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Autore: LilithGrace    04/05/2020    1 recensioni
E se Grace e Jason avessero vissuto la loro prima volta da adolescenti, quando lui era ancora Robin e non RedHood? (what if? connesso al cap IV della mia long "Do you want to know what lies behind the mask")
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason Todd, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera!
Oggi mi sentivo ispirata ed in seguito a questo lampo di genio, ho scritto questa oneshot.
Spero sia di vostro gradimento,
Buona lettura!

***


Era una giornata come tante altre a Gotham.
Grace era appena tornata a casa, dopo una lunga giornata tra scuola e sport.
Prima ancora di appoggiare il borsone e lo zaino per terra, aveva preso il telefono e aveva digitato il numero di un ristorante italiano poco distante da lì: quella sera sarebbe stata sola in casa e aveva deciso di ordinarsi una bella pizza, una lattina di cola e di godersi il tutto davanti ad un bel film d’animazione. Salì di corsa in camera e si fiondò sotto la doccia, insaponandosi bene il corpo ed i capelli.
Dopo essersi sciacquata accuratamente si avvolse in un accappatoio di spugna color pesca che profumava di pulito; asciugandosi notò dei piccoli lividi qua e là, nulla di troppo strano per chi, come lei, praticava judo.
Lasciò i capelli leggermente umidi e scese al piano di sotto aspettando con impazienza la sua cena, che sarebbe arrivata da lì a poco: aveva scelto la diavola, la sua pizza preferita; adorava il sapore della mozzarella filate e del pomodoro in contrasto con il piccante del salame e del tabasco che si era fatta aggiungere. Aprì la sua lattina di cola e si mise sul divano; il film stava per incominciare, era il suo preferito: parlava dell’avventura di una ragazza scozzese dai lunghi capelli ricci e rossi, abile arciere e ribelle.

Non staccò neanche per un attimo gli occhi dallo schermo se non per una scappata veloce in bagno durante la pubblicità.
Il film terminò qualche ora più tardi e se ne salì in camera, si lavò i denti e si mise davanti al pc a fare qualche ricerca bizzarra delle sue: leggende medioevali, catacombe e via dicendo.
Mentre digitava su motore di ricerca sentì un leggero brivido, eppure era sicurissima di aver chiuso la finestra: si volto leggermente e non notò nulla di strano.
Tornò all’articolo che stava leggendo e sentì tapparsi la bocca con una mano guantata di colore nero. Non urlò poiché sentì una voce familiare intimarle di non farlo.
Quando il suo sequestratore sentì che si era tranquillizzata, allentò la presa lasciandole libertà di movimento.
 Si voltò senza fare movimenti bruschi e si trovò davanti la spalla di Batman, Robin.
“Giuro che non ho fatto nulla di male…”
“Non voglio farti del male…”, disse con tono tranquillo e rassicurante.
Eppure quel timbro vocale le era familiare.
Si avvicinò e aguzzò la vista cercando di analizzare i tratti somatici o almeno quello che riusciva a captare al di sotto della maschera. Occhi chiari, la folta chioma scura e ribelle: “Jay?”
Il ragazzo sorrise timidamente: “Ciao!”
La ragazza scoppiò in una fragorosa risata: “Ma come ti sei conciato? Ma sei serio? Potevi anche entrare dalla porta!”
Il giovane la guardò con espressione interrogativa, non capendo cosa ci trovasse di così divertente: “Mi sono conciato come ogni sera… ”
“Ma quindi sei serio davvero?”, la ragazza era ancora un po’ incredula, ma la serietà del ragazzo le diede la conferma.
“Oh cacchio….”, sussurrò sedendosi pesantemente sul letto.
Si accomodò accanto a lei: “Già…”
“Perché sei qui?”
“Mi trovavo in giro e avevo voglia di vederti…”
Si avvicinò a lui e gli tolse la maschera: aveva dei piccoli segni rossi sul naso e appena sotto gli occhi, ed una crosticina sul labbro inferiore che prese ad accarezzare con un pollice: “E questa?”, chiese con fare premuroso e poco inquisitorio, perché in fondo poteva benissimo immaginare come se la fosse procurata.
Sorrise e abbassò il viso andandole a baciare il palmo, un gesto che in quel momento procurò una scossa ad entrambi i giovani.

Grace fece una leggera pressione sulla sua guancia sollevandogli il viso. Si accostò a lui e lasciò un bacio su quel labbro leggermente gonfio e tumefatto.

Il bacio divenne sempre più profondo, tanto da costringere i due a sdraiarsi sul materasso e ricercare quanto più contatto possibile ed intimità: via i guanti, gli stivali, il mantello, fino a rimanere solo con quella che doveva essere una tuta.
“Sai che se ti becca mio padre non basterà Batman e la polizia per fermarlo?”
“I tuoi genitori saranno fuori fino a tardi, sono ad una cena di lavoro e sai come funzionano le cene di lavoro…”, sussurrò lui a pochi centimetri dalle labbra di lei.
“Sei informato, vedo.”
Sorrisero annullando nuovamente la distanza tra loro.
Jason infilò lentamente una mano sotto la maglia che Grace utilizzava come pigiama, carezzandole il ventre chiaro e vellutato salendo fino ai piccoli seni ancora immaturi, pizzicandole delicatamente un capezzolo.
La ragazza rabbrividì: si sfilò la maglietta e si coprì il petto istintivamente, provando un leggero imbarazzo, dopotutto era la prima volta che si metteva a nudo davanti ad un ragazzo: “io non…”, sussurrò sentendo le proprie guance avvampare ed era sicura che, nonostante il buio, anche il ragazzo aveva sicuramente immaginato che le sue gote fossero diventate rosse come un pomodoro.
Sorrise e comprese perfettamente cosa intendesse dirgli: “neanche io…”.
A quelle parole, Grace si sentì sollevata e lasciò che le braccia che poco prima le avevano fatto da scudo cadere lentamente.
Aiutò il ragazzo a spogliarsi da ciò che rimaneva della sua divisa da vigilante e lo studiò con attenzione meticolosa: aveva un bel fisico, muscoli definiti, ma asciutti. Aveva alcuni segni viola all’altezza delle clavicole e del costato; li accarezzò con un tocco quasi impercettibile per paura di fargli male.

Jason le passò le dita tra i due seni, fino ad arrivare all’elastico degli slip, introducendo lentamente la mano al di sotto della stoffa candida: cominciò a toccarla facendo dei movimenti circolari sul clitoride e azzardando di tanto in tanto ad entrare in quella grotta ancora inesplorata. Al contempo la ragazza abbassò i boxer di lui e iniziò a sfiorare e a stringere la sua erezione prendendoci confidenza e cercando di appellarsi un po’ al suo istinto;  
Iniziò a sentire che, qualcosa laggiù, iniziava a smuoversi: sentiva calore e fremiti nel basso ventre, iniziava a sentire caldo e il suo respiro iniziava a diventare sempre più grave.
Aprì leggermente le gambe, invitando il giovane a prendere posizione tra esse: “Hai….”
“Sì… il paparino ha iniziato a farmi discorsi sulla sessualità e via dicendo…”, sorrise e con quel suo fare sempre spavaldo. Indossò il preservativo con estrema facilità e la prima cosa che venne in mente a Grace fu ‘deve aver fatto pratica in un qualche modo’, ma preferì interrompere lì la sua curiosità.
Jason si poggiò sugli avambracci per non pesare su di lei e si fissarono per un po’: “Sei sicura? Perché se non lo sei, non fa niente…. Non voglio forzarti e…”
“Tu sei sicuro, Jay?”
“Sì, lo sono…” le accarezzò il viso e la baciò, aiutandosi con una mano ad entrare in lei.
Grace contorse il viso in una smorfia di fastidio misto a dolore, una sensazione nuova… nuova come lo era anche per il giovane con cui scelse di perdere la propria verginità.
Le spinte avevano un ritmo ben scandito, lento e forse a tratti un po’ insicuri.
Uscì da lei, non potendo essere indifferente all’espressione che lei aveva assunto poco prima e scelse di continuare massaggiandole l’intimità con la mano. Sentì la piccola mano di lei stringere la sua erezione, dandogli attenzioni particolari: movimenti divennero sempre più rapidi, decisi; socchiude gli occhi totalmente inebriato da quella sensazione di piacere, arrivando all’apice del piacere e venendo all’interno dell’involucro di lattice.
Aveva il respiro affannoso, era sudato e vederlo lì accanto a sé con gli occhi chiusi, rilassato, Grace si sentì appagata, soddisfatta e importante. Prese dal comodino alcuni fazzoletti e li porse al giovane permettendogli di pulirsi.
Gettò i fazzoletti sporchi nel cestino sotto la scrivania e sussurrò alla ragazza di stendersi. Il tono di voce era imperativo, ma dolce e di fatti, lei, fece esattamente cosa le aveva chiesto.
Tornò sul suo corpo e le aprì leggermente le gambe, scendendo tra essere col viso.
Grace non nascose il disagio che provò inizialmente, chiudendo istintivamente le cosce.
La mano del giovane vagò sul lenzuolo, andando alla ricerca della gemella con la quale intrecciò le dita, rassicurandola e fu solo allora che Grace riuscì a lasciarsi andare.
Sentiva la lingua del ragazzo vagare sulle labbra della sua intimità, accarezzando di tanto in tanto il posto più sensibile, stimolandolo, fino a sentirlo dentro di sé.
Sentiva l’eccitazione crescere, sentiva quella sensazione nuova farsi largo dentro di sé fino a farle uscire un sospiro profondo di piacere; venne pochi istanti dopo tra brividi e ansimi.
Jason si spostò e prese un altro fazzoletto, pulendosi la bocca dai fluidi della ragazza;
Si stese accanto a lei: le cinse le spalle con un braccio e le fece appoggiare la testa sul proprio petto, coprendo entrambi con il lenzuolo.
Rimasero in silenzio per un tempo indefiniti, probabilmente sia l’uno che l’altro erano ancora imbarazzati per il loro primo approccio sessuale.
Fu lui il primo ad aprir bocca: “Tra poco dovrò andare via, altrimenti chi sente il mio capo?”, la ragazza sorrise: “Vorresti dire chi sentirà mio padre?”

Si concessero un altro bacio prima di rivestirsi.
Jason aprì la finestra: “Domani vieni a studiare da me?”, chiese prima di uscire furtivamente.
“Porco…”, disse ridendo la ragazza, lanciandogli un cuscino con tutta la forza che aveva in corpo, facendolo sbilanciare: “Oddio l’ho ucciso…”, si precipitò a controllare e lo trovò abilmente attaccato al davanzale.
“Ci vuole ben altro per uccidermi, tranquilla…”, fece forza sulle braccia e le diede un ultimo e casto bacio “A domani”
“A domani, Jay…”




Nota dell'autrice: Gotham, Batman, Jason Todd/Robin appartengono all'universo DC comics.
  
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