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Autore: DanzaNelFuoco    06/05/2020    1 recensioni
[Beastars][Beastars]Legoshi/Louis
Warnings: leggero blood play, menzioni di cannibalismo
--- Continuava a dirsi che era per dimostrare che Legoshi era un ipocrita che ingannava soltanto sé stesso in quella messinscena da vegetariano del cazzo, che nessun carnivoro poteva davvero rinnegare la propria natura in quel modo, - perché quello che gli era accaduto doveva avere un senso, doveva essere semplicemente l’ordine costituito del mondo, in cui il lupo mangia il cervo e non lo risparmia perché… perché esattamente Legoshi non l’aveva ancora mangiato?
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Furry
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Beastars - Legoshi/Louis - SAFE - 2487 parole
Warnings: leggero blood play, menzioni di cannibalismo 

Prompt dall’event indetto dal gruppo fb WhoLindtLock Drabble 
+ “Animal I have become - Three Days Grace” per la challenge ‘Ospiti dallo Spazio’ di Kaos Borealis. 



 

(So what if you can't see) the darkest part of me 


 

So what if you can see the darkest side of me?

No one would ever change this animal I have become

And we believe it's not the real me

Somebody help me tame this animal I have become

 

“Animal I have become” - Three Days Grace

 


È l’istinto del lupo, ormai Legoshi dovrebbe saperlo. Meglio tornare a casa prima quando c’è la luna piena. 

Invece si è lasciato convincere a rimanere e sistemare l’attrezzatura, mettere via i cavi così che nessuno vi ci inciampi sopra il giorno seguente e posizionare già i riflettori nella giusta direzione, che Louis ha bisogno che sia tutto perfetto anche quando si tratta semplicemente delle prove. 

Le sue orecchie si drizzano all’istante, scattando nel tentativo di capire cosa possa essere quel debole rumore che ha avvertito. Un respiro, forse dei passi. 

Nel cielo c’è la luna piena e Legoshi è uno sciocco - deve ringraziare il cielo di essere nato carnivoro, o sarebbe già morto da parecchi anni visto che non riesce a fiutare una trappola, nemmeno durante la luna piena. 

“Legoshi. Ti stavo cercando.” 

Trappola? Ma andiamo, non si è mai sentito nella storia del mondo animale che sia un erbivoro a cercare di rimanere da solo con un lupo. 

“Louis! Che ci fai qui?!” Legoshi quasi inciampa su sé stesso, affannandosi a recuperare il riflettore che gli è scivolato dalle mani prima che tocchi terra e si rompa. E meno male che sapeva che c’era qualcuno che stava arrivando. 

Il cervo inarca un sopracciglio, aspettando che il lupo si renda conto che glielo ha appena detto cosa ci fa lì. Perché abbia sentito la necessità di andare a infilarsi in un luogo buio e abbandonato da solo con un lupo in una notte di luna piena, è la vera domanda, ma non è quella che Legoshi ha posto e quindi rimarrà senza risposta. Almeno per il momento.

Legoshi posa il riflettore e si volta, ritrovandosi faccia a faccia con il cervo. Non lo ha sentito avvicinarsi. Un erbivoro si sarebbe chiesto cosa diamine ci fosse di sbagliato negli istinti di quel cervo, avvicinarsi così a un grande e grosso lupo grigio - lupo cattivo, di quelli che ti mangerebbe in un sol boccone e poi sputerebbe le ossa - ma Legoshi non è un erbivoro, perciò si limita a fare un passo indietro e a ritrovarsi con le sbarre della balaustra premute contro la schiena. 

Il lupo intrappolato dal cervo. 

Sembra quasi che nessuno abbia passato a Louis il memo dove avrebbero dovuto informarlo che tecnicamente lui è una preda, non un predatore. 

“Cosa - uh - cosa posso fare per te?” 

Louis lo squadra senza una parola - di solito non è molto più basso del lupo, ma fondamentalmente è perché Legoshi incassa le spalle e si ingobbisce per sembrare più basso. Non adesso, non con le sbarre di metallo che lo costringono a ergersi in tutta la sua altezza se vuole mantenere un minimo di distanza tra loro. 

“Louis?” 

“Voglio che tu mi morda.” 

Legoshi sgrana gli occhi, non deve aver capito bene. “No, non credo -”

“Di cosa hai paura, Legoshi?” 

Di cosa ha paura? Oh, Louis lo chiede come se si aspettasse davvero che Legoshi rispondesse ‘di nulla’ con la spavalderia che contraddistingue i carnivori. Di cosa ha paura? Di tutto. Dell’ordine pre-costituito, della sua brama di sangue, del suo subdolo istinto di lupo che lo ha fatto restare in sala prove a sistemare tutto solo perché Louis glielo aveva chiesto cortesemente - come se davvero non si aspettasse di ricevere una visita dal cervo più tardi - mentre la voce della ragione nella sua testa stava strillando a pieni polmoni ‘no, vai a casa, c’è la luna piena stanotte! Vai a casa, li puoi posizionare domani i cavi!’

“Di cosa hai paura?” chiede ancora Louis, quando il lupo non risponde, e gli posa una mano sul muso, premendo le dita contro il suo naso e le sue labbra chiuse. 

Legoshi si impone di trattenere il respiro, inalare il suo odore adesso potrebbe essere fatale. Ci è già andato così vicino una volta, le zanne sguainate e la tenera carne della mano di Louis premuta contro i suoi canini aguzzi, abbastanza da lasciare due piccole depressioni nel suo pelo, ma non da spillare sangue - non ancora, non quel giorno, erano stati interrotti, ma forse… 

“Legoshi,” la voce del cervo è così dannatamente suadente e il lupo sente i polmoni cominciare a bruciargli in petto per la carenza di ossigeno. 

Deve respirare. 

Ma Haru - 

Già, anche lì era stato così vicino a cedere, molto più che vicino. Aveva pulito il sangue dai suoi artigli nel lavabo dei bagno comuni e aveva continuato a sentirne l’odore nelle narici per settimane. 

“Non posso,” Legoshi esala e poi deve riprendere fiato; e Louis ne approfitta per infilargli due dita in bocca e premere i polpastrelli contro la sua lingua ruvida. 

Il lupo rimane fermo, immobile, gli occhi sgranati, tutta pupilla e l’iride ridotto a un cercine quasi invisibile - come un cervo davanti ai fanali di un’auto, si dice, e, oh, quanta ironia in una frase fatta. 

“Solo una volta,” Louis cerca di convincerlo, sapendo benissimo di stare mentendo. Solo una volta. Ah, farebbe quasi ridere se solo non fosse la tragedia delle loro vite.  “Non c’è bisogno che spilli sangue.” 

Legoshi chiederebbe perché, se solo potesse parlare, chiederebbe cosa diamine pensa di stare facendo il cervo, ma sarebbe ipocrita da parte sua, terribilmente ipocrita, quando lui non ha fatto nient’altro che correre dietro ad una coniglietta nana da quando non l’ha quasi ammazzata una notte di luna piena molto simile a questa. Alla faccia delle sane relazioni interpersonali. 

Legoshi si domanda se in fondo il problema non sia lui, se abbia questa specie di calamita che attrae e viene attratta dagli erbivori che non dovrebbe mangiare - che non vuole mangiare - ma che si ritrova sempre per un motivo o per un altro ad avere in bocca. Forse sì, forse tutti gli animali con istinti suicidi si sentono attratti da lui. 

“Andiamo, Legoshi,” Louis lo incalza e Legoshi si sente intossicato 

Chiude gli occhi sconfitto - pregando di non riprendere coscienza coperto di sangue e lo stomaco pieno dei resti del suo compagno di corso - e chiude la bocca, chiude le labbra, i denti che affondano nella peluria e nella pelle, ma non nella carne, non nella carne, non può nella carne, perché è già abbastanza difficile così e se dovesse sentire il sangue… 

E ci vuole tutto il suo autocontrollo per fermare la mandibola, per non stringere più forte e mozzargli le dita - sente il proprio sangue roboargli nelle orecchie, l’odore dell’adrenalina, la sua e quella di Louis, il sovvertimento di tutto quello che dovrebbe essere, perché dovrebbe mordere e strappare e masticare e…

Apre la mandibola, di scatto, i muscoli che protestano per la contrattura. Louis ritrae le dita, sporche di saliva e con due mezze lune incise sulle falangi intermedie, e le guarda, come se fosse sorpreso di averle ancora attaccate alla mano, come se non fossero parte del suo corpo. 

Legoshi ha il respiro affannato, gli occhi fissi su di lui come il predatore che è e Louis dovrebbe sentire l’impulso di correre via, più veloce che può prima che il lupo decida che non è abbastanza e lo sbrani. Invece Louis annuisce con il capo in un cenno d’intesa - non un grazie, ma infondo anche se ha acconsentito ad una sua richiesta, il lupo non sa nemmeno perché dovrebbe ringraziarlo di averlo morso -,  gli volta le spalle e si allontana lentamente. 

Gli volta le spalle, come se questo non fosse praticamente un invito a mangiarlo - Legoshi vede i muscoli del collo tesi, scomparire oltre il colletto della camicia e sa, con la stessa certezza viscerale e atavica con cui sa che deve ululare alla luna, che quello è il punto che dovrebbe colpire per portare a casa la cena. 

Legoshi si allontana dalla balaustra, lasciando andare la sbarra di metallo a cui si era aggrappato come ad un’ancora senza nemmeno essersene accorto, solamente quando sente la porta dell’edificio chiudersi alle spalle del cervo.

 

* * * 

 

Solo una volta, aveva detto Louis. Solo una volta. 

E quest’altra. 

L’ultima. 

Solo un’ultima volta. 

(Lo hai detto anche la scorsa volta e quella prima e quella prima ancora e non è mai l’ultima.  Perché vuoi che lo faccia? 

Ma Legoshi questo non lo dice.) 

 

* * * 

 

Non c’è niente di sessuale - o forse sì, forse è molto più erotico proprio perché non c’è nulla di remotamente vicino al buon vecchio sesso - se non che Louis si ritrova con i pantaloni aggrovigliati attorno alle caviglie e la ruvida lingua di Legoshi che gli risale dal ginocchio fino alla coscia, cercando il punto migliore dove affondare i denti. 

No, non gli basta più la mano, perché i segni si possono vedere e quello è un piccolo segreto sporco, da nascondere alla buona società sotto strati di vestiti, non cerotti - ti sei fatto male, Louis? Come è successo? Vuoi prenderti una pausa? Louis, sei sicuro di stare bene? - No, i cerotti portano domande  e le domande sospetti e lui non ha bisogno di cattiva pubblicità. 

Certo, basterebbe semplicemente smettere di mettere con le spalle al muro il carnivoro e chiedergli di morderlo. Louis a volte si chiede cosa ci sia che non va in lui, quale meccanismo si sia rovinato definitivamente e irrimediabilmente nella gabbia dove lo hanno rinchiuso da cucciolo.
Legoshi apre la bocca, le fauci grondanti saliva, una chiostra di denti aguzzi che dovrebbero mettere in allerta tutti i sensi del cervo - e lo fanno, sì, certo che lo fanno, Louis percepisce il proprio cuore aumentare i battiti, tutti i suoi sensi acuiti dall’adrenalina, i muscoli che si tendono allo spasmo, pronti alla fuga. 

Forse è come una droga, come il sangue di coniglio per i carnivori. Lui ha bisogno del rischio. 

Continuava a dirsi che era per dimostrare che Legoshi era un ipocrita che ingannava soltanto sé stesso in quella messinscena da vegetariano del cazzo, che nessun carnivoro poteva davvero rinnegare la propria natura in quel modo, - perché quello che gli era accaduto doveva avere un senso, doveva essere semplicemente l’ordine costituito del mondo, in cui il lupo mangia il cervo e non lo risparmia perché… perché esattamente Legoshi non l’aveva ancora mangiato? 

Le fauci del lupo si chiudono attorno alla sua coscia e affondano, lentamente, proprio accanto alle mani strette spasmodicamente ad artigliargli la carne. Louis sente la pressione riverberarsi nel fascio di vasi, nervi e muscoli della sua gamba e trattiene il fiato, aspettando di vedere se Legoshi sarà in grado di fermarsi anche questa volta.
Come lanciare una moneta in aria e vedere quante volte di fila può uscire testa, prima di venire condannato a morte dalla croce. 

Il dolore, acuto e pungente, si irradia lungo tutto il suo corpo e il suo corpo risponde andando in tilt; brividi freddi, un tuffo al cuore e la sensazione di aver mancato un gradino scendendo le scale. 

Oh, vive per questo. 

Legoshi apre gli occhi e lentamente, quasi si stesse facendo violenza per farlo, lo lascia andare, i denti che sfregano un ultima volta contro la sua pelle e le labbra che lasciano la loro impronta bagnata sul suo pelo e l’alito caldo che lo sfiora per un’ultima volta. 

Non distoglie mai lo sguardo Legoshi, e Louis di certo non sarà il primo a cedere, anche se questo rende tutto più osceno e perverso. 

‘Non c’è bisogno che spilli sangue’, gli aveva detto, l’ennesima sciocchezza. Non ce n’era bisogno, certo, ma nemmeno c’era bisogno di sottoporsi a questa prova di volontà, a questa tortura tantalica, per chiamare le cose con il loro nome. Eppure eccoli lì. 

Legoshi ha la bocca aperta in un mezzo sorriso sghembo, che potrebbe sembrare quasi minaccioso se solo non avesse appena rinunciato alla possibilità di una cena ancora viva, e si passa la lingua sui denti, leccando via la patina rosata di sangue e saliva, cancellando le prove di quanto ha appena fatto, almeno su sé stesso. “Hai proprio un fetish per i carnivori.” 

Louis dovrebbe offendersi, lo farebbe se fosse chiunque altro e avvertisse dello scherno nelle sue parole, ma Legoshi sembra solo rassegnato, come se non avesse facoltà di scegliere.

Louis ottiene sempre quello che vuole, anche quando è insensato e pericoloso e sbagliato. 

Dannazione, forse ha davvero un fetish per i carnivori. 

Solo che no, non permetterebbe a nessun altro di fare quello che Legoshi gli fa. Non si fiderebbe di nessun altro. 

Perché Louis si fida, oh, dannato idiota, si fida del grosso lupo cattivo che potrebbe mangiarlo in un sol boccone, se qualcuno può credere a tanta idiozia.  

Ma è ancora vivo, no? 

“Mordi ancora,” chiede e Legoshi rimane senza parole. 

No, non può farlo. Il cervo non ha idea di quanto gli sia costato controllarsi e ora… Legoshi non è sicuro di potersi trattenere davvero. 

“No, io… io non posso…” 

“Legoshi…” Louis cerca di posargli una mano sul muso, ma il lupo si sottrae al suo tocco. 

“Perché?” chiede invece, quasi guaisce, e Louis sente i suoi artigli stringergli la zampa di riflesso. 

“Perché di te mi fido.” 

Se gli avesse dato uno schiaffo forse Legoshi sarebbe apparso meno sorpreso. 

Cosa si risponde ad un atto di fede del genere?

Il lupo si passa la lingua sui denti ancora una volta e si china a leccare via il rivolo di sangue che sta sgorgando dal morso, poi si sposta verso l’interno dove la carne è più tenera e i suoi denti incontrerebbero meno resistenza. 

Louis trattiene il fiato, Legoshi riesce a sentire il fremito della sua carne sotto le labbra, tutti i suoi sensi e istinti predatori sono acuiti, amplificati, elevati a potenza. 

Eppure riesce a dominarsi e non gli costa nemmeno fatica, non sente l’impulso di dilaniare e divorare e smembrare perché - 

Perché di te mi fido.

Gli basta questo. 

Allora morde, ancora, e di nuovo lacera la pelle con i propri denti, ma non troppo, non in profondità, non abbastanza da dissanguare né da rendere inutilizzabile l’arto, perché Louis deve sembrare assolutamente normale agli occhi altrui e perché Louis si fida che lui non lo faccia. 

Louis gli posa una mano sul capo, accarezza i ciuffi di pelliccia sulle sue guance e Legoshi rimane fermo, le fauci aperte, i denti piantati nella carne e il sangue che si raccoglie sulla sua lingua in deboli fiotti.

“Adesso basta,” Louis dice e la voce gli trema, ma non di paura, il lupo lo sente dall’odore cos’è quel fremito e quanto più pericoloso possa essere, così gli obbedisce. Non oggi, non ancora, ma se continuano così sarà presto, molto presto. 

Legoshi deglutisce, manda giù il sangue e lo sente bruciargli la gola come alcool, altrettanto inebriante, quasi da potergli ottenebrare la mente, se solo non ci fosse qualcos’altro a mantenerlo estremamente lucido. Quella soddisfazione, profonda e forte più dell’odore del sangue. 

Perché ce l’ha fatta. Ed è davvero ironico che, alla fine, nonostante tutti i suoi sforzi per essere un buon carnivoro inserito nella società, sia stato con il sangue di un erbivoro sulle labbra che qualcuno si è fidato di lui e ha smesso di guardarlo con gli occhi del sospetto.







N.d.A. 
Il prompt dell'event: 
Legoshi x Louis - Louis provoca Legoshi ogni volta che riesce, che sia per divertimento personale o per constatare i limiti della sua resistenza, ma un giorno dopo essersi fatto mordere da Legoshi una coscia, il lupo se ne esce con 'Hai proprio un fetish per i carnivori'. In quel momento Louis capirà che, no, lui non ha nessun fetish per i carnivori, bensì solo per Legoshi e i suoi istinti predatori. 
"Mordi ancora" Solo come Legoshi sapeva mordere Louis, delicato, ma animale. 

 
  
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