Autore: Inevitabilmente_Dea    17/04/2020    0 recensioni
I Radurai, o quello che ne rimane, hanno finalmente attraversato il Pass Verticale che li ha catapultati in una nuova realtà che tutti ormai avevano dato per scomparsa.
Finalmente Elena, i Radurai e tutti gli altri Immuni hanno la possibilità di ricostruire la loro vita da zero, lontano dalle grinfie della W.I.C.K.E.D. e lontani dagli obbiettivi violenti del Braccio Destro.
Torture, esperimenti e sacrifici sono finalmente terminati.
Ora esiste solo una nuova vita da trascorrere in un luogo sicuro e privo di Eruzione. Un vero e proprio paradiso terrestre.
Ma se qualcosa arrivasse a turbare anche quello stato di quiete, minacciando nuovamente i ragazzi?
Se in realtà la corsa per la sopravvivenza non si fosse mai fermata?
Dopotutto nulla è mai come sembra.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Teresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Fu come se Gally avesse percepito la mia presenza vicino a lui, perchè non appena mi inginocchiai al suo fianco il ragazzo schiuse leggermente gli occhi e li fissò su di me, e per un attimo sembrò quasi che quel contatto visivo avesse alleviato il suo dolore fisico. 

 

Mi lanciò uno sguardo che implorava salvezza e, anche se i suoi occhi parlavano da soli, il ragazzo tentò comunque di aprire la bocca per comunicare, ma dalle sue labbra uscì solo qualche mormorio soffocato ben presto da dei grugniti di dolore. Gally serrò gli occhi, scosso probabilmente da una fitta improvvisa, ma nonostante tutto volette provare di nuovo ad aprirli per guardarmi.

Le sue pupille, più dilatate del normale, si focalizzarono di nuovo su di me e una scarica di tensione mi pervase la schiena. Sapevo che dovevo aiutarlo in qualche modo, volevo aiutarlo. Era quello il pensiero fisso nella mia mente.

Vedere Gally in quel modo sbloccò come un interruttore nella mia testa. Non dovetti neanche pensarci su troppo, mi alzai in piedi con uno scatto e mi spostai dietro le spalle del ragazzo, ordinando e Jorge di aiutarmi a trasportare il suo corpo dentro il laghetto.

L'uomo fece come richiesto e con tutta la delicatezza che avevamo, riuscimmo ad immergerlo totalmente dentro l'acqua. Jorge uscì dal laghetto e agitò le gambe nel tentativo di asciugare i pantaloni inzuppati, io nel frattempo rimasi a sorreggere la testa del ragazzo fuori dall'acqua, sussurrandogli parole dolci all'orecchio nel tentativo di calmarlo.

Cento nomi di erbe curative diverse spuntarono nella mia mente, ma per mia sfortuna poche erano reperibili nel luogo in cui ci trovavamo. Riflettei ancora sulla questione... ci servivano bende, disinfettanti, infusi... non saremmo mai stati capaci di trovare tutto ciò in un luogo e in una situazione del genere.

Alzai lo sguardo su Brenda. Non avrei mai pensato di chiederle aiuto, ma al momento mi serviva qualcuno che fosse svelto e attivo. "Tu e Violet dovete andare a cercare due specie di fiori." ordinai con voce ferma, dando loro giusto un'occhiata per vedere se mi stessero prestando attenzione. Poi ritornai con lo sguardo su Gally, accarezzandogli una guancia. "Se abbiamo fortuna forse riuscirete a trovarne almeno uno." continuai a voce alta, anche se in realtà voleva essere una rassicurazione per me e il ragazzo. "Se ci riuscite, riportateli subito qua. Raccoglietene in quantità."
Riportai alla mente il nome di quei due fiori e il loro aspetto, poi iniziai a descriverle in modo dettagliato alle due ragazze. Quando ebbi finito di spiegare, mi rivolsi a Violet con uno sguardo preoccupato: "Ti ricordi ancora che forma hanno, vero? Le avevamo studiate insieme..."

La ragazza mi sorrise compiaciuta e mi fece l'occhiolino, rispondendo in modo positivo alla mia domanda.

Era molto difficile che le ragazze riuscissero a trovare entrambi i fiori nello stesso luogo, ma la mia disperazione era così elevata da farmi aggrappare alla speranza che l'improbabile diventasse possibile. Entrambi i fiori avevano delle capacità curative non indifferenti. Le radici del primo fiore, l'Echinacea, potevano essere anche considerate droga, perchè capaci di stimolare l'organismo a reagire in determinate condizioni di stress, oltre ad essere sedative e antibatteriche. Il secondo fiore, ovvero la Calendula, era altrettanto utile e ottima come rimedio contro le ustioni. 

Purtroppo limitarsi a mettere Gally a mollo nell'acqua non sarebbe bastato a curarlo. Certo, avrebbe raffreddato la pelle e limitato i danni ai tessuti in superficie, ma servivano impacchi efficaci. L'ustione si sarebbe potuta curare e cicatrizzare nel giro di un mese, se avevamo fortuna e se eravamo capaci di evitare infezioni batteriche magari anche prima. 

Le ragazze partirono immediatamente, Violet ripetendo velocemente a Brenda le caratteristiche delle due piante. 

Io invece rimasi al fianco di Gally, incapace di lasciare il ragazzo e andarmene a fare la mia parte anche io. Per la prima volta il pensiero di perdere davvero il ragazzo aleggiava nella mia testa senza trovare riposo. Mi sistemai meglio di fianco a lui, rinforzai la presa sul suo corpo cercando sempre di essere delicata. Con un braccio lo sorreggevo sotto la schiena, come si fa con un neonato, e con l'altra gli scostai delicatamente qualche ciocca dal viso così pallido e allo stesso tempo arrossato in posti insoliti. 

Feci per togliere la mano dal ragazzo quando lui inspirò violentemente per il dolore e fece una smorfia, feci per spostarmi, ma vidi la sua mano emergere a fatica dall'acqua e cercare la mia. Incrociai le mie dita con le sue, poi il ragazzo riportò il mio palmo ad accarezzare il suo volto, alla ricerca di un contatto affettivo che levigasse il suo dolore almeno in parte.

Abbozzai un sorriso che però sentivo che si sarebbe potuto rompere in pianto in ogni momento che passava. I miei pensieri e tutte le preoccupazioni vennero messe in pausa quando il ragazzo tentò di far uscire qualche parola soffocata dalle labbra secche e rotte in diversi punti.

"Non..." tentò con voce rauca. Lo vidi deglutire, poi fare una smorfia di dolore, ma non mollò e provò ancora. "Non lasciarmi." disse, poi con voce spezzata aggiunse: "Ti prego."

Avvicinai le mie labbra al suo viso e una mia ciocca ribelle cadde sulla sua guancia. La tolsi in fretta e mi avvinai al suo orecchio, in modo che potesse sentirmi lui e soltanto lui. "Mai, Gally." sussurrai. "Mai."

Sul volto del ragazzo si formò una pace insolita, che fece rilassare tutte le rughe e le crepe sul suo volto, poi svenne di nuovo.

 

 

 

Violet e Brenda ci avevano messo abbastanza tempo prima di tornare con l'occorrente e la cosa mi aveva spazientita, ma il bottino con cui erano tornate era così stupefacente da farmi rallegrare subito. Mi ero messa subito all'opera non appena le ragazze mi avevano consegnato tutti i fiori raccolti. Feci qualche impacco di Calendula, poi utilizzai la radice di Echinacea con attenzione.

Dopo aver fatto stendere Gally sul prato e averlo curato, il ragazzo era piombato in un sonno agitato, ma almeno sembrava già essere più tranquillo di prima. Forse era tutta una cosa psicologica, come l'effetto placebo che inganna la tua mente e fa sì che sia la tua convinzione nel potere del farmaco a farti stare meglio, piuttosto che il farmaco in sè e per sè. Oppure, cosa che speravo fosse vera, le mie capacità da Medicale erano ancora attive e per una volta avevo fatto la scelta giusta.

Dato che Gally sembrava aver bisogno di un buon riposo per riprendersi, mi permisi di allontanarmi qualche secondo da lui per riunirmi agli altri e buttare giù un piano. Purtroppo però non eravamo riusciti a capire come riparare l'oggetto, né men che meno sapevamo cosa fare. Ci eravamo confrontati tutti, ma nessuno aveva idee al momento. Teresa inoltre era nel panico più totale, e stava analizzando il dispositivo insieme a Thomas, che forse cercava di rassicurarla o di darle un appoggio in quel momento.

Thomas. Pensai. Mi ero quasi scordata della discussione che avevo avuto con Violet e Minho. Ero arrivata ad una conclusione prima che tutto quel casino avvenisse. Devo dire a Thomas che lo perdono.

Mi avvicinai lentamente al ragazzo, che nel frattempo se ne stava inginocchiato a terra, insieme a Teresa, rigirandosi tra le mani il piccolo aggeggio elettronico. Feci qualche passo incerta: stavo per fare un salto nel vuoto senza sapere se il ragazzo mi avrebbe mai perdonata per il mio comportamento. Se solo Newt avesse visto come lo avevo trattato ero certa che sarebbe rimasto deluso di me. Mi sono comportata in modo così spregevole che...

I miei pensieri vennero interrotti dalla voce di Thomas che pronunciava il mio nome con una punta di incertezza. Che stupida, ero rimasta talmente tanto assorta nei miei pensieri che non mi ero accorta di aver raggiunto la coppia. Probabilmente me ne ero rimasta lì in piedi a fissarli per chissà quanto tempo.

"Ah..." borbottai insicura, poi mi schiarii la voce per riprendermi. "Volevo parlarti, ecco... Posso rubarti un attimo?"

Teresa inarcò le sopracciglia sorpresa, lanciando uno sguardo interrogativo a Thomas, quest'ultimo invece schiuse leggermente le labbra, contenendosi probabilmente dallo spalancare la bocca. Le sue guance arrossirono leggermente, poi abbassò lo sguardo sulle sue scarpe mentre diceva: "Certo... ehm..." si grattò la nuca e poi evitò di incrociare il mio sguardo. "Facciamo una passeggiata?"

Annuii, ora più sicura di me. Il discorso di scuse aveva già iniziato a formarsi nella mia testa, più pietoso che mai. Aspettai che fosse il ragazzo a scegliere la traiettoria e poi mi limitai a seguirlo sotto lo sguardo attento e incredulo di tutti, a partire da Stephen, che addirittura si era messo a bisbigliare con Minho per capire cosa stesse succedendo, ottenendo però scarsi risultati dato che il Velocista gli diede un pugno sul braccio e lo allontanò, per poi rimettersi a parlare con Violet.

Una piccola bozza di sorriso si formò sulle mie labbra quando realizzai che, nonostante avessimo litigato, Stephen era ancora preoccupato per me e probabilmente non voleva che facessi mosse stupide. Non preoccuparti, Steph. Pensai tra me e me. Ho capito cosa cercavi di dirmi, davvero. Ne ho preso atto e sto cercando di cambiare chi sono.

"Tommy..." quel nome uscì dalla mia bocca prima ancora di passare per la mia testa. Vidi il ragazzo sobbalzare, tanto sorpreso quanto me nel sentirsi chiamare con quel nomignolo. Solo Newt lo chiamava così... Che fosse il ragazzo ad aver iniziato la conversazione per me? Il mio cuore saltò un battito. Arrossii violentemente e mi portai la mano sulle labbra. 

"Thomas." ripresi, acquisendo il controllo dei miei pensieri. Il rossore sulle guance iniziò a scemare lentamente. "Volevo chiederti scusa."

La mia spiegazione non fece altro che rendere il ragazzo ancora più confuso. 

"Da quando Newt è morto io..." continuai cercando le parole adatte. Tutto il discorso che avevo avuto in mente fino a quell'istante era svanito nel nulla. "Mi sento di vivere dentro il corpo di una persona che non conosco. Sono cambiata, ma è stato un cambiamento rapido e forzato. Il dolore mi ha consumato, ha consumato tutti noi, ma su di me sembra aver fatto l'effetto peggiore che potesse mai fare." Presi un respiro e mi feci forza. "Ma ciò non giustifica il modo in cui ti ho trattato. Non dovevo, io non avevo il diritto di farti sentire così, di dirti quelle cose orribili e addirittura metterti le mani addosso... io... non so cosa devo aver avuto davanti agli occhi per non capirlo, non so dove io abbia perso la testa o l'anima, ma quello che ti ho fatto è davvero disumano. Ti ho trattato malissimo e non te lo meritavi, sicuramente ti avrò fatto sentire un verme che..."

"Me lo meritavo." mi interruppe Thomas con voce roca. "Tu meritavi di sfogarti, dopo quello che ti ho fatto, dopo quello che ho fatto a..." la sua voce venne a mancare. Il ragazzo scosse la testa. "Io ti giuro che se potessi tornare indietro..." prima che potesse finire la frase Thomas si voltò verso di me e quando incrociò il mio sguardo, cosa che fino a quel momento aveva evitato, i suoi occhi si riempirono di lacrime, ma il ragazzo cercò comunque di trattenersi. "Non c'è un giorno che io non rimpianga ciò che ho fatto. Vedere tutto il dolore che ho causato, la vita che mi sono preso la libertà di prendere in modo egoistico... Io non..." 

E fu allora che il ragazzo scoppiò in lacrime davanti a me, facendomi rendere conto di tutto il dolore che aveva dentro, della voragine che lo stava risucchiando lentamente.
Mi tremarono le labbra. Ero stata così egocentrica da non accorgermi nemmeno che esistesse anche il dolore altrui. Ero così focalizzata sui miei problemi e su come fossi incapace di superare la cosa, che mi ero scordata dell'esistenza altrui.

Persino Minho. Non avevo mai chiesto a Minho come si sentisse. Non che non ci avessi mai pensato... forse era quella la cosa peggiore: avrei potuto chiedergli più volte come stesse affrontando la cosa, ma non volevo farlo perchè non volevo parlare dell'argomento. Avevo finto che il problema non ci fosse a priori, nella speranza di dimenticarmene, un giorno.
Ero così... Così... "Thomas." dissi in modo fermo, senza sapere davvero cosa gli avrei detto successivamente. Tra un singhiozzo e l'altro il ragazzo alzò lo sguardo, ma non abbastanza. Presi il suo volto tra i palmi e lo sollevai delicatamente, cercando di incrociare i suoi occhi sotto tutte quelle lacrime. "Ascoltami, Thomas." sussurrai dolcemente, trattenendo io stessa le lacrime generate dal senso di colpa.

Asciugai le sue guance con i pollici, poi continuai ad accarezzarlo anche quando queste si asciugarono. Per un attimo mi sembrò di avere il volto di Newt tra le mani, in uno di quei suoi momenti di debolezza, dove si chiudeva in sé e io lo rassicuravo, sentendomi un po' una mamma. Cacciai via quel pensiero e con esso le lacrime che stavano per solcare i miei occhi.  "Non sono mai riuscita ad ammetterlo a me stessa. Forse gli altri hanno cercato di farmelo capire, ma... Non ho voluto capire. Non ho mai voluto accettare la realtà perchè sono una codarda." ammisi. "Ma ora... ora mi accorgo della verità e comprendo che è la verità. Ora lo capisco, ma faccio comunque fatica ad accettarlo perchè non... non lo so, ho solo così tante domande per la testa, forse è per questo che mi è difficile accettarlo." Stavo allungando il discorso volontariamente. Ero ancora una codarda, avevo paura che se l'avessi mai detto ad alta voce, credendo addirittura in quello che dicevo, una punizione divina mi avrebbe afflitto. Forse temevo che Newt tornasse dal mondo dei morti per rimproverarmi, per dirmi che quello che pensavo non era vero, che era deluso di me... Scossi la testa. 

Basta, Elena. E' ora di crescere. Mi rammentai. "Thomas, è stata una decisione di Newt." asserii secca. "Newt ha scelto di morire." ripetei. Negli occhi di Thomas si insidiò una paura reale, che non avevo mai visto prima.

"Perchè non... perchè non ha provato a..." tentennò il ragazzo. "Perchè ha chiesto a me di farlo e non..."
Perchè non si è suicidato? Terminai nella mia mente. Un sorriso debole mi si formò sulle labbra. Lasciai libero il volto di Thomas e mi portai una mano al petto. Il mio cuore sembrava volerne uscire a tutti i costi. Batteva così forte e mi faceva così male... Mi venne in mente una notte particolare, una notte che avevo archiviato nei miei ricordi, ma che ora riviveva nitida nella mia mente.

Newt aveva provato a suicidarsi per ben due volte. Aveva provato a gettarsi dalle mura del Labirinto, ma senza riuscirci. Poi, la seconda volta... 
Come se qualcuno avesse schiacciato un pulsante nella mia mente, il ricordo iniziò a riprodursi nella mia mente. Era così nitido che per un attimo mi estraniai dalla realtà. Mi sembrava quasi di essere di nuovo con lui in quella notte. Mi ricordo benissimo l'odore di alcol su di lui, il contatto del suo sangue con le mie mani. Quattro tagli. Me li ricordo come se fosse successo ieri.

"Uno per ogni amico perso." mi aveva confidato Newt quella notte, la notte in cui Alby, Minho e Thomas erano rimasti chiusi dentro il dannatissimo Labirinto. Era convinto di averli persi, tutti lo erano. Ma lui era l'unico che aveva reagito di conseguenza.

"Essere il leader di questi ragazzi era difficile già prima che Alby morisse." 

Potevo sentire le parole del ragazzo risuonare nella mia mente. La sua voce rotta dal pianto disperato. 

"Tutti vogliono uscire da questo fottutissimo posto! Tutti fanno affidamento su Minho per uscire di qui. Io ed Alby siamo le loro guide. E tutto è andato perso! "

E poi un ultima frase prima di sentire le lacrime spingere di nuovo per uscire. "Non riesco a tenere tutto sulle mie spalle..."

Gli avevo promesso che l'avrei aiutato io, che avremo trovato una soluzione insieme e lui si era lasciato aiutare. 

"Un taglio per Minho, uno per Alby, uno per Thomas e..." sentii il respiro morirmi in gola. "Uno per te. Sapevo che questa notte avrei perso anche te."

Scossi di nuovo la testa, terrorizzata, ma questo non servì a mandare via il ricordo, bensì un altro venne a galla, facendomi rabbrividire. 

Io e Newt siamo stesi nel suo letto, stretti stretti per riuscire a starci entrambi. Io sono accoccolata sul suo petto. Intreccio una delle mie gambe tra le sue, poi gli osservo i polsi fasciati. Gli chiedo di promettermi una cosa fondamentale, gli chiedo di non lasciarmi mai sola. 

Sentii nascere dentro di me gli stessi sentimenti che provai allora: imbarazzo per avergli fatto una domanda così banale, ma anche paranoia, perché avevo bisogno di sentirmelo dire. 

"Te lo prometto, Eli. Ora mettiti a dormire, ti proteggo io dai tuoi incubi." la sua voce che si fa sempre più sonnolenta, i suoi occhi che si chiudono pesanti, il respiro che si fa più profondo, ma prima di dormire, ha un ultimo momento di lucidità. Mi lascia un bacio sonoro sulle labbra e poi mi stringe forte a sé. 

Mi morsi la parete interna della guancia talmente forte da sentire il sapore metallico del sangue. Newt era la mia colla, lo era sempre stato. Senza di lui, proprio come avevo pensato quella notte con terrore, saremmo crollati tutti a pezzi. E l'abbiamo fatto. 

La voce di Thomas mi riportò nel mondo dei vivi. "Non so perchè me l'abbia chiesto. Perchè a me?"

Mi schiarii la voce e sentii le mie gambe tremare. Forse Newt avrebbe voluto che Thomas sapesse. "Senti..." iniziai, sentendo le mie gambe sempre più deboli. "Ti va di sederti? Ho bisogno di..." senza attendere la sua risposta lasciai che il mio peso si riversasse a terra, prima cadendo sulle ginocchia, poi sistemandomi a sedere. "Il motivo per cui te l'ha chiesto era perchè si fidava di te. Si fidava a tal punto da affidarti la sua vita."

"Be', si fidava anche di Minho e di t..."

Lo interruppi immediatamente. "Sì, si fidava di tutti noi, ma sapeva che sia io che Minho avremmo fatto di tutto pur di fargli cambiare idea, perchè siamo cocciuti. Anche se una persona soffre, anche se sta andando incontro ad una morte lenta, oppure, nel caso di Newt, entrambe..." presi un respiro. "Noi lo avremmo mantenuto in vita, pur sapendo che non era quello che voleva. Forse è egoismo, forse una speranza che non vuole mai morire. Tu invece ascolti le persone, le ascolti davvero. Se qualcuno soffre e ti chiede di far terminare la sua sofferenza, perchè non c'è più nulla da fare... Be' tu lo fai, perchè comprendi che non è più possibile fare nulla, se non eliminare quella sofferenza interminabile. Anche se è un'azione così terribile da portarsi appresso, anche se è il peso più soffocante di ogni altro, tu sei disposto a portarlo con te a vita, pur di regalare a quella persona un ultimo briciolo di sollievo."

"Ma perchè non farlo da solo? Perchè non..." il ragazzo si mise le mani tra i capelli.

"Thomas, so che è difficile da capire, ma..." sospirai. Non avrebbe mai capito, lui non sapeva tutto. "C'è un qualcosa che Newt non ti hai mai detto." mormorai, torturandomi l'unghia del pollice con le dita.

Il ragazzo mi lanciò uno sguardo incerto. Aggrottò le sopracciglia, ma non proferì parola, facendomi capire che era pronto per ascoltare quello che avevo da dire.

Mi dispiace Newt. Pensai tra me e me. So che volevi fosse un segreto tra noi due, ma Thomas deve saperlo. Glielo devi, almeno questo glielo devi. 

Poi, dopo essermi strisciata i palmi sul volto, come per risvegliarmi completamente, iniziai a raccontare tutto al ragazzo.

 

*Angolo scrittrice*

PIVEEEE!!!!!!!!

Mi siete mancati.

Punto.

Non pensavo avrei avuto questa sensazione addosso, ma vi giuro che mi sta battendo forte il cuore. Sono così emozionata! Non mi ricordavo che pubblicare un capitolo mi rendesse così fiera e soddisfatta.

Scusate se vi ho fatto aspettare così tanto, ma è successo molto ultimamente e avevo perso l'ispirazione. Davvero, è stato frustrante. Ogni volta che mi mettevo giù a scrivere qualcosa sentivo le idee abbandonare la mia mente. Scrivevo e poi cancellavo. Mi sembrava tutto banale, non all'altezza di ciò che avevo precedentemente scritto.

Ma non mi sto scusando per questo, perchè un blocco può capitare a tutti. Mi sto scusando perchè, dopo averci provato e riprovato, alla fine ho deciso di abbandonare, di non provarci più e dedicarmi ad altro.

Poi oggi, non so cosa mi abbia spinto ad accendere questo computer, ma l'ho fatto. Ho aperto Wattpad, visto tutte quelle notifiche, tutte quelle persone che mi chiedevano dove fossi finita e... non so spiegarlo, è stato come se mi si fosse accesa una lucina nel cuore. Ha iniziato a battermi più forte e tutto d'un tratto mi sentivo che volevo scrivere, quella frenesia nelle dita, di quando non riesci a tenerle ferme, e ho capito che volevo tornare a immergermi in questo mondo come facevo una volta. 

E così ho fatto. E non potrei esserne più fiera.

Ora, so che è passato davvero tanto tempo, quindi non vi biasimo se deciderete di abbandonare questa storia (o se lo avete già fatto). Lo capisco, davvero.

Ma a quelli che sono rimasti e rimarranno... Grazie, grazie davvero per la pazienza, per non aver archiviato anche voi questa storia come avevo fatto io. Grazie per essere ancora qua a votare e (spero) a dare le vostre opinioni personali sul capitolo!

Per concludere, vorrei chiedervi: cosa vi aspettate che succederà nel prossimo capitolo?

Sono curiosa di leggere le vostre aspettative!

Baci,
la vostra Inevitabilmente_Dea, che sarà sempre anche la vostra Elena

   
 
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