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Autore: Akiko chan    25/04/2020    0 recensioni
A Camelot se ne stava colui che il destino le aveva assegnato come meta, la risposta a molte, forse tutte, le sue speranze, la chiave di un mondo a cui lei voleva, anzi doveva, assolutamente accedere. Per il suo popolo prima che per se stessa. Il cuore le palpitò in petto vivo e carico di aspettativa...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa fanfic l’ho iniziata molto tempo fa, poi abbandonata e ora ripresa. Perché ora? No so, il forzato arresto del Covid-19 mi ha fatto ritrovare vecchie passioni dimenticate nel cassetto.

La storia si inserisce (e da qui in poi la trasforma) quando Uther è ancora vivo, Morgana ancora la dolce sorellastra, Ginevra solo una serva infatuata del principe, Artù un giovane uomo arrogante e borioso, Merlino un potente mago in incognito...

 

 

CAPITOLO 1. SOGNANDO CAMELOT

 

Il piccolo promontorio dominava la rigogliosa valle pigramente accarezzata dai primi raggi del sole nascente. Il verde cupo del bosco lentamente si lasciava lambire dai raggi dorati trasformandosi, man mano che la luce si insinuava maliziosa tra i rami, in un verde sgargiante, rigoglioso di vita e forza. Gli alberi centenari si alternavano silenziosi agli arbusti, scendevano uniti in un tutt’uno lungo un declivio per sfumare in una bassa radura sfregiata dal calpestio di orde d icavalieri accompagnati dai passi fedeli dei loro servi e dal passo stanco dei loro destrieri. Giovani e vecchi, uomini e donne, ricchi e poveri che per secoli si erano recati o erano dipartiti da quelle nere mura che interrompevano bruscamente il dominio di una natura quasi incontaminata.

 

La figura ritta sul promontorio strizzò gli occhi inumiditi dall’aria tagliente del mattino e mise a fuoco, uno dopo l’altro, ogni particolare di quelle mura fortificate: i licheni rigogliosi abbarbicati come enormi mani sulla nuda roccia, le torrette minacciose ancora parzialmente adombrate dagli ultimi strascichi di quella lunga notte, le grandi porte che a distanza regolare si aprivano pian piano ai visitatori del mattino. Lì, oltre quella solida fortezza, vi era il tesoro più prezioso. Lì se ne stava colui che il destino le aveva assegnato come meta, la risposta a molte, forse tutte, le sue speranze, la chiave di un mondo a cui lei voleva, anzi doveva, assolutamente accedere. Per il suo popolo prima che per se stessa. Il cuore le palpitò in petto vivo e carico di aspettativa.

 

Il sole intanto continuava la sua ascesa nell’immensità del cielo, sciogliendo velocemente le ultime tenebre con serpeggianti lingue di luce rosata. I primi raggi di quel giorno memorabile incontravano i tetti delle case della cittadina ancora addormentata e sotto quella tenue luce, sembravano lastre d’oro perfettamente levigate.

 

-Ah ecco dove siete- la voce improvvisa dissolse quella calma assoluta e fece sussultare la giovane che si voltò di scatto portando repentina la mano al fianco in cerca dell’elsa della spada.

 

-Lancillotto- sbottò la ragazza rilassandosi all’istante -Quando la smetterai di apparirmi alle spalle in questo modo?- brontolò rincuorata nello scorgere le sembianze rassicuranti del suo fidato servitore.

 

-Perdonatemi Lady Virginia, non era mia intenzione spaventarvi- replicò il moro cavaliere senza celare un sorriso di compiacimento.

-Ah al diavolo..- sbottò lei voltandogli le spalle e decisa a non dargli soddisfazione. Lo sapeva benissimo che Lancilotto si divertiva un mondo a spaventare la gente con quel suo strano “dono” che lo faceva somigliare ad un gatto tanto era silenzioso nei movimenti.

 

Il cavaliere si portò a fianco della giovane donna e puntò lo sguardo nella stessa direzione- Camelot…- bisbigliò piano osservando la cittadina ormai completamente inondata di luce mattutina.

 

-Eh già- non tentò neppure di nascondere l’esultanza che le rendeva la voce roca- Ci siamo mio caro Lancilotto…-

-Uhm…- brontolò laconico – Vi dovete andare a cambiare signora, se volete entrare a Camelot prima di mezzogiorno-

-Scherzi? Attraverseremo al galoppo tutto il bosco e poi mi preparerò al margine estremo prima della radura, un paio d’ore e saremo a Camelot…-

-Perdonatemi l’ardire, ma credo sia meglio che vi prepariate ora e che attraversiamo il bosco con calma al passo della vostra portantina…-

-No no e no!- protestò cocciuta sbattendo i piedi per terra -Così ci impiegheremo ore!-

-Non è improbabile incrociare viandanti diretti a Camelot, potrebbero vedervi e una principessa in abiti da cavaliere … beh ...non può certo essere accolta senza sospetti…- sentenziò Lancilotto guardando fisso la sua signora.

-Oh insomma! Sono mesi che agogno questo momento e ora non ho nessuna voglia di imbrigliarmi in bustini, nastri e velluti, salire su una lentissima portantina e metterci ore ad attraversare questo stupido bosco…-

-Lady Virginia- il tono del cavaliere era mutato e alla ragazza non sfuggì, Lancilotto stava per perdere la pazienza e questa sarebbe stata un’ulteriore perdita di tempo.

-Ho capito- sbuffò Virginia più rumorosamente che poté, per esprimere a chiare lettere il suo disappunto- Vado a cambiarmi ma sarò il tormento di quei poveri cavalieri che mi dovranno trasportare- disse scappando via di corsa lungo il ripido pendio che la portava al piccolo accampamento dove l’aspettava la sua scorta.

 

Lancilotto la seguì con lo sguardo finché non scomparve tra il fogliame, quindi volse il capo verso la città i cui rumori del risveglio erano ora udibili trasportati dalla brezza –Dannazione che promessa vi ho fatto re Urien? Vegliare su vostra figlia in questa follia che si appresta a fare è un’impresa disperata…- mormorò tra sé e sé il nobile cavaliere prima di volgere le spalle a Camelot e sparire nella stessa direzione della sua giovane sovrana.

  
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