Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: mattmary15    29/04/2020    0 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 11
Nuova vita, vecchia vita

 

E’ passata una settimana da quando un emissario del nuovo re di Jothuneim, Loki Laufeyson, ha raggiunto la base operativa degli Avengers per riferire che ogni pretesa sul Tesseract da parte dei giganti di ghiaccio è da considerarsi cessata. Il popolo degli Jotunn è intenzionato a stilare al più presto un trattato di pace per onorare la regina rossa e la pace che ella ha assicurato loro.

“Chi diavolo è questa regina rossa?” Ha chiesto Fury. La risposta che il gigante ha dato prima di salire su una nave che, a loro dire, è stata requisita ai Chitauri, è stata che ella è una potente dea di Midgard.

Tony Stark ha riso. Fury no.

Dopo un’altra settimana, ogni tentativo degli Avengers di evitare qualsiasi attività del leader dello Shield è fallito.

“Dobbiamo mandare qualcuno su quel maledetto pianeta ghiacciato a riprendere la dottoressa Miller. Ormai è chiaro che Loki non intende più tornare e ha deciso di tenere con sé la gemma dell’infinito.”

Tra tutti i presenti, Thor è quello meno tollerante.

“Cosa ti fa credere che mio fratello abbia sequestrato Karen? E’ andata con lui di sua spontanea volontà perché crede in Loki. Non può essere che sia ancora con lui per lo stesso motivo?”

“Andiamo, Thor!” Lo incalza Fury. “Tuo fratello è un criminale interplanetario. Non c’è limite a quello che può fare.”

“Ha mantenuto la sua parola,” interviene Stark “e ha evitato una guerra con Jothuneim. Inoltre ha cacciato i Chitauri dal suo pianeta e, di conseguenza, li ha allontanati ancora di più dal nostro.”  Jane ne approfitta per mostrare alcuni dati che ha raccolto con Selvig nella speranza di aiutare Thor.

“I flussi di materia organica nei portali di Einstein-Rosen sono diminuiti del settanta per cento e sono quasi scomparsi tra il nostro pianeta e Jothuneim.”

“Dottoressa Foster, apprezzo i suoi studi e le sue buone intenzioni ma stiamo parlando di uno che di buone intenzioni non ne ha mai avute.” Fa Fury.

“Finora.” Lo incalza Stark.

“Le preoccupazioni di Nick sono lecite.” Interviene Cap.

“Ci potrebbe essere un’altra spiegazione.” La frase di Banner è un fulmine a ciel sereno. Nat lo guarda come per chiedergli cosa sta facendo. Bruce si sfila gli occhiali e parla.

“Loki era ferito gravemente quando è partito con Karen. Forse ha bisogno di più tempo per riprendersi.”

“Che significa, Banner?” Thor gli è addosso in un lampo.

“Che la lama che lo ha trafitto era avvelenata e non sono stato in grado di curare il suo organismo. Ho cercato di fare in modo che Karen andasse con lui perché ero convinto che se fosse andato solo, sarebbe morto.”

“E me lo dici ora!” Urla il fratello.

“Non voleva che lo sapessi, non voleva che lo sapesse nessuno. Non lo sapeva neppure Karen.”

“Questa è una bravata, Banner:” Dice Fury che però guarda la Vedova Nera.

“Per una volta, ho seguito la mia coscienza.”

“Non è il caso di prendersela con il povero dottore.” Interviene Strange. “C’è un modo semplice per risolvere la questione. Loki ha mandato un messaggio. Facciamo lo stesso anche noi. Se si rifiuterà di riportarci Karen, cercheremo un modo meno pacifico di riprenderci la dottoressa. In fondo abbiamo tre gemme dell’infinito, no?”

“E come pensi di mandare un messaggio?” Chiede Fury sorpreso dall’atteggiamento del maestro delle arti mistiche.

“Heimdall può farlo.” Interviene Thor.

“Allora non perdiamo tempo.” Suggerisce Steve.

Thor annuisce e chiama colui che vede tutto e che ha la chiave del bifrost.

 

Karen si solleva da terra e allarga le braccia. L’Aether fuoriesce da lei e si allarga attorno all’enorme roccia che le sta di fronte. Lei muove le mani e la roccia assume la forma di una gigantesca guglia. Loki la solleva con l’ausilio della magia e la sposta sul lato destro del palazzo che hanno quasi completato sfruttando le loro doti.

I giganti di ghiaccio la venerano davvero come una dea e si inchinano ogni volta che passa loro davanti. La chiamano ‘regina rossa’, la ‘distruttrice’, l’ ‘eterea’. Lei ne ride quando Loki la prende in giro dicendo che temono più la loro regina che il loro re. 

Ne ride mentre glielo sussurra quando fanno l’amore. Ride di felicità.

E’ felice di quell’assurda vita che sta conducendo in un luogo freddo e inospitale dove non c’è nessuno come lei. Essere diversa non è un problema su Jothuneim.

E’ felice di essere con Loki.

E’ felice di essere libera di amarlo come crede senza essere giudicata.

E’ felice di essere libera e basta.

Su quel pianeta il suo potere non può fare del male a nessuno. 

Loki le ha insegnato a controllarlo e lei lo fa con naturalezza perché non ha paura di sbagliare.

Fenrir li tiene sempre d’occhio anche mentre sonnecchia sulla soglia della sala del trono o ai piedi del loro letto.

Godrum ha stilato decine di documenti che promulgano nuove leggi e regolamenti. Ha persino stilato un trattato di non belligeranza tra Jothuneim e Midgard.

Quando Loki le dice che dovranno portarlo sulla Terra per sottoporlo ai capi di governo terrestri, lei finge di non cogliere l’allusione ad un eventuale ritorno a New York.

“C’è ancora tanto da fare qui.” Dice mentre Fenrir le lecca le caviglie.

“Lo so e non riesco a credere che sto per dirlo proprio io, ma ho la sensazione che il lavoro da fare qui non c’entri e che tu non voglia rientrare alla base.”

“E perché mai!” Esclama lei mettendo le mani sui fianchi. Loki le si avvicina e le sfiora il naso con un dito.

“Forse perché dovresti spiegare che sei mia moglie.” Colpita e affondata.

“Non devo giustificarmi con nessuno per le mie decisioni.”

“Assolutamente d’accordo. T’invito a riflettere sul fatto che daranno comunque la colpa a me!” Fa lui ridendo mentre si versa una coppa di vino.

“Non lo permetterei.”

“Usando l’aether? Ho notato che ultimamente non ti fai più molti problemi ad adoperare i tuoi poteri.”

“Mi stai biasimando? Proprio tu? Credevo che volessi che fossi me stessa.” Loki perde il sorriso e si fa serio.

“Non è esatto. Ti ho già detto una volta che tu non sei il tuo potere.”

“Mi stai biasimando. Incredibile!” Esclama lei. “Vieni, Fenrir, andiamo a fare un giro.” il lupo si alza, si scuote e la segue fuori dalla sala del trono. All’esterno, Fenrir aumenta di dimensioni in modo che lei possa cavalcarlo. Ha imparato a farlo sin dal primo momento in cui ha scoperto che l’animale aveva il potere di cambiare forma e dimensioni. Insieme hanno attraversato le lande desolate di Jothuneim e, dalla sua groppa, Karen ha potuto vedere come prendeva lentamente forma Utgard, il sogno di Loki.

“Roma non è stata costruita in un giorno, Fenrir,” dice, “ma Utgard cresce ad una velocità impressionante. E’ il potere di Loki che aumenta dalla conoscenza infinita della fonte di Mimir.” Il cane solleva la testa per farsi accarezzare il muso. 

Un soffio di vento più forte le scompiglia i capelli e le porta un odore strano, pungente. Fenrir guaisce.

“Non temere, amico mio, ci sono io con te. Andiamo a vedere cosa c’è laggiù.” Fenrir non sembra gradire l’ordine ma lo esegue lo stesso. Così raggiungono l’anfratto dal quale esce un vento violento che solleva una polvere scura. Lei invita il lupo ad avanzare ma la bestia si ferma e si accuccia. La voce di Loki la raggiunge alle spalle.

“Passi il fatto che mi abbandoni nel mezzo di una conversazione. Passi pure il fatto che dai ordini a Fenrir al posto mio. Ti avviso, mia cara, che anche la mia pazienza ha un limite. Torniamo a palazzo.”

“Fenrir ha fiutato qualcosa laggiù.” Fa lei ignorando sia il tono della voce del dio degli inganni sia la sua espressione rigida, arrabbiata.

“Fenrir non muoverà un altro passo in quella direzione.”

“E perché mai?”

“Perché io lo comando!” Urla stavolta. Karen fa un passo indietro e Loki allunga una mano verso di lei. “Non un altro passo. Vieni da me.” 

Solo in quel momento Karen si accorge che il vento che aveva avvertito è diventato un turbine che l’attira lentamente ma inesorabilmente verso l’antro alle sue spalle. Prova a divincolarsi ma, se un istante prima è davanti a Loki, quello dopo é all’interno di una specie di grotta.

“Loki!” Grida per non cedere alla paura che l’ha colta improvvisamente. La grotta è buia e piena di nebbia. Quell’odore pungente che ha sentito mentre era in groppa a Fenrir ora è più intenso. Si volta di scatto come percependo qualcosa alle sue spalle. “Chi c’è?”

“Chi osa disturbare le Dísir?” Karen cerca di capire chi ha parlato.

“Non era mia intenzione disturbare nessuno. Chi sei?” Chiede mentre fa un passo verso la voce. Il sangue le si gela nelle vene non appena dalla nebbia emerge una figura di donna vestita come un’antica guerriera. Il suo volto è deturpato come se fosse morta da anni e si stesse decomponendo. Karen indietreggia. La creatura fa un ghigno e parla.

“Sorelle, venite avanti. Mostratevi.” Dietro di lei appaiono altre tre donne, in tutto simili alla prima. “Ora che ci hai viste, dicci cosa vuoi.”

“Io non voglio nulla. Sono stata attratta dalla nebbia in questo anfratto. Ho seguito un odore.”

“Hai seguito l’odore della morte.” Dice quella comparsa per prima.

“Voi siete morte, eppure parlate.”

“Noi siamo maledette. E prigioniere.” Precisa mostrando le caviglie e i polsi.

“Sono stati i giganti di ghiaccio ad imprigionarvi?” La più alta delle Dísir scoppia in una risata sinistra.

“Gli Jotunn sono i nostri carcerieri ma non sono stati loro ad imprigionarci.”

“Gli Jotunn hanno un nuovo re, ora. Potrebbe liberarvi.” Tutte ridono come la prima.

“Nessuno può liberarci. Siamo maledette. Siamo un flagello. E se tu sei stata risucchiata dal vortice di nebbia nera, beh, sei un flagello anche tu. Sei qui per unirti a noi?” Karen guarda verso l’apertura dell’antro. E’ sparita. Lo sconforto la raggiunge ripensando alle ultime parole di Loki. Aveva detto ‘non un altro passo’ ma lei non lo ha ascoltato.

“Unisciti a noi.” Dice ancora la prima delle Dísir allungando una mano scheletrica verso di lei.

“Non toccatela.” Un baluginio verdastro si fa sempre, sempre più forte e vicino e Loki appare come fosse nato dalla nebbia stessa. Le Dísir fanno un passo indietro. La più alta sputa in terra.

“Un principe di Asgard. Questa è una nuova tortura?”

“Nessuna tortura.” Dice e poi si rivolge a Karen. “Vieni qui.” Lei lo raggiunge e gli prende una mano.

“E’ orribile. Chi sono, perché sono qui?”

“E’ una lunga storia. Un tempo erano guerriere in Asgard, sono divinità decadute.”

“Guerriere di Asgard su Jotunheim?”

“E’ una lunga storia. Andiamo via di qui.” 

“Fate bene ad andarvene. Potremmo decidere di staccarvi la testa dal collo anche con le mani legate! Abbiamo giurato vendetta contro Asgard.” Fa quella che sembra il loro capo.

“Lo sappiamo,” dice Loki “e vi rispettiamo per la vostra magnanimità.” La più alta delle quattro si avventa contro Loki ma viene trattenuta dalle catene.

“Non osare parlarci di rispetto! Il seme di Bor è feccia.” Karen si stringe a Loki e si avvicina al suo orecchio.

“Chi è Bor?”

“Il padre di Odino. Andiamocene fino a che l’antro oscuro ce lo permette.” Karen le vede ritirarsi nella nebbia. La più bassa ed esile fra loro si piega tra le braccia di colei che aveva parlato per prima.

“Qual è la loro colpa?”

“Hanno tradito Bor. Erano le sue valchirie. Una di loro si è innamorata. Il vecchio non l’ha accettato e l’ha maledetta. Le sue sorelle l’hanno seguita all’inferno. Quando Odino ha stretto il trattato di pace con Laufey ha chiesto a mio padre di prendersi carico delle Dísir e le ha bandite da Asgard rinchiudendole qui.”

“Ma è orribile. Da quanto tempo sono qui?”

“Chi può dirlo? Da moltissimo tempo comunque.” Karen mette una mano sul petto di Loki.

“Non hanno sofferto abbastanza? Non hanno ripagato il debito?”

“Un’offesa recata al padre degli dei necessità dell’eternità per essere ripagata.”

“Tu non l’hai offeso?”

“Sì, e non sono stato perdonato.”

“Però hai trovato il modo di liberarti.” Loki avvicina le labbra a quelle di Karen.

“Stai suggerendo di liberare le Dísir?” Anche se ha parlato sottovoce, le quattro donne lo sentono comunque e si muovono.

“Hai liberato Fenrir, no?”

“Fenrir è sotto il mio controllo. Loro no.” Karen fa un passo verso le donne e si rivolge loro.

“Fareste un nuovo giuramento in cambio della libertà?” Quella che era apparsa per prima, lascia andare la più piccola che stringeva ancora e le risponde.

“E’ per via di un giuramento che siamo state maledette. Non giureremo mai più fedeltà ad Asgard.”

“Loki è il re di Jotunheim, non serve Asgard.” 

“E’ figlio di Asgard, non importa cosa dice.” Karen stringe i pugni.

“Preferite rimanere prigioniere quaggiù?”

“Bramiamo solo la morte.” Karen sorride amaramente.

“La morte fa schifo.” Dice guardando il volto deturpato della sua interlocutrice. “Io non sono figlia di Asgard. Giura a me e io vi libererò tutte e quattro.” Loki passa con lo sguardo da lei ad un punto preciso nella nebbia, poi si decide ad intervenire.

“Nobile Brun, decidi come credi ma decidi in fretta poiché non riuscirò a tenere l’antro aperto a lungo.”

“Odino maledirà anche voi.” Risponde la donna.

“Lo ha già fatto, temo. Decidi.”

“A chi devo giurare?” Loki sorride e risponde.

“Giura a Karen, la regina rossa, signora della gemma della realtà, le obbedirai fino al tempo di Ragnarok.”

“Io, Brun, giuro che obbedirò a Karen, regina rossa, signora della gemma della realtà, fino al tempo di Ragnarok. Così, insieme a me fanno le mie sorelle Hlok, Kara e Gondul.” 

“Giuriamo.” Dicono le sorelle. Karen guarda Loki ma il dio si affretta a spiegare.

“Hanno giurato a te, devi liberarle tu.” Karen vorrebbe chiedere come ma si guarda le mani, si china sulle caviglie di Brun e tocca le catene di ferro spesso che la tengono prigioniera da secoli. Il ferro si assottiglia ed evapora. Quando alza lo sguardo, le Dísir non sono più i mostri che le erano apparsi entrando nell’antro.

Brun è bellissima con i capelli fatti d’oro e gli occhi che sembrano due zaffiri. Così anche Gondul, la più piccola delle quattro. Kara ha folti capelli rossi e occhi verdi che illuminano un viso sottile e perfettamente simmetrico. Hlok, la più alta e muscolosa è bruna e altrettanto bella.

“Andiamocene via da qui.” Dice Loki muovendo una mano. Una catena di anelli enormi appare davanti a loro e fa salire le donne prima di arrampicarcisi lui stesso. 

Una volta fuori dall’antro, la catena si riavvolge intorno al collo di Fenrir. Loki muove le mani e pronuncia un incantesimo. Le nubi in cielo si muovono per qualche istante e poi tutto sembra tornare normale.

“Torniamo a palazzo.” Dice il dio.

“Aspetta, Loki.” Lui si ferma.

“Se stai per chiedermi cosa ho fatto, sappi che è un incantesimo per evitare che Heimdall scopra che abbiamo liberato le Dísir. Abbiamo appena evitato una guerra con Midgard, non vorrai che ne scoppi una contro Asgard.”

“Certo che no,” si affretta a precisare Karen, “ma in realtà volevo chiederti scusa.”

“Per essere scappata in quel modo prendendo Fenrir?” Karen sorride.

“No. Non per aver preso Fenrir ma per essere scappata. Avevi ragione tu. Ho paura di tornare a New York.” Loki le prende le mani. Brun porta la mano alla spada e Loki si affretta a precisare come stanno le cose.

“E’ mia moglie. Spegnete i bollenti spiriti.” Poi si rivolge a Karen. “Di cosa hai paura?”

“Che ci separino.” Loki le mette una mano sotto al mento e la costringe a guardarla negli occhi.

“Vedi? E’ la verità che ci fa soffrire. In questo caso, tuttavia, non devi temere. Non ci separeranno. Credimi. Se vuoi tornare, torneremo. Se non vuoi farlo, resteremo qui.”

Lei lo abbraccia e lui la fa montare in groppa a Fenrir, seguendola subito dopo. Il lupo ci mette davvero un lampo a tornare a palazzo. Sulla porta trovano Godrum ad attenderli.

“Avete ospiti, mio re.”

“Ospiti?” Loki è sinceramente sorpreso.

“Lady Sif di Asgard.”

“Bene, Godrum, andiamo. Karen, aspetta l’arrivo delle Dísir e conducile a palazzo per un’altra via. Non voglio che Sif le veda.” Lei annuisce.

Due guardie aprono la sala del trono e Loki fa il suo ingresso allargando le braccia e mostrando il sorriso più gentile del suo repertorio. 

“Lady Sif! Che onore per la mia corte.”

“Vedo che hai ristrutturato questo posto. Non so come diavolo sei diventato re, ma questo regno desolato ti si addice.”

“La tue gentilezza mi commuove, come sempre. Cosa posso fare per te?”

“Heimdall ha un messaggio di Thor per te ma non ha potuto recapitartelo perché non riesce più a vedere Jothuneim. Quindi sono venuta io.”

“Qui va tutto bene.”

“Non ha importanza. Thor vuole che riporti a casa la dottoressa Miller. Ammesso che sia ancora viva!” Dice lei guardandosi intorno, una mano sull’elsa della spada. Loki apre la bocca ma non fa in tempo a parlare. Un rumore di lance precede l’ingresso nella sala di un’altra persona.

“Sono viva e sto bene.” Karen passa davanti a Sif e raggiunge il trono.

“Come vedi, qui va tutto bene. Di a Thor che, quando Karen vorrà tornare a casa, ce la porterò.”

“Non credo che tu abbia compreso, Loki. Thor dice che se la dottoressa non si mostra ai suoi amici, non ci sarà pace tra voi. Dimmi cosa devo riferire.” Karen sta per dire qualcosa ma Loki la ferma sollevando una mano.

“Riferisci che il trattato di pace tra Jotunheim e Midgard è pronto. Sarà Karen a portarglielo.”

“Molto bene. Ora vorresti consentire ad Heimdall di riportarmi ad Asgard?” Loki muove due dita e il bifrost compare e porta via Sif.”

“La mia opinione non conta?” Chiede Karen incrociando le braccia.

“Prima o poi doveva accadere. Forse abbiamo avuto fin troppo tempo.” Karen sospira guardando l’espressione rassegnata di Loki.

“Forse hai ragione.”

“C’è un’altra cosa. Sarebbe meglio non rivelare che condividiamo l’aether. Potrebbe essere pericoloso.”

“Intendi dire che non dobbiamo parlare del matrimonio.”

“La scelta è tua. Sarei più che felice di reclamarti per me ma credo inasprirebbe l’animo di più di qualcuno alla base degli Avengers.”

“Puoi giurarci.”

“Quindi siamo d’accordo?”

“Siamo d’accordo. Niente matrimonio.”

“E niente Dísir.” Precisa Loki.

“E niente Fenrir.” Sorride Karen coprendo lo spazio che li separa.

“Certo che ne abbiamo combinati di guai!” Fa lui abbracciandola.

“E siamo marito e moglie da due settimane!” Risponde lei baciandolo appassionatamente.

“Che coppia bene assortita!” Le passa i capelli dietro un orecchio mentre lei si rabbuia.

“Non ci separeranno, vero Loki?”

“No, fino al giorno del Ragnarok, ricordi?” 

“Voglio fare l’amore con te.” Loki la bacia e lei si dimentica ogni cosa.

 

Se non fosse maledettamente importante, sarebbe ridicolo.

Tony, Steve, Fury, Strange, Thor, Visione, Banner, Nat e Clint sono tutti in cima alla base degli Avengers con le braccia conserte e in trepidante attesa. A momenti il bifrost dovrebbe riportare a casa Karen e tutti nutrono il sospetto che Loki li abbia ingannati per l’ennesima volta perché è in ritardo all’appuntamento.

Improvvisamente un fascio di luce dei colori dell’arcobaleno, si schianta sulla enorme H dipinta sul pavimento ricamando al suo posto delle rune asgardiane. Quando la luce svanisce, Karen e Loki salutano con un sorriso. 

Thor corre incontro al fratello e lo stringe come di consueto. Come di consueto, Loki si lamenta.

“Fratello! Ci sei riuscito! Chi l’avrebbe mai detto!”

“Non sono sopravvissuto ad un duello all’ultimo sangue per farmi stritolare da te, fratello!” Thor lo lascia andare non prima di avergli dato tre o quattro pacche sulle spalle che lo costringono a piegarsi.

“Karen,” Steve si avvicina a lei con gentilezza, “come stai? Tutto ok?”

“Sì, Steve, abbiamo ricevuto il vostro messaggio e siamo tornati.” Il volto di Cap si tende in un’espressione più rigida.

“Che vuol dire? Se non vi avessimo chiesto di tornare, non l’avreste fatto?” Karen lo guarda con un cipiglio severo.

“Vuoi davvero che risponda a questa domanda?” La voce di Fury interrompe la loro conversazione.

“In sala riunioni, prego. Dobbiamo fare il punto della situazione.” 

Nessuno contraddice Fury quando usa quel tono di voce e tutti lo seguono compresi Karen e Loki. Quando sono seduti nella sala riunioni, riprende a parlare.

“Dobbiamo considerare chiusa la faccenda degli Jotunn?” Chiede direttamente a Loki.

“Chiusa. Gli Jotunn hanno scacciato i Chitauri dal loro pianeta. Non useranno più Jothuneim per arrivare nei nove regni. Hanno rinunciato a qualsiasi pretesa sul Tesseract. Inoltre si offrono di diventare alleati di Midgard. Se il pianeta sarà in pericolo, potrà contare sull’esercito di Jotunheim per difendersi.” Fury sorride.

“E tutto questo perché tu sei il loro re.” Loki sorride e allarga le braccia.

“Che posso dire? Vi avevo detto che ci sarei riuscito.”

“Non hai ancora detto in cambio di cosa.” Fury mette entrambe le mani sul tavolo. Loki perde il sorriso.

“Ho chiesto il trono di Jothuneim e l’ho avuto.”

“Bene,” Fa Fury alzandosi, “allora puoi tornartene sul tuo pianeta. Qui abbiamo ancora alcune cose da risolvere.” Karen passa con lo sguardo da lui a Fury e viceversa poi, di scatto, si alza e parla con voce alta e decisa.

“Io andrò con lui.” Fury si blocca sul posto. Strange si alza dalla poltrona su cui aveva già dimostrato di stare scomodo.

“Karen, che novità è questa? Sei andata con lui per aiutarlo a sconfiggere il gigante di ghiaccio che guidava gli Jotunn. E’ fuori discussione che tu vada con lui a questo giro.”

“E chi lo dice?” Chiede Karen con durezza. Steve cerca di evitare uno scontro.

“Nessuno dice niente,” fa Cap frapponendosi tra Strange e Karen poi si rivolge a quest’ultima, “solo che Jothuneim non è il genere di posto in cui un essere umano possa vivere, almeno stando alle parole di Thor.”

“Il punto è questo, Steve, io non sono un essere umano, giusto? Se lo fossi non importerebbe a nessuno. Invece posseggo la gemma della realtà e, improvvisamente, tutti si chiedono dove è meglio che io stia.” Sbotta Karen. Fury si fa avanti e la fronteggia.

“Non ho mai nascosto come stanno le cose e sono stato chiaro sul fatto che sarebbe rimasta qui, dottoressa, fino a che non avremmo scoperto se e quali danni può fare.”

“Ho accettato di venire qui la prima volta perché volevo capire di più su me stessa e avevo paura di fare del male a qualcuno. So che posso fare del male ma non su Jothuneim. Lì questa cosa che mi scorre nelle vene al posto del sangue non può ferire nessuno.”

“Non la lascerò insieme a Loki. Già una volta, lei ha tradito lo Shield per stare dalla parte di quel dio.”

“Volevamo fermare Ultron!” Si difende Karen. Tony si alza e batte le mani.

“Ok, ok, time out! Stiamo guardando tutto dal punto di vista sbagliato. Dovremmo festeggiare per aver evitato una guerra! Io dico che dobbiamo festeggiare. Da sbronzi si trova sempre una soluzione.” Fury guarda Stark con biasimo ma Bruce interviene a sostegno dell’amico.

“Dovremmo darci tutti una calmata. In fondo Tony ha ragione, abbiamo vinto una battaglia importante.”

“Stronzate,” dice Fury indicando Loki, “avete dimenticato che è stato lui a scatenare le ire dei giganti di ghiaccio?”

“Tecnicamente no,” risponde Tony, “lo ha fatto solo perché ha rinunciato alla gemma della realtà salvando la nostra dottoressa, cosa di cui noi siamo infinitamente felici, vero?” 

“La dottoressa potrebbe accettare di rimanere se anche Loki restasse. Magari per qualche giorno?” Suggerisce Visione. Loki annuisce e così fa Karen. Fury sospira.

“Solo fino a che le nazioni unite non avranno visionato il trattato di pace di Jotunheim. Ma sia chiaro, Thor, che rimane sotto la tua responsabilità.” Acconsente Fury lasciando la stanza. 

“Fantastico! Pare che dobbiamo organizzare una festa, Jarvis!” Esclama Tony tirando dentro all’organizzazione anche Bruce e Nat.

Loki approfitta di quella situazione per chiedere a Thor di fare quattro chiacchiere da soli e il dio del tuono lo porta con sé in un’altra stanza. 

Steve raggiunge Karen.

“Posso parlarti?”

“Certo.”

“In un posto tranquillo.” Dice lui facendole strada fino alla palestra dove, tanto tempo prima, si allenavano insieme.

“Dimmi.”

“Vuoi davvero tornare su quel pianeta?” Karen abbassa lo sguardo. “Se ti sta costringendo in qualche modo, puoi dirmelo.”

“Costringendo? No.” Karen sospira. “Sei lontanissimo dalla verità.”

“Davvero? Perché non riesco a spiegarmi tutta questa situazione. Tu ami la vita, Karen, sei un medico, sei una scienziata. Adori la tua famiglia. Mi parlavi sempre di quella tua fantastica nipotina.” Karen sorride.

“Sophie.”

“Esatto. Non riesco a credere che tu voglia lasciare tutto questo per un pianeta fatto di ghiaccio.” Cap si siede sui gradini che conducono al ring e le porge una mano. Karen lo raggiunge e si siede al suo fianco. “Karen io sono stato imprigionato cinquant’anni nel ghiaccio. Quando mi sono risvegliato, il mio mondo non c’era più. Ora, è vero che qui ho trovato un posto in cui posso essere ancora qualcuno, qualcosa, tuttavia non è il mio mondo. Ci sono ancora cose che devo fare, ci sono momenti in cui penso che non è così male, ma temo sempre di aprire gli occhi una mattina e rendermi conto di aver sprecato tutta la mia vita. Io ho tutto ciò che potrei desiderare ma,” dice prendendo la sua bussola dalla tasca e accarezzandola con il pollice, “c’è qualcosa che ho perso per sempre lasciando il posto da cui provengo, a cui appartenevo. Non devi fare lo stesso sbaglio.” Karen gli mette una mano su quella che stringe la bussola e gli parla con il cuore.

“Capisco quello che vuoi dirmi. Quando sono morta, ho perso buona parte di me. Io non sono stata via cinquant’anni ma, aprendo gli occhi in quell’ospedale, mi sono comunque resa conto di aver perso molto di ciò che mi definiva. Ho odiato Loki per questo. Ero convinta che, se lo avessi rivisto, quell’odio mi avrebbe dato la forza per mettere un punto e ricominciare. Invece non è stato così. E’ stato come se fossi sopravvissuta solo per ritrovarlo. Certo, è un bugiardo e un assassino. Ha fatto molte cose brutte. Eppure il mio cuore non lo capisce. Forse Jothuneim è un luogo oscuro e desolato ma è il luogo in cui io posso stare con Loki. Tu non faresti di tutto per tornare nel luogo dove c’è lei?”

“Tu lo ami.” Karen alza lo sguardo dalla mano di Steve ai suoi occhi.

“Lo amo. Anche se non puoi capirlo.” Steve sorride.

“Invece lo capisco. Cioè non capisco come tu possa amare quel bugiardo assassino, ma capisco che se lo ami non puoi rinunciare a lui.”

“Tu lo capisci?”

“Sì. E se ti rende felice tornare su Jothuneim con Loki e se non userai la gemma per aiutarlo a conquistare il mondo, allora posso accettarlo. Se potrò fare qualcosa per aiutarti, lo farò.”

Karen sente le lacrime scivolargli sulle guance.

“Grazie Steve, sei il migliore.” Dice gettandogli le braccia al collo. Lui la stringe.

“Sei mia amica. Non ti volterò le spalle perché hai un pessimo gusto in fatto di uomini!” Karen ride fra in singhiozzi.

“Bella battuta, Capitano!”

“Grazie. Sei della mia squadra. Uniti si vince, divisi cadiamo.”

“Questa me la segno.”

“Era il motto della mia unità.”

“Sarai sempre il mio capitano, anche se andrò a vivere su un altro pianeta.”

“E come farò a chiamarti a rapporto, soldato?”

“Quando avrai bisogno di me, sarò io a trovarti.” Dice lei fissandolo negli occhi e poi scoppiando a ridere. “Scusa, è la frase di un film. Ho sempre sognato di poterla dire.”

“Beh, non ho visto questo film ma ci conto. Ora torniamo a controllare che combina Tony o rischiamo che assoldi il balletto di Mosca o un gruppo di spogliarelliste per la festa di stasera!”

Karen ride e lo segue. Fiera del suo Capitano.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: mattmary15