Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: LaGeniaIncompresa    05/05/2020    1 recensioni
Post 4 stagione
Sherlock e John sono ritornati a vivere insieme nel 221b di Baker street. Riescono a dividersi a fatica tra i casi privati, Scotland Yard e la piccola Rosie. Forse John ha un’idea su come risolvere la situazione, chissà come la prenderà Sherlock?
L'universo è troppo pigro per le coincidenze, no?
Genere: Azione, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO UNO
 
-È un disastro.-

-Non ho idea a cosa tu ti riferisca, io mi sto divertendo un mondo.-

John aveva un’aria a dir poco esausta, l’ennesima ragazza aveva lasciato l’appartamento, almeno quest’ultima non era scoppiata a piangere come molte altre. Al contrario, Sherlock sembrava essere deliziato da tutta quella situazione.

-È davvero necessario essere così scortese?-

-Bene, offrirò del thè alla prossima cleptomane che entrerà nel nostro appartamento.-

Avevano passato l’intera giornata a fare colloqui. Certo, qualcuno avrebbe potuto dire che somigliavano più a degli interrogatori di polizia, pura e semplice deformazione professionale.

-E dopo una cleptomane, una tossicodipendente, un’alcolista, una violenta e una fedifraga cos’altro ci aspetterà?- chiese il consulente con lo stesso entusiasmo di un bambino la mattina di Natale, curioso di sapere quali regali avesse ricevuto.

-Spero non una serial killer.- fu tutto quello che John riuscì a dire in un sospiro.

-Oh, sarebbe molto divertente invece, non trovi?-

-No, affatto.- sbuffò esasperato –La penultima, quella bionda… sembrava andar bene, non trovi?-

-Stai scherzando spero!- inorridì Sherlock –Le hai visto le scarpe?-

-Le scarpe, certo.- era ormai sull’orlo di una crisi di nervi -No, non le ho viste.-

-E la messa in piega, santo cielo.. credimi, è meglio così.-

-E Lilian? Lei mi sembrava davvero molto simpatica.-

-Un’intuizione, non ignoro mai le intuizioni, lo sai.- disse storcendo il naso.

-Ci metteremo secoli se continuiamo così.-

-Forse non ne abbiamo così bisogno!-

Era chiaro al mondo quanto Sherlock fosse protettivo nei confronti delle persone a lui più vicine, specie se queste facevano “Watson” di cognome. Mai avrebbe permesso a qualcuno di entrare a far parte della loro quotidianità così facilmente, mai, mai, mai.

-Scusatemi?-                                                         

Una ragazza fece capolino dalla porta dell’appartamento interrompendoli involontariamente. Ventenne, dedusse subito Sherlock appena la vide. Capelli ricci neri, molto lunghi, disordinati ma curati, evidentemente usava prodotti troppo costosi che non valorizzava: non li comprava lei. Corporatura minuta, ma non gracile: faceva sport. Zaino, camicia bordeaux piegata fino al gomito, jeans: informale, ma non sportivo, avrebbe giurato che aveva appena concluso le lezioni della giornata, sicuramente una studentessa. Occhi azzurri intenti a perlustrare velocemente l’ambiente circostante.

-Prego, entri, si sieda pure.- l’accolse educatamente Sherlock, mentre continuava ad osservarla e a dedurre.

-Ecco, io sono qui per..-

-Non perdiamo tempo, si sieda.- tagliò corto, forse suonando più brusco di quanto volesse.

-Sherlock!- lo riprese John portandosi una mano sulla  fronte con fare esasperato  -Lo perdoni, la prego. Ha un curriculum?-

-Veramente no, non pensavo che..-

-Ottimo inizio per un colloquio, non c’è che dire.- affermò sarcastico l’altro -In ogni caso non è necessario. D’altro canto è questa la parte divertente.-

-La parte divertente?- chiese confusa la ragazza.

-Lei è un’universitaria. Dimostra qualche anno in più rispetto a quelli che realmente ha, ma la cosa è chiaramente voluta, forse per conformarsi ad un ambiente in cui lei sarebbe la minore. È naturale quindi pensare che sia avanti negli studi rispetto alla norma. Il suo inglese è davvero ottimo, ma si sente comunque l’accento italiano, eppure i lineamenti sono i classici anglosassoni. Probabilmente è figlia di inglesi emigrati in Italia, ma lei è qui ora per studiare e spera di trovare un lavoro per restare nonostante tenga ancora molto agli affetti che ha lasciato, come indica il ciondolo con le fotografie che ha al collo. Convive con una donna anziana, ma non è sua parente. Oh, in casa c’è anche un barboncino, non è così?-

Soddisfatto. Era questo il termine che più si poteva associare a come si sentiva Sherlock ad ogni singola deduzione corretta. L’avrebbe quasi comparata alla droga. Quasi.

-Se me l’avesse chiesto non avrei avuto problemi a dirglielo io stessa, sa?-

Non sembrava particolarmente colpita a differenza di John che cercava di ricostruire tutti gli indizi che avevano portato l’amico a fare quelle osservazioni.

-Già, ma avrebbe avuto problemi nel dirmi che fa uso di sostanze illegali.- aggiunse poi.

-Cosa?-

-Quello che ha sul braccio è il foro di una siringa, eroina, giusto?- osservò. Non era molto nascosto, una piccola macchia violacea sull’avambraccio, lì dove le vene sono più visibili.

-Dono il sangue.- disse immediatamente, perché tutti dubitavano quando diceva che era una donatrice? -Sì, beh, è un modo per risparmiare sulle analisi, se volete posso farvi vedere il tesserino dell’NHS*- continuò.

-Potrei?- si intromise John, con un filo di nervosismo nella voce -È della sicurezza di mia figlia che si sta parlando, sa..-

-Certamente, tenga.-

La ragazza semplicemente gli sorrise, si portò lo zaino sulle gambe, estrasse da una delle tasche il portafoglio e da lì tirò fuori una tessera che porse al medico.

-Grazie al cielo.- si ritrovò a mormorare sollevato, girandosi poi verso Sherlock - Quindi lei va bene? Non è una criminale o qualcosa del genere?- 

-Potrei esserlo.- rise lei, sarcastica.

-No, non lo è.- rassicurò il consulente investigativo per poi essere confermato anche dalla ragazza.

-In effetti non lo sono.-                                       

-È normale quindi?-

-Dr. Watson, potrei seriamente offendermi.- rispose ancora lei senza trattenere un sorriso.

-L’ultima parola sta solo a Rosie, non possiamo affidarla a qualcuno che non le piace, no?- fece notare Sherlock stupendo ancora l’amico che non aveva preso in considerazione il fatto che alla figlia non potesse piacere chiunque avrebbero scelto.

Proprio in quel momento si udì un pianto dalla camera di John che subito si alzò per andare a prendere la figlia in modo da poterla calmare, tutto sotto lo sguardo vigile di Sherlock.

John sussurrava parole dolci alla bambina mentre la cullava, il che sembrò funzionare dato che il volume degli strilli era diminuito.

-Provi lei.- disse, seppur reticente nel lasciare la figlia in braccio ad un’estranea. Anche Sherlock si fece molto più attento a quel punto.

La ragazza si alzò dalla sedia per poi avvicinarsi al dottore e prendere in braccio la bambina con molta attenzione. Era adorabile, pensò subito, avrà avuto un anno e mezzo, ed era bellissima oltre ad avere anche un fantastico tempismo. Nonostante la cullasse, il pianto non smise. Non finche Rosie non venne distratta dai lunghi ricci neri, li afferrò con una manina e concentrò tutta la sua attenzione su quei capelli.

-Beh..- iniziò Sherlock prendendo il tesserino abbandonato sul tavolino e leggendo il nome che riportava –Alexis Jones, benvenuta a bordo. Dico bene, John?-

-Una volta tanto.- sorrise, sollevato per essere riuscito a trovare qualcuno di sicuro, che fosse in grado di tenere d’occhio Rosie. Non aveva dato loro alcuna referenza, ma Sherlock Holmes aveva detto che quella ragazza sarebbe potuta andare bene e, vero tanto quanto il fatto che fosse la Terra a girare intorno al Sole,  John Watson  si fidava ciecamente di Sherlock Holmes.
 
 
 


* NHS è in Inghilterra ciò che in Italia corrisponderebbe all’AVIS
   
 
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