Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: The Musical CC    29/04/2020    1 recensioni
Lei si riflette allo specchio e lui riflette su lei e se stesso. O forse si rispecchiano nell’altro?
{ Hans/Elsa | One shot | 1298 parole | Traduzione di Hiraeth }
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Hans
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note della traduttrice (Hiraeth): forse qualcuno si ricorda di questa storia. L’ho originariamente tradotta e postata su EFP nel 2014, ma dopo un paio di anni mi sono resa conto di non aver fatto un così buon lavoro, soprattutto per via dell’italiano legnoso e poco naturale. (La stessa cosa vale anche per altre traduzioni di Frozen che ho pubblicato in precedenza, e anche per The Phoenix and the Snowbird, a dire la verità, che sto rileggendo piano piano per correggere quanti più errori possibile). Ho rispolverato questa fic già tempo fa su Writer’s Wing, ma adesso la ripropongo anche su EFP.
Qui trovate il link alla versione originale, che ovviamente rimane quella che consiglio di più se volete godervi appieno questa fanfiction. Che scegliate di leggerla in inglese o in italiano, comunque, buona lettura!










Mirror
di The Musical CC




Lui è una persona incredibilmente frivola ma non ha difficoltà ad ammetterlo, proprio come non ha difficoltà ad ammettere di essere ambizioso, pragmatico e manipolatore.

(Per accedere al trono sarebbe disposto a sposare una sgualdrina dalla faccia cavallina, presume, ma quello equivarrebbe a toccare il fondo perché è conscio di poter fare di meglio).

 Forse è per questo che, stavolta che si sveglia scoprendola seduta alla toletta, con le dita che scorrono e intrecciano i fili d’argento dei capelli e con la faccia appena lavata e struccata, non è particolarmente sorpreso dalla rivelazione che la trova meravigliosa lo stesso.

(Ma certo che è meravigliosa. Altrimenti non sarebbero dove sono adesso, considerata la sua superficialità).

 La prima cosa che nota di lei è che, malgrado l’assenza di mascara, ha le ciglia voluminose come al solito, solo meno curvate, di una tonalità biondo cenere che lui non ha mai visto prima. La sua pelle è chiara e bianca e dall’aspetto morbido, ma sul naso e sulle guance ha delle costellazioni di lentiggini che di norma sono molto meno evidenti, e lui vorrebbe tracciarle con la punta del dito o con le labbra. Gli alti zigomi di lei sono pallidi senza il cipria che usa d’abitudine per evidenziarli, e su quello sinistro lui nota una piccola voglia.

(Una cicatrice da acne, forse? Per quanto questo lo colga di sorpresa, lei dopotutto è un essere umano e deve aver avuto una fase della pubertà in cui si ha la sensazione di doversi legare i polsi, pur di smettere di tormentare le piccole protuberanze sulla propria faccia).

 Gli occhi, ritiene, sono la differenza maggiore tra la consuetudine e il presente. Lei ha le palpebre leggermente più scure rispetto al resto della carnagione, ma è proprio lì che la pelle sembra morbida al punto da farlo sognare ad occhi aperti di potervi posare la bocca. Per qualche ragione, senza l’ombretto il blu marino delle sue iridi appare più caloroso, e lui pondera sull’ironia del fatto.

(Lei è la Regina delle Nevi, dopotutto).

 Ma il suo sguardo è evidenziato da dei cupi semicerchi, e per quanto gli piaccia l’idea di essere ciò che l’ha tenuta sveglia la scorsa notte, sa che in realtà sono originate da un problema molto più profondo e intimo, e sa che, nonostante i suoi continui tentativi, non riuscirà mai a cancellarlo completamente.

(Lo realizza con un’inaspettata fitta e quasi permette a se stesso di presumere che sia per via del suo ego. Ma è consapevole che in realtà si tratta solo di una pia illusione).

 «Sei inquietante» commenta lei all’improvviso, il divertimento nella voce, mentre si gira dopo averlo scorto riflesso nello specchio.

 Lui suppone di esserlo, dato che è steso di fianco sul letto, una metà del viso sepolta nel cuscino, il suo unico occhio visibile socchiuso, i capelli un disastro rossastro e il suo corpo avvolto dalla massa di coperte perché, per quanto piacevole sia passare la notte con lei, farlo significa anche dover soffrire un freddo incredibile.

(Ignora che lei trova meraviglioso il suo look da mi-sono-svegliato-un-minuto-fa, persino quando svela, appoggiandosi sui gomiti, che si è stampato in volto e sui capelli il segno del guanciale, e che sul cuscino c’è una macchia umida – il che indica che ha dormito con la bocca aperta, conferma di cui lei in verità non ha bisogno, dato che già un paio di volte la mattina presto si è svegliata a causa del suo leggero russare).

 Al suo grugnito in risposta, lei soffoca una risatina e torna a voltarsi verso lo specchio per esaminarsi la treccia.

(È impeccabile. Perché si prende il disturbo di controllarla? Ovvio, lui la preferisce con i capelli sciolti, quando vi può intrecciare le dita e a volte gli è addirittura permesso tirarli leggermente).

 Poi lei apre un cassetto e comincia a tirare fuori vasetti e pennelli e spugnette e lui quasi – quasi – le dice che è bella lo stesso anche senza tutta quella robaccia, ma finisce per osservarla in silenzio perché lei è una regina e truccarsi è un’attività che ha iniziato ad amare sin da quando si è resa conto di averne le facoltà. Così lei si incipria il naso e le guance, tinteggia la pelle, disegna attentamente con un pennello una rosa sulle sue labbra piene e infine acquista lo stesso aspetto assunto il giorno dell’incoronazione, quando è stata conosciuta dall’intero regno.

(O forse gli sembra che si sia dipinta una rosa perché la sta studiando con occhi sonnolenti e gli è ancora impresso il freddo sapore di pulito delle sue labbra).

 Si accorge di stare assistendo a una facciata della regina di cui finora nessuno, forse nemmeno la sua stessa sorella, è mai stato testimone e al pensiero si sente raggiante e un po’ commosso.

(Sta diventando sentimentale? Gli è ancora concesso osare sperare di no? Quasi digrigna i denti quando si capacita del verdetto negativo. Perché lui è frivolo, ambizioso, pragmatico e manipolatore, ma è anche innamorato e assurdamente e genuinamente spaventato dall’evenienza che questi suoi lati negativi la possano ferire).

(Di nuovo).

 «Be’, io di solito rifaccio il letto prima di colazione» dice lei alzandosi e scrutando distrattamente il vestito di ghiaccio che oramai è abituata a indossare.

(La sua mente vaglia distrattamente la memoria delle sue labbra che rimanevano ripetutamente incollate alla superficie di quell’abito nel tentativo di sfilarglielo con la bocca, e può solo essere felice che almeno la sua lingua non vi fosse rimasta attaccata, perché quello avrebbe veramente rovinato l’atmosfera).

 «Ma a quanto pare qualcuno ha dormito nel mio letto e quel qualcuno non ha intenzione di andarsene!» conclude ironica, puntandogli lo sguardo contro.

 «Ma va’?» replica lui sedendosi e stiracchiando la schiena con una serie di piccoli crac soddisfacenti. «Ancora con questa storia di Riccioli D’Oro?»

 «A quanto mi risulta, Riccioli D’Oro è una bambina dai capelli biondi». Lei dà al suo corpo un’occhiata di apprezzamento, come ad attestare la sua virilità.

(Lui sa che lei gradisce la sua schiena e le sue spalle, ma non che a lei piacciono quando sono curve dal sonno, le linee delle grinze delle lenzuola impressegli sulla pelle).

 «È per annunciarmi che mi spetta rifare il letto come punizione per essermi svegliato secondo, vero?» chiede lui, fingendo di non saperlo.

 «Sei molto acuto» risponde lei avvicinandosi.

(E lui non può fare a meno di domandarsi se lei si ricordi dei tempi in cui le sue parole la rendevano vulnerabile sebbene si fossero incontrati solo da poche ore).

 Lei fa scorrere una mano fredda – oh, così deliziosamente fredda – tra i suoi capelli, poi lungo la sua nuca, poi al di sotto del lobo del suo orecchio e alla fine posa le dita sul suo mento. Lui la guarda con curiosità perché lei lo sta contemplando con un’aria imperscrutabile.

(E la sua espressione lo rende ansioso perché lui è all’oscuro del fatto che lei è felice di non averlo ferito, proprio come lui è felice di non averla ferita).

(Ancora, aggiunge lei, perché non si ardisce a essere ottimista).

(Ancora, aggiunge lui, perché conosce se stesso).

 Ma poi lei si china e la sua rosa gli sfiora l’angolo della bocca con un’umida freschezza e lui inclina la testa, abbastanza da riuscire a lambire con le labbra quei petali.

(E giura di voler ripetere in quel momento tutto quello che è successo la notte scorsa, perché lui potrebbe non essere nessuno e lei potrebbe essere una regina, ma è con lei e la sua bellezza che si sente qualcuno).

 Più tardi, quando lui si rimira allo specchio, trova una rosa dipinta su tutta la bocca e sull’angolo di essa. Mentre si lecca distrattamente le labbra, decide in che modo si vendicherà di lei.

(E quella notte riesce a contare le lentiggini sul suo viso e a tracciare le sue costellazioni con il pollice e si addormenta con il tocco delle sue palpebre sulla bocca).

   
 
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