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Autore: skorpion    23/04/2020    4 recensioni
Da un anno aveva affittato un appartamento in pieno centro, il che significava essere costretto a condividere i mesi estivi con una folla di turisti inferociti che assaltavano puntualmente tutti gli alberghi e le locande di Atene, ma significava anche mettere a distanza di sicurezza tutta la parte della sua vita precedente che si sarebbe volentieri lasciato alle spalle. Quella era la distanza massima che il suo ruolo gli consentiva: non poteva andare oltre, era pur sempre un cavaliere d’oro e il suo tempio non poteva restare completamente senza custode. Un compromesso, questa era la sua vita ora: un patto, un continuo contrattare condizioni, obblighi e doveri.
..... Universi paralleli, ecco cosa erano diventate ora le loro esistenze: due mondi incompatibili che non si sarebbero più incrociati.
Nota: Ambientazione post Hades
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Gold Saints, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 29

 Capitolo 29

 

 Il boato si era sentito distintamente, segno che la fonte dell’esplosione non doveva essere troppo lontana. Un barlume di speranza si fece strada cautamente nell’animo provato di Claire, che tuttavia si sforzava di non illudersi troppo. Niente le garantiva che fosse legato all’incursione di una squadra di recupero.

Da qualsiasi parte provenisse quel rumore, un effetto positivo lo aveva comunque generato: i suoi tre aguzzini smisero di torturala e si dedicarono completamente alla ricerca dell’origine di ciò che avevano appena sentito.

Prima di uscire dalla stanza per andare a perlustrare l’edificio, si assicurarono che lei non avesse vie di fuga, limitandosi a chiudere a chiave l’unica uscita, lasciandola quindi completamente sola.

“Che mossa stupida” si ritrovò a pensare Claire. Mai lasciare il prigioniero incustodito, nemmeno quando è moribondo. Regola che l’Agenzia insegnava a tutte le reclute entro il primo mese di addestramento.

Cercò di ruotare lentamente il capo in direzione di un vecchio tavolo di metallo, il tutto senza muovere la schiena, per evitare di aggravare le lesioni. Se fosse riuscita a raggiungerlo, e magari a smontarlo, avrebbe potuto utilizzare una delle aste metalliche per tentare di scardinare la porta. O almeno come arma di difesa, nel caso quei tre fossero tornati. Eccetto il tavolo, la stanza era totalmente vuota. Purtroppo non aveva molte opzioni a disposizione.

Strisciò lentamente l’avambraccio sul pavimento, cercando di fare leva su una gamba per dare impulso al movimento, ma il dolore fu talmente intenso da impedirle di proseguire. Mentre tentava di fare lo stesso con l’altra gamba, un’altra esplosione, molto più forte della prima, fece tremare paurosamente il pavimento.   

Claire iniziò a sperare che le due esplosioni fossero collegate e che qualcuno dall’esterno stesse facendosi strada per venire a recuperala. Victor. Qualcosa le diceva che ci fosse lui, a guidare la squadra di recupero. Più di una volta aveva avuto modo di assistere alle sue abilità di artificiere, tant’è che scherzosamente lo aveva soprannominato “il bombarolo”. Nomignolo di cui lo stesso Victor si faceva vanto in giro per il mondo.

Un sorriso lieve le increspò le labbra ripensando alle loro passate missioni. E fu con questo sorriso, che si ritrovò improvvisamente a fissare inebetita l’oggetto dei suoi pensieri, improvvisamente materializzatosi di fronte ai suoi occhi, dopo aver scardinato la porta con una mini carica esplosiva.

“Claire!” fu l’unica cosa che lui pronunciò prima di precipitarsi su di lei, studiando velocemente le sue ferite e toccandola con cautela per evitare di fare più danni.

Lo sguardo si fece durissimo quando si accorse della pelle lacerata in più punti, dei lividi, delle fratture scomposte, della bruciatura sul braccio. “Maledetti bastardi” lo sentì imprecare.

“Non credo di essere mai stata così felice di vederti, Victor” riuscì ad articolare le parole con molta fatica, in un soffio di fiato.

“In realtà lo dici tutte le volte, tesoro” le strizzò l’occhio in segno di intesa, per sdrammatizzare la situazione. Victor sarebbe riuscito a fare dell’ironia anche in punto di morte.

Tuttavia il suo sguardo si fece presto nuovamente serio

“Riesci a sollevarti?” le chiese gentile

“No” gemette Claire “Credo di avere le gambe fuori uso”.

“Dannazione, mi tocca chiedere aiuto agli altri” imprecò lui.

“Vuoi dire che non sei solo?” quando Victor solitamente arrivava a tirarla fuori dai guai, la squadra più vicina si trovava a chilometri di distanza.

“Già, purtroppo stavolta non sono io che guido la squadra” le disse intuendo il suo pensiero “Anche se in realtà ho già fatto di testa mia, fosse stato per Walt avrei dovuto attendere la prima incursione e poi seguire lui, con Lucas in appoggio logistico fuori. Che cazzo di piano è, quello di non sfruttare la presenza dell’unico in grado di minare l’intero edificio e farlo saltare in aria dalle fondamenta? Ho già piazzato le cariche nei punti strategici, in modo da assicurarci la via di fuga e distruggere questo posto e tutti quelli che ci lavorano”.

“Ma hai la posizione di Walt?” chiese lei preoccupata.

“Certo, ho la posizione di tutti e due. Al momento stanno salendo le scale e tra breve saranno qui, sempre se non incontrano ostacoli”.

“Tutti e due? Ma non hai detto che Lucas era in appoggio fuori?”

L’ombra che scorse nello sguardo di Victor le fece intendere che le stava nascondendo qualcosa, ma era troppo a pezzi per cercare di capire cosa.

“Appena arrivano ti portiamo via. Anche se vorrei, non posso rischiare di caricarti sulle spalle, devo avere le mani libere per gestire la sequenza di esplosioni che ci consentirà di uscire in sicurezza da qui”.

Claire si accorse che Victor aveva uno zaino tecnico dal quale era in grado di gestire a distanza tutte le cariche che aveva piazzato.

Era talmente intenta ad osservare il groviglio di fili che fuoriusciva dal suo equipaggiamento, che non si accorse della presenza di due nuovi arrivati, fino a che non ne sentì la voce. Era girata di spalle, ma sobbalzò non appena la sua mente associò la voce al suo proprietario.  

“Cosa esattamente non ti era chiaro delle parole di Walt? O sei talmente presuntuoso da crederti al di sopra degli ordini di un tuo superiore?” Milo tratteneva a stento la rabbia. Non tanto perché Victor avesse trasgredito agli ordini. La catena gerarchica dell’Agenzia non era affar suo e non gli interessava nemmeno intervenire in favore di Walt, che, ne era certo, era in grado di farsi valere da solo. No, la cosa che lo mandava in bestia non era quella. Era accecato dalla rabbia perché quel coglione era arrivato da lei prima di lui.

Il fatto di averla trovata per primo, gli aveva fornito l’opportunità di godere di qualche istante di intimità con lei, anche solo per assicurarsi delle sue condizioni.  
Opportunità che avrebbe voluto lui, in esclusiva.

Victor si alzò in piedi per andargli incontro, muso contro muso, pronto a ribattere alle accuse

“E a te cosa esattamente infastidisce? Forse ..”

Le parole di Victor furono improvvisamente interrotte da fulminei fasci di luce che avvolsero la stanza, inondandola di un calore asfissiante. A Claire sembrò di sentire la voce di Walt che gridava il suo nome, ma i suoni giungevano alle sue orecchie in maniera attutita, come un continuo e martellante rimbombo, senza che lei riuscisse a decifrarne l’esatta provenienza.

Quello che riuscì distintamente a percepire, furono le voci in lontananza dei suoi aguzzini che si facevano sempre più nitide, fino a sovrapporsi a quelle di Victor e di Walt.

Il calore nella stanza stava diventando insopportabile e l’aria si faceva sempre più irrespirabile. Claire istintivamente cercò di portarsi il più vicino possibile al pavimento, nel tentativo di dare sollievo alle vie respiratorie. Ma qualcuno alle sue spalle le impedì di compiere il movimento, sorreggedola delicatamente e impedendole di scivolare verso il basso.

Le parve di sentire Walt urlare “Milo! Devi portarla fuori di qui!”

E udì distintamente l’imprecazione di quest’ultimo, il cui volto si trovava ormai a meno di dieci centimetri dalla sua faccia

“Maledizione, qualcosa mi impedisce di bruciare il mio cosmo”

“Il campo elettromagnetico … Dobbiamo allontanarci prima di rimanere intrappolati qui” Walt cercò di contattare Lucas per sondare le vie di fuga.

Fu Victor a prendere in mano la situazione nel momento di massima disperazione.

“Portatela fuori, adesso!” urlò rivolgendosi a Walt “Lui può farle da scudo almeno con l’armatura, tu li seguirai a ruota. Io vi copro le spalle e vi garantisco che nessuno sarà in grado di corrervi dietro. Faccio saltare in aria tutto l’edificio, pezzo dopo pezzo”.

“No” Claire riuscì in un soffio ad esprimere tutta la sua contrarietà a quel piano di fuga. Non potevano lasciare Victor indietro, da solo. Era troppo pericoloso. Poteva restare vittima delle cariche esplosive che lui stesso aveva piazzato. 
“E’ troppo rischioso. Non uscirò di qui senza di te” disse in un sussurro.

“Shhh. Risparmia il fiato. E le energie. Non sei nelle condizioni di prendere iniziative” il tono autoritario con cui Milo le si rivolse era in netto contrasto con la delicatezza con cui la stava sorreggendo, quasi avesse timore di spezzarla. Ma lei, per quanto stesse male e per quanto in cuor suo sapesse bene che lui aveva ragione, non poteva accettare di essere trattata alla stregua di una bambina capricciosa, non da lui almeno.

Quindi, con le ultime energie rimaste, si preparò a ribattere. Ma non fece in tempo a pronunciare nemmeno una parola, che si sentì sentire sollevare da due forti braccia si ritrovò stretta al suo petto, completamente ricoperto dalla sua armatura dorata.

In un ultimo istante, prima di perdere conoscenza, si trovò a fissare due profondi occhi blu, ancora più belli di come li ricordava, che la scrutavano con quella che sembrava essere sincera preoccupazione.     

 

Non seppe quantificare il tempo che rimase incosciente, come non seppe dire come riuscirono ad uscire dall’edificio. Ciò di cui si rese immediatamente conto, una volta riaperti gli occhi, era che si trovava con metà del corpo immerso nelle gelide acque di un fiume e che Walt e Milo erano accanto a lei. Entrambi, fradici, sembravano in difficoltà, sebbene lei non riuscisse a scorgere apparenti ferite nei loro corpi.

Guardavano entrambi al di la del fiume, in direzione di un blocco di edifici, dai quali si ergevano altissime fiamme, mentre una fitta coltre di fumo nerissimo arrivava ad oscurare una buona porzione di cielo.

Ad un certo punto si accorse di una sagoma conosciuta che correva nella loro direzione. Lucas.

“Walt! Tutto bene? Il localizzatore di Victor è irraggiungibile. Sparito. Non risponde più” mentre Lucas con le sue parole dava forma a ciò che Claire più temeva potesse accadere, il fortissimo boato di un’esplosione squassò l’aria, mandando definitivamente in frantumi anche l’ultima parte di edifici finora rimasti intatti.

“Temo che questo fosse il suo ultimo atto. Si è sacrificato per consentirci una via di fuga” disse mestamente Walt, con un sospiro che esprimeva tutto il suo rammarico.

Le lacrime rigarono il viso di Claire senza che lei nemmeno se ne rendesse conto e senza che potesse fare niente per fermarle. L’incubo si era materializzato ed era diventato realtà. Victor, il suo eroico amico Victor, era morto per salvarli. Per salvare lei. Per tirarla fuori, per l’ennesima volta, da una delle missioni senza via d’uscita in cui lei era solita cacciarsi.

Presa dal suo dolore e scossa dai singhiozzi non si rese conto che, subito dopo la distruzione dell’ultimo edificio, il corpo esausto di Milo riprendeva velocemente vigore. Ora emanava una luce dorata che si espandeva attorno alla sua figura. In altre occasioni Claire avrebbe trovato quell’immagine terrificante. Ma  ora quel calore avvolgente che scaturiva dalla sua energia cosmica e si sviluppava attorno a lui era qualcosa di estremamente rassicurante.

“Il campo elettromagnetico è stato annullato” affermò Walt osservando l’energia dorata che aumentava d’intensità.

“Era generato all’interno dell’ultimo edificio” Lucas confermò i sospetti di Walt “Comunque dobbiamo allontanarci da qui, non siamo al sicuro” i due si diedero un cenno di intesa.

“Milo, prima di muoverci dobbiamo capire se attraverso il tuo cosmo puoi fare qualcosa per le sue ferite, sta continuando a perdere sangue e credo abbia numerose fratture ed emorragie interne” disse Walt indicando Claire.

Milo annuì in silenzio, mentre si chinava e, per l’ennesima volta, raccoglieva da terra il corpo di Claire, tirandola fuori dall’acqua gelida.

Una volta fuori dall’acqua, la cui bassa temperatura aveva finora agito da anestetico, a Claire sembrò di sentire nuovamente tutte le sue ossa spezzarsi e, per quanto si sforzasse di non darlo a vedere, non riuscì a trattenere dei sommessi lamenti.

A ciò si aggiungeva il fatto che, tra tutte le persone sulla faccia della terra, Milo era sicuramente l’unico che lei non avrebbe voluto incontrare, tanto meno mentre era in quelle condizioni di vulnerabilità. Tutta la sua muscolatura si irrigidì non appena lui, chinato su di lei, iniziò ad accostare le mani a tutte le parti del corpo in cui vi erano ferite apparenti.   

“Rilassati. Il mio cosmo non sarà in grado di fare miracoli, ma sicuramente può favorire il processo di guarigione delle ferite”.

La sua voce era neutra, priva di qualsiasi vibrazione che le potesse far intuire i suoi pensieri o il suo stato d’animo, lo sguardo completamente concentrato su quello che stava facendo. 

“Ho bisogno che tu mi dica esattamente in quali altri punti senti dolore. Le emorragie interne non sono visibili e devo capire dove agire” proseguì lui mantenendo gli occhi fissi su quello che stava facendo.

“Dappertutto” Claire rispose d’istinto, senza pensarci, mordendosi il labbro e pentendosi immediatamente di quella risposta.

Lui sollevò lo sguardo e lo puntò dritto negli occhi di lei, scrutandola intensamente. Claire non seppe dire se l’intento fosse quello di sondare fin nel profondo della sua anima per scoprire anche i suoi più reconditi segreti, ma fu quella la sensazione che le arrivò. Si sentì nuda, indifesa, priva di qualsiasi barriera protettiva. No, non era possibile, si rifiutava di credere che tutti i muri che aveva eretto faticosamente in anni di distanza da lui si stavano sgretolando sotto il peso di un semplice sguardo.

Quando pensò di non riuscire più a reggerlo senza scoppiare in un pianto disperato e senza senso, lui distolse lo sguardo e tornò a concentrarsi sul calore che emanavano le sue mani.

Claire non seppe dire quale fosse la ragione del sollievo che iniziava a provare: forse era la sua vicinanza e il contatto con le sue mani, che sebbene sfiorassero appena il suo corpo, le provocavano brividi tutt’altro che spiacevoli, o forse era veramente il suo potere curativo che iniziava a fare effetto su tutti i suoi organi.

In ogni caso stava provando emozioni che non si sarebbe mai aspettata di provare rincontrandolo. Aveva previsto di provare astio, rabbia, odio, risentimento, perfino indifferenza. Ma mai si sarebbe attesa questa sensazione di calma rassicurante, mista a un piacevole formicolio che le solleticava lo stomaco e teneva i suoi sensi in allerta, a voler catturare un profumo, un dettaglio, un suono che provenisse da lui, per custodirlo gelosamente come fosse una fonte da cui attingere per dissetarsi durante la traversata di un deserto.

Fu allora che Claire ebbe paura. Paura di se stessa, delle proprie emozioni. Paura di perdere il controllo, di non avere la capacità di mantenere la freddezza di fronte a lui. Paura di soffrire di nuovo, dopo due anni, per lui. Che apparteneva a un altro mondo. Che le aveva chiaramente sbattuto in faccia il suo disprezzo, rimarcando la sua devozione totale e assoluta per la sua dea, al di sopra della quale per lui non esisteva nessuno. Una vita votata ad un ideale, che non lasciava spazio a nient’altro che non fosse la protezione e la salvaguardia di Athena. Lei era stata solo una pedina, nella scacchiera della sua esistenza di cavaliere, che lui aveva mosso a suo piacimento mentre eseguiva gli ordini ricevuti.

I ricordi dolorosi che affiorarono impetuosamente le consentirono di concentrare la sua attenzione sulle ragioni per le quali doveva mantenere un assoluto distacco da lui.  La sua mente doveva semplicemente imporlo al resto del suo corpo.

Quando Milo terminò di utilizzare su di lei il potere curativo del suo cosmo, si alzò in piedi e le chiese di provare a fare lo stesso, senza toccarla. Vedendo che lei non accennava ad alzarsi, fece un passo indietro, per concederle più spazio, intuendo forse la ragione di quella titubanza. E infatti non appena lui indietreggiò il tanto che bastava a consentirle di muoversi senza andargli addosso, lei prese coraggio e, facendo leva sulle braccia, iniziò a sollevarsi. La cosa che da subito le sembrò incredibile fu che le gambe non solo rispondevano alla sua volontà, ma erano ora in grado di reggere tutto il suo peso. Solo un fastidioso indolenzimento persisteva in tutte le parti del corpo che avevano subito dei danni, ma il suo fisico aveva recuperato sufficiente funzionalità di movimento. In altre circostanze, se Milo non fosse stato chi in realtà era, lei gli sarebbe saltata con le braccia al collo per ringraziarlo. Ma il solo pensiero di sfiorarlo le fece contorcere lo stomaco. Si limitò a bofonchiare un grazie. Non seppe dire se lui rispose qualcosa, perché le urla di Walt e Lucas coprirono ogni altro suono.

  
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