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Autore: _Fenice    26/04/2020    2 recensioni
“Tu mi danni”, ripetè, “e fai bene. Perché io sono il diavolo. Io ti tento...”
La schiena sudaticcia dell’omuncolo incontrò il muro freddo; trasalì. Si guardò intorno con sguardo supplichevole, pregando i presenti di essere salvato. Nessuno intervenne.
Genere: Generale, Introspettivo, Noir | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Amanda.


 
 
“Che tu sia dannata, tu e la tua promiscuità!”, ringhiò l’ometto calvo e grassoccio, gli occhi acquosi stralunati e il faccione paonazzo. “Non posso neanche definirti prostituta, a volte ti pagano e a volte no, vai con uomini e donne, anche insieme!”, terminò urlando e sputacchiando. Rimase senza fiato, continuando a fissarla stordito.
Perché non reagisce, perché resta immobile, seduta a fissarmi?!
Intanto, una piccola folla di curiosi si era radunata attorno a quel teatrino, silenziosa e assorta.
“Tu mi danni, perché non comprendi ciò che sono, e danni la mia promiscuità, perché ne sei invidioso”, rispose Amanda con voce suadente, levandosi lentamente dalla seggiola malferma. Aprì lo spacco della gonna, quasi casualmente, con una mano mostrando una tonica gamba tentatrice; avanzò.
“Tu mi danni, perché mi desideri”. Un passo dopo l’altro, felina nei suoi fianchi sinuosi, si avvicinava sempre più verso l’ometto, che inorridito intanto indietreggiava. Ad attenderlo alle sue spalle, di lì a poco un muro avrebbe fermato la sua fuga.
“Vorresti avermi, ma sai che non mi avrai, perché sono promiscua, ma scelgo sempre io con chi andare. E sai,” s’interruppe per dar sfogo ad un maligno risolino, “che non ti sceglierei mai.”
“Puttana...”
“Tu mi danni”, ripetè, “e fai bene. Perché io sono il diavolo. Io ti tento...”
La schiena sudaticcia dell’omuncolo incontrò il muro freddo; trasalì. Si guardò intorno con sguardo supplichevole, pregando i presenti di essere salvato. Nessuno intervenne.
“... e tu...”
Grattò il muro con le unghie, maledicendolo per averlo tradito; persa ogni speranza di redenzione, si lasciò cadere sulle ginocchia e sprofondò nel fango. Alzò la testa, incastrando il suo sguardo a quello della sua aguzzina, attratto come un metallo dalla calamita. Una lacrima scese lenta, rassegnata, suicida. Trattenne il respiro, insieme sgomento ed ammaliato, pendendo dalle sue labbra.
“... cadi.”
 



Angolo autrice.
Non c'è molto da dire; è venuta fuori dal nulla, così come il nome di lei, che lussuriosa e sensuale vive nella mia mente, irretisce il mondo e lo domina. 
  
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