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Autore: Ghost Writer TNCS    02/05/2020    0 recensioni
Niflheim è sempre stato famoso per essere un pianeta tetro e ostile, ma questo non aveva fermato i coloni. Il loro spirito intraprendente e gli interessi economici di una grande multinazionale sembravano sufficienti per far fronte a qualsiasi avversità, ma si sbagliavano.
Il sogno si è infranto contro misteriose interferenze, e alla frustrazione ha fatto seguito la criminalità. Se per un amante degli esplosivi la situazione è particolarmente allettante, lo stesso non si può dire per le forze di polizia che cercano di ristabilire l’ordine, costrette a combattere un’organizzazione malavitosa più influente delle autorità ufficiali.
La sfida per la frontiera è iniziata e il più forte imporrà la sua giustizia.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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7. Gli uomini del Mastino

«Da come me ne hanno parlato, sembra che i cacciatori lavorino soprattutto su commissione» riferì Freyja. «A quanto pare ci sono molti collezionisti disposti a pagare cifre folli per avere degli esemplari di fauna di Niflheim, e il Sindaco deve aver colto al volo l’opportunità. Alla fine questa è solo l’ennesima dimostrazione del fatto che non stiamo parlando di un criminale da strapazzo, ma di un vero professionista del crimine. Sicuramente ha numerosi agganci in vari settori.»

«Sono d’accordo con te. Aggiungeremo “bracconaggio” alla lista di crimini a suo carico, ma dobbiamo trovare un modo di restringere il campo. Nessun indizio sulla sua possibile identità?»

L’orchessa scosse il capo. «Ancora niente. Proverò a fare qualche domanda, ma non voglio rischiare di insospettirli.»

«Sì, hai ragione: ora come ora sei l’unica in grado di far progredire questa indagine.»

 La poliziotta sapeva che il suo ruolo era importante, ma non pensava di essere così fondamentale. «Farò tutto il possibile per raccogliere al più presto informazioni utili» gli assicurò in tono deciso. «A proposito, avete scoperto cosa stanno coltivando gli uomini del Sindaco?»

«Esattamente quello che sembra» rispose l’ispettore Smidr. «Grano. E di una varietà molto simile a quelle che coltiviamo anche noi. Probabilmente gli serve per sfamare tutti gli immigrati irregolari che fa arrivare.»

«Dovrei essere contenta che non sia droga, ma a questo punto non so più se sia davvero una buona notizia» ammise Freyja.

«Ti capisco: anche io ho un pessimo presentimento. Fammi sapere se scopri qualcosa di nuovo.»

«Certo, ci sentiamo.»

L’ologramma si dissolse e l’orchessa rimase a fissare il vuoto davanti a sé. A quanto pare il Sindaco stava tenendo fede al suo nome: non voleva solo gestire un’organizzazione criminale, ma soggiogare un’intera comunità.

Come da accordi, nei giorni seguenti Freyja continuò a collaborare con i cacciatori cercando di entrare più in confidenza con loro, così da guadagnarsi la loro fiducia.

Dovevano trovare il maschio di papio venefico, ma dopo più di una settimana dalla cattura della femmina, ancora non avevano ottenuto nessun risultato e il committente stava cominciando a spazientirsi.

«Vediamo di trovare questa cazzo di scimmia, e in fretta!» aveva esclamato Luca. «Non ho nessuna intenzione di fare la figura del coglione con quelli del Branco!»

Ogni giorno si dividevano in tre gruppi per velocizzare la ricerca, e l’orchessa ne aveva approfittato per alternare i suoi compagni e avere così la possibilità di conoscere meglio tutti gli altri cacciatori.

Innanzitutto aveva ricevuto ulteriore conferma del fatto che Luca ci stava provando con lei, ma per fortuna i problemi con il papio venefico sembravano preoccuparlo di più della sua vita sentimentale. Lui stesso le aveva spiegato quanto fosse importante per lui la caccia: suo padre aveva iniziato a portarlo con sé quando era ancora un bambino, e lo stesso Luca sarebbe stato fiero di fare altrettanto con i propri figli. Probabilmente l’aveva detto per cercare di fare colpo sull’orchessa, ma l’esito era stato esattamente l’opposto. Ovviamente Freyja si era guardata bene dal redarguirlo su come andassero cresciuti dei bambini.

Due cacciatori, tra cui l’unica donna del gruppo, avevano un passato difficile alle spalle: tra genitori assenti, quartieri problematici e amicizie sbagliate, si erano sentiti come se la criminalità fosse la loro unica opzione. Freyja non aveva nessuna intenzione di giustificarli, tuttavia era consapevole che era necessario fare di più per combattere simili situazioni. La sua indagine sotto copertura era volta proprio a questo.

Uno le aveva raccontato di aver frequentato la scuola alberghiera con l’obiettivo di diventare un famoso cuoco, ma le cose con il suo locale non erano andate bene e così aveva deciso di cambiare lavoro.

“Hai mai pensato di tornare in cucina?” gli aveva chiesto Freyja. “Le cose che hai preparato alla grigliata erano tutte squisite.”

Da come le aveva risposto, sembrava che per lui fare il bracconiere fosse un lavoro rispettabile, e questo aveva infastidito l’orchessa: se c’era una cosa che proprio non sopportava, erano i criminali che si credevano gente onesta.

Un altro cacciatore era stato un atleta di alto livello, o almeno così le aveva raccontato, ma un grave incidente gli aveva negato una brillante carriera. A giudicare dal suo fisico paffuto, l’unica cosa vera del racconto era la sua gamba robotica.

Gli ultimi due cacciatori erano il faunomorfo di tipo stambecco e il demone che faceva da vice a Luca. Il primo era un appassionato di chimica e aveva seguito vari corsi da remoto, diventando piuttosto bravo nella creazione di veleni e sonniferi: i dardi usati per sedare gli animali erano tutti opera sua. Il demone al contrario aveva svolto mille lavori, aveva un figlio e una ex moglie, ma da come ne parlava sembrava quasi che non gli importasse di loro. A prima vista voleva dare l’idea di essere uno senza preoccupazioni e convinto della propria strada, ma probabilmente dentro di sé era l’esatto opposto.

In quel momento Freyja si trovava con il demone e con il cacciatore dal passato difficile, un elfo tutto tatuato.

«Aspettate» disse all’improvviso quest’ultimo.

L’orchessa e il demone si fermarono e puntarono i fucili. Si guardarono intorno, ma non riuscirono a vedere nulla di inusuale. In effetti la loro vista non era buona quanto quella del loro compagno.

L’elfo cominciò ad avanzare più lentamente, attento a non fare rumore. Invece di prendere la mira con il fucile, abbassò l’arma e sollevò la mano libera. In quella zona la magia era parzialmente disturbata, ma riuscì ugualmente a evocare delle flebili saette intorno alle dita. Lui diceva di essere piuttosto abile con le magie elettriche, ma Freyja non lo aveva mai visto all’opera. E a prescindere dalle sue chiacchiere, le interessava capire quanto fosse effettivamente potente in ottica arresto.

Il cacciatore scagliò il fulmine verso un cespuglio. Si udì un gridolino acuto e poi un leggero tonfo. L’elfo tatuato non perse tempo e corse a vedere, subito seguito dagli altri due.

«Guarda un po’ cos’abbiamo qui!» esclamò tutto soddisfatto. Si voltò e mostrò ai suoi compagni la piccola fata, tenuta saldamente per la punta delle ali.

L’orchessa notò subito le somiglianze con la fata che stava con D’Jagger: apparteneva sicuramente alla stessa specie, ma non era così esperta da dire se erano imparentate.

L’elfo tatuato tirò fuori il suo coltello e, prima che Freyja potesse dire qualcosa, tagliò le ali alla sua preda. La piccola fata urlò di dolore e cadde a terra.

«Sai, queste piccolette valgono una fortuna, ma ultimamente è sempre più difficile trovarle» le spiegò il cacciatore dopo averla raccolta.

«Ben fatto, ora mettila via però: dobbiamo trovare il papio venefico» affermò il demone.

L’elfo legò saldamente la fata e poi se la mise in tasca come se nulla fosse.

Freyja dovette fare un grande sforzo per non intervenire, ma alla fine riuscì a resistere: non poteva fare saltare la sua copertura. Il contrabbando di fate non era una novità: venivano usate come generatori magici o per far acquisire ai non maghi la capacità di usare la magia.

C’era poi un’altra cosa che le dava da pensare: le ali di quella fata erano simili a petali rigidi, mentre quelle della fata che era con D’Jagger sembravano artificiali in confronto, come se fossero state realizzate con qualche polimero non metallico. Che anche a lei fossero state tagliate?

«Gente, abbia…vato il papio ve…fico» annunciò uno dei cacciatori attraverso il comunicatore. Il dispositivo poteva trasmettere solo un gracchiante canale audio, ma almeno erano in grado di tenersi in contatto, seppur con qualche disturbo. «Cerchiamo di se…lo senza farci …tare» proseguì. «Cazzo, è davv…o enorme! È molto … grande della fe…ina.»

«Ricevuto, vi …ggiamo subito» affermò Luca.

«Ci muoviamo anche noi» confermò il demone che era con Freyja.

Tutti e otto i cacciatori erano dotati di un localizzatore, quindi non dovevano fare altro che dirigersi verso la loro posizione.

«Merda! È sp…rito!» imprecò il cacciatore. «Ra…zzi, lo vedete?»

L’elfo tatuato imprecò e anche l’espressione del demone si incrinò.

«Un mome…, credo sia ancora qui …cino.»

Freyja e gli altri due continuavano ad avanzare spediti, ma anche attenti a eventuali minacce in agguato.

Un urlo gracchiante esplose dal comunicatore.

«…ttacca! Ci attacca!» gridò il cacciatore, terrorizzato.

Sentirono i rumori degli spari, poi dei versi acuti e alla fine un altro urlo.

«Resistete, siamo quasi arrivati!» affermò il demone.

Ormai di corsa, Freyja e gli altri due rimasero in attesa di un aggiornamento, ma dal comunicatore non arrivò più alcun suono.

«Jacques, quan… vi manca?» chiese Luca, anche lui chiaramente preoccupato.

«Due minuti» rispose il demone.

I tre fecero più in fretta che poterono, ma quando arrivarono era già troppo tardi. Si avvicinarono ai cadaveri dilaniati e non poterono che constatare la morte dei loro compagni. Erano il faunomorfo di tipo stambecco esperto di veleni, l’ex atleta con una gamba artificiale e la cacciatrice cresciuta in un quartiere difficile. Del papio venefico invece non c’era più alcuna traccia.

Nel giro di un minuto li raggiunsero anche Luca e l’ex cuoco. Subito l’orco si inginocchiò vicino ai corpi dei suoi compagni, visibilmente scosso per la loro perdita.

Per un po’ rimasero tutti in silenzio, raccolti nel loro dolore, ma non potevano restare lì troppo a lungo: l’odore di sangue avrebbe attirato dei predatori e difficilmente il papio venefico sarebbe tornato sui suoi passi.

«Luca, dobbiamo tornare indietro» affermò il demone.

«No! Dobbiamo trovare quella cazzo di scimmia!» gridò l’orco. «Adesso è una questione personale!»

Freyja non si aspettava che il Mastino potesse avere una reazione tanto emotiva.

Il leader del gruppo si tolse la maschera antigas e fiutò l’aria.

«Luca, è una pessima idea» ribadì il suo vice. «Non resisterai a lungo senza maschera. E comunque è chiaro che le nostre armi non sono adeguate.»

Anche gli altri due cacciatori provarono a far ragionare il loro capo, ma non servì a nulla.

«Silenzio!» li ammonì l’orco. Forse era per via della sua abilità di chimera mutaforma, ma in quel momento sembrava molto più imponente e minaccioso del solito. «Troveremo quella cazzo di scimmia, costi quel che costi!»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

In questo capitolo abbiamo avuto modo di conoscere un po’ meglio gli uomini del Mastino (come suggeriva il titolo XD), ma tre di loro hanno fatto una brutta fine. Il maschio di papio venefico si sta rivelando un avversario molto ostico, eppure Luca non vuole arrendersi: non può lasciare impunita la morte dei suoi compagni!

Freyja può immaginare quello che prova, ma deve anche pensare alla sua missione. Cosa deciderà di fare? E gli altri cacciatori? Continuare a inseguire la scimmia sembra una follia anche a loro.

Come al solito, il prossimo capitolo uscirà tra un paio di settimane e sarà dedicato a D’Jagger e Lunaria (ma non solo :P).

A presto! ^.^


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