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Autore: Sion26    03/05/2020    0 recensioni
Victor Nikiforov non avrebbe mai immaginato che la sua vita sarebbe potuta cambiare così drasticamente da un giorno all'altro. Quando pensa che niente abbia più senso se non può più pattinare, prende la decisione forse più importante della sua vita: un viaggio di sola andata per il Giappone per allenare il giovane Katsuki Yuuri, senza un motivo apparente. Yuuri rappresenta la sua ultima speranza di tornare a sentirsi di nuovo vivo sul ghiaccio, ma il ragazzo, dopo una brutta sconfitta, decide di gettare la spugna e rinunciare a pattinare. La vita di entrambi prende una svolta inaspettata quando si incontrano e, assieme, decidono di lottare per tornare a sognare di nuovo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 11

“Yuuuuuri?”

Sapeva che quella di andare al mare era una pessima idea, su più di un fronte, e poteva restare ore ad argomentarli uno per uno. Innanzitutto non indossava un costume da quando aveva 10 anni (quello era il motivo principale per cui indossava una maglietta sopra al costume); secondo le gemelle gli avevano lanciato la sabbia addosso già tre volte e poteva sentire i granelli di sabbia in parti che avrebbero dovuto essere protette dai granelli di sabbia; per ultimo, Yurio era riuscito a rendere una competizione anche quella di tuffarsi in acqua, quindi aveva pensato che sarebbe stato più rilassante starsene sotto il sole assieme a Victor. Ma questa forse era stata la decisione peggiore… Victor lo aveva preso come il suo schiavetto personale e continuava a fargli fare avanti e indietro dal chioschetto per ogni cosa. “Mi fa male il ginocchio!” aveva detto con gli occhi da cane bastonato e Yuuri non aveva saputo dire di no, anche se sapeva benissimo essere una scusa. Sospirò mentre rifaceva la strada per la milionesima volta per portare un drink a Victor.

“Eccoti finalmente!” esclamò il russo illuminandosi e prendendo il suo drink. “Mi sto divertendo un sacco!”

Yuuri lo guardò un po’ scettico mentre si sedeva sulla sua sedia sdraio e guardava gli altri sulla riva. Le gemelle stavano attaccando Yurio da ogni parte, facendolo cadere in acqua.

“Yurio sembrava il meno entusiasta di venire e invece è quello che si sta divertendo di più!” borbottò.

“Scusa?” Victor lo guardò ridendo “credo che sia tu quello che fosse il meno entusiasta di venire, se non ricordo male.”

Yuuri distolse lo sguardo borbottando colpito sul segno.

“Perché te ne stai qui ad annoiarti insieme a un vecchietto come me? Dovresti andare a divertirti assieme agli altri.” Esclamò Victor e in quel momento il giapponese si accorse che cosa stava facendo seduto sulla sedia sdraio da almeno mezz’ora. Aveva la gamba destra stesa sulla sedia e si stava facendo un massaggio al ginocchio, proprio all’altezza della profonda cicatrice che lo solcava. Makkachin era seduto vicino a lui, con la testa all’altezza della gamba e osservava incuriosito i movimenti ripetitivi del suo padrone, dando una leccata di tanto in tanto al ginocchio di Victor, come se fosse una parte importante dell’operazione. Dopo di che si sedeva, guardava Victor che gli sorrideva, e poi tornava a guardare il suo ginocchio.

“Non sei un vecchietto, e poi…” Yuuri arrossì un pochino e distolse di nuovo lo sguardo.

“Ohhh sei preoccupato che mi senta solo? C’è Makkachin con me! Vero piccolo?” Victor allargò le braccia e il cane gli saltò letteralmente in grembo cominciando a leccarlo felice su tutta la faccia. “Aahahaah, piano, mi fai male!” il cane tornò per terra, mentre Victor riprese quello che stava facendo.

Yuuri sorrise a quella scena e una strana malinconia si impossessò del suo petto… anche Vicchan soleva farlo spesso, anche se forse non con lo stesso ardore. “Sto bene qui.” Disse infine e si sdraiò chiudendo gli occhi e godendosi il sole. “Piuttosto, perché non vai anche tu vicino all’acqua?”

“No, sto bene qui.” Rispose Victor, finendo il suo massaggio e tornando sdraiato ad accarezzare pigramente Makkachin sulla testa, mentre fissava lo sguardo sui ragazzi vicino alla riva. Forse gli faceva davvero male il ginocchio e lui era stato un pezzo di merda a pensare che lo dicesse solo come scusa per fargli fare avanti e indietro.

“Victor… Posso farti una domanda?”

“Me l’hai appena fatta.”

“Victor… Perché hai deciso di allenarmi?” non sapeva da dove gli fosse venuta fuori quella domanda, sentiva solo il bisogno di sentire la risposta direttamente dalle sue labbra. Soprattutto dopo tutto quello che era successo.

“Me lo stai chiedendo per via di Yurio?”

Come faceva Victor a sapere sempre quello che pensava? Ancora non riusciva a spiegarselo…

“Beh…” Yuuri si mise seduto e Victor si voltò con il corpo girato verso di lui. In quella posizione poteva vedere meglio la cicatrice che aveva già notato il giorno prima sulla sua gamba. Non riusciva a immaginare che cosa avesse passato. “Avevi già promesso a Yurio di allenarlo, perché volare fino a qui per allenare proprio me?”

Victor lo guardò per un po’, poi appoggiò gli avambracci sulle cosce e guardò verso Yuri. “Tu e Yurio siete diversi. Lui mi ha sempre ammirato ed è convinto che solo io posso tirare fuori il suo potenziale, ma non è così… non dovrei dirti queste cose, state ancora competendo!” borbottò Victor arrabbiato, mentre tornava a sdraiarsi e beveva il suo drink. “Devi avere più fiducia in te stesso, Yuuri.” Esclamò infine e il suo tono di voce sembrava suggerire che la conversazione era terminata. Yuuri Sospirò. Era quello il problema, non aveva abbastanza fiducia nelle sue capacità e quello era il motivo per cui non riusciva a pattinare su Eros come voleva. Ma come poteva fare?

“Devi lasciarti andare!” esclamò Victor dopo un po’. Yuuri alzò lo sguardo e lo vide in piedi accanto a lui che gli tendeva la mano.

“Come?”

“Smettila di pensare troppo e lasciati andare!” esclamò di nuovo. Makkachin abbaiò come se si trovasse d’accordo con il suo padrone e Yuuri gli prese la mano di malavoglia.

Victor iniziò a camminare e Yuuri lo seguì svogliatamente. “Dove stiamo andando?”

“Non stai morendo di caldo sotto il sole? Devo bagnarmi un po’…”

“Caldo? Non definirei questa temperatura…”

“Lo sai a che temperature sono abituato io?” esclamò Victor guardandolo e Yuuri non poté fare a meno che trovarsi d’accordo. Alle volte tendeva a dimenticare che era russo.

Le docce all’aperto erano situate vicino alla struttura che veniva usata di inverno come piscina per gli atleti che dovevano allenarsi anche durante la stagione più fredda. Il fatto che fosse vicina alla spiaggia, lo rendeva un buon centro turistico durante la stagione calda.

“Una doccia? Questa è la tua definizione di bagnarti un po’?” Makkachin li aveva raggiunti in un lampo e stava già facendo le feste scodinzolando felice quando Victor aveva aperto la l’acqua e si era messo sotto il getto, bagnandosi i capelli e il viso.

“Non posso nuotare e non posso rischiare che le bambine giocando mi facciano male. Questo è il posto giusto per me.”

Yuuri lo guardò e poi guardò la doccia vicino alla sua.

“Beh?” Victor si scostò l’acqua dal viso con le mani, mentre i capelli gli ricadevano sulla fronte, bagnati e appiccicaticci. “Non vorrai farti la doccia con la maglietta?”

“Non ho intenzione di farmi la doccia.”

“Almeno togliti la maglietta!”

“Non ho intenzione di togliermi la maglietta.” Borbottò Yuuri.

“Allora che cosa hai intenzione di fare, Yuuri Katsuki???” sbottò Victor innervosito e Yuuri arrossì. Ma che diavolo voleva da lui?

“Voglio lasciarmi andare…” sussurrò con un filo di voce.

“Non credo di aver sentito quello che hai detto.”

“Voglio…”

“Alza la voce!”

“VOGLIO LASCIARMI ANDARE!” sbottò Yuuri. Victor lo stava guardando sorridendo e soddisfatto.

Yuuri sospirò e si prese entrambi i lembi della maglietta. Aveva sempre avuto vergogna del suo corpo, e non solo perché delle volte tendeva a mettere su un po’ di ciccia, ma perché non aveva abbastanza fiducia nel suo corpo per mostrarlo ad altre persone. Se lo avessero deriso? O peggio… se non fosse stato all’altezza delle aspettative? Il corpo di Victor era perfetto; nonostante fosse stato fermo per un anno, i suoi pettorali erano ben scolpiti e gli addominali ben lineati, com’era invece il suo corpo? Aveva appena perso dei chili, ma non credeva bastasse a dargli degli addominali scolpiti. Fece un respiro profondo.

“Non c’è nessuno che può giudicarti, Yuuri. Solo io e Makkachin!” esclamò ridacchiando e questo lo fece diventare ancora più nervoso.

“Se non credi in te stesso e nel tuo corpo… come fai a trasmettere erotismo e sensualità?” esclamò Victor e Yuuri rimase un attimo a pensare su quelle parole… era vero… se lui stesso pensava che il suo corpo non fosse abbastanza… come faceva a pattinare sulla coreografia che Victor aveva pensato per lui? Era questo il motivo per cui non riusciva a esprimere quello che voleva, per cui si sentiva… bloccato. Era stufo di sentirsi sempre inadeguato, sempre mai all’altezza della situazione o delle aspettative degli altri. Che cosa ne aveva ricavato a vivere così? Una vita fatta di rimpianti e l’ultimo posto al Grand Prix. Era giunto il momento di andare oltre.

Con un gesto deciso si tolse la maglietta e la lasciò cadere di fianco a lui mentre si buttava sotto la doccia. “È gelata!!! È gelata!!!” gridò quando sentì l’acqua fredda entrare in contatto con il suo corpo. “Victor…!!” esclamò Yuuri uscendo dal getto d’acqua.

Victor se la stava ridendo di gusto vicino a lui, tenendosi la pancia e scompisciandosi dalle risate. “Non mi sono mai divertito tanto in vita mia!” esclamò tra una risata e l’altra.

“Dove hai vissuto fino adesso?” domandò Yuuri offeso mettendo il broncio.

“Nella grande Madre Russia!” Victor rise e gli lanciò un po’ d’acqua. “Lascia che il corpo si abitui alla temperatura!”

“È impossibile!” borbottò il giapponese schivando l’acqua con uno scatto felino.

“Andiamo, Yuuri!”

“Me ne torno sulla sedia a sdraio!”

“Makkachin!” sbottò Victor all’improvviso e Yuuri ebbe a malapena il tempo di voltarsi che si ritrovò letteralmente scaraventato a terra sotto la doccia. Il cane gli impediva di muoversi e non poté fare a meno di lasciare che l’acqua gli accarezzò i capelli e tutto il corpo, mentre rabbrividiva per il freddo.

“Com’è?” domandò Victor.

“Orribile!”
“Aspetta di vedere ora, allora!” Victor gli lanciò addosso altra acqua e Yuuri si difese facendo lo stesso. Lo osservò ridere di gusto e continuare a togliersi l’acqua dal volto e dai capelli. Si stava davvero divertendo… si domandò da quanto tempo non aveva modo di passare un momento come quello… e la stessa cosa valeva per lui. Se Victor era stato costretto a chiudersi in casa per via del suo incidente, Yuuri lo aveva fatto per colpa di se stesso. Quei giorni dovevano finire…

Victor aveva ragione, dopo un po’ ci si abituava alla temperatura. Iniziò a sentire una musica molto movimentata, provenire dagli altoparlanti della piscina e iniziò a muoversi al ritmo della musica.

“Wow!!! Yuuri Katsuki parte all’attacco! Non lo ferma più nessuno ora!” esclamò Victor mentre gli spingeva la testa sotto l’acqua.

Yuuri scoppiò a ridere e cercò di fare lo stesso, stava ridendo talmente tanto che sentiva i muscoli degli addominali contrarsi e gli occhi riempirsi di lacrime dal troppo riso. Makkachin continuava a saltare e abbaiare intorno a loro, zuppo dalla testa ai piedi.

Yuuri approfittò di un momento di distrazione di Victor per ricambiare l’attacco e tutti e due si trovarono a spingersi la testa l’un l’altro mentre cercavano di calmare le risate.

“Come ti senti?” domandò Victor.

“Non sono mai stato meglio in vita mia!” rispose Yuuri e stavolta diceva sul serio.

“Anche io!” esclamò Victor e in quel momento sentirono la presenza di qualcuno vicino a loro. Entrambi si guardarono negli occhi impauriti prima di voltarsi all’unisono.

Le tre gemelline se ne stavano in piedi con una mano sul fianco, i corpi avvolti nei loro costumini interi e l'altra mano impegnata a stringere delle pistole ad acqua.

“Mi dispiace, Victor!” fece in tempo a esclamare Yuuri, prima che le gemelle si scaraventassero su di loro.

“All’attacco!!!!!!”

***

Il ritorno a casa era stato tranquillo e piacevole. Yuuri aveva notato che Victor aveva una sorta di routine ogni sera prima di andare a dormire. Dopo essersi rilassato nel bagno caldo, faceva un po’ di stretching ed esercizi per il ginocchio e delle volte andava persino a correre la mattina presto per tenere allenata l’articolazione. Immaginò che avrebbe rinunciato alle corsette dopo lo spiacevole incidente del giorno prima.

“Ahhhh ci voleva proprio un bel bagno caldo oggi.” Esclamò Victor con ancora i capelli bagnati, mentre assieme si avviavano nelle rispettive stanze.

“Le piccole non hanno avuto pietà, eh?” ridacchiò in risposta. Yuuri non aveva molta voglia di passare la serata da solo. Ultimamente rimaneva troppo spesso sveglio a pensare alla gara con Yurio e si sentiva talmente nervoso che non riusciva a prendere sonno.

“Yuuri, stai dormendo in questo periodo? Ti vedo un po’ stanco.” Esclamò Victor e il ragazzo si grattò la nuca colto nel segno.

“Beh…”

“Vieni, c’è una cosa che volevo mostrarti.” Victor gli prese un polso e si diressero verso la sua stanza. Yuuri era stato spesso nella stanza di Victor, ancor prima che fosse la stanza di Victor a dire il vero, ma non si era mai soffermato a vedere come il russo l’avesse sistemata per la sua permanenza. A parte il letto al centro della stanza, Victor si rifiutava di dormire sul futon, il resto aveva un aspetto molto sobrio e semplice. Si vedeva che non aveva proprio bisogno di nulla. La cosa che però attirò subito la sua attenzione, fu la mancanza di specchi da ogni parte si volgesse lo sguardo. E ora che ci pensava, non aveva mai visto Victor specchiarsi molto spesso.

Si sedette per terra, nello stesso punto dove si era seduto la sera prima, e Makkachin si mise vicino a lui, aspettando anche lui Victor. “Cosa vuoi farmi vedere?”

“Questa!” Victor gli mostro una scatola, la poggiò per terra e si sedette sul letto, iniziando la solita routine per il ginocchio. Iniziò prima dal basso, facendo dei movimenti concentrici con le dita, sempre più su, e poi ricominciava da capo. La cicatrice era ancora rosea, molto profonda da quello che poteva notare Yuuri.

Distolse lo sguardo dal suo ginocchio, poi aprì la scatola e spalancò la bocca dalla sorpresa. “Sono… non ci posso credere!” erano un plico di lettere, disegni e buste tenute assieme da un elastico e vicino una serie di foto che ritraevano Victor in vari posti e occasioni della sua vita.

“Le ho conservate tutte. Era da un po’ che volevo mostrartele, ma direi che oggi era il momento giusto.”

Yuuri prese la prima lettera e si portò una mano in volto per l’imbarazzo. C’era una scritta in giapponese e poi la traduzione inglese in una pessima calligrafia.

Il mio idolo, Victor. E sotto una foto di Victor con una medaglia al collo che vinceva il suo primo Grand Prix Senior. Si susseguivano una serie di lettere simili, man mano che il tempo passava c’erano sempre più scritte in inglese e interi discorsi.

“In quelli avevi imparato l’inglese?”

“Avevo supplicato la mia professoressa di inglese di darmi lezioni private.” Ammise Yuuri continuando a scorrere le lettere. “È davvero imbarazzante! Perché le hai conservate?”

“Perché mi aiutavano nei momenti in cui volevo mollare tutto. Non credere che sia sempre stato rose e fiori per me, anche io avevo i miei alti e bassi.”

“Questa è l’unica che ti ho mandato dopo che sei caduto.” La lettera non era come quelle precedenti. Yuuri era cresciuto ormai, non aveva neanche più avuto il tempo di scrivere delle lettere, ma aveva sentito che fosse giusto mostrare a Victor il suo supporto e la sua vicinanza. Era consunta, come se Victor l’avesse letta più di una volta. Lo guardò. Nessuno dei due disse niente, così Yuuri la rimise accuratamente al suo posto.

“Non ero neanche sicuro che leggessi davvero le lettere dei fan. Figuriamoci le mie.”

“Le tue erano le uniche che aspettavo con ansia. Mi è dispiaciuto quando hai smesso di scriverle.” Yuuri arrossì e mise da parte le lettere per guardare le foto. Ritraevano Victor in vari posti del mondo, in Russia, Cina, America. Per lo più erano foto di Grand Prix o mondiali, foto di lui sui pattini che si allenava o addirittura servizi fotografici o pubblicità. Non c’erano foto di sua madre o suo padre, o di qualche fratello e sorella. Ne prese una che lo ritraeva durante una finale a Tokyo, riconosceva la scritta alle sue spalle. Non si accorse che c’era un’altra foto attaccata dietro, quindi quando la prese, quella si staccò e finì per terra tra le sue gambe. Victor era ancora impegnato col ginocchio, quindi non si accorse subito della sua espressione quando la vide.

“Da quando canti? È una foto al karaoke?” esclamò ridacchiando e Victor alzò subito lo sguardo verso di lui. Era impallidito, come se avesse appena visto un fantasma.

“No. È un concerto.” Disse telegrafico, tornando a concentrarsi sul ginocchio. I movimenti, però, erano diventati più lenti e irregolari rispetto a prima. Yuuri guardò di nuovo la foto. “wow, avevi una band? Qui non potevi avere più di diciotto anni. Quando trovavi il tempo di cantare?”

Victor si alzò e prese la scatola e la foto che Yuuri aveva in mano, rimise la scatola a posto e si rigirò la fotografia tra le mani. “Non è niente di importante.”

“Come no? Se sai cantare, potremmo andare al karaoke quando la stagione sarà finita. Mia madre dice che sono stonato, ma ora sono curioso.”

“Yuuri, ho detto che non è importante.” Sentenziò Victor e Yuuri lo guardò un po’ confuso. Aveva completamente cambiato umore, continuava a tenere la fotografia in mano senza però guardarla.
“Mi dispiace.” Esclamò Yuuri. “Non volevo impicciarmi negli affari tuoi.”

“Forse è meglio che tu vada a dormire. Domani riprenderemo gli allenamenti da dove li abbiamo lasciati.” Esclamò Victor, mentre infilava la fotografia sotto al cuscino.
“Sì.” Yuuri si alzò e si diresse verso la porta. Makkachin reclamò un saluto e Yuuri gli accarezzò la testa e guardò Victor un’ultima volta. “Prenditi cura di lui, ok?” esclamò in giapponese al cane. “Allora io vado, a domani. Buona notte, Victor.”

“Buona notte, Yuuri.”

***

Non aveva la minima idea di come quella foto fosse finita in mezzo a tutte le altre. Non l’aveva mai vista prima, non sapeva neanche che l’avesse fatta stampare. La prese da sotto il cuscino. Chiuse gli occhi e poi li riaprì. Rimase a fissarla per quelli che potevano essere state ore, o minuti, non lo poteva sapere dato che il tempo si era come fermato. Makkachin arrivò a confortarlo e annusò la foto, come se potesse annusare il suo odore ad anni di distanza. Guaì e Victor rimise la foto sotto il cuscino.

“Lo so.” Esclamò debolmente. “Andiamo a dormire.” Il cane saltò sul letto e aspettò che Victor si mise sotto le coperte prima di appoggiare la testa sul suo fianco.

Dovresti tagliarli. Sussurrò una voce nella sua testa e Victor si accigliò. Non avrebbe dormito neppure quella notte.
 
***

Note dell'autore: 
Salve a tutti :) 
Come si può facilmente notare, questo capitolo è stato ispirato dalla sigla finale dell'anime e rappresenta, nella mia visuale, un momento divertente e particolare e forse anche il primo momento intimo tra Yuuri e Victor. Spero che il capitolo vi sia piaciuto almeno quanto è piaciuto a me scriverlo. Colgo l'occasione per dire che questa prima parte della storia sta volgendo al suo termine, ma... sto già scrivendo il continuo, quindi ci sarà presto un seguito. Spero che la storia vi stia piacendo finora. 
A presto e al prossimo capitolo ;) 

Sion. 
   
 
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