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Autore: Rebychan    10/08/2009    3 recensioni
Lavi non avrebbe mai creduto di poter provare tutta quell’irritazione per un motivo così futile.
Anche se non sapeva, a dirla tutta, se quello era veramente un motivo così futile oppure no. Per lui, dopotutto, anche prima che il loro rapporto subisse una svolta inaspettata e, per molti se avessero saputo sorprendente, il discorso sul nome da usare era sempre stato importante.
La prima delle quattro storie (se deciderò di scriverle) ispirate all'anime-manga Junjou Romantica.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Parte 2

Ecco la seconda parte!

E visto che ormai ci siamo davvero: BUON COMPLEANNO LAVI!

Ringrazio come al solito Bulma90 (o Kuroi) per aver letto la fic in anteprima e avermi dato il "fiat" al postaggio.

Nel pomeriggio, posterò la vera fic di compleanno di Lavi e alla sera l'ultima parte di questa.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Come al solito se qualcuno vuole contattarmi può farlo tramite commenti qui su EFP, o tramite email o sul forum BlackOrder (Vedere nel mio account).

A dopo. Ancora tanti auguri Lavi.

Rebychan

 

2° parte

 

Forse fu perché non gli andò incontro sorridendogli, o forse fu il modo in cui l’aveva chiamato, o forse ancora fu il tono lievemente dimesso con cui disse il suo cognome, ma Kanda capì immediatamente che c’era qualcosa che non andava in Lavi.

Richiuse la porta dietro di sé e s’inoltrò nella stanza, fermandosi di fronte al ragazzo dai capelli rossi, il quale rimase seduto con un libro in mano a guardare quello che avrebbe fatto.

Pochi passi li dividevano ma non li fece.

Fissò i suoi occhi scuri sull’altro giovane e lo osservò attentamente.

Non sorrideva come al solito, anzi aveva un’espressione crucciata e il suo occhio verde di solito così felice, quando lo vedeva, era ricoperto da amarezza.

Perché?

Yu allungò un braccio e gli arruffò dolcemente i capelli.

Di solito non era propenso a gesti affettuosi di quel tipo, ma istintivamente aveva capito che quel giorno Lavi ne aveva bisogno, e aveva agito di conseguenza.

Lavi, a quel gesto, rimase sorpreso, poi però chiuse l’occhio per gustarselo.

Era felice quando Yu aveva quelle premure per lui.

Se non ci fosse stato quel discorso sul nome che lo angustiava, sarebbe stato tutto perfetto.

Quando riaprì la palpebra, si sforzò tuttavia di sorridere e, visto che l’altro per primo non avrebbe mai parlato, chiese: “Hai finito di parlare con Zhu?”

“Hn.”, fu l’unico commento d’assenso di Kanda.

Lavi non disse più nulla per qualche secondo per lasciare all’altro il tempo se voleva di aggiungere qualcosa, ma non lo fece.

Il ragazzo dai capelli rossi capì, quindi, che non gli avrebbe mai rivelato cosa si erano detti.

La cosa tuttavia non lo sorprese, né lo sconfortò.

Sia lui, sia Yu avevano i loro segreti che non avevano ancora rivelato l’uno all’altro, per cui da quel punto di vista non poteva incolpare Kanda, se era così misterioso.

Un giorno forse si sarebbero parlati di tutto, ma per quello c’era tempo.

La cosa che lo abbatteva, in quel momento, era sempre e solo la faccenda del nome.

Al ricordo, il sorriso che si era sforzato di fare gli morì in gola.

Ritornò serio.

Yu se ne accorse e non capendo cosa il suo compagno avesse quel giorno, fece gli ultimi passi che li separavano per sedersi accanto a lui.

Poi, sospirando, finalmente si decise a chiedere: “C’è qualcosa che non va?”

“No.”, disse Lavi, ma anche se era avvezzo alle bugie visto il suo lavoro di Bookman, stavolta dovette ammettere che quella sillaba era stata pronunciata in un tono  che sarebbe risultato falso a chiunque.

“Non mentire.”, disse, infatti, Kanda, per invogliare l’altro ad aprirsi, ma Lavi non disse nient’altro.

Non ce la faceva a parlare di quello che provava perché temeva la reazione del giapponese.

Sul discorso nome l’altro era stato sempre suscettibile quanto lui, anche se per le ragioni opposte. Lui amava la confidenza che danno i nomi propri o i soprannomi ben fatti, l’altro, invece, la detestava, tanto che sarebbe riuscito a chiamare “Ehi tu” più qualche insulto chiunque.

Kanda chiamava ben poche persone per nome e Lavi doveva essere contento di essere una di quelle, ma anche lui voleva il diritto di chiamare l’altro “Yu.”

Come poteva dirglielo? Anche se quella richiesta l’aveva sulla punta della lingua, aveva bisogno di un appiglio per esternarla, altrimenti sarebbe stata sempre lì per timore che parlando avrebbe perso ogni possibilità di stare con la persona che amava.

“Problemi con il lavoro?”, chiese Kanda che si stava davvero sforzando di capire i problemi dell’altro, anche se con le parole non era mai stato bravo.

“No, Kanda.”, sospirò allora Lavi sempre stando attento a chiamarlo con il cognome.

Nell’udire per la seconda volta il suo cognome uscire senza vezzeggiativi dalle labbra di Lavi, il giapponese si fece pensieroso.

Sembrò intuire qualcosa perché dopo qualche istante, guardando in volto attentamente il ragazzo dai capelli rossi, disse: “Problemi con me?”

“No.”, si affrettò a dire fin troppo in fretta Lavi guardando anche lui il compagno, ma poi vedendo che, anche gli occhi di Kanda, in quel momento, stavano trasmettendo amarezza, sospirando un’altra volta e abbassando lo sguardo, continuò dicendo: “Non proprio con te ma…” Lasciò la frase sospesa a metà.

“Cosa significa non proprio?”, disse Yu sollevandosi in piedi. “Ti sei stufato di me?”

Il comportamento di Lavi aveva indispettito l’orientale che, non riuscendo a capire, perché Lavi si stesse comportando così freddamente con lui, aveva cominciato a pensare che volesse rompere la loro relazione perché già stanco di lui.

Tutti consideravano, infatti, Lavi come un tipo volubile, pronto a correre dietro a qualsiasi gonnella, e, anche se Kanda, in quei mesi in cui erano stati insieme, aveva tacciato quelle dicerie come delle idiozie da parte di alcune persone che, in verità, non conoscevano niente della vera personalità del ragazzo dai capelli rossi, ora aveva cominciato a pensare che forse avevano ragione.

Forse era lui quello che si era sbagliato pensando di aver trovato in Lavi una persona tenera, coerente e fedele sotto quella facciata di forzata gioia che adoperava con tutti gli altri per carpirsi le loro simpatie.

Forse lì alla Sede Asia Lavi aveva conosciuto qualcun altro e ora voleva lasciarlo, anche se non sapeva come, perché non voleva rattristarlo.

Forse era davvero un farfallone come lo consideravano tutti.

“No, non mi sono stufato di te.”, esclamò di corsa Lavi afferrando per un braccio Kanda per girarlo di nuovo verso di sé. “Come potrei? Mi piaci da impazzire sempre di più.”

“E allora cosa c’è che non va? Perché sei così freddo con me, oggi?”, chiese Yu con un tono di voce esasperato da quella situazione.

Era felice per la rassicurazione dell’altro, ma non riuscendo a capire perché quel giorno tra loro le cose stavano andando così male si sentiva anche angosciato.

Lavi era la prima persona che era riuscita a farsi amare da lui, e l’amava così tanto, come mai avrebbe pensato possibile.

Lasciarlo o essere lasciato gli avrebbe strappato il cuore dal petto, anche se, visto il suo carattere, avrebbe tentato di ostentare indifferenza.

“Freddo?”, chiese Lavi sorpreso.

“Sì, freddo. Non mi sorridi, non mi chiami come al solito. Cosa c’è?”

A quelle parole, Lavi capì che doveva dire la verità.

Non ce la faceva a fingere noncuranza, comportandosi come il solito e il suo atteggiamento stava facendo soffrire anche Yu.

Doveva dirgli cosa lo crucciava.

Si alzò a sua volta in piedi e esclamò titubante: “E’ perché Zhu ti ha chiamato Yu-kun.”

Kanda a quelle parole strabuzzò gli occhi sorpreso: “Cosa?”, disse incredulo.

“E’ perché Zhu ti ha…”, stava per ripetere con più convinzione Lavi ma Kanda lo interruppe.

“Tsk. Quello l’ho sentito, ma non capisco cosa centra. Anche Tiedoll mi chiama così. E certe volte lo fai anche tu.”

“Lo so! Ma a me e Tiedoll ci insulti se lo facciamo, invece a Zhu non hai detto niente. A me piacerebbe chiamarti per nome, visto che simboleggerebbe la nostra intimità raggiunta, ma anche se ti amo e vorrei credere che tu mi ami, non me lo permetti. A questo punto non posso non pensare che tu stia mantenendo una certa distanza tra noi e se così fosse, allora perché lo fai? E’ perché non mi ami abbastanza? Non capisco!”, si sfogò allora Lavi quasi con le lacrime agli occhi esternando i suoi dubbi.

Di fronte a quello sfogo, Kanda fissò per l’ennesima volta intensamente Lavi.

Finalmente intuendo il suo turbamento, il suo sguardo si addolcì mentre le sue labbra si curvarono lievemente in un sorriso.

Poi, sospirando disse: "Tsk! E’ proprio vero che sei uno stupido coniglio.”

 

Fine 2° parte

 

Allora come avete trovato questo capitolo? Vi è piaciuto? Vi ha incuriosito?

A stasera con l'ultima parte. ^___^

 

Un ringraziamento speciale va a:

 

NemuChan: Già! Stavolta sono stata buona visto che questa fic è iniziata ieri e finisce oggi, per cui anche se le parti finiscono in momenti "clou" la curiosità di sapere cosa avverrà dopo viene soddisfatta in pochissimo tempo. Contenta? Se Lavi non fosse oppresso da qualcosa non sarebbe lui, è un personaggio davvero molto combattuto. Poverello! Sono felice di sapere che la storia ti ha incuriosito. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Grazie per il commento.

 

Un bacione

 

Rebychan

 

   
 
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