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Autore: noxindabox    01/05/2020    2 recensioni
Era bellissima, come quelle donne pallide dai corpi sinuosi nei quadri rinascimentali, elegante senza nemmeno sforzarsi di esserlo. Era il sole improvviso e meraviglioso nei cieli scozzesi, quel sole tanto raro quanto incantevole che faceva schiudere i cardi e riempiva i campi smeraldini di tanti occhi viola. Era un temporale estivo, sconvolgente, imprevedibile, mozzafiato, scuoteva il mondo attorno a lei, coinvolgendolo in una spettacolare danza. Era vita e Oscar ne era perdutamente innamorata.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Il mondo pareva immobile. La tempesta di colori delle bandiere  arcobaleno, i canti allegri della gente, la musica pompata dalle enormi casse del carro in testa alla parata, le grida, gli striscioni, nulla di tutto ciò riusciva a catturare la sua attenzione. Nei suoi occhi c’era solamente lei, meravigliosa, spensierata. Il cuore martellava nel petto, un tamburo, veloce, irrequieto, sembrava voler schizzare via. Per la prima volta da mesi riusciva a percepire di nuovo la vita scorrerle dentro, impetuosa, violenta, spettacolare, la trafisse come un ferro rovente.

Ricordava la prima volta che la vide.

Oscar detestava le feste, ma il caso (probabilmente in accordo con sua madre) volle che quella sera partecipasse al compleanno di una lontana conoscenza. Non sapeva come comportarsi in presenza di tanti sconosciuti, le persone la mettevano a disagio, sentiva gli occhi dei presenti fissare, giudicare ogni suo minimo movimento, perciò scelse di starsene in un angolo, cercando di non attirare l’attenzione, era un pesce fuor d’acqua.

La stanza era soffocante, pullulava di adolescenti sudati, danzavano avvolti nel fumo sulle note di una canzone decisamente cacofonica, noncuranti, ubriachi, felici. Non resisteva più, non riusciva a respirare, uscì.

Fuori pioveva, la notte indossava un manto oscuro, privo di stelle. Le piaceva molto la pioggia, riteneva che tra tutte le condizioni metereologiche fosse la più incompresa, provava empatia per il pianto del cielo. Chiuse gli occhi e si abbandonò al dolce suono delle gocce che spezzava il silenzio, dopo ore di frastuono ansiogeno, riusciva finalmente a rilassarsi, cullata dalla natura e dal flusso estatico dei pensieri che la quiete suscitava.

“Petricore” una voce femminile interruppe la sua pace meditativa, ma non fu sgradevole, era un suono delicato, la sua mente lo accostò alla grazia di una nevicata natalizia in un bosco montano. Si voltò, curiosa, a guardare la ragazza che aveva perlato.

“Petricore” ripeté “E’ il profumo della pioggia sulla terra asciutta, l’hanno inventato due australiani. Mi piace l'odore della pioggia, chissà come deve essere buono in Australia se lo definiscono…”

“Linfa divina sulla pietra” la interruppe Oscar, ammaliata dalle parole di quella sconosciuta.

“Allora la conoscevi” sorrise. Oscar si soffermò ad osservarla, non l’aveva notata prima, tra la folla. Sembrava eterea. Aveva due grandi occhi color ambra, sereni, parevano racchiudere frammenti di un meraviglioso sole estivo, spensierati. Le labbra erano sottili, tinte di un delizioso rosso cremisi esaltato dal pallore del suo incarnato, diafano quanto il volto della luna e costellato di graziose lentiggini. Indossava un basco ocra dal quale spuntavano corti capelli castani, ricci e dall’aspetto soffice. 

“Non la conoscevo, ma l’ho immaginato dall’etimologia, petra in greco vuol dire pietra…” si interruppe, probabilmente lei non aveva voglia di ascoltarla sproloquiare sulle sue conoscenze etimologiche. La sconosciuta, però, la guardava interessata: “Continua” la incalzò.

ichor invece è il sangue degli dei… scusa, la classicista dentro di me scalpita” concluse  ridacchiando imbarazzata.

“La cultura non ha bisogno di essere scusata. Mi chiamo Irene, tu?” chiese porgendole la mano. Esitò un istante prima di stringerla: “Oscar” rispose “Lo so, è insolito, ma mia mamma adora Wilde. Se l’ha fatto il padre di Lady Oscar posso farlo anche io” aggiunse imitando la voce di sua madre. Irene rise: “Siamo tutti nati nel fango, ma alcuni di noi guardano  le stelle. E’ la mia citazione preferita. Tu, Oscar, cosa fai? Guardi il fango oppure le stelle?” 

Non seppe rispondere. Avrebbe tanto voluto guardare le stelle, sentiva il desiderio angoscioso di sognare, ma non sapeva che cosa. Era un foglio bianco abbandonato al vento, guardava la vita da lontano senza prenderne parte, spettatrice al teatro della sua stessa esistenza, mai protagonista dello spettacolo.

“Senti ma ti stai divertendo qui?” domandò Irene spezzando il silenzio teso che si era creato.

“Nemmeno un po’.”

“Ti va di fare un giro?”

“Sotto la pioggia?”

“Citando la me stessa dodicenne che navigava su tumblr convinta di essere anticonformista: chiunque dica che il sole porta la felicità, non ha mai danzato sotto la pioggia.” ribatté prendendola per mano “Andiamo Oscar, andiamo a ballare al suono del mondo”. 

In quella notte coperta di nubi, con le gocce che scorrevano veloci sui loro visi madidi di gioia, iniziò la loro amicizia.

 
   
 
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