Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: D a k o t a    24/04/2020    13 recensioni
Di quella volta che è Sam a salvare la vita a Dean e non il contrario (è la prima volta, e Sam è giovane e spaventato a morte, ma Dean è in pericolo e allora che importa, davvero?).
"Avrebbe ucciso il piccolo idiota, prima o poi. Lo avrebbe ucciso perché si era comportato in maniera assurda, totalmente irresponsabile e dannazione, si era messo in pericolo, si sarebbe quasi fatto uccidere ed era totalmente irrilevante che l’avesse fatto per salvargli la vita -
Ma quando suo padre parcheggia davanti a casa di Bobby e lancia un’occhiata severa allo specchietto retrovisore, l’unico istinto che sente è quello di proteggere l’idiota addormentato nel sedile posteriore."
[Teenchester- 14!Sam & 18!Dean]
[Partecipa al Tana Libera Fill Week del gruppo "We are out for prompt"]
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Demon of fears

Avrebbe ucciso il piccolo idiota, prima o poi. Lo avrebbe ucciso perché si era comportato in maniera assurda, totalmente irresponsabile e dannazione, si era messo in pericolo, si sarebbe quasi fatto uccidere ed era totalmente irrilevante che l’avesse fatto per salvargli la vita -
Ma quando suo padre parcheggia davanti a casa di Bobby e lancia un’occhiata severa allo specchietto retrovisore, l’unico istinto che sente è quello di proteggere l’idiota addormentato nel sedile posteriore.
“Papà, sono arrabbiato anche io” mormora, quasi afferrando il pensiero che sembra attraversargli la testa, cercando di catturare la sua attenzione. “Ma puoi sgridarlo domani, guardalo: è distrutto e ha bisogno di riposare”
John si passa lievemente una mano sul volto. A volte lo sorprende come Dean - lo stesso Dean che sta sempre in silenzio, abbassando la testa davanti ad un rimprovero e obbedendo senza domande - sia in grado di difendere suo fratello e schierarsi fortemente dalla sua parte, senza nessuna esitazione.
“Ha disobbedito e si è messo in pericolo” gli dice con ritrovata risolutezza e fermezza, nello scendere dalla macchina. “Io e lui non abbiamo finito di parlarne”
La risposta che vorrebbe dargli così disperatamente - “Ma lo ha fatto per salvare me” - gli rimane incastrata fra i denti e il palato; opta per l’unica che suo padre sia davvero in vena di sentire, senza tentare la fortuna, che ci ha già pensato davvero Sam.
“Sì, signore”
***
Quando dorme, Sam ha l’aria più pacifica del mondo, ha un alone di vulnerabilità incredibile che finisce solamente per farlo arrabbiare ancora di più per quello che ha combinato. Piccolo stupido incosciente.
“Sammy, svegliati” borbotta, scuotendolo lievemente per la spalla, cercando di non concentrarsi su quel vago senso di tenerezza che prova quando apre piano gli occhi. “Hai quattordici anni, smettila di fare il ghiro perché tanto non ti porto in braccio”
Bastano pochi secondi perché Dean si trovi un paio di occhi verdi speranzosi davanti a sé: quello stesso sguardo si spegne, si affievolisce quando il più piccolo si accorge che suo fratello è arrabbiato, anzi è furioso. E, dannazione, non ha davvero nessuna ragione di esserlo: non è certo colpa sua che quelle informazioni sul demone della paura si fossero rivelate corrette e non è colpa sua nemmeno il fatto che suo padre non rispondesse al telefono né a lui né a Bobby. Quindi sì, aveva disobbedito, ma era per una buona causa, no? Non poteva mica lasciare suo fratello e suo padre in balia di uno stupido demone delle paure, no? Non importava se significava disobbedire a suo padre, a suo fratello e a Bobby stesso.
“Dean, possiamo parlarne? Possiamo almeno vedere qualcosa insieme stasera?” gli chiede, mettendosi in piedi, nello scendere dalla macchina. “So che vuoi sentirmi dire che mi dispiace, ma non mi dispiace! Stavo cercando di proteggere te e papà”
Dean lo squadra per un istante, voltandosi improvvisamente verso di lui. Il ragazzino ha la tendenza ad attirare i pericoli come una calamita e maledizione, non può certo prendersela con suo padre se è arrabbiato perché non è riuscito a rispettare nemmeno l’ordine più banale: stai dentro casa. Peccato che per Sam quell’ordine significava sgattaiolare da una finestra, farsi 500 chilometri di autostop – col rischio che non fossero i demoni l’unica cosa in grado di ucciderlo -, per spuntare fuori nel bel mezzo di una caccia e dire “Ehi, questo è un demone delle paure! Io ho capito tutto e voi no!Userà le vostre paure contro di voi!” e poco importava che non fossero esattamente le parole che aveva usato. Aveva sbagliato, punto e basta.
“L’unica cosa che puoi dirmi oggi è “grazie” perché forse papà non ti prenderà a calci come dovrebbe fino a domani, idiota” afferma, ma scuote la testa quando Sam apre la bocca per farlo davvero. “Non ho voglia di sentirti, smettila di tentare la fortuna e fila a farti la doccia e a riposarti un po’”
Sam inarca un sopracciglio, contrariato: sa già qual è la posizione di Dean riguardo agli ordini di suo padre. Non la condivide, ma ogni tanto la capisce. La protesta che ha in mente gli rimane sulle labbra.
“Sam, sono serio: non tentare la tua fortuna” ripete, che tradotto nel linguaggio di Dean, significa “Non fare incazzare papà e levati dai piedi prima che decida di prenderti a pugni io stesso”.
Il più piccolo scuote la testa, ma decide comunque di cogliere il suggerimento.
***
 Il problema è questo: qualche giorno prima, erano partiti per un caso in Dakota del Sud, lasciando Sam da Bobby perché era il loro appoggio in Dakota del Sud e perché, a detta di suo padre, non era necessario coinvolgere anche l’ultimo dei Winchester. Doveva essere una cosa semplice e l’idiota era sempre più che felice di restare a casa tranne quando gli veniva effettivamente ordinato di restare a casa; quindi si era messo a dare in autonomia un contributo nelle ricerche, ricerche che avevano portato a tre vittime, due uomini e una donna, morte in circostanze diverse, tali da far pensare ad un mutaforma. Cosa avevano altrimenti in comune una donna morta affogata in una vasca da bagno, un poliziotto ucciso durante il servizio da una misteriosa presenza dissoltasi dopo l’omicidio nelle registrazioni delle telecamere a cortocircuito, e un uomo ucciso da una sorta di ragno gigantesco? Nulla, se non che suo fratello aveva scoperto che la prima avesse paura delle vasche da bagno piene d’acqua, il secondo fosse terrorizzato dall’idea di morire in servizio e il terzo fosse maledettamente aracnofobico. Peccato che, quando suo fratello e Bobby l’avevano scoperto, lui e suo padre fossero già convinti che si trattasse di un mutaforma e avessero dunque spento il telefono, per poi trovarsi il ragazzino fra i piedi nel bel mezzo della caccia.
Il maggiore dei Winchester non può fare a meno di sospirare, nel vederlo addormentato sul letto; non è stupito da quell’immagine, perché sa che Sam non ha dormito per quasi un giorno e mezzo, dal momento della sua fuga fino a quello del loro ritorno da Bobby.
“Dean?” mormora, scrutando nella penombra illuminata solo dall’abat-jour.
Sam lo scruta, stropicciandosi gli occhi e alzando appena la testa, ed è chiaro che stia cercando di capire se è ancora arrabbiato.
“Sono io” afferma, scuotendo il capo in un gesto di vaga stanchezza – perché è stata una giornata pesante ed è a sua volta esausto. “Ti ho portato qualcosa da mangiare, anche se ho considerato l’idea di lasciarti morire di fame”
Un sorriso che assomiglia un po’ di più a una smorfia incrina le labbra del minore, a cui Dean risponde con una scrollata di spalle, appoggiandogli un piatto con un sandwich sul comodino. Il ragazzino lo afferra, mettendosi a gambe incrociate sul letto e addentando il panino. Dal letto di fronte al suo, Dean lo osserva mangiare per qualche secondo, prima che sia il più piccolo a trovare il coraggio di prendere la parola.
“Papà mi ucciderà domani, non è vero?” afferma, nel vago tentativo di iniziare una conversazione, ma la verità è che non gli importa, finché suo fratello è lì davanti a lui.
Dean aggrotta le sopracciglia: se il ragazzino sta cercando di comprarsi il suo appoggio, quella è decisamente la strada sbagliata. Non avrebbe mai funzionato.
“No, non lo farà” afferma, come se la sola idea fosse una stupidaggine. “Ma ti farà probabilmente allenare prima dell’inizio delle lezioni fino a quando non ti diplomi. Non guardarmi così, fratellino: te la sei cercata, non so davvero a cosa stavi pensando. Papà vuole solo tenerti al...”
Il più piccolo esplode, appoggiando il sandwich nel piatto sul comodino in un gesto di pura indignazione perché dannazione, voleva parlare, non certo dare il via ad un’arringa di suo fratello sull’immensità di papà.
“Papà è un ipocrita” afferma, guardandolo negli occhi. “Sai benissimo che rischiamo di morire ogni volta che andiamo a caccia con lui, Dean”
Dean alza le spalle. Non ha voglia di stare lì a spiegargli che quello è l’unico modo che hanno di affrontare un’esistenza che, come un dio capriccioso, non faceva altro che strappare loro parti senza dargli nulla in cambio: non una casa, non delle strade pulite, non una festa di compleanno, non la speranza di qualcosa di migliore per il futuro. Non ha davvero voglia di dirgli di come talvolta, a diciotto anni, la loro vita non gli sembri nient’altro che un correre in cerchio, senza più meta.
“Finiscila, Sammy. Magari se tu rispettassi la tua parte invece di fare queste stronzate rischieremmo meno; che ne dici, fratellino?” gli risponde, cercando di non farsi pungolare troppo il cuore dall’espressione ferita nei suoi occhi verdi. “Ma spero comunque che tu penserai che ne sia valsa la pena quando papà ti sveglierà alle cinque per un allenamento, idiota”
Per un lungo attimo, il più piccolo resta in silenzio a guardarlo, cercando di fare ordine fra i suoi pensieri. La verità è che il solo pensiero che Dean sarebbe potuto morire in quel modo gli fa accapponare la pelle, perciò ha la sua risposta.
“Sì” risponde solamente, guardandolo con aria di vaga sfida.
Dean scuote il capo, guardandolo con aria perplessa davanti a quel modo abbastanza brusco e improvviso di spezzare il silenzio, mentre Sam posa su di lui i suoi occhi, verdi e tristi, ma pieni della testardaggine di sempre.
“Ne varrà comunque la pena, scemo. E sai perché?” mormora, scattando in piedi, animato da una nuova furia. “Perché sei arrabbiato”
Dean esala una risata roca. A volte si chiede se faccia sul serio.
“Wow, complimenti, Sammy” afferma, con l’ironia a impregnare le sue parole. “Hai raggiunto l’obiettivo, Einstein”
Suo fratello però non sembra divertito e serra le sue braccia sul petto. A volte Sam lo guarda e lo detesta perché si chiede se sarebbero in grado di essere tutti e tre felici, se solo non avesse così paura del giudizio di suo padre, del mondo, del -
“Se sei arrabbiato, significa che sei vivo, Dean” sbotta alla fine, lasciandosi andare a sedere di nuovo sul letto. “Quel demone avrebbe usato me contro di te. Tu dovevi saperlo per affrontarlo. Ti avrebbe fatto credere che fossi in pericolo per ucciderti, perché è questa la tua paura!”
Dean lo osserva mentre trattiene lacrime che sono più di rabbia che di tristezza, e si stupisce, ancora una volta, di essere ancora intero. Di essere ancora vivo. Incasinato, ma vivo.
“Ehi, magari ti stai montando la testa” lo prende comunque in giro, con l’intenzione di allentare la tensione, che si rivela presto un tentativo vano. C’è sempre quel mezzo sorriso nella sua voce, quando parla: quello di chi un po’ è divertito, un po’ vorrebbe mostrarsi molto più saldo di quanto non sia.
Per tutta risposta, Sam rotea gli occhi con la stessa veemenza con cui sta gesticolando e ricacciando indietro le lacrime.
“Lo stava già facendo” mormora, spezzandosi finalmente in un piccolo singhiozzo. “Ti ho trovato mentre rassicuravi una stupida ombra che sarebbe andato tutto bene e nessuno gli avrebbe fatto del male. Ti saresti fatto ammazzare per nulla! Per un’ombra che aveva la mia forma, Dean!”
Quando rialza lo sguardo, Sam si è seduto sul letto e lo fissa con gli occhi lucidi e una smorfia di dolore ad incrinargli le labbra; e Dean non sa se gli fa più male vedere Sam svuotarsi e non credergli quando gli spiega come anche la sua vita sia importante o il sentirsi davanti ad uno specchio deformante che lo rimanda ad un’immagine di suo fratello da bambino, una parte di sé che il minore non è ancora riuscito a seppellire fra le sue costole. Un singhiozzo sfugge dalle labbra del più piccolo.

"D’accordo idiota, basta così” afferma, spostandosi sul suo letto e tirandolo di malavoglia in un abbraccio, mentre Sam si lascia andare contro di lui, per un attimo. Poi, dopo qualche secondo, gli assesta un lieve scappellotto dietro la testa.
“Ehi,
 imbecille” mormora il minore, rompendo l’abbraccio e lanciandogli un’occhiata accusatoria. “Per cos’era quello?”
Un ghigno leggero piega le labbra del maggiore.
“Per non aver considerato che avresti potuto a tua volta diventare pappa per clown, Einstein” Dean parla con voce leggera, ma il tono non riesce ad appianare le linee di preoccupazione che gli segnano la fronte e che gli irrigidiscono le spalle, la piega contratta della mascella.
Fa per alzarsi e tornarsene nel suo letto, ma prima che possa farlo, Sam gli posa una mano sulla spalla e attende che i suoi occhi nervosi si fermino su di lui.
“Credi davvero che quella sia la mia più grande paura? Andiamo, Dean, non sei così stupido” lo riprende.
C’è una tale sincerità negli occhi verdi di suo fratello che l’istinto è solo quello di scrollare via la sua mano e di riprendersi la sua spalla perché davvero basta con queste smancerie.
“Stavo andando a prendere il dolce che ha comprato Bobby, ma viste le cose che stai dicendo, forse per te sono troppi zuccheri in una sera sola, fratellino” risponde, ma prende comunque il piatto vuoto per riportarlo in cucina, per poi riprendere parola sull’uscio della porta della loro stanza.
“Sammy?” esita, muovendosi leggermente fra un piede e l’altro. Il ragazzino dal suo letto lo guarda, incuriosito. “Se vuoi, puoi umh… scegliere il film per stasera”
Il sorriso con cui Sam lo ricompensa per un istante ne vale decisamente la pena, ma poi si fa improvvisamente più serio, assumendo uno dei suoi sguardi da lente di ingrandimento ipercritica.
“Dean?” lo chiama, quando suo fratello gli dà le spalle, intento ad andare in cucina. “Se è un modo di dire “Grazie Sam per avermi salvato il culo”, beh, sappi che fa schifo”
Oh, Dean ne è certo: prima o poi avrebbe ucciso quel piccolo saccente che si ritrovava per fratello.

(“Tuo fratello ha fatto qualcosa per meritare un dolce?”
Quando sgattaiola fuori dalla cucina con un budino, Dean, beh, tutto si aspettava oltre che trovarsi davanti suo padre. Deglutisce leggermente: non ha disobbedito a un ordine diretto, ma sa bene che quella non è la giornata adatta per farlo arrabbiare o contrariarlo.
“No, signore. Ma ha ancora fame” mormora, senza che ve ne sia alcun bisogno.
Segue una pausa di silenzio di qualche istante, in cui Dean spera che non gli faccia lasciare quel budino in cucina e John studia i muscoli irrigiditi del ragazzino, prima di fare un cenno di assenso, senza lasciarsi sfuggire il sollievo nel volto del maggiore dei suoi figli a quel verso.
Dean esita un solo istante, prima di salire le scale che portano alla loro camera.
“Papà?” lo chiama ad un certo punto, indeciso sul da farsi. “ Sai, oggi per torturarmi quel demone delle paure ha usato Sam, mi stavo chiedendo cosa avesse usato per beh, sai...”
John si tira in piedi, un’espressione seria sul volto. Ha capito dove suo figlio vuole andare a parare.
“Non ho visto niente, Dean” afferma poi, ma non si tratta di rassicurarlo quanto di tenerlo fuori da una paura così privata. “Vai a letto adesso e di' a tuo fratello che passerò a svegliarlo domani”
Suo figlio non ha un’aria sorpresa, anzi: forse se lo aspettava, ma fa in tempo a cogliere qualcosa nel suo volto prima che si giri – delusione, forse?
E’ solo un attimo in fondo, ma è una fitta dolorosa dover ammettere di non saper decifrare ogni espressione del suo viso, come dovrebbe saper fare un genitore.
“Sì, signore” risponde, docilmente. “Buona notte, papà”
No, non sarà una buona notte e avrà incubi per giorni sui suoi figli uccisi dallo stesso mostro con gli occhi gialli che aveva ucciso Mary. Forse Dean avrà incubi ancora più a lungo, ma sono tutti e tre vivi e respirano e hanno tempo.
“Buona notte, Dean” mormora con voce appena più morbida, quando suo figlio è ormai lontano)

NDA. 

Scritta  per il "Tana Libera fill week" del gruppo "We are out for prompt". Il prompt era "Di quella volta che è Sam a salvare la vita a Dean e non il contrario (è la prima volta, e Sam è giovane e spaventato a morte, ma Dean è in pericolo e allora che importa, davvero?). Non so se c'è mai stato in SPN dopo la settima stagione un demone che usa le paure della gente contro la gente (da internet mi sembra di no, infatti l'ho tipo ripreso da Charmed il demone), però mi dava l'occasione di ampliare un po' di psicologia e di scrivere feels, quindi whatever. 

 
   
 
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: D a k o t a