Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: LaRagazzaDelleMargherite    10/08/2009    1 recensioni
Quella volta che L andò alla Wammy's House...
Genere: Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Matt, Mello, Near, Watari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un incontro inaspettato

 

Era il 31 Agosto 2002, una caldissima giornata per il paese di Winchester, Inghilterra, dove pioveva nove giorni su dieci. Quel sabato mattina Mello e Matt erano sulla terrazza della Wammy’s House che giocavano a scacchi, sotto lo sguardo triste del piccolo bimbo pallido accoccolato all’ombra della scala.
Le cicale gracchiavano rumorose sugli alberi, gli uccelli cantavano a squarciagola, la campagna inglese si stendeva davanti ai loro occhi. I bambini di sotto, giocavano nel parco, chi con la palla, chi sugli scivoli o sulle altalene.
Era una tranquillissima giornata di fine estate, il penultimo giorno di libertà prima dell’inizio dei corsi scolastici.
“Avanti Mello, gioca. Non puoi barare con me!”, disse allegro il rosso.
“Sta zitto Matt, mi sto concentrando”, rispose il biondino, teso.
Giocare con Matt a giochi di quel genere lo innervosiva molto, il rosso era furbo e astuto, prevedeva ogni sua mossa e, soprattutto, si accorgeva quando Mello cercava di barare. E ciò al biondo rodeva molto.
Fece la sua mossa, e Matt laciò un urlo di gioia.
“Scacco matto al re! Ho vinto ho vinto ho vintoooooo!”, esclamò estasiato, mentre Mello imprecava a gran voce.
“Si, si, bravo, ma è solo per il caldo, altrimenti ti avrei battuto in due secondi”. Ecco, la solita scusa di Mello. Non era mai, mai, riuscito a battere Matt a scacchi, né a dama. E per le sue sconfitte trovava scuse su scuse. Sembrava possedere un dettagliato manuale su queste, in modo da averne una diversa per ogni occasione in cui la sconfitta gli si parava davanti.
Finì allo stesso modo di sempre, con Mello incazzato nero che si lanciava capofitto sul rosso, gracile, che le prendeva di santa ragione cercando di difendersi dall’ira di quella peste dal
viso d’angelo.
Nel mentre della lita furiosa tra i due, si udì il rumore di pneumatici che avanzavano sul vialetto ghiaioso davanti all’istituto. Era una cosa rara, pochissime erano le automobili che giungevano laggiù, e per di più di sabato mattina. Solitamente i domestici si dirigevano a piedi al paese a fare compere, e i camioncini con le altre cose utili alla casa passavano esclusivamente il martedì pomeriggio sul tardi.
Fu così che le teste di tutti si sporsero dalle finestre e dai balconi. Videro persino Roger affacciato alla finestra del suo studio che, socchiudendo per un momento gli occhi ammiccò e ritrasse la testa dentro.
L’auto era una vecchia berlina nera, avanzava lenta sulla stradina evitando i bambini più piccoli accorsi a curiosare. Si fermò a destra dell’ingresso, dal quale apparve un trafelato Roger.
La portiera anteriore si aprì e ne uscì un vecchio signore con gli occhiali, dall’aria simpatica e con due baffetti ancora più buffi del cilindro che portava sul capo.
Strinse calorosamente la mano di Roger e borbottò qualche parola prima di posare la mano sulla portiera posteriore, aprendola.
In quel momento anche i grilli taquero. I bambini sul terrazzo, Mello, Matt, Near e Linda, si sporsero con foga per vedere chi fossero gli sconosciuti. E sui loro visi si descrisse un’espressione di indecifrabile ammirazione, quando un ragazzo sulla ventina, con una maglia bianca e un paio di sgualciti pantaloni blu, scalzo e con le occhiaie marcate, capelli nerissimi, fece capolino dall’automobile.
Nei cervelli di tutti i presenti si diffuse un pensiero comune.
L.
L era davanti a loro.
E lo sapevano non perché ne avessero mai visto una foto, né perché qualcuno avesse mai fornito loro una descrizione. Lo sapevano e basta. Lo emanava l’esile figura del ragazzo che si sbirciava attorno curioso.
L’uomo che accompagnava L, sicuramente doveva essere il famoso Watari, che aveva costruito la Wammy, disse qualcosa a Roger sottovoce, che a sua volta alzò il capo e indicò i ragazzi sul tetto.
Per la prima volta Mello e Matt e Near avvertirono su di loro lo sguardo del più grande detective del mondo. Una sensazione stravolgente li attraversò come corrente elettrica dalla testa ai piedi, l’essere osservati, l’essere proprio richiesti dal lui era incredibile.
La voce gracchiante di Sofia, la segretaria, riecheggiò dai microfoni dell’istituto, rompendo l’incantesimo.
“Tutti i bambini e i ragazzi sono richiesti urgentemente in Aula Magna. Ripeto, tutti i bambini e i ragazzi sono richiesti urgentemente in Aula Magna.”
Nessuno se lo fece ripetere due volte. Nella Wammy c’erano quattrocento stanze letto, con una media di due bambini a stanza, il che vuol dire che c’erano ben ottocento bambini che quella mattina di Agosto si riversarono nella grande Aula, nella parte est della tenuta.
Quando tutti furono pronti e seduti, Roger venne avanti e disse:
“Bambini, sono estremamente felice i presentarvi questo ragazzo. Il ragazzo per il quale tutti qua dentro si danno da fare. Un detective incredibilmente abile e capace. Date il benvenuto a L.”
L entrò senza tante cerimonie e salutando timidamente con una mano i bambini si sedette nella poltrona posta al centro della sala. Si vedeva che non amava stare al centro dell’attenzione, non solo era agitato, in più si fece piccolo piccolo nella poltrona, con le gambe ripiegate e un dito un bocca.
A Mello venne da ridere a quella vista, non con cattiveria, ma perché trovava buffissimo che quel ragazzo fosse l’eroe di ognuno di loro, fosse la meta per il quale ogni giorno combattevano, fosse la persona che più di tutti stimavano e amavano la dentro.
“Perché si siede in quella strana posizione?”, domandò Matt all’orecchio di Mello.
Ma il biondo non fece in tempo a rispondere alla domanda, perché L li guardò intensamente e rispose al posto suo.
“Stare in questa posizione aumenta le mie capacità intellettive del 40%”, disse.
Matt rimase a bocca aperta. Oltre ad avere delle grandissime capacità aveva anche un orecchio finissimo, anche se erano in prima fila. Ovviamente Mello aveva conquistato coi denti quel posto sotto il piccolo palco.
Non poteva assolutamente non farsi notare.
Poiché L vide l’espressione sbigottita di Matt, sorrise e disse: “Provate a sedervi così, sono sicuro che la penserete come me dopo”.
Tutti i bambini obbedirono. All’inizio non provarono nulla.
L allora, cominciò a raccontare dei molti casi che aveva seguito fino a quel momento. Erano storie incredibili, casi complicatissimi a cui era riuscito a venirne a capo solo lui. Ma ad un tratto i bambini cominciarono ad interagire. L provava a fare delle domande sui casi e su come li avrebbero risolti e tutti avevano opinioni che si avvicinavano alla verità. Quella posizione era davvero miracolosa!

“Ho appena finito di risolvere un caso. Un brutto caso. Riguardava un ragazzo che viveva qui. Non so se ve l’hanno mai raccontato ma molti anni fa, quando Watari aprì l’istituto, viveva un bambino destinato a diventare uno dei miei successori. Il suo nome è B. Ma B non aveva che il desiderio di gloria e potere, voleva il mio posto a tutti i costi. La sua mente si ammalò e B cominciò a uccidere per giocare con me.”
E così L raccontò loro del Los Angeles BB Murder Cases. Gli spiegò come fosse arrivato a B, grazie alle iniziali delle vittime (BB, QQ, BB) e al fatto che uno strano tipo si faceva chiamare Rue Ryuzaki, RR, L.L. Al fatto che la lettera B era quella con cui tutti l’avevano sempre conosciuto. Beyond Birthday stava compiendo quel sadico gioco.
Alla fine L domandò, secondo loro, come Misora avesse risolto il caso, avesse capito che Ryuzaki era nient’altro che l’assassino.
“A causa delle Wara Ningyo. Per la loro posizione”, esclamò una vocina esile dalla prima fila.
L osservò il bambino bianco davanti a lui che cominciò a spiegargli quello che aveva capito.
“Così ti avrebbe incastrato. Non avresti potuto collegare nulla all’omicidio della quarta vittima”.
Stupito. Near aveva stupito L.
Mello lo guardava corrucciato e aggiunse dei dettagli.
L si sentì soddisfatto. Erano quei bambini. Si. Erano proprio loro.
Nessun’altro bambino ne sarebbe mai venuto a capo, ma loro erano diversi, loro, nelle loro diversità erano quelli che viaggiavano sulla stessa lunghezza d’onda.
Erano gli eredi che aveva sempre aspettato.
Roger e gli insegnanti avevano ragione.
E il rosso? Si, anche lui era abile. Ma non possedeva la determinazione di quei due.
Loro erano la salvezza che stava aspettando.

L rimase all’istituto tre giorni. Ciò permise al ragazzo di testare meglio le loro capacità. Mello riuscì persino a batterlo a scacchi, anche se aveva l’impressione che glielo avesse lasciato fare. O forse no.
Furono i tre giorni più speciali delle loro vite.
Quando il lunedì sera L stava per partire, Mello e Matt erano seduti sul cornicione del terrazzo, dove lo avevano visto la prima volta.
L guardò in su e articolò con le labbra: “Arrivederci”.
I due sorrisero. L entrò in macchina e se ne andò.
In cuor loro sapevano che non lo avrebbero mai più rivisto. Vivo per lo meno.

 Mello era nella piccola stanza dietro il giardino, una stanza fredda e bianca. Sul tavolo in mezzo era steso un ragazzo pallidissimo, con solo un telo addosso. Le lacrime rigavano il viso del biondo.
Era per lui che se ne andava. Non avrebbe cambiato idea. Lo aveva saputo fin da quella lontana mattina d’Agosto che per L avrebbe fatto di tutto. Ora L era lì, morto davanti a lui, in attesa di una sepoltura.
“Io ti vendicherò. Io ucciderò Kira. Io non mi fermerò davanti a niente e a nessuno. Dovesse costarmi la vita”.
E così, Mello lasciò la Wammy’s House, lasciò Matt e lasciò la sua adolescenza, per vendicare chi gli aveva dato un pretesto per sopravvivere e lo aveva spronato ad andare avanti quando era sul punto di mollare.
Un eroe, un maestro, un padre, un fratello.
Un amico.
“Io ti ucciderò, Kira”.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: LaRagazzaDelleMargherite