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Autore: Nope1233    27/04/2020    0 recensioni
Cosa porta un essere umano a perdersi nei meandri della propria mente?
Può l'unica persona al mondo di cui ti fidi toccare il fondo senza che tu abbia modo di salvarlo?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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T/N's POV

 

Grida.

Forti spari seguiti da urla strazianti di dolore.

Fu tutto quello che riuscii ad udire al di sotto delle pesanti coperte dove mi ero nascosta mentre un profondo terrore mi invase le membra togliendomi il respiro. Non mi accorsi di quanto la mano che stavo trattenendo sulla mia bocca cingesse con forza la pelle al di sotto che, in contesti normali, mi avrebbe causato un dolore non indifferente. I miei muscoli erano tesi e tremanti, pronti a scattare in caso di fuga, quando la mancanza d'aria si fece molto più opprimente, tanto da provocarmi una forte nausea. In tutti gli anni passati insieme, non avevamo mai dovuto affrontare la polizia direttamente, o quanto meno non quando io ero presente. Isaac non mi raccontava mai cosa succedeva durante le sue notti passate in città e tanto meno io ne volevo saperne nulla al riguardo. 

In quell'istante, tutto il dolore e l'incertezza che avevo covato fino ad allora esplose ferendomi come una vera e propria lama all'altezza dello stomaco. Non c'entravo nulla con quella situazione; io non dovevo trovarmi lì. Iniziai a piangere ormai colma ed esausta di quei sentimenti contrastanti che mi ero portata dentro fino a quel momento, ma tentai di mantenere il mio tono più basso possibile. 

Avevo bisogno di Isaac. Sapevo bene che poteva apparire un controsenso, ma in quel momento di estrema fragilità, la sua presenza sarebbe bastata a calmarmi. 

Nel giro di pochi minuti, i rumori all'esterno della casa si placarono completamente lasciando il buio che mi circondava nel più completo silenzio. Non ebbi immediatamente il coraggio di uscire dal mio nascondiglio per poter andare a controllare che Isaac stesse bene e attesi lunghi secondi prima di trovare la forza di sollevare leggermente i lembi della coperta ed osservare cosa mi circondasse. Il faretto che avevano puntato contro la stalla era ancora lì, e mi impediva di vedere con chiarezza oltre l'ingresso. Deglutii e mi alzai lentamente evitando di fare rumore. Mi avvicinai all'uscita e quello che vidi mi fece gelare il sangue.

I corpi di cinque poliziotti giacevano a terra privi di vita e le loro membra erano sparse sull'erba mentre una forte puzza di morte giunse fin nelle mie narici. Quando i miei occhi si abituarono alla forte luce, finalmente lo vidi. 

Isaac era chino su uno degli uomini senza vita esattamente davanti al faretto e, quando si accorse della mia presenza, si mise in piedi voltandosi su di me. Non riuscivo a vedere la sua espressione dato il contrasto della sua figura contro la forte luce ma notai il suo respiro accelerato condensare nell'aria gelida di quella notte. Il ragazzo aprì le braccia mentre il lungo coltello che teneva tra le mani lasciava lentamente cadere delle grosse gocce di sangue.

"Ho risolto il problema." disse con un sorriso piegando leggermente la testa all'indietro. "Ora dimmi, cosa stavi dicendo?"

"Ehm...Pensiamo ad andarcene prima. Potrebbero arrivarne altri." dissi tentando di rimanere il più calma possibile.

"SE ARRIVANO AMMAZZERO' ANCHE LORO!" gridò. "Adesso parla!"

"Ecco...Io..."

"Hai avvisato tu la polizia, non è vero? VUOI LIBERARTI DI ME, NON E' COSI'?"

Trasalii e tutti i miei muscoli si tesero all'inverosimile davanti a quelle parole così severe e lontane dal mio modo di essere. Sembrava completamente un'altra persona. 

"A-ASSOLUTAMENTE NO! Come puoi pensare che faccia una cosa del genere? Isaac, ti rendi conto di cosa..."

"Allora parla. Non accetto bugie." disse iniziando ad avvicinarsi a passo lento ed io mi allontanai d'istinto ad ogni metro che percorreva nella mia direzione, finché non poggiai la schiena al ruvido muro esterno della stalla.

"I-Isaac, p-parliamone con calma..."

"SONO CALMO!" gridò liberando una nuvola di respiro caldo nell'aria ed afferrandomi con forza una spalla. "PARLA, CAZZO!"

"Io..."

"PARLA!"

Raggiunsi il limite. 

La persona che avevo davanti agli occhi non era l'Isaac che avevo imparato a conoscere negli anni e quella sensazione mi provocò una lieve repulsione nei suoi confronti, probabilmente dovuta alla paura. Non erano il tipo di emozioni che volevo provare nella mia vita e mi spaventarono terribilmente.

"Ho capito." mormorò con una lieve risata abbassando lo sguardo a terra. "Tu mi hai mentito. Non sei affatto felice con me."

"Non è stare con te il problema!" sbottai con le lacrime agli occhi. "E'...E' questa vita. La mancanza di cibo, il freddo... E vivo con l'ansia perenne che ti venga fatto del male e che queste tue fissazioni verso l'omicidio ti portino dove non potrai più tornare indietro!"

Isaac scoppiò in una risata fragorosa, ai limiti dell'inquietante, per poi nascondere il viso dietro ad una mano. 

"Quindi...mi hai mentito?" biascicò.

"Non era mia intenzione! Ti ricordi cosa ti avevo detto quando eravamo piccoli? Ci sono bugie e bugie, ed è vero, io non sono felice in questa situazione, ma voglio continuare a stare con te, Isaac! E' l'unica cosa che mi interessa!"

"Mi hai mentito...Mi hai mentito..." mormorò rabbioso mentre si tratteneva la testa con entrambe le mani. 

"Isaac, ti prego, ascoltami!" dissi con la voce spezzata dal pianto posando una mano sulla sua spalla, ma il ragazzo si scansò immediatamente mantenendo lo sguardo rivolto verso terra.

"Scappa." biascicò a denti stretti.

"Eh? Cosa intendi con..."

"SCAPPA, CAZZO!"

Continuai ad osservarlo incredula da quelle parole che mai gli avevo sentito pronunciare. Mi aveva promesso che non mi avrebbe mai fatto del male, quindi cosa aveva intenzione di fare?

"T-Ti prego, T/N..." mormorò osservandomi attraverso un solo occhio nascosto tra le dita della mano. "Ti prego...Corri il più lontano possibile, io non..."

Il quel suo breve sguardo ero riuscita a rivedere il vero Isaac, quello ormai soffocato da quell'essere rabbioso che aveva preso il suo posto. Potevo intuire quello che stava per accadere e scelsi di fare come mi chiedeva il ragazzo.

Iniziai a correre alla cieca facendomi largo tra la vegetazione quando, poco dopo, udii una fragorosa risata provenire dalle mie spalle. Continuai a correre con tutta l'energia che avevo in corpo fin quando sentii dei veloci passi in avvicinamento nella mia direzione mentre quell'inquietante risata non accennava a placarsi. 

In quei pochi istanti però, in mezzo alle mille domande che non accennavano a darmi pace, la mia mente mi riportò al giorno in cui io e quel piccolo bambino coperto di bende eravamo fuggiti dall'orfanotrofio. Isaac mi aveva chiesto se saremmo stati per sempre insieme ed io non avevo esitato un attimo nel confermare le sue parole. Ero arrivata al punto di mentirgli senza che ce ne fosse stato un effettivo bisogno e avevo infranto una parte del nostro silenzioso patto di complicità. Non lo avrei fatto mai più in vita mia e mai avrei scelto di abbandonare Isaac, tanto meno quando aveva più bisogno di me.

Rallentai il mio passo fino a fermarmi e mi voltai giusto in tempo per vedere Isaac avventarsi su di me facendomi cadere a terra, ma quando il suo coltello giunse a pochi centimetri da mio petto, il ragazzo si bloccò completamente. 

Il tempo parve fermarsi di colpo e calò il silenzio rotto solo dal nostro pesante ansimare. Poco dopo, osservai il ragazzo ancora a cavalcioni su di me mentre allontanava il coltello dal mio petto lanciandolo il più lontano possibile tra la boscaglia al nostro fianco. Si cinse la testa tra le mani mentre i suoi muscoli iniziarono a tremare visibilmente, come per trattenere un possibile demone intento a prendere possesso del suo corpo.

Gli lasciai il tempo necessario per calmarsi e poco dopo lasciò cadere entrambe le braccia lungo il corpo.

"Perché..." mormorò. "Perché ti sei fermata?"

"Perché lasciarti solo non è mai stata un opzione." dissi con aria apatica, decisa a far arrivare il concetto. "Non era mi intenzione mentirti ieri, volevo solamente rassicurarti."

"Ma..."

"Ci sono bugie e bugie. Devi riuscire a comprendere questo concetto."

"MA HO APPENA CERCATO DI AMMAZZARTI!" sbraitò afferrandomi per il colletto della felpa e tirandomi verso il suo viso. "E TUTTO QUELLO CHE SAI DIRE E' QUESTA SEQUELA DI STRONZATE?!"

"Volevi uccidermi davvero?"

Isaac si bloccò all'istante e le sue braccia ripresero a tremare quando lasciò la presa e portò entrambe le mani sul suo viso.

"N-No...No, T/N. No."

"Allora va tutto bene." dissi posando una mano su una delle sue. "Siamo insieme. E' tutto quello che conta." 

Vidi il ragazzo stringersi nelle spalle e parve essere sul punto di piangere. I miei sospetti vennero confermati quando udii dei leggeri singhiozzi provenire da al di sotto delle sue dita.

"Perdonami...Perdonami." mormorò.

Quella visione mi strinse il cuore. Erano ormai anni che non vedevo Isaac piangere, segno che quella situazione lo aveva particolarmente provato. Mi misi seduta e, dopo aver posato una mano trai suoi capelli, accompagnai delicatamente la sua testa fino all'incavo del mio collo. Il ragazzo non si scansò ed accolse il mio gesto. Il forte fetore di sangue proveniente dai suoi abiti mi circondò, ma in quel momento non mi importava affatto.

"Non sei affatto un bugiardo. Sapevo che non mi avresti fatto alcun male." dissi.

"T-Tu...Sei una perfetta idiota."

"Lo so, Isaac." sospirai. "Lo so."

   
 
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