Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: weweresotragic    08/05/2020    0 recensioni
Come si permettono?
Di sfruttarci, prendersi gioco di noi.
Loro non lo sanno. Loro non sanno niente.
Sono degli ignari. Degli ignari avidi, affamati di soldi. Usano la nostra immagine come fonte di lucro, pensando di ricavarne qualcosa di materiale.
Perché noi due siamo i più interessanti, così dicono. I più vaghi, quelli su cui le ragazzine fantasticano.
Mi dà fastidio. Mi dà fastidio tutto.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Come si permettono?
Di sfruttarci, prendersi gioco di noi.
Loro non lo sanno. Loro non sanno niente.
Sono degli ignari. Degli ignari avidi, affamati di soldi. Usano la nostra immagine come fonte di lucro, pensando di ricavarne qualcosa di materiale.
Perché noi due siamo i più interessanti, così dicono. I più vaghi, quelli su cui le ragazzine fantasticano.
Mi dà fastidio. Mi dà fastidio tutto.
Mi dà fastidio il nomignolo che ci hanno affibbiato, quello del tuo nome che si fonde col mio. Mi dà fastidio che il direttore del nostro show ci consigli di menzionarlo, quando siamo in diretta, perché così attireremmo l'attenzione di tutti. Mi danno fastidio le fanfiction che in questi sette anni mi sono ritrovato a leggere spinto dalla curiosità, le fanart che ritraggono i nostri baci segreti. 
Ma che ne sanno? Che ne sanno, loro?
Delle notti trascorse abbracciati, con le nostre paure che si amalgamavano tra di loro, delle mie emozioni speculiari alle tue.
Ho pensato spesso che non volessi.
Che non volessi le mie attenzioni, che non volessi me.
Ho esitato tante volte, prima di avvolgere il tuo corpo caldo con un braccio, mentre dormivamo assieme, pensando che potesse darti disturbo. Ogni volta, però, mi hai sussurrato all'orecchio che lo volevi, che dovevamo andare oltre, perché te lo sentivi; che potevamo farlo, perché lo desideravi.
Ho pensato spesso che mi sfruttassi.
Siamo entrambi sotto stress, pieni di impegni fino al collo.
Ho pensato spesso che il mio corpo ti servisse soltanto per alleviare la tensione. Ma te l'ho lasciato fare ogni volta, senza aprir bocca, perché per te riservo dei sentimenti speciali. Unici, fin da quando ero troppo piccolo per riconoscerli.
Te l'ho lasciato fare. Perché lo volevo anch'io.
Spinto dalla volontà di sentirmi desiderato da qualcuno, e non dalle figure astratte delle nostre fan, ho lasciato che scivolassi dentro di me a notte inoltrata, in silenzio, a pochi metri di distanza dalle camere d'albergo degli altri. Ignari anche loro.
È il nostro piccolo segreto, mi hai detto. Non è niente, hai aggiunto. 
Ho pensato spesso che avessi paura.
Di esporti troppo, tradurre a voce le tue sensazioni per condividerle con me.
Ho pensato spesso che la nostra intimità fosse solo fisica. E mi ha spaventato.
Poi, però, mi hai detto di amarmi.
Mi hai detto che non proveresti emozioni simili per nessun altro. 
Che solo io, 
solo io,
al mondo, sono capace di farti sentire tutto questo.
Ho sorriso spesso grazie a te.
Ho sorriso contro i tuoi baci, ho sorriso mentre coi denti stringevo le lenzuola, col viso spalmato sul materasso di un albergo qualsiasi. Ti ho permesso di entrare a fondo dentro di me, di esplorarmi come nessuno ha mai fatto, di marcare quel territorio che milioni di persone vorrebbero visitare.
Ma solo tu conosci i miei lati più profondi, quelli impenetrabili, esoterici, che riservo solo a te.
A te, Taehyung.
E te lo permetto anche oggi.
Anche stasera ti permetto di scivolare dentro di me, fino in fondo, di scoprirmi ancora una volta senza sentirmi violato. 
Ho pensato spesso di amarti.
Come potrei chiamarla, altrimenti, la volontà di aprirmi incondizionatamente dinanzi al tuo cospetto?
Sono tuo. Tuo e basta. E mi sento patetico, perché è questo ciò che penso, senza tramutarlo in parola,
mentre per l'ennesima volta mi dai l'impressione di possedermi.
Ho pensato spesso di amarti.
E forse è così.
   
 
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