Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Maura85    12/05/2005    3 recensioni
Questa fic l'ho scritta circa un po' di tempo fa fa mentre studiavo il personaggio di Sesshomaru e la sua relazione con Rin
E' solo un introspezione di ciò che i due devono aver provato durante quell'episodio, niente di troppo speciale... però lo posto, chissà che a qualcuno non piaccia, anche se è una cosa molto grezza... in fondo era un esperimento!^^'
Come al solito, mi fa piacere sapere cosa ne pensate ;)
Gli altri capitoli li posto dopo, ora vado a pranzo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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2.

Dormiva avvolta nella sua morbida coda… sì ne era certa, come quando un mese prima si era presa quel febbrone e lui le aveva permesso di riposare al caldo in quel morbido pelo, nonostante le sentite proteste di quel noiosone di Jaken… le dolci tenebre in cui galleggiava sembravano non finire più… ed era ciò che lei desiderava, rimanere per sempre stretta a… a…
Legno?
Con sorpresa, aprì gli occhi. Non era con il Signor Sesshomaru! Dormiva su di un duro pavimento di legno, in una stanza sconosciuta e spoglia, buia se non per una piccola fiammella accesa lì vicino.
“Ma dove…?” i capelli si mossero con un’eleganza tutta loro, mentre freneticamente si guardava attorno; la paura che montava in lei sembrò momentaneamente arginarsi quando si accorse di non essere sola: un ragazzino, magro e malvestito, sedeva in un angolo, silenzioso. “Chi sei tu?” Nessuna diffidenza nella voce; Sesshomaru non avrebbe di certo approvato; però, come al solito, l’avrebbe apprezzata proprio per questo.
“Ah, ti sei svegliata?” domandò lui, per nulla spaventato o sorpreso dalla bizzarra situazione.
Sesshomaru… i ricordi di Rin pian piano riemersero. Era stata rapita da Kagura! Stava rubando in un orto, era arrivata lei, e…
Da quanto tempo si trovava lì? Il Signor Sesshomaru doveva essere molto preoccupato nel non doverla tornare; magari anche arrabbiato.
“Ehi, dove vai?” s’incuriosì il ragazzo, vedendola avviarsi verso la porta. “Ferma non uscire!”
“Devo andare…” spiegò brevemente; qualcuno l’aveva portata via dal suo Signore, il suo unico affetto, e questa era una cosa che non avrebbe tollerato ancora a lungo. E se Sesshomaru nel frattempo si trovava un’altra bambina, dimenticandosi di lei? Scosse la testolina, come tentando di sballottare via quella brutta idea.
Aprì la porta.
Gli spettri, un intero, orribile e maleodorante branco, la fissarono con goloso divertimento.
Chiuse la porta.
“Lo hai capito?” domandò con (divertimento?) malavoglia il ragazzino, mentre lei gli si sedeva accanto. “Se esci da qui ti fanno a pezzi.”
Se non avesse avuto quella compagnia, già sarebbe scoppiata in lacrime di terrore; ma quel ragazzo, di poco più grande di lei, le stava accanto, e ciò le infondeva un senso di leggera sicurezza, mille volte lontano, però, dalla sensazione di pace interiore che le dava la presenza di Sesshomaru.
Ma perché era lì? Glielo chiese, sospettando che anche lui fosse un rapito dalla temibile Kagura; chi lo sa, magari avrebbero anche potuto scappare assieme! Ma la risposta fu fonte di grande delusione:
“Io sono il tuo custode.”
“Ah.” Chinò il capo sulle ginocchia raccolte al petto, non mancando di notare che anche quel ragazzino sembrava enormemente triste, nonostante fosse lì perché alleato di Kagura. In effetti, la incuriosiva terribilmente. “Quanti anni hai? Perché mi tieni prigioniera? Sei uno spettro anche tu?”
“Lo sai che parli un sacco?” Finalmente si era voltato verso di lei, con un’espressione di sufficienza negli occhi.
“E’ che se sto zitta mi prende paura…” appoggiò la testa alle braccia, chiudendosi quasi in una posizione fetale. Da quando era piccola, la sua reazione alla paura era stata comunicare; con qualcuno, se era disponibile, o anche con sé stessa, spesso passando per matta.
Ultimamente, aveva avuto rare occasioni di aver timore di qualcosa, con il Signor Sesshomaru che la teneva con lei… era così buono…
Chissà se verrà a riprendermi…
E un sorriso fiducioso mosse le sue labbra: certo che sarebbe venuto. Lui la salvava sempre.
  
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