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Autore: HonoSamurai    08/08/2009    1 recensioni
La scelta. La MIA scelta. La sua scelta… Nemici. Ed ora..
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tra le ceneri del cuore

Tutto era finito.

Tutto era perso.

Tutto era sparito in un lampo di fuoco ed in uno sbuffo di fumo.

Poi dolore e disperazione.

Era inginocchiato sulle macerie di una casa, le mani macchiate di sangue e sporche di fango unite in grembo, le spalle curve.

Indossava ancora lo yukata blu che aveva quando si era addormentato sulle carte che stava studiando prima d di svegliarsi in quell’inferno.

Urla.

Morte.

Sofferenza.

E poi ancora morte.

Grida.

Era uscito di corsa dalla sua casa ed era in quel momento che hai suoi occhi si era presentato uno spettacolo terribile.

Tutta la città era stata distrutta.

La gente seppellita sotto le macerie.

Aveva scavato con le mani senza nemmeno pensare al dolore che gli avrebbe causato farlo senza gli strumenti adatti.

Aveva cercato di salvare quante più persone insieme ai pochi superstiti oltre a lui.

Ci stava ancora provando, ma sapeva bene che pochi erano i vivi.

Tanti i morti.

Chiuse gli occhi, le lacrime scendevano copiose, non ci poteva fare nulla, sentiva che dentro di lui qualcosa si era spezzato.

Sentiva qualcosa dentro di lui crollare proprio come era successo al suo paese.

Una goccia.

Una seconda.

Poi una terza.

Infine molte altre.

Aveva iniziato a piovere, molto meglio, avrebbe celato le sue lacrime.

Non doveva mostrarsi debole.

Lui doveva essere forte.

Lui doveva continuare ad essere un guida.

Lui non doveva cadere.

Lui doveva restare in piedi.

I pugni picchiò diverse volte sul terreno cosparso di macerie sotto di lui.

Le lacrime non volevano smettere di cadere.

Perché?

Perché!?

Aveva giurato che sarebbe stato forte.

Ed invece…

Invece era debole.

Sentì qualcosa posarsi sulle sue spalle-

Qualcosa di caldo e pesante:

- Vieni via di qui –

Una voce, la conosceva, ma non era una voce amica.

Era un nemico.

Era LUI.

Era uno dei responsabili di quell’inferno!

Balzò in piedi facendo cadere il cappotto militare verde dalle sue spalle:

- NON DEVI TOCCARMI! ASSASSINO!-

Gridò fissando l’uomo dalle iridi azzurre con le proprie del medesimo colore della pece:

-Vattene subito, non sei benvenuto –

Sibilò prima di dargli le spalle per dirigersi verso alcuni superstiti, ma prima che potesse farlo una mano si strinse intorno al suo polso destro bloccandolo:

- Kiku..non..-il biondo abbassò la testa tacendo per alcuni istanti-..perdonami –

Il corvino si fece lasciare:

- Ho detto vattene!-

Non si voltò.

Non voleva guardarlo.

Non voleva vederlo.

Non voleva sentirlo.

- Kiku..- Lo chiamò di nuovo riprendendogli il polso destro, questa volta con maggiore forza-…ascoltami, io…io non sapevo… -

- Se l’avessi saputo sarebbe cambiato qualcosa, Arthur –

Il biondo restò silente:

- Se l’avessi saputo sarebbe cambiato qualcosa? DANNAZIONE ARTHUR RISPONDIMI!-

Mi girai e lo vidi.

Lo vidi in viso dopo sei lunghi anni.

Lo rividi in viso dopo tanto tempo.

La guerra.

La scelta.

La MIA scelta.

La sua scelta…

Nemici.

Ed ora..

Il biondo allentò leggermente la presa intorno al polso di Honda, riuscì a sostenerne lo sguardo nero e profondo solo per qualche istante prima di essere costretto ad abbassarlo:

- Li avrei ostacolati, non avrei permesso tutto questo…-cominciò Arthur per poi rialzarsi la testa fissando con le azzurre iridi sicure l’altro-..non gli avrei mai permesso di farti del male!-

- Menti, tu ed Alfred…tu…tu e lui…-il moro si portò una mano sulla bocca-…voi avete distrutto il mio paese!-

Quando il biondo allungò nuovamente la mano per afferrarlo Kiku fu pronto, alzò la mano destra sferrandogli uno schiaffo alla guancia sinistra:

- NON TOCCARMI!-

Gli urlò per poi voltarsi per correre via.

Uno.

Due.

Tre veloci falcate.

Il cuore batteva all’impazzata.

Quattro.

Cinque.

Sei.

Sette.

Voleva fuggire.

Non poteva restare lì!

Nuovamente venne afferrato per un polso.

Pochi istanti e si ritrovò stretto a qualcuno.

La propria schiena contro il petto ed una testa posata sulla spalla destra.

- Ti prego, gomennasai Kiku –

La voce di Arthur gli giunse chiara alle orecchie, chiuse gli occhi costringendo a forza le lacrime a non scendere:

- Gomennasai…Kiku –

Ripetè il biondo stringendo con fare possessivo l’altro.

Il corvino sospirò, aspettò che il cuore riprendesse un ritmo normale prima di parlare:

- Ti perdono, baka –

L’abbraccio si allentò leggermente.

La mano destra guantata del biondo si posò sulla sua guancia sinistra per piegargli il volto verso destra.

Non capì subito cosa stesse succedendo.

Inerme lasciò che accadesse.

Sentì le labbra di Arthur posarsi sulle sue per baciarlo.

Sentì il volto avvampare.

Gli zigomi divennero in pochi istanti rossi e gli occhi si spalancarono.

Il cuore batteva nuovamente velocemente.

Cos’era?

Cina non gli aveva mai spiegato come funzionavano quelle cose, aveva detto che doveva restare..puro.

Ma per cosa?

Cos’era tutto questo?

Cosa non sapeva?

Come poteva dire..

Fu strano, molto strano.

Sentiva le labbra del biondo continuare a posarsi su di lui in un tocco gentile.

Piacevole.

Istintivamente socchiuse le sue per permettere alla lingua dell’altro di incontrare la sua per condurla in una danza…umida?

Ma dolce…un po’ come la carezza di una madre al figlio che ha appena fatto un brutto sogno.

Rimase così fermo tra le braccia di Arthur.

Intorno le macerie.

Il vento sollevava la cenere da terra sospingendola in aria e facendola poi ricadere in una lugubre e silenziosa pioggia.

Era triste.

Ora non sapeva perché..

Ma non lo era più.

Aveva il cuore in frantumi.

Ora sentiva che qualche pezzo era andato nuovamente a posto.

Il biondo infine si staccò da lui.

I loro sguardi persi l’uno in quello dell’altro.

- Perché? –

Chiese con debole voce Kiku, il biondo lo prese in braccio con una sola veloce mossa stringendolo al suo petto.

Iniziò a camminare a lenti passi senza dire nulla.

Il moro appoggio la testa alla spalla sinistra di Inghilterra..

Si sentiva protetto.

Si sentiva a casa lì.

Passarono diversi istanti di silenzio, rotto solo dal suono dei passi dell’inglese che infine si decise a parlare:

- Ai…-il biondo si bloccò come se stesse ragionando su qualcosa di importante –…shiteru –

Lo disse con un giapponese che avrebbe fatto saltare sulla sedia molti professori e fatto scandalizzare dei bambini di tre anni, ma era pur sempre un tentativo.

Un tentativo fatto per lui.

Di nuovo il volto fu invaso dal rossore dell’imbarazzo:

- Ai..ai..ai..-ispirò ed espirò cercando di riprendersi per poter parlare con voce chiara- I Love you, Arthur –




   
 
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