Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    23/04/2020    0 recensioni
Anche io temevo di non riuscire a rincontrarti, Syaoran. O che se fosse accaduto non saremmo riusciti a capirci. E ancora oggi ho paura di perderti di nuovo. E ho così tanti peccati da scontare che questa vita non mi basta, anche se forse la maggior parte li ho già pagati in precedenza… Ma se questa è una seconda occasione che ci è stata donata per redimerci, allora desidero far sì che tutto si risolva.
Qui possiamo amarci, possiamo stare insieme, senza temere nessuno, senza avere il costante terrore di essere in pericolo o di poter essere separati con la forza. Nessuno può farlo, perché ora che siamo finalmente uniti siamo invincibili.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura, Syaoran
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Heaven’s flowers


 


 
«Wow! Questo parco è bellissimo.»
Sorrido a Syaoran, rivolgendogli un cenno affermativo col capo.
«Sì! Soprattutto in questa stagione!»
Allargo le braccia, facendo una piroette su me stessa, quasi in tal modo volessi mostrargli una visione maggiore di ciò che ci circonda; invece, lui osserva me, facendosi scappare una leggera risata.
Ridacchio a mia volta mentre torno al suo fianco, un tantino imbarazzata, e gli prendo una mano, procedendo per i sentieri fioriti, additandogli tutto ciò che ci circonda.
Mi sembra ancora un sogno il fatto che io sia riuscita finalmente a trovarlo, dopo aver anelato tanto. Sin da quando ero bambina, per ore, giorni, mesi, anni, mi sono chiesta quando sarebbe accaduto. Quando avrei ritrovato la persona che avevo amato così tanto, nella mia precedente vita. Non vedevo l’ora di crescere, diventare più indipendente, per cominciare a viaggiare, con l’unico scopo di cercarlo. Avrei imparato persino tutte le lingue del mondo se fosse stato necessario, ma in cuor mio sentivo che, in un modo o nell’altro, noi due ci saremmo capiti. E così è stato, perché a legarci c’è il linguaggio del Regno di Clow.
Da quando ci siamo riabbracciati, abbiamo deciso che non ci saremmo più separati. Che stavolta saremmo stati insieme, per sempre. Syaoran sarebbe stato persino disposto ad abbandonare la sua scuola per raggiungermi, e per quanto mi sarebbe piaciuto frequentare il liceo insieme sono riuscita a convincerlo a non spingersi a tanto. Piuttosto, avrei rinunciato io a tutto per poter stare con lui. Ma nemmeno lui me lo avrebbe permesso, e quindi siamo giunti ad un compromesso: finché non avremmo raggiunto il diploma, lui verrà a trovarmi ogni volta che potrà e viceversa.
Ed ora, seppure lui abbia fatto uno strappo alla regola, facendomi visita prima delle vacanze estive previste, eccoci qui.
In questa nuova vita mi sento fortunata. Troppo fortunata. Ma in quella precedente ho imparato che la felicità può scivolarti via dalle dita in qualunque istante, per cui ora, ogni volta in cui siamo insieme, non smetto mai di stringerle attorno alla sua mano. Questa sua mano, che è esattamente come la ricordavo. Nulla è cambiato in lui di ciò che è impresso dalla mia esistenza passata, di quando io ero una principessa e lui un archeologo del mio regno che si è dato tanto, tanto da fare per me. Per i miei ricordi, per la mia vita. Per amor mio.
Nel nostro passato non tutto è andato bene, ma stavolta sarà diverso. Stavolta avremo un lieto fine, ne sono sicura.
Forse l’unica differenza rispetto ad allora è che la sua pelle è meno abbronzata e le sue dita sono meno callose, ma è anche ovvio visto che qui è uno studente che nel tempo libero si allena in arti marziali e magia, preparandosi al futuro che gli spetta. Tuttavia il suo corpo è lo stesso, il suo nome, la sua calda voce, il suo viso, i suoi occhi gentili, il suo dolce sorriso… Tutto questo, quanto mi era mancato.
Lo osservo tacita, rasserenata, mentre si guarda intorno, sembrando sempre più affascinato. Posso capire perfettamente come si sente. Da quando ho cominciato a prendere questa strada per andare a scuola, la prima volta in cui sono passata per di qui in questo periodo ci ho impiegato un bel po’ a ridestarmi dallo spettacolo che mi si parava dinanzi agli occhi: contro alberi dalle chiome brillanti e un cielo turchino si stagliava una cangiante foresta di ortensie in fiore. Esattamente come adesso. Magenta, porpora, celeste, cobalto, indaco, verde, rosa, viola. Ogni colore si fonde con l’altro, facendo rassomigliare queste sfere a tanti piccoli gioielli.
«Quando piove sembra acquerello su tela», rivelo, e lui mi guarda interessato. «Diventa più bello di un dipinto.»
«Mi piacerebbe vederlo.»
Sorride, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Poso la mano sulla sua e chiudo le palpebre, beandomi della sensazione di averlo tanto vicino. Mi sembra davvero di essere in un sogno. In uno di quei meravigliosi sogni, in cui ho sempre rivissuto il nostro passato. Non quello tragico e doloroso, ma quello pieno di affetto e gioia e candore.
Mi perdo in un dedalo di ricordi, tra ciò che c’è e ciò che c’è stato, sentendomi sprofondare sempre più nel suo calore. Non ho neppure idea di quanto tempo sia trascorso da quando ho cominciato a smarrirmi in lui, finché non vengo distratta dal percepire qualcosa bagnarmi la punta del naso.
Anche Syaoran esala un’esclamazione di stupore e quando riapro gli occhi lo vedo avvicinarsi al viso la mano ancora congiunta alla mia.
«Una goccia di pioggia», spiega.
Alziamo contemporaneamente la testa, notando i nuvoloni addensarsi in questo bel cielo turchese. Oh no, non avendo visto le previsioni non ci ho pensato a portare un ombrello.
Gli rivolgo un’occhiata di scuse, ma lui è troppo impegnato a guardarsi intorno, a labbra serrate. I suoi occhi scrutano tutta l’area mentre si toglie in fretta la giacca, coprendomi il capo con essa, mostrando una lieve apprensione.
«Syaoran?» lo chiamo sorpresa.
«Conosci un riparo nei paraggi?»
Ci penso su rapidamente, non potendo permettere che lui si inzuppi. Soprattutto perché le gocce stanno diventando sempre più frequenti.
«Da questa parte», gli dico, prima di condurlo a sinistra, seguendo le curve dei viottoli selciati.
Gli faccio strada fino ad un ponticello, per poi trovare riparo al di sotto di un gazebo in legno al centro di un laghetto.
Appena assicuratici di essere al coperto lui si volge verso la pioggia scrosciante, guardandosi intorno sempre più basito. Comprendo bene anche la sua meraviglia.
Le colonne di questo piccolo padiglione circolare sono avvolte da piante rampicanti, che vi girano attorno come spirali, traboccanti di fiorellini bianchi e foglie larghe. Al di là di esse, lo spettacolo che lo aspetta è quello che gli ho descritto.
Approfitto tempestivamente della sua distrazione per tamponare la giacca con dei fazzoletti, poggiandola su una panchina per farla asciugare; dopodiché prendo il fazzoletto di stoffa e mi avvicino a lui, togliendogli per quanto possibile l’acqua dal viso e dai capelli.
«Syaoran, ti sei bagnato tutto», mi dispiaccio, passandolo anche sulle sue spalle. «È colpa mia, ho dimenticato l’ombrello e ieri pur sapendo che saremmo usciti non ho controllato il meteo. Non credevo piovesse, anche se in questo mese è del tutto normale, e non ci ho pensato ad appendere un teru teru bōzu per scaramanzia.»
«Un cosa?» domanda confuso.
«Una sorta di fantasmino di carta o stoffa che si appende fuori le finestre per tenere lontana la pioggia», spiego imbronciandomi.
«Non importa», minimizza, sorridendo rivolto al parco. «Avevi ragione, ha un che di irreale. Come se si stesse stendendo un pennello intriso con colori freddi.»
«Ma ti assicuro che è reale.»
Si volta verso di me immediatamente, con una certa gravità. Sostengo il suo sguardo, arrestandomi in quello che sto facendo, e trattengo il fiato.
Lui prende inavvertitamente le mie mani, poggiando la fronte alla mia.
«Anche tu lo sei. Vero, Sakura?»
«Sì», sussurro, stringendo le dita alle sue. «Syaoran, sono qui.» Lo guardo dritto negli occhi, vicina come credo di non essergli mai stata. Noto il luccichio triste in essi e so bene cosa gli sta passando per la testa. Accompagno i suoi palmi sulle mie guance, sorridendogli felice. «Mi senti?»
«Ti sento», conferma con un filo di voce.
Sposto la sua mano destra sul mio cuore, sperando senta anche quanto veloce esso batti. Faccio altrettanto, posando l’altra mano a sinistra del suo petto.
«Siamo entrambi qui, Syaoran. Siamo entrambi vivi.»
«Lo so.» Avvolge le braccia attorno alla mia schiena, stringendomi a sé. «Lo so», ripete accorato, affondando il viso nei miei capelli. «Ti amo.»
Percepisco il calore pervadermi le guance. Da quando ci siamo ricongiunti, è la prima volta che glielo sento dire.
Mi si formano le lacrime agli occhi e li serro con forza, sopraffatta dalla gioia. Ricambio il suo abbraccio, tenendomi stretta a lui.
Anche io temevo di non riuscire a rincontrarti, Syaoran. O che se fosse accaduto non saremmo riusciti a capirci. E ancora oggi ho paura di perderti di nuovo. E ho così tanti peccati da scontare che questa vita non mi basta, anche se forse la maggior parte li ho già pagati in precedenza… Ma se questa è una seconda occasione che ci è stata donata per redimerci, allora desidero far sì che tutto si risolva.
Qui possiamo amarci, possiamo stare insieme, senza temere nessuno, senza avere il costante terrore di essere in pericolo o di poter essere separati con la forza. Nessuno può farlo, perché ora che siamo finalmente uniti siamo invincibili.
«Ti amo anche io», dichiaro, col cuore, il corpo, la voce e l’anima tremante. «Tantissimo.»
Mi posa una mano sulla guancia, allontanandomi di poco per guardarmi, mostrandomi i suoi occhi altrettanto lucidi e straripanti di emozioni. Ogni suo sentimento volteggia in quelle iridi così familiari, più della mia stessa famiglia, e non ho bisogno che aggiunga altro perché capisco il suo silenzio. Perché so cosa c’è nel suo cuore. Perché è ciò che alberga anche nel mio.
Mi sorride dolcemente, poi avvicina cauto il suo volto al mio. Chiudo lentamente gli occhi, imprimendomi bene nella memoria ogni sensazione.
Il calore del suo respiro, sempre più vicino. È come una carezza leggera, impalpabile, che mi risolleva l’animo.
Le sue mani, così piacevoli ora che sono posate sulla mia pelle, sulla mia schiena. Le sue dita mi tengono a sé, stavolta per non lasciarmi più andare.
Sorrido inconsciamente, mentre ci avviciniamo al punto che il suo petto preme contro il mio. Mi sembra di percepirlo anche da qui, il suo cuore che danza col mio.
Alle narici mi giunge il suo odore, così nostalgico, ma più… delicato, ecco. Raffinato. In questa vita, è lui ad emanare un che di nobile, lasciandomi addosso un’impronta di eleganza.
Ascolto lo stornello delle gocce che si posano al suolo, l’arietta di quelle che esplodono contro il tetto sulle nostre teste, i palpiti del mio cuore che canta insieme a loro, soltanto per lui…
E finalmente, per un tempo che mi sembra infinito, le sue labbra si posano sulle mie. Con morbidezza. Dolcezza.
Questo è il nostro primo bacio, in assoluto. E con esso è come se stesse facendo nascere una stella in me, perché mi sento come un sole che sboccia in una dimensione al centro dei fiori del cielo.











 
Angolino autrice:
Tantissimi auguri _fioredineve_! Questo è il mio regalo per te, e spero come sempre che ti sia piaciuto *manda un abbraccione virtuale*
Naturalmente, ringrazio chiunque abbia deciso di leggere questo momento ricco di colori. 
Con affetto,
Steffirah
  
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