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Autore: MauraLCohen    27/04/2020    1 recensioni
Ryan e Kirsten, a distanza di un anno dal ricoverano in clinica di lei, guardano il sole sorgere su Newport dalla spiaggia.
[Storia scritta per un event del gruppo Facebook “We are out for prompt”]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Ryan Atwood | Coppie: Marissa Cooper/Ryan Atwood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'I’m not scared anymore '
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Quella mattina Ryan si era svegliato prima del Sole e stava aspettando di vedere le prime luci dell’alba sdraiato sulla brandina a bordo piscina. Il giardino era avvolto in un piacevole silenzio e il venticello fresco gli sferzava delicatamente il torso scoperto. Con gli occhi chiusi, il giovane non riuscì a percepire la presenza di Kirsten che si avvicinava, fin quando non udì la sua voce. 

« Non riesci a dormire? » gli aveva chiesto, sedendosi nella sdraio adiacente. Ryan aprì gli occhi di colpo, voltandosi verso la donna. Aveva i capelli raccolti tra due bacchette, la vestaglia color crema chiusa all’altezza della vita e la tazza di caffè caldo stretta tra le mani. A giudicare dallo sguardo stanco, neanche lei doveva aver dormito granché.

« Tutto bene? » rispose lui, ignorando la domanda e abbozzando un sorriso. 

Kirsten lasciò che la testa le scivolasse contro la brandina, mentre teneva gli occhi chiusi e la tazza sullo stomaco. « Tutto bene » rispose in un sospiro. 

« Sicura? » insistette Ryan con un tono più indagatore. 

Kirsten si voltò a guardarlo, intanto i primi raggi del sole si stavano affacciando timidi nel cielo. 

« Sì » gli rispose, accompagnando la parola con un lieve cenno della testa. « Volevo solo godermi qualche momento per me, stamattina. Un anno fa, a quest’ora, ero alla Suriak… Ancora fatico a credere che sia finita. » Ryan la guardò sorridere e prendere un sorso di caffè dalla tazza verde pastello. « È già passato un anno? Come vola il tempo » commentò, sorridendo a sua volta. 

« Ah, non dirlo a me! Però, credimi, ne sono felice. Quando stavo in clinica pregavo perché potessi tornare e riavere la mia vita. »

« Lo immagino. » Nel dirlo, Ryan portò gli occhi a terra. « Ci abbiamo sperato tutti » aggiunse, timidamente. 

Kirsten si voltò ancora una volta a guardarlo, Ryan aveva ancora lo sguardo puntato sull’erba e non poté accorgersi del sorriso che la donna gli stava rivolgendo. Riportò gli occhi su di lei solo quando si rese conto che si era alzata per sedersi accanto a lui. 

« Certo che si sta bene qui, quando tutta Orange County dorme, s’intende. A volte mi dimentico di quanto possa essere bella Newport » chiosò Kirsten rivolgendo lo sguardo all’oceano. 

« Quoto! » rispose Ryan, guardando nella sua stessa direzione. 

« Ti va di andare a fare un giro? » gli chiese, riportando gli occhi su di lui. « Tra il nuovo lavoro e i problemi con la scuola, nell’ultimo periodo non abbiamo passato molto tempo insieme, che dici? » 

Ryan annuì, accennando un timido sorriso. « Dico che sono d’accordo. Anticipiamo Sandy in spiaggia? » propose.

Kirsten rise, aggiungendo « Allora dobbiamo muoverci, se vogliamo arrivare prima di lui. Conoscendolo si starà già vestendo per andare. »

« Guido io! » concluse Ryan. E in men che non si dica si ritrovarono a passeggiare lungo il bagnasciuga, con l’alba che faceva loro da sfondo. L’acqua era tiepida e piacevole quando incontrava i loro piedi scalzi. Era bello stare lì, immersi in quella tranquillità; ne avevano bisogno entrambi. 

« Com’era? » chiese di colpo Ryan, voltandosi con tutto il corpo verso Kirsten. « Stare in clinica, intendo. »

La donna fece spallucce, incrociando lo sguardo del ragazzo. « Strano. Decisamente. Non avrei mai pensato che ad un certo punto della mia vita mi sarei ritrovata lì. È stato… Non lo so. Difficile, credo. Mi mancavate da morire. » 

« Anche a casa è stato strano. Insomma, era tutto così… » Ryan fece una pausa mentre fissava l’acqua del mare ritirarsi dalla spiaggia. « Improvviso. »

« Lo so. » Kirsten sospirò « E credimi, non avrei mai voluto che accadesse. » 

« Non devi fartene una colpa. Certe cose succedono e basta, non si possono controllare. » 

Kirsten si fermò per un istante ad osservarlo, pensando che era incredibile quanto quel ragazzino era riuscito ad entrarle dentro; se glielo avessero detto il giorno in cui Sandy lo aveva portato a casa, sarebbe scoppiata a ridere e, invece, la vita a volte sapeva essere davvero incredibile. Ryan sapeva essere incredibile.

« Sai, non vengo qui, così presto, da una vita. Quando ci siamo trasferiti, io e Sandy, venivamo quasi tutte le mattine. »

« Poi cos’è cambiato? » 

« Siamo diventati adulti, con un lavoro a cui rendere conto e una marea di responsabilità a cui far fronte. A volte vorrei proprio tornare ad avere ventidue anni, era tutto più facile a quell’età. »

Ryan rise nel sentirla parlare così, sotto le luci dell’alba, gli appariva così luminosa. « Lo dice sempre anche Sandy. » chiosò e Kirsten rise appresso a lui. « Non mi meraviglia » rispose « Quando eravamo al college non c’erano mai problemi. Al massimo si impazziva per preparare qualche esame… » si interruppe scoppiando di nuovo a ridere « Beh, a dire il vero, io impazzivo per preparare gli esami. Sandy si riduceva agli ultimi giorni e puntava tutto sull’improvvisazione. Era il suo forte, sai? Avete molto in comune voi due. » 

Ryan annuì. « Beh, non sarebbe male diventare come Sandy. » 

« No, non lo sarebbe. E a dire il vero, penso tu sia sulla buona strada. Spesso sembrate quasi la stessa persona, specie quando ringhiavi contro July Cooper. I primi mesi in cui uscivamo insieme, Sandy e mio padre non facevano altro che litigare. Una volta ci mancò poco perché arrivassero alle mani. » 

« Non ce lo vedo Sandy facendo a botte. » 

« Fortunatamente non accadde; ma era iperprotettivo, bastava che accennassi a qualcosa che non andava e lasciava qualsiasi cosa stesse facendo per precipitarsi da me. » Kirsten sorrise, ripensando a tutte le volte che lo aveva visto piombare nella sua stanza, armato di cena e qualche birra per tenerle compagnia durante le sessioni più impegnative. Ryan, intanto, si era chinato ad immergere le mani in acqua, passandosi, poi, lei dita tra i capelli per rinfrescarsi. « Penso che fosse quello che avrebbe voluto fare anche durante il periodo della Suriak » commentò il ragazzo, guardandola, « Non lo avevo mai visto così smarrito, era completamente assente. Gli mancavi molto. » 

Kirsten sospirò mentre muoveva il piede nell’acqua formando un arco. « Giuro che non volevo dargli anche quella preoccupazione. C’erano già tante cose in ballo quell’estate...» 

Ryan scosse il capo, capendo che alludeva  a Tray. « Non penso sia possibile riuscire a non preoccuparsi di chi si ama. » Kirsten colse una nota di dolore nello sguardo del ragazzo e, così, gli poggiò una mano sulla spalla in segno di conforto. « Ti riferisci a Marissa, vero? » domandò, premurosa. 

« Anche. » Ryan evitò gli occhi della donna che cercavano i suoi, tornando a seguire l’andirivieni delle onde del mare sotto i loro piedi. 

« Mi dispiace tanto, Ryan, per come sono andate le cose. »

« Anche a me. » 

« Non è stata colpa tua, questo lo sai vero? » lo rassicurò, accarezzandogli i capelli inumiditi dall’acqua. 

« Non ne sono sicuro. Insomma, tutta la questione con Volchok e Jonny, se non ci fossi stato io... »

« Tu non c'entri, Ryan. Certe cose vanno così e basta, non l'hai appena detto? »
 
« Comunque, è la prima volta che ne parlo, da quando è morta. » Ryan provò ad abbozzare un sorriso, ma con scarsi risultati. 

« Come stai? » gli chiese allora Kirsten, cercando ancora di incontrare il suo sguardo. « Non abbiamo mai parlato di quell'estate, né di quello che è successo dopo. Se vuoi, sono qui. »

« Lo so e… grazie » la interruppe Ryan, « Solo che non credo che parlarne migliorerà le cose. »

Kirsten gli sorrise, dandogli una lieve spinta con la spalla. « Tu prova » gli suggerì. 

Ryan non era mai stato un ragazzo di molte parole, preferiva tenersi tutto dentro e superare le difficoltà da solo. Era molto diverso da Seth, questo era sempre stato chiaro agli occhi della madre, ma non poteva fare a meno di pensare a quanto quei due fossero complementari. Qualche anno prima avrebbe fatto il diavolo a quattro per evitare che Seth stesse con Ryan, ora, invece, non riusciva più ad immaginarli divisi. Soprattutto, lei non riusciva più ad immaginare una vita di cui Ryan non facesse parte. 

Il ragazzo era rimasto a fissarla, dubbioso, per qualche secondo, interrogandosi sul come poter dare voce ai propri pensieri. Non che ne avesse voglia, l’idea di parlare della morte di Marissa gli stava chiudendo lo stomaco; per lui era una ferita ancora aperta, che forse non si sarebbe mai rimarginata, e parlarne era come prendere un pugno di sale e gettarglielo contro. Eppure lo sguardo materno che Kirsten gli stava rivolgendo lo invogliava a farlo. Rispetto a Sandy, Kirsten aveva un carattere molto più affine a quello di Ryan e per lui, aprirsi con lei, era decisamente più facile. Nel periodo della riabilitazione, quando Tray era in coma, Ryan aveva desiderato ardentemente che Kirsten tornasse a casa, per poterle parlare, chiederle un consiglio e capire come doveva comportarsi in tutta quella situazione. Prima dell’assenza della madre, non si era mai reso conto di quanto fosse fondamentale la sua presenza dentro quella casa. Senza di lei erano tutti spaesati, completamente alla deriva, Ryan compreso. 

Gettando un rapido sguardo all’orizzonte, il ragazzo si lasciò cadere sul bagnasciuga, incurante delle onde che gli bagnavano i pantaloni. Era una sensazione piacevole. La spiaggia era deserta, si intravedeva solo la flebile figura di qualche surfista al largo, impegnato a mantenere l’equilibrio sulla tavola. Una volta Sandy gli aveva detto che in mattine come quelle, quando cavalcava le onde di Newport, quel posto gli piaceva da morire. E Ryan in quel momento si trovava perfettamente d’accordo con lui. Nella bellezza e nella pace che Newport offriva a quell’ora c’era da perdersi per sempre, lasciando andare ogni preoccupazione.

Kirsten dietro di lui non aveva ancora proferito parola, rimanendo in apprensione mentre osservava ogni suo movimento. L’idea di bagnarsi non l’allettava particolarmente, ma sapeva che se voleva permettere a Ryan di aprirsi con lei, doveva stare alle sue regole; così, si sistemò meglio la maglia, mettendosi a sedere di fianco a lui. 

Ryan tenne gli occhi fissi sui surfisti in lontananza che sembravano macchioline nere in una distesa azzurra. 

« A dire il vero, non so più nemmeno io come sto » esordì, rompendo il silenzio. « Insomma, all’inizio ero così… Arrabbiato. Con me, con Volchok, un po’ anche con Marissa. Non chiedermi perché. Ora, invece, è come se il mondo si stesse dimenticando di lei. La mia vita sta andando avanti, anche quella di Seth e Summer, July ha Katlin, il lavoro… O qualsiasi cosa la tenga impegnata ora… »

« È come se non ci fosse più posto per Marissa? » Kirsten lo interruppe, senza smettere di scrutare attentamente il suo sguardo. Vedere il proprio  figlio a pezzi la uccideva; sentiva nella sua voce tutta la sofferenza che negli ultimi mesi lo aveva tormentato e si sentiva dannatamente impotente nel non sapere come aiutarlo. Lei sapeva bene cosa volesse dire dover affrontare la morte nella sua forma più cruda. Quando Rose morì, Kirsten non aveva nemmeno trent’anni, non era pronta a vivere senza la madre, aveva ancora bisogno di lei. E negli anni successivi Dio solo sa quanto l’avesse cercata, disperata, anche nei mesi alla Suriak era successo. E Kirsten capiva perché Ryan ce l’avesse con Marissa. Anche lei aveva odiato sua madre. Non riusciva a perdonarle il fatto di essere morta, di averla lasciata sola a fare i conti con una vita della quale, ancora, non aveva imparato le regole. Kirsten aveva ancora bisogno della madre, ma lei non c’era più. Si sentiva sempre così stupida nell’avere quei pensieri: come si poteva incolpare una persona di essere morta? 

« Non lo so. » la voce di Ryan la distolse dai suoi pensieri e le parve quasi che il ragazzo stesse rispondendo alla voce dentro la sua testa. Lo osservò giocare con la sabbia, prendendone un pugno per lasciarla scivolare via. Agli occhi di Kirsten, Ryan parve quasi un bambino. « Il dolore non passerà mai, vero? » le domandò. Era la prima volta che la guardava da quando aveva iniziato a parlare. 

Kirsten scosse il capo facendo cenno di no, « Ma alla fine ti ci abitui, impari a convivere con ciò che senti ed ogni giorno sarà più facile » aggiunse. 

« Tu credi? » Era quasi una supplica. 

« Lo so per certo, credimi. Quando perdiamo qualcuno che amiamo ci attacchiamo al dolore che sentiamo, perché ci sembra l’unica cosa che ci è rimasta di quella persona. Ma non è così. Ad un certo punto devi permetterti di andare avanti e guardare al futuro. Non ti dimenticherai di lei, se è questo che temi, anche se continui a vivere. » Kirsten gli rivolse uno dei sorrisi più dolci che aveva, cercando di rassicurarlo. Ryan, mai come in quel momento, le fu più grato di essere tornata. 

« Mi sembra di abbandonarla, di tradirla, con ogni cosa che faccio. Anche l’università, insomma… Dovevano andarci insieme. » Ryan fece fatica a ricacciare dentro le lacrime. Non avrebbe pianto. Nemmeno davanti a Kirsten. 

« Non lo stai facendo » gli disse lei, accarezzandogli il viso col dorso del pollice. « E sono certa che Marissa vorrebbe vederti felice, impegnato nel costruirti un futuro. Ti amava davvero, Ryan. Avrebbe voluto solo il meglio per te. »

« L’amavo anch’io, tanto. La amo ancora e non penso che questo cambierà mai. » Stavolta il ragazzo non riuscì a trattenersi e una lacrima gli cadde dall’occhio, solcandogli il viso. Kirsten l’asciugò premurosamente mentre sentiva il cuore spezzarsi. « Vieni qui » gli disse, accogliendolo tra le braccia. Protetto dal corpo di Kirsten, nascosto dal resto del mondo, Ryan poté finalmente lasciarsi andare al pianto che per mesi aveva represso dentro di sé. Era al sicuro, libero di poter soffrire, coccolato dal calore della madre. 

« Sai? » gli sussurrò Kirsten, accarezzandogli i capelli, « Non ti avrò dato alla luce io, ma tu sei mio figlio. E qualsiasi cosa succeda, di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, io sarò sempre qui, per te. »

Ryan si strinse più forte a lei, affondando il viso nella sua spalla. Kirsten sentiva le lacrime bagnarle la maglia, ma non se ne curò, mentre cullava Ryan dolcemente.

   
 
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