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Autore: _Gone_    01/05/2020    1 recensioni
Dal testo:
In cuor suo, il detective non riusciva a immaginare di star passando un normalissimo pomeriggio estivo in compagnia della sua minuscola compagna di avventure, senza casi da risolvere e criminali che mettono a rischio la tua vita.
(Parentlock!)
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Voglio questo, questo e anche questo!” Trillò la piccola Watson, piroettando da una parte all’altra del negozio di dolciumi.
“Possiamo prendere anche questi, ti preeeeego!” Si sporse in avanti mostrando dei sacchetti colorati in fibrillazione davanti all’ennesima variante di caramelle.

“Rosie, te l’ho già detto: non devi porre domande con risposte annesse in essa. Puoi prendere ciò che vuoi, ma ricorda: solo per oggi. D’accordo?” 
La bambina aveva annuito, sfoderando il suo sorriso migliore, per poi sparire nuovamente in mezzo agli scaffali affollati.

“Che meraviglia, quanti anni ha, adesso?”

Sherlock si guardò intorno una o due volte prima di capire che quella domanda fosse effettivamente rivolta a lui.
Perché mai la commessa dovrebbe voler conoscere l’età della piccola Rosie?
Che sia una spia in incognito, l’ennesimo caso lasciato indietro da Scotland Yard?

Impossibile. Negli ultimi cinque anni avevano passato più tempo dentro quel negozio di caramelle che in casa loro e la proprietaria, nonché unica commessa del negozio, non aveva mai fatto passi falsi, tranne per quella volta in cui aveva dimenticato di fare lo scontrino.
Ma era stato tanto tempo prima.
In cuor suo, il detective non riusciva a immaginare di star passando un normalissimo pomeriggio estivo in compagnia della sua minuscola compagna di avventure, senza casi da risolvere e criminali che mettono a rischio la tua vita.

Dopo infiniti istanti di silenzio azzardò una risposta
“Cinque appena compiuti, ma è molto più intelligente dei suoi coetanei, dunque potremmo arrivare anche a sette, se considerassimo anche la sua età mentale.”


La donna dietro il bancone lo guardò stranito, ma accennò un sorriso.
Doveva aver trovato quella risposta abbastanza imbarazzante da non sentire la necessità di porre altre domande.
Raramente si riusciva a fare conversazione con Sherlock Holmes. 


Subito dopo, la piccola Rosie sbucò fuori con le mani piene di caramelle di ogni tipo.
Sherlock pensò che John l’avrebbe ucciso e si sarebbe lamentato di doverle prenotare una visita dentistica per la prevenzione delle carie, ma il “piano anti-odontoiatra” era già attivo e la piccola Watson aveva il permesso di ingerire quei piccoli confetti solo attraverso delle dosi da seguire come fossero prescrizioni mediche.
Tutto sarebbe andato per il verso giusto e non avrebbero dovuto pagare uno specialista.
Sorrise al pensiero di Watson arrabbiato, dopodiché si abbassò sulle ginocchia per poter sollevare la bambina verso il bancone.


“Ecco qui, oggi prendo tuuuuutte queste!” Ridacchiò, muovendo i riccioli biondi che le scendevano sulla fronte e poggiando vicino alla cassa tutti i sacchetti che aveva in mano.
 Sherlock era felice di vederla sorridente. Finalmente, dopo giorni di pianto ininterrotto a causa di un peluche di pezza andato perduto, era riuscito a trovare un compromesso che facesse tornare il viso della piccola Rosie a splendere.

Una volta aver finito di sistemare meticolosamente ogni sacchetto la bimba dalla chioma bionda scivolò fino a toccare terra, strattonando il suo accompagnatore per la gamba, in segno di fretta. “Vai in macchina, forza. Pago qui e arrivo.”
“Addio signora delle caramelle, ci vediamo presto!” Gioì la piccola, facendo dei piccoli passetti verso la porta.

“Il fatto che conosca il valore del denaro non significa che debba conoscere anche il prezzo delle caramelle, altrimenti potrebbe smettere di piagnucolare affinché io gliele compri per poi abbandonare completamente il lato infantile che predomina il suo cervello, e per quello ci vorranno ancora un paio d’anni.”
Disse il detective, più a sé stesso che alla ragazza dietro la cassa, come fosse un promemoria.
 “Le devo?” Chiese, svegliandosi dai suoi pensieri.

“Sono Quattordici e novanta, grazie... Lei.. è strano, sì, ma Rosie sta crescendo molto bene e lei è davvero un bravo papà.” Rispose la commessa imbustando quelle minuscole perline colorate.
“Si sbaglia, sa benissimo che Rosie è figlia del dottor Watson e dubito fortemente che la scienza abbia trovato un modo per far procreare due esseri umani dello stesso sesso, ragion per cui, a rigor di logica la sua affermazione risulta essere del tutto errata. Grazie per il suo interesse, nonostante non fosse stato richiesto, e per le caramelle.” Rispose Sherlock, decisamente infastidito da quella presa di posizione.

Confidenze, intromissioni, rapporti umani: cose ancora distanti dal suo mondo e troppo complicate per essere capite dal suo cervello pre-impostato su “metodo scientifico”.
Non gli andava bene che le persone potessero intromettersi nella sua vita, men che meno in quella porzione di esistenza che condivideva insieme alla figlia del suo coinquilino.

“Mr. Holmes, mia nonna diceva sempre che i figli non appartengono a chi li partorisce ma a chi odia loro l’amore di cui hanno bisogno per crescere, e la bambina sta ricevendo da lei molto più di ciò che alcuni padri biologici danno ai loro figli..
Adesso torni in macchina, qualcuno la sta aspettando impaziente di poter mangiare queste leccornie.”
Sherlock a
fferrò il sacchetto bianco e porse alla donna il denaro, insieme a uno sguardo stranito, per poi avviarsi verso l’uscita.
Rosie era mediamente più intelligente dei suoi coetanei, non aveva bisogno di stupide etichette dettatele dalla società, era perfettamente in grado di capire che tra lei e Sherlock non vi fosse alcun legame di parentela. 

Cos’erano? Buoni amici, e gli amici ti comprano le caramelle quando sei triste e risolvono con te gli indovinelli quando tuo padre non è abbastanza furbo per capire quali siano le sette differenze che vi sono tra un’immagine e l’altra delle riviste di logica per bambini.

Salito in macchina sorrise e scacciò via i suoi ragionamenti nel vedere la piccola Watson che affondava tutto il suo viso nel sacchetto che le aveva appena consegnato.
John sorrise e scosse la testa ma la riprese, con quel suo tono autoritario da “padre soldato”: “Rosie, come si dice?”

“Grazie...” Sussurrò la bambina, in imbarazzo per non averci pensato da sola. “Grazie, e poi...?” La esortò, ancora.
"
Oh andiamo, non essere ridicolo John. Sono felice di aver placato le tue lacrime, piccola Watson, adesso sarò libero di comporre le mie melodie senza il rischio che la casa si allaghi a causa tua.” 
 Rispose, zittendo il suo collega e accarezzando la fronte della creaturina che sedeva lato passeggero.

“Scell, sei un bravo papà.. Anche se alla signora hai risposto un po’ arrabbiato.”

Papà.
Sherlock chiuse gli occhi, senza fiatare, e immagazzinò nel suo palazzo mentale la sensazione che aveva appena provato nel sentir uscire quelle quattro lettere dalla bocca di 
quella bambina. Poi sorrise, perché effettivamente
Aveva ragione nel pensare che Rosie fosse molto più avanti
Ma non solo rispetto ai suoi coetanei,
Persino rispetto ai suoi genitori.
.
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Note:
Mi sono chiesta spesso che tipo di rapporto potesse esserci tra Sherlock e la piccola Rosie.. Questo è ciò che è venuto fuori durante un pomeriggio di noia. 
Grazie per aver letto, fatemi sapere cosa ne pensate! 
🌸

_Gone_

   
 
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