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Autore: Arixa    27/04/2020    1 recensioni
Artù scopre il segreto di Merlino e si sa da cosa nasce cosa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Piccolo preambolo: abbiate pietà di me è la prima cosa che scrivo dopo 7 anni. Devo riprenderci un po' la mano.

Buona lettura

 

 

Stavano avanzando nella foresta, i cavalli erano ormai scappati da ore, la vegetazione era molto folta in quel punto e l'unico rumore che si percepiva era la spada del re che si accaniva su di essa per farli passare. Anche se Merlino guardando le spalle di Artù e la foga con cui vibrava in aria l'arma pensò che fosse più per sfogare i nervi che per effettivo bisogno.

Meglio sulle piante che su di lui..

Merlino era agitato e l'ansia lo stava divorando, non sarebbe dovuto succedere, non così! Aveva rovinato tutto: Artù l'avrebbe allontanato e l'avrebbe perso per sempre, lui e il loro destino.

Non avrebbe dovuto scoprirlo in quel modo, si sarebbero dovuti sedere a un tavolo e parlarne, certo quell'asino reale avrebbe urlato, gli avrebbe rinfacciato mille cose, gli avrebbe detto di sparire, ma poi avrebbe capito e avrebbero trovato un equilibrio, sarebbe andato a cercarlo e con quel suo tono casuale gli avrebbe dato un compito da svolgere, l'avrebbe guardato con quell'intimità che usava solo con lui e così Merlino avrebbe capito che era tutto risolto in un certo senso. In fondo erano due facce della stessa medaglia, non potevano stare lontani per troppo tempo.

Sua madre l'aveva notato anni prima, quando andarono ad Eldor per aiutare il villaggio, quando loro stavano ancora imparando a conoscersi, si stavano prendendo le misure, ma negli anni il loro rapporto era diventato sempre più stretto e speciale, non c'era bisogno di parole per descriverlo, Artù era Artù solo con Merlino e viceversa.

Aveva avuto la fortuna di vedere tutti i lati del suo re, sì suo, perchè solo a lui mostrava tutte le sue emozioni, era da lui che andava se aveva bisogno di essere rasserenato, era da lui che cercava la conferma di aver fatto la cosa giusta.

Era diventato particolare il loro rapporto, c'era qualcosa che scorreva sotto pelle e che li univa. All'inizio Merlino pensava fosse il destino, la magia, poi capì che almeno per quanto riguardava lui era amore, puro amore, a volte, quando Artù lo guardava o lo toccava per incoraggiarlo e consolarlo, aveva avuto la sensazione che lo fosse anche per lui ma poi si era detto che era impossibile.

Mancava poco a Camelot, avevano dovuto prendere quella strada impervia per diminuire il tragitto dato che i cavalli erano scappati.

Merlino continuava a non capacitarsene, era iniziato tutto come una battuta di caccia privata per rilassarsi dopo l'ultima battaglia, o quanto meno Artù si sarebbe rilassato visto che lui odiava la caccia.

Una cosa così semplice si era trasformata in una tragedia.

 

Stavano cavalcando fianco a fianco, il sole e la brezza rendevano quella giornata davvero piacevole.

Artù ne aveva proprio bisogno: un po' di tempo lontano dalla corte, a fare qualcosa che gli piace, solo con Merlino, era un impiastro ma con lui sentiva di poter essere solo se stesso, di poter lasciare andare tutte le tensioni e di mostrarsi per ciò che era, senza la preoccupazione del giudizio.

Allora Merlino, cosa pensi di combinare questa volta? Cadere da cavallo, starnutire poco prima che scocchi la freccia, o no lo so! Cadere nel ruscello come l'ultima volta.”

Molto simpatico Sire, davvero molto simpatico. Siete voi che vi ostinate a portarmi a caccia con voi. Che voglio dire, dati gli esiti precedenti è incomprensibile.”

Artù lo guardò sopra la spalla, con quello sguardo divertito e ironico che tanto lo caratterizzava.

Non mi dirai che dubiti della tua capacità di essere un'ottima compagnia Merlino.”

Diede un colpetto al cavallo per accelerare lasciando dietro di sé un Merlino piuttosto esterefatto, ma che comunque non poté impedirsi di sorridere.

Qualche tentativo di caccia fallito dopo, si sedettero in un piccolo spazio vicino a un fiume per riposare.

Merlino, vai a riempire le borracce di acqua.”

Si Sire.”

Mentre camminava verso il ruscello non poteva fare a meno di pensare che quelle giornate fossero davvero rilassanti, ed esilaranti, l'”accidentale” scivolone di Artù proprio mentre stava tendendo l'arco per colpire quel cervo era stata meravigliosa. La sua faccia era così buffa, aveva riso così tanto fino a quando Artù gli aveva dato “un buffetto amichevole” sul collo...si intende un buffetto che del buffetto non aveva nulla.

Stava ridendo ancora pensandoci quando sentì l'aria diventare pesante, percepiva come un vibrazione, una magia antica e potente, né malvagia né positiva, ma pericolosa. L'aveva già percepita in passato, uno spirito elementare. Molto pericolosi se spaventati o sfidati.

Doveva tornare da Artù immediatamente, non fece in tempo a pensarlo che sentì i cavalli imbizzarrirsi.

Maledizione! Corse più veloce che poteva. Arrivò allo spiazzo e trovò quella che sembrava una ragazzina mora, capelli ricci e un vestito fatto di drappi rossi, fissava Artù, delle fiamme le si levarono intorno, non era per attaccare era per difesa. Fu un attimo: Artù estrasse Excalibur, una lama in grado di uccidere le creature magiche, lo spirito reagì e fece crescere un cerchio di fiamme intorno al re.

Bloccò all'improvviso la sua corsa

Sire!”

Merlino sta lontano!”

Lo spirito si girò minaccioso, le iridi diventate fiamme, si mosse a una velocità sovrumana fino ad arrivare davanti a Merlino.

Lo scrutò, inclinando la testa in quel modo lento ed inquietante e si immobilizzò, disse una sola parola- “Emrys”- e sparì.

Ma che diavolo è successo?”

Uno spirito elementare, sono molto potenti, mantengono l'equilibrio della natura, non attaccano se non si sentono minacciati.”

Ma come diavolo faceva a saperlo?

Si domandò Artù.

Su Merlino vai a prendere dell'acqua o vuoi cucinarmi arrosto visto che non abbiamo catturato nulla!”

Il sopracciglio alzato in quel suo modo ironico e scocciato come se davvero la priorità fosse riprendere il suo servo e non che fosse in un cerchio di fiamme invalicabile che gli si stavano stringendo inesorabilmente intorno.
Maledizione! Maledizione! - Merlino continuava a spostare lo sguardo, cercando una soluzione diversa- Maledizione!

L'acqua non servirebbe, è un fuoco magico, si spegne solo con la magia.”

Si fissarono.

Artù fece appena in tempo a domandarsi perchè Merlino lo guardasse con quello sguardo serio ed avvilito che accadde.

Due parole: “Mi dispiace”

Ma di cosa? Poi capì

Alzò una mano verso il fuoco, le sue iridi divennero dorate, il fuoco si spense e lo sguardo di Artù con esso.

Merlino si sarebbe aspettato che lo afferrasse alla gola, che gli urlasse contro, che gli facesse mille domande, ma non avvenne niente di tutto quello. Artù rinfoderò la spada, lentamente superò Merlino.

Artù io”

Non parlare. -parole fredde e scandite- Io torno a Camelot, tu fai come ti pare.”

 

Così si erano ritrovati a tornare a Camelot in rigoroso silenzio Artù davanti e Merlino dietro. Aveva provato a parlare più volte ma Artù l'aveva sempre zittito con quello sguardo freddo e imperscrutabile che mostrava sempre alle persone che riteneva una minaccia o di cui non si fidava. Quello sguardo che Merlino non aveva mai avuto su di sé prima di allora.

Gli metteva il panico, gli tremavano le mani.

Erano arrivati al limite della foresta, si intravedeva già la città bassa, quando Merlino sentì gemere Artù e gli vide cadere la spada di mano, istintivamente lo affiancò e raccogliendo la spada notò che la mano era ricoperta di ustioni.

Prese la mano del re per valutare i danni.

“Fatemi vedere. Ma come avete fatto a fare tutta quella mascolina confusione vibrando la spada di qua e di la' con una ferita come questa?”

L'ironia funzionava sempre, ci provò anche quella volta ma non ebbe l'esito sperato..prevedibile.

“Stavo pensando ad altro e comunque sono cose che non ti riguardano più ormai.”

Tradotto significava che era talmente deluso e arrabbiato da non notare il dolore, questo Merlino l'aveva capito.

Si liberò dalla sua presa ma il mago insistette e lo afferrò per il gomito.

“Non fate l'asino, fatemi sistemare quella mano.”

“Non toccarmi.”

Si scrollò con forza, gli occhi azzurri come lame nel petto del moro.

Merlino sentiva il respiro spezzarsi e gli occhi inumidirsi.

“Sono così ripugnante? Anni di fedeltà e amicizia buttati solo perchè sono un mago? Vi disgusto così tanto?- la voce tremava per la rabbia- Uther vi ha cresciuto proprio bene.”

Artù gli si avvicinò fino a un palmo dal naso, sentiva la rabbia, la delusione, l'amarezza che lo percorrevano.

“Non ti azzardare a paragonarmi a mio padre! Pensi davvero che io possa trovare ripugnante TE perchè sei un mago? Mi consideri davvero cosi meschino?”

Merlino ora era proprio confuso, se non era quello il problema quale poteva essere? Artù gli lanciò uno sguardo triste? Si era proprio tristezza quella che Merlino aveva scorto. Si incamminò di nuovo verso le porte della città,lasciando Merlino indietro a guardarlo allontanarsi.

Era meglio lasciarlo sbollire avrebbe provato a riparlarne l'indomani.

Ma i piani non andarono come da programma, Artù aveva fatto di tutto per evitarlo, fino ad affidargli la preparazione del banchetto di primavera, dispensandolo dai suoi compiti e sostituendolo con George. Questo forse faceva più male ad Artù che a lui.

Lo evitava eppure sentiva sempre il suo sguardo su di lui,ad esempio mentre si allenava e Merlino i passava con qualche cesta di decorazioni per il banchetto. A volte aveva avuto l'impressione che stesse per fermarlo, per parlargli ma non lo fece mai.

Aveva provato a lasciare ad Artù i suoi tempi e i suoi spazi, ma non stava funzionando lo stava perdendo e non era una cosa a cui era disposto.

Così la mattina del banchetto accidentalmente George inciampò su un tappeto che sempre accidentalmente si era sfilato da sotto i suoi piedi.

Merlino fece un respiro profondo, prese coraggio e aprì gli scuri della finestra.

“Buongiorno fiorellino, oggi è una splendida giornata.”

Artù sbuffò, si girò su un lato intontito dal sonno

“Merlino quante volte ti..- si mise a sedere di scatto, lo sguardo indurito- Merlino che ci fai qui?”

Il mago si sentì gelare sul posto, la situazione non era migliorata anzi.

“Dobbiamo parlare.”

Il biondo si alzò in piedi fece il giro del letto e andò a lavarsi il volto nel solito catino.

“Non abbiamo niente da dirci!”

“Invece sì, non potete continuare a fare in questo modo. Mi dispiace va bene? Mi dispiace per quello che è successo, non volevo accadesse. Ma io sono sempre io!”

Artù lo fissò immobile, un'aria stanca sul volto.

“Io non so più chi tu sia Merlino.”

Il mago fece un passo verso il re portandosi una mano chiusa a pugno sul petto.

“Sono sempre io! Il vostro servo idiota, il vostro amico fedele. Come può il sapere che oltre a questo c'è della magia in me cambiare tutto questo.”

Il volto del biondo da stanco si tramutò in furioso.

“Ancora con questa storia? Ti ho già detto che non sono così meschino! Non è questo a mutare il nostro rapporto, ma il fatto che tu mi abbia mentito per anni.”

“Ho dovuto farlo”

“NO! No! Hai voluto farlo, hai voluto mentirmi, hai voluto tradire la mia fiducia per anni. Perchè? Perchè pensi che io sia come mio padre?”

Un'espressione disgustata e irata attraversava il suo volto mentre pronunciava quelle parole.

“No- un sussurro- non per questo.”

Anche Artù fece un passo verso Merlino e il mago così poté notare il dolore nei suoi occhi.

“E allora perchè? Perchè mi hai portato via l'unica persona di cui potessi fidarmi, l'unica importante”

Accidenti! Cosa stava dicendo! Doveva stare più attento. Comunque Merlino non sembrava aver compreso il senso di quella frase.

“Perchè avevo paura! Avevo paura di questa conversazione, avevo paura che non mi perdonaste, avevo paura di perdervi! E io e io – le spalle gli iniziarono a tremare e le lacrime a scorrere- e io non posso perdervi perchè voi siete tutto il mio mondo. Siete il motivo per cui mi alzo la mattina. Siete arrogante e mi prendete in giro e mi fate fare qualsiasi lavoro per il vostro divertimento, ma siete dolce e onesto e mi avete trattato come nessuno in vita mia e siete la mia luce. Se perdessi voi perderei me stesso.”

Artù non pensava di aver capito bene, non poteva significare quello che pensava perchè se così fosse stato... Tutta questa angoscia e confusione emerse dal tono di voce cui parlò.

“Cosa significa?”

“Significa che vi amo!- Merlino si meravigliò di se stesso. Non poteva averlo detto davvero- Santi Numi- si asciugò gli occhi con la manica- ora sì che ho veramente rovinato tutto.”

Artù voleva fermarlo, voleva veramente fermarlo, ma non riuscì a muoversi di un millimetro mentre Merlino lasciava la stanza.

 

Artù aveva cercato quell'idiota per tutto il giorno ma non si era fatto trovare, doveva chiarire la cosa! Ora che sapeva doveva farlo.

Era a q uel maledetto banchetto di cui non gliene importava niente e lui non era lì, era convinto che ci sarebbe stato ma niente.

C'era addirittura Gaius...aspetta un attimo. Gli si avvicinò ostentando calma.

“Gaius, dove hai lasciato quello scansafatiche di Merlino.”

“Salve Sire, Merlino non si sentiva bene è rimasto nelle sue stanze.”

Agitato era agitato.

“Ogni scusa è buona per poltrire insomma. Mi sorprende che tu non mi abbia detto che è alla taverna.”

Schivate un paio di dame e di cavalieri, poco dopo era davanti alla porta delle camere del medico di corte.

Stava per fare una cosa senza senso, oh sì! La stava per fare! Ma lui era un uomo di azione...sì lo era ma comunque gli sudavano le mani e la gola era secca.

Aprì la porta e vide Merlino, che seduto a terra con le ginocchia raccolte al petto gli dava le spalle fissando il fuoco.

“Gaius vi avevo detto che non era niente di grave. Potevate godervi il banchetto con quello che ho sfacchinato per prepararlo.”

“Sempre a lamentarti dei tuoi compiti Merlino.”

Merlino quando capì chi c'era nella stanza si alzò in piedi di scatto.

“Artù. Vi prego – si portò una mano a coprire gli occhi- non infierite.”

“Tu sei impossibile! Sei il solito idiota combina guai. - il moro alzò lo sguardo sull'altro e notò che c'era una luce diversa nei suoi occhi- Mi hai ferito molto.”

“Io..”

“Silenzio! Fammi finire! Mi hai ferito molto con le tue bugie e la tua mancanza di fiducia. Per un po' sei stato una delusione! Ma poi ho capito, ho capito cosa ti ha spinto a farlo. - si avvicinava sempre più man mano che parlava- e comunque l'unica cosa che riesco a pensare è che sei un idiota, ma sei il mio idiota.”

Merlino era molto confuso, e lo fu ancora di più quando Artù appoggiò una mano sul suo viso e iniziò ad accarezzagli lo zigomo. Una rete di brividi si irradiò da quel punto

“Che cosa significa?”

“Significa, Merlino, che sei un idiota perchè dovevi dirmelo prima, adesso mi tocca fare una tavola rotonda più grande, per fartici sedere e sarà difficile spiegare a Gwen perchè non posso più stare con lei. Un sacco di seccature insomma”

“Se state scherzando.”

Il biondo si fece di nuovo serio.

“Non sto scherzando. Sei un idiota bugiardo, ma sei la mia vita.”

Si chinò su di lui e lo baciò, prima un leggero sfiorarsi di labbra e poi un bacio profondo e intenso.

Si separarono dopo un tempo che a Merlino sembrava infinito, le braccia di Artù a cingergli i fianchi e le sue al collo dell'altro, le fronti che si sfioravano.

“Non mentirmi più, ti amo troppo per sopportalo ancora.”

Un sorriso decorò il volto del moro.

“Mai più. Ti amo troppo per ferirti ancora.”

 

   
 
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