Capitolo terzo
Panic
on the streets, chaos, terror.
"Jupiter, oh God, have mercy on us!"
Finally their prayers were heard and
"The saviors" turned the tied!
Demigods they were: they talked
About another world "upside down"
Ready to embrace all humans! "let's
go together!"
(“Of Jupiter
and moons” – Temperance)
Dopo la spedizione fallita
degli Avengers trascorsero molti mesi, circa un anno e mezzo. Nick Fury non
voleva arrendersi e aveva messo al lavoro i più validi scienziati dello
S.H.I.E.L.D. per trovare un rimedio alla perdita delle Gemme dell’Universo,
mentre gli altri eroi cercavano di trovare un senso nelle loro giornate ognuno
a modo suo.
Natasha era preoccupata per
Clint e si teneva in contatto con Carol, Rhodey e i Guardiani della Galassia che
continuavano le loro missioni in giro per l’universo e la tenevano aggiornata
su dove si trovasse e cosa stesse facendo Occhio di Falco, ormai diventato il lato oscuro di se stesso.
Steve e Bucky frequentavano
dei gruppi di sostegno dove si riunivano le persone che avevano perduto i loro
cari e, per cercare di aiutarli, raccontavano le loro esperienze. Questo faceva
bene a tutti: le persone si sentivano accolte e comprese da chi aveva sofferto
ancora più di loro e non si era arreso, ma anzi spingeva gli altri ad avere speranza
e ad andare avanti. Ma era terapeutico anche per Steve, che finalmente sentiva
di avere un vero ruolo e un posto in quel nuovo mondo, e per Bucky, che in quel
modo ripagava l’immenso debito che aveva nei confronti dell’umanità dopo i
tanti anni vissuti come Soldato d’Inverno… e iniziava a far pace con la sua
coscienza.
A dire la verità,
inizialmente Bucky non aveva avuto alcuna intenzione di partecipare a simili incontri.
“Non ci penso nemmeno,
Steve!” aveva reagito. “Quella gente è già abbastanza traumatizzata e ha
bisogno di una figura rassicurante come te, non certo di trovarsi davanti il
Soldato d’Inverno!”
Quello era l’eterno
argomento sul quale i due si scontravano da anni. Nonostante tutto, Bucky non
riusciva a perdonare se stesso per ciò che aveva fatto, mentre Steve lo
incoraggiava a iniziare una nuova vita in cui mettere a frutto, in positivo,
tutto ciò che era diventato.
“Bucky, ti ho ripetuto mille
volte che nessuno, ormai, pensa a te come al Soldato d’Inverno” aveva detto Steve, circondando con un braccio le
spalle del suo compagno. “In questi anni la tua storia è stata su tutti i
giornali, anche allo Smithsonian hanno modificato le notizie che ti riguardano
e il mondo ti vede come l’eroe di guerra degli anni Quaranta che è stato rapito
e torturato orribilmente per diventare un sicario. Se la metti così, allora
anche Natasha non dovrebbe avere il coraggio di uscire di casa!”
“La Romanoff è stata
addestrata per diventare un sicario, ma poi ha fatto la sua scelta. Io sono
stato agli ordini dell’Hydra per decenni e ho commesso attentati, omicidi, cose
orribili…”
Steve lo guardò fisso negli
occhi.
“E allora proprio per questo
adesso hai il dovere di rimediare,
facendo tutto il bene che puoi fare ogni volta che te ne capita l’occasione”
affermò con decisione. “Questa è la tua occasione, Bucky.”
Ed era stato proprio così.
Adesso Bucky era felice di aver seguito il consiglio di Steve e si sentiva
meglio ogni volta che vedeva il volto di qualcuno illuminarsi di speranza dopo
aver ascoltato la sua storia. In fondo, se ce l’aveva fatta il Soldato
d’Inverno, potevano farcela tutti.
Bruce Banner aveva sfruttato
gli ultimi mesi chiuso nel suo laboratorio, inondandosi di raggi gamma, per
riuscire finalmente a ottenere ciò che aveva sempre desiderato: far convivere
Banner e Hulk nella stessa persona, il gigante verde dalla forza devastante con
la mente del brillante scienziato. E, alla fine, era riuscito nel suo intento e
adesso non doveva più lottare contro le pulsioni scatenate in lui dallo stress.
Tony Stark continuava a
lavorare su tute, armature e congegni sempre più avanzati e sofisticati per
farsi trovare pronto se e quando lo S.H.I.E.L.D. avesse trovato un modo per
risolvere il dramma dello schiocco di
Thanos; Peter alternava il lavoro al suo fianco con l’ultimo anno di scuola
superiore ed era indeciso sulla scelta del college, perché quello che veramente
avrebbe voluto sarebbe stato continuare a lavorare alla Stark Foundation al
fianco del suo signor Stark!
Infine, una lieta notizia
aveva, almeno un po’, risollevato l’umore di tutti, facendo capire che la vita,
tutto sommato, andava avanti. Pepper e Happy Hogan si erano sposati e avevano
avuto una bambina che, adesso, aveva un anno e mezzo e si chiamava Morgan.
Happy e Pepper si erano avvicinati molto quando lei e Stark avevano deciso, di
comune accordo, di lasciarsi; si erano legati sempre di più e, quando la donna
aveva scoperto di essere incinta, avevano deciso di sposarsi. Happy lavorava
ancora per Tony mentre Pepper, al momento, si occupava di Morgan, ma anche lei
avrebbe ripreso il suo lavoro non appena la bimba fosse stata grande
abbastanza. *
Insomma, la vita andava più
o meno avanti per tutti, ma nessuno aveva dimenticato le persone che erano
svanite e tutti speravano che, un giorno, al quartier generale degli Avengers
sarebbe piombato Fury con un bel gruppo di scienziati dello S.H.I.E.L.D. e una
brillante proposta per risolvere la situazione.
Invece, qualcuno piombò
davvero al quartier generale, ma non era Fury e non erano gli scienziati dello
S.H.I.E.L.D.: era Scott Lang, alias Ant-Man, che tutti credevano fosse
scomparso due anni prima a causa dello schiocco.
“Ma no, io non ne sapevo
nemmeno niente, ero imprigionato nel regno quantico e sono ritornato
casualmente, credevo fossero passate un paio d’ore e invece… e Hope è
scomparsa” spiegò Scott al gruppo riunito degli Avengers, che lo guardavano
come un’apparizione dal cielo (che, del resto, era un po’ ciò che era…).
“Dunque anche lei è svanita come le altre persone di cui mi avete parlato. Beh,
dobbiamo fare qualcosa!”
“Ma pensa, noi siamo stati
qui per due anni a girarci i pollici e aspettavamo giusto te che venissi a
spronarci” fece Tony, piuttosto acido.
“Non credo che Scott volesse
dire questo” intervenne Steve, cercando di calmare gli animi. Cosa non facile,
poiché tutti erano piuttosto sovraeccitati per l’accaduto.
“No, infatti. Io volevo dire
che… beh, se io ho attraversato il regno quantico e sono tornato qui due anni
dopo allora… allora potrebbe esistere un modo per ritornare indietro nel tempo,
radunare le Gemme perdute e fare di nuovo questo schiocco di cui parlate per riportare indietro gli scomparsi!”
esclamò Scott.
“Viaggi nel tempo? Magari!
Se avessimo il T.A.R.D.I.S. potremmo farlo, non è vero, signor Stark?”
s’intromise Peter, da buon nerd appassionato di Doctor Who e simili. “Ma noi non ce l’abbiamo, purtroppo. Oppure
sì? Signor Stark, perché fa quella faccia? Signor Stark, abbiamo davvero il T.A.R.D.I.S.???”
Eh già, perché Stark aveva
fatto una faccia strana e adesso fissava Scott come se fosse diventato un
mostro a due teste, ma in realtà non lo vedeva davvero, la sua mente lavorava a
pieno ritmo e ricordi e idee si affastellavano.
“Non abbiamo il
T.A.R.D.I.S., ragazzino, ma viaggiare nel tempo potrebbe essere un’opzione
possibile” intervenne Fury. “Lo S.H.I.E.L.D. lavora da anni su questo progetto
e se i viaggi nel tempo non sono ancora una realtà è solo perché resta da
capire come potremmo muoverci nel regno quantico senza ritrovarci ai tempi
della Regina Elisabetta senza possibilità di tornare indietro.”
“Se si tratta solo di questo posso pensarci io”
ribatté Tony, come se gli avessero proposto di progettare la cosa più semplice
del mondo. Improvvisamente sembrava aver ripreso tutta la sua baldanza e il suo
entusiasmo. “Bruce, Peter, con il vostro aiuto potrò sviluppare la mia idea
ancora più in fretta. A patto che facciate esattamente quello che dico io,
senza obiezioni, domande, proposte alternative e quant’altro. Chiaro?”
La nuova versione verde di
Bruce Banner e il Bimbo Ragno si
scambiarono un’occhiata interrogativa, per poi affrettarsi a seguire Tony che
non aveva perso tempo ad aspettare la loro risposta e si era già eclissato.
“Avete dunque approntato un
modo per tornare indietro nel tempo?” domandò il Dottor Strange a Fury. “Spero
che sappiate quello che fate.”
“Beh, il ritorno di Scott
Lang ha appena dimostrato che è possibile e senza danni fisici per il
viaggiatore… almeno credo. Stai bene, Scott?”
“Sì, immagino di sì” rispose
l’uomo, ancora piuttosto scombussolato ma soddisfatto di vedere che la sua
proposta era stata accolta con tanto entusiasmo.
“Non era a questo che mi
riferivo, ma ne riparleremo quando sarà il momento” replicò laconico Strange,
allontanandosi per andare a meditare o qualcosa del genere.
“E ti pareva che quello non
se ne uscisse con qualche frase misteriosa” commentò Peter Quill, quando il
Dottore fu uscito dalla stanza. “Io sono dispostissimo a viaggiare nel regno
quantico o dove accidenti vorrete, è l’unica speranza per rivedere Gamora.”
“Molto bene, allora tu e i
tuoi compagni andrete a cercare Thor, che deve essersi rintanato in qualche
isoletta sperduta della Norvegia. Avremo bisogno di tutta la squadra!” disse
Fury.
“Io e Rhodey andremo a
prendere Clint” si offrì subito Natasha. “Eri sulle sue tracce, vero, Rhodey?
Per quanto sia cambiato, la possibilità di salvare la sua famiglia lo
convincerà di certo.”
“Se lo dici tu…” commentò
War Machine, poco convinto. Lui aveva visto con i suoi occhi quello che Clint
aveva fatto ultimamente e, anche se le vittime erano in realtà mafiosi e
trafficanti di droga, non era stato un bello spettacolo…
Quello che non era accaduto
in un anno e mezzo accadde in poche settimane: grazie all’aiuto di Scott, lo
S.H.I.E.L.D. fece avere agli Avengers delle fialette rosse che contenevano
particelle Pym**, che avrebbero permesso
agli eroi di rimpicciolirsi tanto da poter viaggiare nel tempo a livello
quantico; Clint e Thor furono recuperati e riportati al quartier generale…
sebbene Thor fosse nel frattempo lievitato
e sembrasse più un motociclista strafatto che un dio Asgardiano; infine, Tony
con la collaborazione di Banner e Peter mise a punto dei bracciali GPS per
potersi orientare durante i viaggi nel regno quantico senza il rischio di
ritrovarsi in piena Guerra dei Cent’Anni o, all’opposto, talmente vecchi da
necessitare il ricovero immediato in una struttura per anziani!
Insomma, tutto era pronto,
restava solo da decidere il dove e il
quando.
“Dovremo tornare indietro
per recuperare le Gemme dell’Universo prima
che se ne impadronisca Thanos” spiegò Tony, “per cui facciamo mente locale
sulla collocazione delle Gemme nei vari momenti della storia.”
“A New York nel 2012 erano
presenti ben tre delle Gemme: quella del Tempo, quella della Mente e il Tesseract” disse Steve. “Un gruppo di
noi dovrà recarsi là.”
“La Gemma della Realtà era
ad Asgard nel 2013” rammentò Thor. “Era entrata in Jane… sì, una mia ex…
insomma, le aveva causato una grave malattia e per questo io l’avevo portata ad
Asgard per farla curare."
“La Gemma dell’Anima era su
Vormir” disse Nebula. “E’ stato là che mio padre è andato insieme a Gamora, per
poi tornare con la Gemma… ma senza Gamora.”
“Andremo noi su Vormir!” si
offrì subito Quill, pensando che, in quel modo, avrebbe riportato indietro
anche Gamora oltre alla Gemma.
“Assolutamente no”
intervenne con decisione Strange. “Quando viaggerete nel tempo, dovrete fare in
modo di non creare alcun paradosso temporale, o sarà il collasso dell’intero
universo e, a quel punto, sarà molto peggio di qualsiasi cosa abbia potuto fare
Thanos.”
“Che vorrebbe dire?” il
volto di Peter Quill era il ritratto della delusione.
“Non sai cos’è un paradosso
temporale? Cavolo, si vede proprio che non hai mai guardato la serie del Doctor Who!” esclamò Peter.
“No, non l’ho mai vista,
perché a differenza di te io ce l’ho, una vita” ribatté Quill. “E poi di
Dottori qui abbiamo già Strange che ci basta e ci avanza! Cosa vuoi dire,
Dottore, sul fatto che io non posso andare su Vormir?”
“Il paradosso temporale si
crea quando viene consapevolmente modificato un evento del passato” spiegò
tranquillamente Strange. “Se tu seguissi Thanos e Gamora su Vormir, cercheresti
di salvarla e questo provocherebbe un paradosso temporale che potrebbe anche
distruggere l’universo che volete salvare.”
“Allora andremo su Vormir prima che ci vadano Thanos e Gamora”
disse Natasha.
“La Gemma del Potere era su
Morag nel 2014” ricordò Rocket. “Potremmo ritornare a quell’anno e
impadronircene e, nello stesso anno, recuperare anche la Gemma dell’Anima da
Vormir.”
“Questo è molto più saggio,
ma non dovrete essere voi a recarvi là, altrimenti si creerebbe un…” iniziò
Strange, ma Quill lo interruppe sbuffando.
“Paradosso temporale, sì, ho
capito! Allora chi andrà su Morag e Vormir? E noi che cosa dovremmo fare nel
frattempo?”
“Andrò io” disse Clint, e
Natasha si offrì di andare con lui.
“Verrò anch’io con voi”
disse Nebula.
“Quill, tu e i tuoi amici
potreste accompagnare Thor nel 2013 ad Asgard e recuperare la Gemma della
Realtà” propose Fury, sia per dare uno scopo a Star-Lord sia per assicurarsi
che Thor, ridotto in quelle condizioni pietose, non facesse fallire tutta la missione.
Era molto meglio farlo scortare dai Guardiani della Galassia!
“Scusate se faccio una
domanda stupida” intervenne Rhodey. “Ma non sarebbe molto più semplice se un
gruppo di noi andasse indietro nel tempo, trovasse Thanos da piccolo e gli
torcesse il collo? Oh, via, non mi guardate così, non sto parlando di un tenero fanciullo innocente!”
“No, certo, ma uccidere un
bambino... Invece io proporrei di tornare tutti insieme indietro a due anni fa,
prima che Thanos possa fare lo schiocco
e, a quel punto, farlo fuori! Che ne dite?” propose con molto entusiasmo Peter.
“Ragazzo, mi sembra che tu
non abbia capito niente del paradosso temporale, nonostante la tua cultura televisiva” replicò Strange,
gelando subito il suo slancio. “NON
POTETE intervenire direttamente e consapevolmente su un evento già accaduto
per cambiarlo o farete collassare l’universo. Tutto ciò che è successo dovrà
succedere. Per questo dovete recuperare tutte le Gemme, portarle qui nel
presente e usare il Guanto dell’Universo per rimediare a ciò che ha fatto
Thanos. Non esistono alternative possibili.”
“Ah, già, la famosa
possibilità su un milione” commentò sarcastico Tony.
“Su quattordici milioni e
seicentocinquemila scenari possibili, a voler essere precisi” disse Strange,
fissando l’uomo con una strana espressione che mise a disagio un po’ tutti.
“Bene, allora,
ricapitoliamo, chi va dove e con chi?” fece Stark, per togliersi di dosso la
brutta sensazione che aveva avuto e anche per iniziare, finalmente, ad agire
invece di chiacchierare.
“Io vengo con lei, signor
Stark!” disse Peter… e Tony capì immediatamente che ci sarebbe stato un altro piccolo problema da risolvere prima di
partire per la missione indietro nel tempo!
Fine capitolo terzo
* Pepper e Happy si sposano veramente,
almeno nei fumetti, e ho pensato che fosse la soluzione ottimale per entrambi, visto
che è anche prevista dalla Marvel stessa. Naturalmente Morgan qui è più piccola
che nel film, perché io non ho fatto trascorrere tutti quegli anni (l’ho
trovata una delle tante assurdità del film). E, come racconterò in storie
successive, Morgan è effettivamente figlia di Tony, ma lui non dovrà saperlo…
** Nel film sembra che le fialette con
le particelle Pym siano in numero limitato, ma poi vediamo che Steve, nel 1970,
ne trafuga alcune da un laboratorio dello S.H.I.E.L.D., dunque è chiaro che gli
scienziati dello S.H.I.E.L.D. studiavano e forse utilizzavano già da anni
quelle particelle. Nella mia versione io mi sono tolta il pensiero e ho fatto
in modo che fossero proprio gli scienziati dello S.H.I.E.L.D. a fornire le
particelle necessarie.